Il “soffocamento” (anche chiamato “asfissia”) è la condizione nella quale la normale respirazione è impedita a causa di vari fattori diretti o indiretti che impediscono il corretto scambio di gas con l’ambiente. Una asfissia viene generalmente accompagnata da “dispnea” cioè dalla sensazione di respiro difficoltoso descritto dai pazienti come “fame d’aria”.
Un soffocamento prolungato determina ipossiemia ed ipossia, cioè una mancanza di ossigeno nel sangue e nei tessuti che si ripercuote soprattutto sui tessuti e gli organi più sensibili alla carenza di ossigeno, come il cervello (ipossia cerebrale). Se l’ipossia si prolunga, i tessuti smettono di funzionare e rapidamente si verificano una serie di eventi in sequenza: perdita di coscienza, danni cerebrali irreversibili, coma e decesso del paziente; se anche non si verifica il decesso, la grave ipossia cerebrale potrebbe comunque determinare necrosi (morte) del tessuto nervoso, con possibili danni motori e/o sensoriali gravi ed irreversibili.
Sintomi di soffocamento
Il sintomo principale di un soffocamento è un bisogno di respirare indotto da livelli sempre più crescenti di anidride carbonica nel sangue, cioè la dispnea. Altri segni e sintomi variano in base alla causa a monte del soffocamento e possono includere:
- cianosi (pelle e congiuntive bluastre);
- tosse violenta oppure debole (se il soggetto non riesce a riempire i polmoni d’aria);
- il soggetto si porta le mani alla gola;
- la respirazione può emettere rumori;
- miosi (restrizione della pupilla);
- sanguinamento da mucosa nasale e condotto uditivo;
- ipertensione arteriosa;
- alterazione della frequenza respiratoria;
- aritmie;
- deficit motori e/o sensitivi;
- perdita di coscienza;
- coma e decesso (nei casi in cui la respirazione non viene ripristinata entro un tempo variabile solitamente tra 3 e 6 minuti).
Morte per soffocamento: segni, sintomi e tempi
Se il soffocamento, e quindi l’ipossia, si prolunga nel tempo, i tessuti smettono uno dopo l’altro di funzionare a partire dal cervello (il cui tessuto è particolarmente avido di ossigeno) e rapidamente si verificano una serie di eventi, sintomi e segni in sequenza:
- perdita di coscienza;
- danni cerebrali irreversibili;
- coma;
- decesso del paziente.
Il decesso per soffocamento viene preceduto da quattro stadi:
1) Stadio irritativo o “della dispnea respiratoria”: dura da 30 a 60 secondi ed è caratterizzato da:
- tachipnea (aumento della frequenza respiratoria);
- tachicardia;
- ipotensione arteriosa (“pressione bassa”);
- cianosi (pelle bluastra);
- miosi (restringimento del diametro della pupilla dell’occhio).
2) Stadio convulsivo o “della dispnea espiratoria”: dura circa 1 minuto ed è caratterizzato da:
- ipercapnia;
- dispnea grave (difficoltà espiratoria accentuata);
- ipertensione arteriosa;
- elevato rilascio in circolo di adrenalina;
- tachicardia;
- obnubilamento della coscienza;
- ipossia cerebrale;
- convulsioni;
- riduzione dei riflessi motori;
- alterazione sensoriale;
- rilasciamento sfinteriale (possono essere involontariamente rilasciate feci e/o urina).
3) Stadio della fase apnoica o “della morte apparente”: dura circa 1 minuto ed è caratterizzato da:
- progressiva bradipnea (progressiva riduzione della frequenza degli atti respiratori);
- miosi;
- totale perdita di coscienza;
- rilasciamento muscolare;
- severa bradicardia (battito cardiaco lento e debole);
- coma profondo.
4) Stadio terminale o “del boccheggiamento”: dura circa da 1 a 3 minuti ed è caratterizzato da:
- proseguimento della perdita di coscienza;
- movimenti respiratori lenti ed irregolari;
- aritmia cardiaca severa;
- arresto cardiaco;
- arresto della respirazione;
- morte.
In quanto tempo si muore?
Il tempo in cui sopraggiunge la morte è estremamente variabile in virtù di svariati fattori come età, stato di salute, stato di forma e modalità di asfissia. Un soggetto anziano, sofferente di diabete, ipertensione ed enfisema polmonare, se sottoposto ad una forza compressiva (ad esempio strangolamento) che determina asfissia meccanica, può perdere i sensi e morire in meno di un minuto, così come un bimbo che soffre di asma bronchiale. Un individuo adulto, in forma, abituato agli sforzi prolungati (pensiamo ad un atleta professionista o ad un sub), sottoposto ad asfissia chimica, come quella da inalazione di monossido di carbonio, può invece impiegare diversi minuti a perdere i sensi e morire, tuttavia nella maggioranza dei casi il decesso avviene in un tempo variabile che oscilla tra circa 3 e 6 minuti, in cui si alternano le 4 fasi descritte nel paragrafo precedente.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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