Carenza di vitamina K: sintomi, fabbisogno, dieta e integratori consigliati

MEDICINA ONLINE POMODORO SUGO PASTA LICOPENE SECCHI PASSATA PELATI KETCHUP SALSA PIZZA CIPOLLA AGLIO ORTAGGI VERDURA VITAMINE SPINACI INSALATA CUCINA CIBO ALIMENTI VERDI SALI MINERALI

Gli spinaci sono un’ottima fonte di vitamina K

Vitamina K: cos’è ed a che serve?

“Vitamina K” è un termine generico per un gruppo di molecole derivate dal 2-metil-1,4-naftochinone che hanno un’attività coagulante. Le forme naturali presentano una catena laterale alchile in posizione 3. La vitamina K1 (fillochinone) ha una catena laterale fitile in posizione 3 ed è il solo omologo della vitamina K che si trova nelle piante. La vitamina K2 comprende una famiglia di omologhi del 2-metil-1,4-naftochinone che presentano in posizione 3 una catena laterale isoprenilica che contiene da 4 a 13 unità di metilbutadiene. Questi sono chiamati menachinoni; il suffisso (-n) indica il numero di unità di metilbutadiene nella catena laterale. I menachinoni sono sintetizzati dai batteri nel tratto intestinale e possono fornire parte del fabbisogno di vitamina K. La vitamina K è una vitamina essenziale poiché il nucleo dell’1,4-naftochinone non può essere sintetizzato nell’organismo.

Funzioni

La vitamina K è importante per la coagulazione del sangue e controlla la produzione epatica dei fattori della coagulazione II (protrombina), VII (proconvertina), IX (fattore Christmas, componente della tromboplastina plasmatica) e X (fattore di Stuart). Altri fattori della coagulazione dipendenti dalla vitamina K sono la proteina C, la proteina S e la proteina Z; le proteine C e S sono anticoagulanti. Sono vitamina K dipendenti anche due proteine della matrice ossea necessarie per il normale metabolismo dell’osso. Tutte queste proteine vitamina K-dipendenti contengono l’aminoacido g-carbossiglutammico e tutte partecipano a reazioni che richiedono il calcio. La vitamina K partecipa alla conversione dei residui dell’acido 10-12-glutammico presenti nei precursori delle proteine della coagulazione (p. es., i precursori della protrombina) alla loro forma attiva (p. es., la protrombina) attraverso l’aggiunta di anidride carbonica (carbossilazione; v. Fig. 3-2). Questa reazione aumenta l’affinità, essenziale a fini coagulativi, dei residui dell’acido glutammico per il calcio e modula la captazione del calcio nell’osso.

Fabbisogno giornalieri di vitamina K

Il fabbisogno giornaliero di vitamina K è di circa 1 mg/kg.

Carenza di vitamina K in bambini ed adulti

La carenza di vitamina K causa un’ipoprotrombinemia e una riduzione della concentrazione degli altri fattori della coagulazione vitamina K-dipendenti, evidenziate dai difetti della coagulazione e dalla comparsa di emorragie. Nei neonati, l’apporto di un’adeguata quantità di vitamina K è a rischio perché:

  • la placenta fa passare relativamente pochi lipidi;
  • il fegato neonatale è immaturo per la sintesi di protrombina;
  • il latte materno è carente di vitamina K, contenendone solo 1-3 mg/l (il latte di mucca ne contiene 5-10 mg/l);
  • l’intestino neonatale è sterile durante i primi giorni di vita.

Per approfondire, leggi anche: Vitamina K: perché è importante per i neonati

La malattia emorragica del neonato, causata dalla carenza di vitamina K, si verifica di solito 1-7 giorni dopo il parto e si può manifestare con emorragie cutanee, GI, intratoraciche o, nei casi peggiori, intracraniche. La malattia emorragica tardiva, che si presenta con le stesse manifestazioni cliniche, si verifica 1-3 mesi dopo il parto. Di solito è associata con il malassorbimento o con delle epatopatie. L’assunzione da parte della madre di anticonvulsivanti come l’idantoina, di antibiotici come la cefalosporina o di anticoagulanti cumarolici, aumenta il rischio per entrambi i tipi di malattia emorragica. La carenza di vitamina K nei lattanti alimentati al seno rimane dunque una delle principali cause, nel mondo, di morbilità e mortalità infantile.

