Ritenzione urinaria acuta e cronica: significato, rimedi, dieta

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Globo vescicale da ritenzione di urina in vescica

Con “ritenzione urinaria” (o iscùria) in medicina si intende un anormale accumulo di urina nella vescica, come conseguenza dell’incapacità – parziale o totale – della vescica di svuotarsi, determinata da varie cause, sia ostruttive che non ostruttive. La ritenzione urinaria può essere:

  • incompleta: quando al termine della minzione, rimane un residuo di urina in vescica che non riesce ad essere espulsa, potendo determinare un quadro di oliguria;
  • completa: quando l’urina è completamente ritenuta in vescica, andando a determinare un quadro di anuria e di globo vescicale.

Una ritenzione urinaria completa può insorgere in modo:

  • improvviso: il paziente passa rapidamente da una minzione normale ad una ritenzione urinaria completa;
  • graduale: il paziente passa progressivamente da una ritenzione urinaria incompleta, ad una completa.

Le ritenzioni urinarie possono essere:

  • acute: insorgono improvvisamente, con sintomatologia generalmente molto dolorosa, sono di solito ritenzioni complete ma transitorie, in alcuni casi possono risolversi da se ma più frequentemente necessitano di urgente intervento medico;
  • croniche: la ritenzione tende ad essere incompleta, compare in modo progressivo, dura nel tempo e tende a non guarire da sola.

La ritenzione urinaria può essere di due tipi in base alle cause che l’hanno determinata:

  • ritenzione ostruttiva: è causata da ostacoli al deflusso dell’urina. Gli ostacoli sono di vari tipi, come ad esempio una patologia prostatica, un restringimento dell’uretra, la presenza di calcoli che occludono parzialmente l’uretra, tumori e polipi vescicali;
  • ritenzione non ostruttiva: la ritenzione non è causata da ostruzione, ma da altri fattori come l’iperreflessia detrusoriale, la disfunzione a livello della conduzione degli stimoli nervosi dalla vescica al cervello o l’incapacità di distendere il pavimento pelvico.

Diffusione

La ritenzione urinaria è più frequente nel sesso maschile rispetto al femminile: a 60 anni un uomo ha circa il 25% di probabilità di andare incontro a un episodio di ritenzione acuta d’urina e tale probabilità aumenta con l’aumentare dell’età e quindi con l’aumentato rischio di sviluppare malattie prostatiche, in particolare la frequente iperplasia prostatica benigna.

Iscuria paradossa

Con “iscuria paradossa” ci si riferisce ad una ritenzione urinaria, con emissione involontaria di gocce di urina causata da una vescica troppo distesa. È un reperto classico dell’iperplasia prostatica benigna.

Cause e fattori di rischio

La ritenzione urinaria è generalmente determinata da:

malattie e condizioni ostruttive:

  • patologia prostatica
  • prostatite;
  • iperplasia prostatica benigna;
  • cancro alla prostata;
  • fimosi del pene;
  • stenosi uretrale (restringimento dell’uretra)
  • infezioni delle vie urinarie (cistite ed uretrite);
  • calcoli che occludono vescica ed uretra,
  • cancro vescicale;
  • polipi vescicali;
  • ostacoli di varia natura al deflusso dell’urina (anche corpi estranei in uretra e vescica);

malattie e condizioni non ostruttive:

  • iperreflessia detrusoriale con perdita della normale coordinazione tra detrusore e apparato sfinterico può sfociare in ritenzione urinaria dovuta a dissinergia vescico-sfinterica;
  • disfunzione a livello della conduzione degli stimoli nervosi dalla vescica al cervello può comportare eccessivo riempimento della vescica senza ricevere lo stimolo allo svuotamento (areflessia detrusoriale);
  • incapacità di distendere il pavimento pelvico può anch’essa dare origine a ritenzione urinaria di origine funzionale.

Altre cause collegabili alla perdita di tono muscolare della vescica o altri fattori che possono determinare o favorire – direttamente o indirettamente – la ritenzione di urina, sono:

  • eventi traumatici;
  • interventi chirurgici recenti;
  • stenosi del collo vescicale;
  • diabete mellito;
  • diabete insipido;
  • polidipsia e tutte le patologie che la causano (psichiatriche, endocrine, neurologiche…);
  • catetere vescicale;
  • cistoscopia.

