Sindrome di Wiskott-Aldrich: cause, sintomi, trasmissione, cure

MEDICINA ONLINE INVASIVITA VIRUS BATTERI FUNGHI PATOGENI MICROBIOLOGIA MICROORGANISMI DNA RNA GENI CROMOSOMI LABORATORIO ANALISI PARETE INFEZIONE ORGANISMO PATOGENESI MICROBIOLOGY WALLPAPERCon “sindrome di Wiskott-Aldrich” (in inglese “Wiskott–Aldrich syndrome”) in medicina ci si riferisce ad una rara malattia genetica legata al cromosoma X caratterizzata da deficit immunitario. Si manifesta sin dall’infanzia con eczema, infezioni ricorrenti e recidivanti (otiti e infezioni di naso, gola, bronchi e polmoni) e disturbi della coagulazione. La sindrome è associata inoltre a un aumento del rischio di malattie autoimmuni, linfomi e leucemie. Gli individui colpiti mostrano una marcata carenza di piastrine (piastrinopenia, spesso inferiore al valore di 50.000), che sono in genere più piccole del normale. Essendo una patologia recessiva legata al cromosoma X colpisce principalmente pazienti di sesso maschile, tipicamente in età infantile.

Diffusione

L’incidenza di questa patologia è 1 su 250.000 maschi nati vivi.

Cause

La malattia è causata da alterazioni nel gene WAS, codificante per la proteina WASP, probabilmente coinvolta nel funzionamento del citoscheletro (l’insieme delle strutture cellulari che danno forma e sostegno alla cellula). La proteina WASP ha due funzioni fondamentali:

  • legare CDC42, importante per organizzare l’actina nel citoscheletro e quindi nella cooperazione T-B;
  • legare domini SH3, importante nella trasduzione del segnale.

Trasmissione

Questa sindrome si trasmette con modalità legata al cromosoma X (su cui è localizzato il gene WAS): la malattia è presente quasi esclusivamente nei maschi, mentre le femmine sono in genere portatrici sane. Una donna portatrice sana ha il 50 per cento di probabilità di trasmettere la malattia a ogni figlio maschio.

Sintomi e segni

Questa sindrome è caratterizzata principalmente da:

  • eczema (che può evolvere in impetigine);
  • piastrinopenia (diminuzione del numero di piastrine nel sangue) con alterata coagulazione e difficile riparazione delle ferite che porta a porpora, petecchie, ecchimosi, perdita di sangue dal naso, diarrea sanguinante;
  • immunodepressione con elevata frequenza di vari tipi di infezioni (spesso otiti e infezioni di naso, gola, bronchi e polmoni).

Può essere associata ad anemia emolitica, artrite reumatoide, vasculite e diarrea ematica, quest’ultima conseguente al basso numero di piastrine. Alla piastrinopenia possono conseguire ematemesi, melena ed ictus cerebrale emorragico. L’immunodepressione facilita l’instaurarsi di infezioni tipicamente polmonari (spesso polmonite da pneumococco), ma anche meningite e sepsi. I livelli di IgM sono ridotti mentre quelli di IgE sono elevati.

Diagnosi

Il sospetto di malattia viene formulato in presenza di segni clinici caratteristici, accompagnati da carenza di piastrine e piastrine di piccole dimensioni. La conferma diagnostica avviene grazie a indagini biochimiche o genetiche, con analisi dell’espressione della proteina WASP o delle mutazioni del gene. Nelle famiglie in cui è nota la mutazione è possibile effettuare la diagnosi prenatale con indagine sui villi coriali.

Terapie

Il trattamento nei bambini affetti consiste nel curare e prevenire le infezioni attraverso l’infusione regolare di immunoglobuline. L’asportazione della milza (splenectomia) può migliorare il numero delle piastrine (e quindi ridurre il rischio emorragico), ma comporta il rischio di infezioni anche gravi; in alcuni casi può essere necessaria la trasfusione di piastrine o di globuli rossi. L’unica terapia risolutiva è rappresentata dal trapianto di midollo osseo. Presso l’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica (SR-Tiget) di Milano è stato avviato nell’aprile del 2010 il primo trial al mondo per la sperimentazione sull’uomo della terapia genica per la cura di questa malattia, tuttora in corso. Il protocollo terapeutico prevede il prelievo delle cellule staminali dal midollo osseo dei pazienti, la loro correzione in laboratorio tramite l’introduzione del vettore contenente il gene terapeutico e infine la reintroduzione nell’organismo.

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