Con “sindrome di Wiskott-Aldrich” (in inglese “Wiskott–Aldrich syndrome”) in medicina ci si riferisce ad una rara malattia genetica legata al cromosoma X caratterizzata da Continua a leggere
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Varici gastriche e cirrosi epatica: trattamento
Le varici gastriche si sviluppano come le varici esofagee nei pazienti con ipertensione portale da cirrosi epatica. Possono svilupparsi in associazione alle Continua a leggere
Vomitare sangue: l’emorragia dell’apparato gastroenterico superiore
L’emorragia del tratto iniziale dell’apparato digerente determina ematemesi, cioè vomito di sangue, spesso associata a melena (emissione di feci di colore nero-piceo). Se il sanguinamento è Continua a leggere
Differenza tra vomito rosso, verde, giallo, marrone, fecaloide, caffeano, emorragico
Almeno una volta nella nostra vita tutti noi ci siamo confrontati con questo problema. Vediamo di capire e comprendere quali siano i colori del vomito e quale sia il loro significato spiegato in modo semplice e dettagliato. Questa guida è ovviamente esemplificativa: in caso di vomito contattate il vostro medico di fiducia evitando pericolose auto-diagnosi.
Vomito di colore verde
Il vomito di colore verde è definito “vomito biliare” e si presenta con emissione di bile che ha un caratteristico colore giallastro-verde scuro. Il colore della bile presente nel vomito può variare dal giallo al verde scuro a seconda dei tempi di ristagno della bile nello stomaco. Se il vomito è di tipo biliare, può essere causato da: sbornia, avvelenamento da cibo o blocco dell’intestino. Il colore verde può essere in alcuni casi causato anche dal cibo che si è recentemente ingerito. Per approfondire:
- Cistifellea: cos’è, a cosa serve e dove si trova
- Bile: dove si trova, a che serve e da cosa è composta?
Vomito di colore giallo
Il vomito di colore giallo, come già detto, è spesso causato dall’emissione di bile. In molti causi può essere causato da una condizione denominata “stenosi” che consistente nel restringimento di un orifizio, di un dotto, di un vaso sanguigno o di un organo cavo, tale da ostacolare o impedire il normale passaggio di alcune sostanze.
Vomito di colore marrone con odore fecaloide
Se il vomito è di colore marrone/marrone scuro ed ha anche un cattivo odore simile alle feci, la causa potrebbe risiedere in un “blocco intestinale“ cioè nell’arresto dell’emissione delle feci a causa di stitichezza cronica, calcoli biliari nell’intestino, poliposi, grossi tumori del colon, strozzamento per ernie, paralisi della parete colica o altri motivi ostruttivi. In caso di blocco intestinale, il materiale fecale più o meno formato, non riuscendo a trovare strada verso l’ano, risale in direzione opposta: in questo caso il vomito prende il nome di “vomito fecaloide“. In genere più il vomito fecaloide è “liquido” e marrone chiaro, più l’ostruzione è presente ad un livello “alto” dell’apparato digerente, mentre più è marrone scuro e “duro”, più l’ostruzione è presente ad un livello “basso” (più vicino all’ano). Per approfondire, leggi: Feci dalla bocca: il vomito fecaloide
Vomito di colore “caffeano”
Se il colore marrone è simile a quello di un fondo di caffè, prende il nome di “vomito caffeano” e potrebbe essere causato da una emorragia interna con il sangue che ha avuto il tempo di coagularsi o “essere digerito”. In questo caso, al contrario del vomito fecaloide, è assente l’odore simile alle feci. Il vomito con sangue digerito/coagulato è tipico delle emorrargie interne che avvengono in un tratto “basso” dell’apparato digerente. E’anche facile osservarlo quando esce il sangue dal naso e ci si stende: il sangue verrà digerito e questo, provocherà insistenti conati di vomito. Per approfondire:
- Sangue dal naso (epistassi) in bambini e adulti: cause, rimedi naturali, cosa fare e cosa NON fare
- Emorragia interna: diagnosi, colore del sangue, sintomi e segni