La ritenzione può essere determinata o favorita da vari farmaci (ritenzione urinaria iatrogena) come ad esempio:

  • antipsicotici;
  • antidepressivi;
  • antibiotici;
  • anticolinergici;
  • inibitori della COX-2;
  • benzodiazepine;
  • calcioantagonisti;
  • anestetici;
  • morfina e altri oppiacei.

Fra i fattori di rischio esistono diverse malattie e condizioni che predispongono a ritenzione urinaria tra cui:

  • sesso maschile;
  • età > 50 anni;
  • pregressa malattia prostatica;
  • frequenti infezioni del tratto urinario e genitale;
  • malattia di Parkinson;
  • sclerosi multipla;
  • malattie neurologiche che causano paralisi;
  • ansia cronica;
  • ritardo mentale.

Sintomi e segni associati

In generale, in presenza di ritenzione urinaria, la vescica è maggiormente soggetta a infezioni causate dal ristagno dell’urina. La forma cronica di ritenzione urinaria si manifesta in modo graduale e progressivo, con disturbi della minzione di lunga durata (mesi o anni). Si manifesta, inoltre, con un aumento della frequenza minzionale, specialmente notturna, minzione dolorosa, difficoltà nell’incominciare la minzione, tempi di attesa minzionale prolungati, minzione in più tempi, getto minzionale debole. La sintomatologia dolorosa e fastidiosa che caratterizza la forma acuta è solitamente assente o sfumata in quella cronica.
Ad una ritenzione urinaria, a seconda della causa a monte che l’ha determinata, possono associarsi varie tipologie di sintomi diversi specifici della patologia che ha determinato lo ritenzione: ad esempio se si verifica in un paziente con cistite, i sintomi correlati saranno appunto quelli di una infiammazione vescicale, se si verifica in un paziente con iperplasia prostatica, i sintomi saranno quelli di una patologia prostatica e così via, con quadri clinici estremamente diversi in base alla patologia specifica a monte che l’ha determinata, tuttavia spesso le ritenzioni – a prescindere dalla causa – sono frequentemente correlate ad alcuni segni e sintomi, tra cui:

  • disuria: difficoltà ad urinare;
  • stranguria: dolore durante la minzione;
  • tenesmo vescicale: contrazione spasmodica e dolorosa, dello sfintere vescicale accompagnata da pressione e fastidio in regione uretrale o sovrapubica e stimolo minzionale urgente, con emissione minima di urina. Anche subito dopo aver urinato, il paziente avverte ancora lo stimolo di urinare ma nel tentativo di minzione spesso non riesce ad emettere urina;
  • urine torbide: segno di probabile infezione lungo le vie urinarie;
  • colica renale: dolore acuto intermittente provocato dal tentativo spasmodico dell’organismo di rimuovere un calcolo che ostruisce il deflusso delle urine;
  • oliguria: eliminazione nelle 24 ore di una quantità di urina inferiore a 400 ml;
  • anuria: sospensione quasi totale della emissione di urina, con diuresi inferiore a 100 ml nelle 24 ore;
  • poliuria: eliminazione nelle 24 ore di una quantità di urina superiore a 2000 ml (2500 ml o 3000 ml secondo alcune fonti), si può verificare se una causa ostruttiva di ritenzione viene improvvisamente rimossa.
  • pollachiuria: emissione con elevata frequenza (a meno di 4 ore di distanza) di piccole quantità di urina;
  • ematuria: presenza macroscopica di sangue nelle urine;
  • emazie: presenza di sangue microscopicamente visibile;
  • uretrorragia: emissione di sangue dall’uretra, indipendente dalla minzione;
  • nicturia: ripetuto bisogno di urinare durante il riposo notturno;
  • enuresi: perdita involontaria di urina durante la notte;
  • leucocituria: presenza di globuli bianchi nelle urine in concentrazione anomala;
  • batteriuria: emissione di batteri con l’urina;
  • proteinuria: presenza di proteine nelle urine;
  • glicosuria (o mellituria): presenza nelle urine di zuccheri: glucosio, galattosio, fruttosio, lattosio e pentosi;
  • piuria: presenza di pus nelle urine;
  • polidipsia: sete intensa che porta il paziente a ingerire notevoli quantità di liquidi, maggiore di 6 litri/die o di 100 mL/kg/die;
  • ritenzione urinaria (o iscùria): accumulo di urina nella vescica, come conseguenza dell’incapacità – parziale o totale – della vescica di svuotarsi;
  • incontinenza urinaria: incapacità di trattenere l’urina che porta a perdita involontaria di urina;
  • urgenza minzionale: improvviso ed insopportabile bisogno di urinare con urgenza, spesso associato a difficoltà a ritenere l’urina e perdita involontaria di alcune gocce di urina;
  • svuotamento incompleto: dopo aver urinato, è la sensazione che la vescica non sia stata del tutto svuotata;
  • gocciolamento post-minzionale: perdita di alcune gocce di urina che si verifica subito dopo aver urinato;
  • globo vescicale: aumento di volume della vescica che può arrivare a contenere fino a 4000 ml (4 litri) di urina.

