Con “degenerazione maculare miopica” o “retinopatia miopica” o ancora “maculopatia miopica“, in alcuni casi chiamata “degenerazione maculare giovanile“, si indica una patologia della retina, in particolare della sua zona centrale chiamata macula, tipica delle persone affette da miopia elevata, con una gravità delle alterazioni retiniche che aumenta al crescere del vizio refrattivo anche se alcune alterazioni tipiche degli occhi che non mettono a fuoco da lontano si possono trovare anche in persone affette da una lieve miopia o emmetropi (prive di difetti visivi); dunque sono sempre consigliabili visite oculistiche periodiche, anche in caso di miopia lieve. La degenerazione maculare miopica tende a progredire e peggiorare nel tempo. La degenerazione maculare miopica, al contrario della degenerazione maculare legata all’età (DMLE), tende a presentarsi in giovane età.
Cause
Nella miopia l’occhio è più allungato rispetto alla norma (superiore a 26 mm). Ciò avviene proporzionalmente al difetto refrattivo, provocando una serie di alterazioni anatomiche: la retina subisce quindi degli stiramenti o delle lesioni in periferia (piccoli fori, anche microscopici) perché non riesce ad adattarsi bene allungamento del bulbo. Pertanto il tessuto retinico risulta essere meno irrorato per mezzo dei vasi sanguigni. Infatti, si assiste all’assottigliamento di uno strato della retina (epitelio pigmentato) suscettibile facilmente a piccole rotture. Nei casi gravi si arriva alla scomparsa dell’epitelio pigmentato retinico e alla presenza fori che provocano, infine, il distacco di retina.
Sintomi
In caso di maculopatia miopica il paziente ha un calo della vista anche importante e più o meno invalidante a seconda della area maculare interessata. Possono essere presenti anche metamorfopsie (distorsione delle immagini).
Diagnosi
La diagnosi avviene principalmente grazie ad una visita oculistica, all’anamnesi, all’esame obiettivo ed a vari test ed esami, tra i quali:
- esame dell’acuità visiva (esame della vista);
- esame del campo visivo;
- esame del fondo oculare;
- tomografia ottica computerizzata (OCT);
- esame alla lampada a fessura (o biomicroscopia);
- retinografia tradizionale e a fluorescenza;
- autorefrattometria;
- fluorangiografia retinica;
- potenziali evocati visivi;
- elettrooculografia (EOG);
- elettroretinografia (ERG);
- ecografia oculare;
- tavole di Ishihara;
- tonometria;
- test di Amsler o a griglia (una griglia di linee perpendicolari al cui centro compare un piccolo disco nero), che ha la funzione fondamentale di verificare in modo preciso la condizione della capacità visiva nell’area foveale e parafoveale. Nel caso in cui i pazienti dichiarino di non vedere linee rette ma curve la maculopatia è presente.
Non tutti gli esami elencati sono sempre necessari per raggiungere la diagnosi e monitorare la malattia, in genere sono sufficienti:
- esame dell’acuità visiva;
- test di Amsler o a griglia;
- OCT;
- fluorangiografia.
Terapie
Non esiste una terapia medica che curi la retinopatia miopica, tuttavia si possono curare le complicanze che insorgono nella retina di un occhio miope, che viene curata in base alle degenerazioni o lesioni che si vengono ad instaurare. Le rotture, i fori e le aree di maggior assottigliamento retinico (degenerazioni regmatogene) vengono trattate con il laser argon. Contro la formazione di nuovi vasi sottoretinici in zona maculare (CNV) la terapia fotodinamica (PDT) si è dimostrata efficace, così come anche le iniezioni intravitreali di farmaci detti antiangiogenici (o anti-VEGF, che inibiscono la proliferazione di vasi retinici indesiderati).
Leggi anche: Degenerazione maculare legata all’età, essudativa, miopica, cure e rimedi
Prevenzione
La miopia è dovuta sia a fattori ereditari che a fattori ambientali. È necessario, quindi, far crescere i bambini all’aria aperta, evitare che leggano o giochino in condizioni di scarsa luminosità e bisogna seguire uno stile alimentare (a tutte le età), prediligendo le sostanze antiossidanti. L’assunzione d’integratori alimentari retinici – tra cui la mirtillina – rappresenta una forma di prevenzione importante soprattutto per la protezione dei vasi.
Retinopatia miopica e cecità
La retinopatia miopica non determina cecità completa, tuttavia se può comportare una minorazione visiva rilevante a causa delle sue complicanze (come la neovascolarizzazione coroideale, detta CNV). La CNV può avere un’evoluzione lenta; infatti, dopo un brusco peggioramento iniziale della vista si può assistere a un miglioramento dovuto alla riduzione dei fenomeni emorragici ed essudativi e all’instaurarsi di una fissazione non più centrale, mantenendo quindi una discreta visione al termine della sua evoluzione.
Quando va incontro a cicatrizzazione si può osservare uno scotoma (macchia scura) che col tempo può allargarsi, con conseguente diminuzione della vista sino alla cecità legale (acutezza visiva migliore corretta inferiore a 1/10 o campo visivo inferiore a 20˚ nell’occhio con vista migliore). Altra causa di minorazione visiva può essere lo stafiloma miopico, generalmente presente in giovane età, la cui gravità può aumentare negli anni; la prognosi visiva dipende però dalla sua localizzazione. Infatti, quando lo stafiloma è centrale, nel 50% dei casi il paziente diventa legalmente cieco dopo i 60 anni.
Complicanze
- Stafiloma miopico: si osserva con l’esame del fondo oculare. È localizzato a livello della zona posteriore del bulbo (polo posteriore). È presente in giovane età e consiste in uno sfiancamento oculare che lascia intravedere i vasi sanguigni della sottostante coroide (strato intermedio dell’occhio posto tra la retina e la sclera); si può associare a un’atrofia dell’epitelio pigmentato retinico (strato esterno della retina neurosensoriale, attaccato alla coroide, che nutre le cellule visive).
- Distrofia e atrofia corioretinica: è causata dall’assottigliamento dell’epitelio pigmentato retinico che rende visibile la vascolarizzazione coroideale.
- Tilted disc: è caratterizzato da uno stafiloma decentrato. Il nervo ottico appare di forma ovale con un maggiore asse orizzontale. Si può riscontrare anche in miopie inferiori a 6 diottrie, ma spesso si associa ad un astigmatismo
- Rotture membrana di Bruch: si evidenziano maggiormente negli occhi con una lunghezza assiale superiore a 26 mm. All’esame del fondo oculare appaiono come linee giallastre. Possono essere prive di sintomi o si possono accompagnare ad emorragie sottoretiniche tondeggianti, piccole e a contorni ben definiti. Se presenti a livello foveale (zona centrale della macula) provocano una riduzione della vista.
- Neovascolarizzazione coroideale (CNV): è la complicanza più temibile. Si presenta come una lesione grigiastra al polo posteriore come conseguenza di una rottura della membrana di Bruch. È caratterizzata da essudazione ed emorragie retinica. Provoca visione distorta, annebbiamento e scotoma centrale (zona di non visione al centro del campo visivo).
- Distacco di retina: può essere posteriore, partendo da un foro maculare o si può originare da una rottura retinica periferica.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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