Vomito di colore rosso vivo
Il vomito con sangue di colore rosso vivo (detto “ematemesi”) solitamente è causato dalla presenza di una emorragia interna con il sangue che non ha avuto il tempo di coagularsi o “essere digerito”. Ciò è possibile ad esempio in caso di un ulcera aperta a livello di stomaco o esofago. L’ematemesi spesso avviene in caso di rottura di “varici esofagee”, una grave condizione patologica caratterizzata dalla formazione e rottura di varici a carico delle vene del plesso sotto-mucoso dell’esofago, correlata ad uno stato di ipertensione portale cronica a sua volta determinata da patologie croniche del fegato, come la cirrosi epatica, di cui rappresenta una temibile complicazione. L’emorragia del tratto iniziale dell’apparato digerente determina spesso, oltre all’ematemesi, anche melena (emissione di feci di colore nero-piceo). Per approfonire, leggi:
- Vomitare sangue ed ematemesi: cos’è, cosa fare, cause e terapie
- Vomitare sangue l’emorragia dell’apparato gastroenterico superiore
- Feci nere e melena: cause e cure in adulti e neonati
- Cirrosi epatica e fegato: sintomi, dieta, diagnosi, terapia e prevenzione
- Varici esofagee classificazione, dieta, legatura, complicanze
Vomito di colore bianco
Il vomito di colore bianco è causato dall’acido dei succhi gastrici. Spesso è accompagnato anche da muco viscoso o mucoso. Quando è di tipo “mucoso” solitamente non è acido. Quando si tratta perlopiù di succhi gastrici, può essere acido. Il vomito bianco può verificarsi anche quando si è recentemente mangiato qualcosa di bianco, come ad esempio il latte.
Vomito di tanti colori diversi
Questo tipo di vomito in genere è un vomito di tipo “gastrico” che contiene cibo o pezzetti di cibo non digeriti, che non hanno avuto il tempo di superare lo stomaco.
Diagnosi differenziale
Oltre al colore, in questo articolo abbiamo quindi intuito che anche il tipo di vomito può essere utile al medico per capire qual è la causa della sua comparsa:
- vomito alimentare: se vengono rigettati alimenti anche a distanza dai pasti;
- vomito acquoso: se è acido, con poca mucina, e sono presenti succhi gastrici;
- vomito mucoso: se è anacido, ricco di mucina, e sono presenti succhi gastrici;
- vomito biliare: se si presenta emissione di bile ed ha un caratteristico colore verde scuro;
- vomito fecaloide nel caso abbia un colore marrone scuro ed un tipico odore di feci, dovuti a stasi prolungata nell’intestino (nel caso, ad esempio, di occlusione intestinale), per cui la flora batterica prolifera indefinitamente;
- vomito emorragico o ematemesi: se è presente sangue rosso vivo;
- vomito caffeano, se è presente sangue digerito con un tipico colore nerastro (“a posa o fondo di caffè”).
Per aiutarsi nella diagnosi, il medico può servirsi di vari strumenti, tra cui:
- anamnesi (raccolta dei dati del paziente e dei sintomi che avverte);
- esame obiettivo (visita “vera e propria” con raccolta dei segni);
- esami di laboratorio (ad esempio esami del sangue, esami allergologici, esami per valutare la funzionalità epatica e quella pancreatica);
- esami strumentali come radiografia dell’addome con o senza mezzo di contrasto, TC, ecografie, esofagogastroduodenoscopia, colonscopia.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Ulcera a stomaco, intestinale, da stress, perforante e sanguinante
Il termine “ulcera” in medicina indica una soluzione di continuo (cioè una interruzione) del rivestimento mucoso di un tessuto/organo, di diametro maggiore di 3 mm e di forma generalmente rotondeggiante od ovalare con margini più o meno netti. La lesione ulcerosa ha inoltre tre caratteristiche:
- ha una riparazione lenta, difficoltosa o addirittura può essere caratterizzata da assente cicatrizzazione;
- ha scarsa tendenza alla risoluzione spontanea;
- ha la capacità di penetrare a fondo nel tessuto fino ad arrivare alla completa perforazione della parete del viscere.