Non tutti questi segni e sintomi sono necessariamente presenti nello stesso momento.

Diagnosi

Per diagnosticare la patologia a monte che ha determinato la ritenzione urinaria, il medico si può servire di vari strumenti diagnostici, tra cui:

Non tutti gli esami sono sempre necessari per raggiungere la diagnosi.

Quando andare dal medico?

Una ritenzione delle urine lieve, transitoria e non correlata a segni o sintomi particolari (asintomatica), non deve destare allarmismi e potrebbe risolversi da sé. Una ritenzione elevata, cronica e/o correlata ad altri sintomi come bruciore intenso, globo vescicale, sangue nelle urine ed emissione di quantità giornaliere estremamente ridotte di urina, necessita invece di valutazione medica urgente, perché potrebbe essere la spia di malattie, anche gravi.

IMPORTANTE: Trascurare i sintomi e ritardare le cure può sfociare anche in una seria alterazione della funzione renale e – nei casi più gravi – mettere a rischio la vita del paziente.

Terapia

Non esiste una cura unica che vada bene in tutti i casi di ritenzione; la terapia dipende dalla patologia a monte che l’ha determinata: solo dopo che il medico avrà identificato la causa specifica, sarà in grado di impostare una terapia efficace. Se ad esempio la causa è riconducibile ad una infezione batterica, la terapia probabilmente includerà antibiotici; se la causa è un calcolo, la terapia sarà mirata a rimuoverlo, e così via. Le terapia più usate sono:

Neuromodulazione sacrale

Il trattamento mediante neuromodulazione sacrale consiste nell’impianto in due fasi di un elettrocatetere collegato a un generatore di impulsi che trasmette una leggera stimolazione ai nervi sacrali posti immediatamente sopra l’osso sacro. Tali impulsi producono una parestesia che dà sollievo e beneficio ai pazienti affetti da disordini cronici funzionali del basso tratto urinario o intestinale, tra cui la ritenzione urinaria.

Cateterismo

Il cateterismo urinario comporta l’inserimento di un catetere, ad esempio un catetere Foley, cioè un tubo che consente di svuotare manualmente la vescica attraverso l’uretra o l’addome. Il cateterismo intermittente consiste nello svuotamento della vescica senza alcun catetere permanente. Si parla di catetere permanente o a dimora, quando il tubo resta nella vescica per un periodo di tempo prolungato. Quando le condizioni del paziente permettono di rimuovere il catetere vescicale è spesso suggerito di incominciare un trattamento con inibitori della 5-alfa-reduttasi (finasteride, dutasteride e altri) che aumentano le probabilità di minzione normale dopo la rimozione del catetere.

Dieta e consigli alimentari

L’alimentazione in caso di ritenzione urinaria deve contrastare l’acidosi, quindi sono da escludere:

  • insaccati;
  • latticini;
  • cibi ricchi di grassi;
  • dolci.

Sono sconsigliati i cibi troppo salati, le bevande alcoliche e quelle che contengono caffeina. E’ preferibile non cuocere per troppo tempo gli alimenti. L’idratazione è certamente importante ma bere un eccesso di acqua potrebbe ovviamente determinare un peggioramento dei sintomi quindi, relativamente alla quantità giornaliera di acqua da bere, conviene in ogni caso chiedere consiglio al proprio medico.

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