Cancro dell’esofago: prognosi, mortalità, sopravvivenza, aspettativa di vita

MEDICINA ONLINE DOTTORE MEDICO IN CAMICE SPECIALISTA ANAMNESI ESAME OBIETTIVO DIAGNOSI DIFFERENZIALE SINTOMI E SEGNI SEMEIOTICA OSPEDALE.I tumori dell’esofago possono essere distinti in tumori benigni e in tumori maligni (cancro dell’esofago o cancro esofageo). Il cancro dell’esofago è quindi, per definizione, una neoplasia (tumore) di carattere maligno, che colpisce l’esofago. Poiché il cancro dell’esofago origina dalle cellule epiteliali, si parla più precisamente di “carcinoma dell’esofago” o “carcinoma esofageo“, espressione che significa appunto “tumore maligno originario dalle cellule epiteliali dell’esofago“. A seconda dell’epitelio di origine si hanno due tipi di carcinoma dell’esofago: il carcinoma squamocellulare (originario dalle cellule epiteliali di pavimentazione) e l’adenocarcinoma (che derivano dall’epitelio cilindrico dell’esofago di Barrett).

Prognosi

La prognosi dell’adenocarcinoma è generalmente infausta: in molti casi, soprattutto nelle fasi iniziali, la malattia è asintomatica (cioè non dà alcun sintomo) o presenta sintomi poco specifici e sfumati tanto che il tumore esofageo viene diagnosticato precocemente (primo o secondo stadio) quasi sempre in modo fortuito durante esami eseguiti per altri motivi. Quando i sintomi diventano manifesti in modo importante ed il paziente si reca dal medico, il tumore è purtroppo spesso già grave e in stadio avanzato (terzo o quarto stadio): la diagnosi tardiva peggiora la prognosi e diminuisce le possibilità di resecabilità ed operabilità. Fattori che influenzano positivamente la prognosi, sono:

  • diagnosi precoce;
  • stadio I e II;
  • assenza di interessamento linfonodale e, soprattutto, di diffusione metastatica;
  • giovane età del paziente;
  • buone condizioni generali del paziente;
  • assenza di altre patologie;
  • terapia instaurata precocemente;
  • bravura del chirurgo e dell’oncologo.

Fattori che influenzano negativamente la prognosi, sono:

  • diagnosi tardiva;
  • stadio III e soprattutto IV;
  • interessamento linfonodale e, soprattutto, diffusione metastatica;
  • paziente anziano;
  • scarse condizioni generali del paziente;
  • presenza di obesità, cardiopatie, diabete, coagulopatie, gastropatie, pneumopatie;
  • terapia instaurata tardivamente;
  • incapacità del chirurgo e dell’oncologo.

Sopravvivenza

La sopravvivenza è ovviamente influenzata da molti fattori, tra cui stadiazione, età e condizioni generali del paziente: pazienti giovani, senza altre patologie e in stadio I e II hanno sopravvivenza di gran lunga superiore a pazienti anziani, con altre patologie (cardiopatie, diabete, coagulopatie…) e in stadio III e IV. Purtroppo, come abbiamo visto, al momento della diagnosi i pazienti si presentano generalmente in stadi già avanzati ed hanno una sopravvivenza media di meno di 1 anno. La maggior parte delle persone muore entro il primo anno dalla diagnosi. Il tasso complessivo di sopravvivenza a cinque anni è di circa il 15%, ciò significa che a 5 anni dalla diagnosi sono vivi solo 15 pazienti su 100. Meno del 12-13% dei soggetti sopravvive più di 5 anni nonostante trattamento chirurgico e chemioterapico. Solo un paziente su dieci sopravvive al cancro esofageo per almeno dieci anni. Meno di un paziente su dieci sopravvive per oltre dieci anni. Secondo stime meno ottimistiche, meno del 5% dei soggetti sopravvive più di 5 anni. La letalità è circa dell’85% circa. La chemioterapia, in associazione alla radioterapia, può alleviare i sintomi e prolungare la sopravvivenza di alcuni mesi in alcuni pazienti. Prima del trattamento chirurgico, in alcuni casi, viene somministrata radioterapia combinata a chemioterapia: ciò può aumentare la sopravvivenza.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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