Esistono molti tipi diversi di ulcera in base alle sue caratteristiche morfologiche, al tessuto dove si verifica ed alle cause che l’hanno determinata. Tipici esempi di ulcera sono l’ulcera gastrica e l’ulcera duodenale, che prendono il nome di “ulcera peptica” e sono causate nella maggioranza dei casi da un’infezione dello stomaco provocata dal batterio denominato Helicobacter pylori; altra causa importante di ulcera peptica è rappresentata dall’uso cronico/abuso farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) come l’acido acetilsalicilico contenuto nella classica aspirina.
L’ulcera può presentarsi in diverse forme e tipologie, come ad esempio:
- ulcera fissurale (ragade): perdita più o meno estesa di sostanza che forma una fessura nel tessuto;
- ulcera canalicolari (fistole): l’ulcera rappresenta lo sbocco di un tragitto fistoloso (u. canalicolari o fistole).
Nell’ulcera si distinguono due parti: un fondo e i margini. Il fondo può essere:
- appianato;
- a forma di scodella;
- a cratere;
- rilevato;
- formato da tessuto necrotico;
- formato da tessuto granuleggiante.
I margini possono essere:
- pianeggianti o rilevati;
- introflessi o estroflessi;
- aderenti al fondo o scollati.
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Classificazione in base al sito di insorgenza
L’ulcera può presentarsi in ogni parte del tratto digestivo, dall’esofago al retto. Le cause sono numerose e si differenziano in base alla sede della lesione.
- L’ulcera esofagea è una delle complicanze del reflusso gastroesofageo non adeguatamente trattato; può manifestarsi con anemizzazione, dolore restrosternale, disfagia dolorosa o, in alcuni casi, con emorragia grave; più raramente l’ulcera esofagea è conseguenza della ingestione accidentale di caustici ed in quel caso prende il nome di ulcera da caustici.
- L’ulcera gastrica e quella duodenale (genericamente definite come ulcera peptica) sono causate nella maggioranza dei casi da un’infezione dello stomaco provocata dal batterio denominato Helicobacter pylori; altra causa importante è rappresentata dal consumo di farmaci antinfiammatori non steroidei unita al fumo di sigaretta ed allo stress prolungato. Per approfondire leggi l’ultimo paragrafo.
- L’ulcera dell’intestino mesenteriale è un’ulcera che si presenta lungo la porzione più lunga dell’intestino che si estende dal duodeno fino al cieco ed è presente nel “morbo di Crohn“. Si caratterizza per la presenza di ulcerazioni intestinali associate ad aree rigenerative, spesso esuberanti (pseudopolipi); frequenti le adesioni tra varie anse, cui seguono le fistole interne e le raccolte ascessuali circoscritte.
- L’ulcera del colon è presente nella “rettocolite ulcerosa” (con lesioni limitate alla mucosa che interessano primariamente il retto potendo estendersi a monte in modo continuo) e nel morbo di Crohn, nella quale le ulcere sono invece più frequentemente a distribuzione segmentaria, con ispessimento parietale e fessurazioni profonde.
- L’ulcera del retto è un’ulcera in genere singola che si presenta al retto (il tratto di intestino che precede l’ano) ed è causata da cronica difficoltà nell’atto della defecazione, con traumatismo continuo della mucosa che porta alla formazione di una lesione ulcerativa vicino al margine anale (a circa 5÷10 cm).
Cause e cure di ulcera
Le cause sono diverse e di differente natura:
- meccaniche,
- chimiche,
- infettive,
- trofiche (per scarsa irrorazione dei tessuti periferici come avviene nelle u. vascolari e in quelle diabetiche),
- avitaminosiche,
- neoplastiche (ulcus rodens),
- fisiche (raggi X e radiazioni ionizzanti).
