La “colite linfocitica“, a volte denominata “colite linfocitaria” (in inglese “lymphocytic colitis“), è una malattia infiammatoria intestinale che colpisce specificamente il colon. La sua presentazione clinica è caratterizzata da diarrea acquosa in assenza di sanguinamento rettale: tale particolare differenza la colite linfocitica da altre malattie croniche infiammatorie intestinali quali la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa. La colite linfocitica, assieme alla colite collagenosica, fa parte di un gruppo di patologie chiamate “coliti microscopiche“. Il fatto che i due tipi di colite microscopica, quella linfocitica e quella collagenosica, condividano molte caratteristiche, ha portato alcuni ricercatori – tra cui il sottoscritto – a propendere per il fatto di essere di fronte a due sottotipi della stessa malattia.
Cenni storici
La colite linfocitica è stata descritta per la prima volta nel 1989.
Epidemiologia
In USA il tossa di incidenza per la colite linfocitica è di 12,6 per 100.000 persone all’anno. Il picco di incidenza della colite linfocitica è nelle persone di età superiore ai 50 anni; la malattia colpisce allo stesso modo donne e uomini. Questi due fattori sono diversi rispetto alla colite collagenosica, che è più diffusa tra le donne tra i 40 ed i 50 anni.
Cause
Le cause esatte della colite linfocitica sono purtroppo attualmente sconosciute, ma si sopetta che abbia un maccanismo eziologico autoimmunitario. Nei pazienti con colite linfocitica è stata notata una frequente correlazione con l’assunzione assidua di alcuni farmaci, in particolare inibitori della pompa protonica, antagonisti dei recettori istaminici H2 (H2 antagonisti), inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).
Fattori di rischio
Possibili fattori di rischio per la colite linfocitica, sono:
- sesso femminile;
- età superiore ai 50 anni;
- presenza di malattie autoimmuni;
- assunzione cronica di farmaci, tra cui:
- inibitori della pompa protonica;
- H2 antagonisti;
- inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI);
- farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).
Sintomi e segni
Il segno principale è la diarrea acquosa persistente non sanguinante, che può essere abbondante e con vari movimenti intestinali al giorno (anche una decina). Le persone con colite linfocitica possono anche provare vari sintomi e segni, tra cui:
- dolore addominale;
- urgenza di defecazione;
- incontinenza fecale;
- affaticamento;
- disidratazione;
- ipotensione arteriosa;
- perdita di peso.
Le coliti linfocitiche in genere si caratterizzano per periodi di remissione – in cui gli episodi diarroici diminuiscono – e riacutizzazione, in cui gli episodi tendono nuovamente ad aumentare. I pazienti riferiscono in genere la frequente diarrea determina una globale riduzione della loro qualità della vita, interferendo gli episodi di diarrea con le relazioni sociali, i viaggi e, a volte, anche con le attività lavorative. Per tali motivi alcuni pazienti possono soffrire di depressione e fobia sociale.
Diagnosi
La diagnosi si sospetta in base all’anamnesi e all’esame obiettivo. Come avviene anche nel caso della colite collagenosica, l’aspetto del colon alla colonscopia è tipicamente normale o quasi normale. Anche i test radiologici, come un clistere di bario, sono tipicamente normali. Poiché i cambiamenti anatomo-patologici sono spesso distribuiti in modo irregolare, un esame limitato al retto può non rilevare casi di colite microscopica, pertanto è necessaria una colonscopia completa. Vengono prelevate più biopsie del colon per formulare la diagnosi. L’istologia della biopsia della mucosa rivela un accumulo di linfociti nell’epitelio del colon e nel tessuto connettivo (lamina propria). La colite collagenica condivide questa caratteristica ma mostra anche un caratteristico ispessimento della tavola di collagene subepiteliale.
Trattamento
Sia la colite linfocitica che quella collagenosa hanno dimostrato in studi randomizzati controllati con placebo di rispondere bene alla budesonide, un glucocorticoide. La budesonide formulata per essere attiva nel colon distale e nel retto è efficace sia per la malattia attiva che per la prevenzione delle ricadute; tuttavia queste ultime si verificano frequentemente dopo la sospensione della terapia. La budesonide aiuta a controllare i sintomi diarroici e il trattamento viene generalmente somministrato per diverse settimane. I farmaci antidiarroici da banco possono essere efficaci per alcune persone con colite linfocitica. Farmaci antinfiammatori, come salicilati, mesalazina e corticosteroidi sistemici possono essere prescritti a soggetti che non rispondono ad altri trattamenti farmacologici. La prognosi a lungo termine per questa malattia è buona con una percentuale di persone che soffrono di ricadute che rispondono al trattamento.
Prognosi
La prognosi per la colite linfocitica, così come per la colite collagenosa, è generalmente buona ed entrambe le condizioni sono considerate benigne. La maggior parte delle persone affette da queste condizioni guarisce dalla diarrea e le anomalie istologiche si risolvono, sebbene si verifichino comunemente ricadute se il trattamento di mantenimento non viene continuato. Solo in rari casi è necessario un trattamento chirurgico, non sempre però risolutivo.
Per approfondire:
- Colite collagenosica: cause, sintomi, segni, diagnosi, trattamento e prognosi
- Colite microscopica: cause, sintomi, segni, diagnosi, trattamento e prognosi
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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