Pertanto la cura delle ulcere differisce in rapporto alla loro natura, essendo ora di competenza medica (ulcere infettive) ora di competenza chirurgica (ulcere del tratto gastroduodenale).
Ulcera peptica
L’esempio tipico di ulcera è quella peptica, conosciuta anche come ulcera allo stomaco anche se in realtà può colpire anche il duodeno, cioè il segmento intestinale che è posto dopo lo stomaco. L’ulcera peptica è una lesione circoscritta che colpisce la mucosa (il rivestimento) dello stomaco, la prima porzione dell’intestino tenue o, occasionalmente, la parte inferiore dell’esofago. E’ tra le ulcere più diffuse, interessando il 5% della popolazione.
I suoi sintomi più comuni consistono nello svegliarsi improvvisamente di notte con dolore addominale superiore che tende a migliorare in seguito ad un pasto. Il dolore è spesso descritto come “sordo” o come un bruciore. Altri sintomi includono eruttazione, vomito, perdita di peso, scarso appetito. Tuttavia, circa un terzo degli anziani non presentano alcun sintomo.
Le complicazioni includono sanguinamento, perforazione e blocco dello stomaco. Il sanguinamento si verifica in circa il 15% delle persone e può determinare pericolose emorragie con ematemesi (sangue nel vomito) o melena (feci di colore molto scuro, tendente al nero, a causa della presenza di sangue digerito).
Le cause più comuni sono il batterio l’Helicobacter pylori ed i farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS). Altre cause e fattori di rischio includono il fumo di tabacco, lo stress dovuto ad una grave malattia, come la malattia di Behcet, la sindrome di Zollinger-Ellison, la malattia di Crohn e la cirrosi epatica. Le persone anziane sono più esposte al rischio di ulcera peptica perché generalmente più sensibili agli effetti dei farmaci FANS.
La diagnosi viene sospetta quando si presentano i primi sintomi, per poi essere confermata tramite endoscopia o radiografie con bario ingerito come mezzo di contrasto. Le infezioni da Helicobacter pylori possono essere diagnosticate tramite gli esami del sangue per gli anticorpi, un test del respiro per l’urea o una biopsia dello stomaco. Altre condizioni che producono sintomi simili includono il cancro allo stomaco, la malattia coronarica e l’infiammazione del rivestimento dello stomaco o della colecisti.
Leggi anche: Breath test Helicobacter: come funziona, come si fa e valori
Il trattamento comprende lo smettere di fumare, evitare l’assunzione di FANS, di bevande alcoliche e assumere farmaci per diminuire l’acidità dello stomaco. Il farmaco usato per diminuire l’acidità di solito è un inibitore della pompa protonica (IPP) o un antagonista dei recettori H2 con quattro settimane di trattamento iniziale raccomandato. Le ulcere causate da H. pylori sono trattate con una combinazione di farmaci, come l’amoxicillina, la claritromicina e un IPP. La resistenza agli antibiotici è in aumento e il trattamento non può essere quindi sempre efficace. Le ulcere sanguinanti possono essere trattate mediante endoscopia o con la chirurgia a “cielo aperto” tipicamente utilizzata solo nei casi di insuccesso. Il tipo di dieta, contrariamente alla credenza popolare, non riveste un ruolo significativo sia nella prevenzione che come causa di ulcere, come anche la gastrite.
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Vomitare sangue ed ematemesi: cos’è, cosa fare, cause e terapie
Si chiama ematemesi la perdita di sangue dallo stomaco, dall’esofago o dal duodeno attraverso l’emesi, cioè il vomito. Si tratta di un’emorragia tra le più comuni che porta addirittura alla morte nel 6 – 12 % dei casi. Pare che gli uomini siano maggiormente colpiti da ematemesi rispetto alle donne. Il sangue che è rimesso può avere diverse colorazioni ed esaminarne il colore è importante per avere maggiori indicazioni sulla natura del problema. Quando il sangue dell’ematemesi è di colore rosso vivo significa che l’emorragia è recente e molto pericolosa perché il paziente sta perdendo molto sangue e velocemente. Quando invece il sangue ha una colorazione più scura di rosso, significa che il sangue non è emesso subito ma ha stazionato nell’apparato digerente per un po’ prima di essere vomitato. Tanto più il sangue ha un colore simile al caffè, tanto più si è fermato prima di uscire. L’emorragia da cui ha origine dovrebbe non essere troppo grave, soprattutto se la quantità di sangue espulsa è poca. L’ematemesi non avviene dopo un colpo di tosse, che è un sintomo che invece riguarda i polmoni, tipico della tisi ad esempio.
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Cause
Le cause dell’ematemesi sono da ricercarsi in problemi gastrointestinali. Una possibile causa potrebbe essere un’ulcera gastrica o duodenale. Infatti, la metà dei pazienti affetti da queste patologie presenta ematemesi. L’ulcera è una lesione della mucosa che può essere causata da diversi fattori, tra cui l’assunzione di farmaci antiinfiammatori non steroidei che provocano una gastrite erosiva. L’ematemesi si verifica anche in seguito a un trauma fisico, come potrebbe succedere dopo un incidente stradale o dopo un allenamento sportivo che porta alla rottura di vasi sanguini del tratta gastrointestinale. Una causa simile a questa appena descritta è la angiodisplasia gastrica che porta alla rottura dei vasi sanguini a causa di una loro malformazione. Altra causa dell’ematemesi potrebbero essere le varici esofagee che sono delle dilatazioni dei vasi dell’esofago che hanno luogo in seguito a ipertensione venosa, cioè quando aumenta la pressione del sangue. Questo genere di ipertensione con la formazioni di varici è anch’essa un sintomi di una patologia: la cirrosi epatica. Anche tumori a stomaco, intestino, pancreas, fegato e esofago possono avere come sintomo l’ematemesi. La sindrome di Mallory – Weiss è una patologia che non ha ancora individuato con precisione la sua causa ma pare certo che è indicata dalla presenza di ematemesi. Pare che frequenti episodi di vomito a causa di abuso di alcol portino alla lacerazione dello sfintere che provoca una piccola emorragia. Infine, l’ematemesi può essere sintomo della malattia emorragica del neonato. Si tratta di una patologia che colpisce i bambini e i neonati, come si può capire dal suo nome. In corrispondenza a una mancanza totale di vitamina K, il sangue non è coagulato per una mancata formazione del fegato e così il neonato presenta ematemesi.
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Terapia
Come già detto, l’ematemesi è il sintomo di altre patologie, quindi è possibile curarla solo diagnosticando le cause a monte ed intervenendo su di esse. Quando si presenta l’ematemesi, si deve correre all’ospedale, dove il paziente è sottoposto a misurazione della pressione sanguigna per verificare che non sia in atto una grave emorragia. Con una perdita di sangue, i medici immettono subito per via endovenosa altri liquidi, perché il volume ematico si riduce con l’ematemesi. Si procede, inoltre, con esami del sangue per contare globuli rossi, elettroliti e concentrazione di emoglobina. Con perdite di sangue ingenti, si deve ricorre anche a delle trasfusioni. Per trovare l’origine dell’ematemesi è eseguita una gastroscopia che individua la presenza di ulcere gastriche o duodenali da dove potrebbe provenire il sangue. Sono prescritti farmaci anti emorragici per fermare la fuoriuscita di sangue. Una volta individuata la causa, si può cauterizzare i vasi che provocano il sanguinamento. Nei casi più gravi, si deve intervenire chirurgicamente; l’intervento dipende dalla patologia in corso. Dopo aver avuto l’ematemesi, è sempre consigliabile restare a digiuno per un paio di giorni e, in quelli successivi, seguire una dieta a base di liquidi evitando i cibi solidi.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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