Negli adulti in buona salute, la carenza primaria di vitamina K è rara. Ciò dipende dal fatto che questa vitamina è diffusamente presente nelle piante e nei tessuti animali, il ciclo della vitamina K ne permette la riutilizzazione e la flora microbica dell’intestino normale sintetizza i menachinoni. Tuttavia, una carenza di vitamina K si può verificare a causa di una ridotta assunzione negli adulti che subiscono un trauma, un intervento chirurgico maggiore o sono trattati con una nutrizione parenterale a lungo termine con o senza una terapia antibiotica a largo spettro. Anche le persone affette da un’ostruzione biliare, dal malassorbimento o da un’epatopatia hanno un maggior rischio di carenza di vitamina K; quelle che assumono certi farmaci, come gli anticonvulsivanti, gli anticoagulanti, alcuni antibiotici (particolarmente le cefalosporine), i salicilati e le megadosi di vitamina A o E, sono a rischio per una malattia emorragica correlata alla vitamina K. Le persone trattate con il warfarin devono cercare di mantenere costante l’assunzione di vitamina K per evitare dei livelli fluttuanti di protrombina.

Leggi anche:

Sintomi e segni

I sintomi e i segni sono causati dall’ipoprotrombinemia e dalla correlata depressione degli altri fattori della coagulazione vitamina K-dipendenti. Il sanguinamento è la principale manifestazione sia nei casi dovuti a un’inadeguata assunzione alimentare che in quelli dovuti all’antagonismo della vitamina K da parte dei farmaci. Nella carenza di vitamina K è presente una facile tendenza all’ecchimosi e al sanguinamento delle mucose (specialmente l’epistassi, l’emorragia GI, la menorragia e l’ematuria). Dopo un trauma si possono verificare uno stillicidio ematico dalle sedi di puntura o di incisione e delle emorragie intracraniche pericolose per la vita nei neonati. Nell’ittero ostruttivo, l’emorragia, se sopravviene, ha inizio di solito dopo il 4o-5o giorno. Può iniziare come un lento sanguinamento da una ferita chirurgica, dalle gengive, dal naso o dalla mucosa GI, oppure può esordire come un’emorragia massiva nel tratto GI.

Esami di laboratorio

La riduzione dell’attività della protrombina e degli altri fattori vitamina K-dipendenti indica una carenza di vitamina K o l’azione di un antagonista. Il tempo di protrombina (PT) e il tempo di tromboplastina parziale attivata (PTT) sono, di solito, prolungati. La fibrinogenemia, il tempo di trombina, la conta piastrinica e il tempo di sanguinamento sono normali. I livelli plasmatici di fillochinone variano da 0,2 a 1,0 ng/ml nei soggetti normali che consumano da 50 a 150 mg di fillochinone al giorno. Una riduzione dell’assunzione di vitamina K a < 50 mg/die di solito determina una riduzione dei livelli plasmatici. Tuttavia, se non si conosce l’assunzione della vitamina K, la misurazione dei livelli plasmatici è di scarsa utilità nello screening della carenza. L’indicatore più sensibile di una carenza di vitamina K è la presenza della des-g-carbossiprotrombina (DCP) nel plasma. La DCP, conosciuta anche come PIVKA (Protein Induced in Vitamin K Absence or Antagonism), può essere misurata con gli appropriati anticorpi. È assente nel plasma delle persone in buona salute.

Per approfondire:

Diagnosi

La diagnosi viene sospettata sulla base dei sintomi, dei segni e di un’anamnesi positiva per una possibile carenza di vitamina K. È confermata quando il PT e il PTT sono prolungati. Un trial terapeutico può aiutare a escludere la presenza di un’epatopatia. Se la somministrazione EV di 1 mg di fillochinone in soluzione con acidi grassi poliossietilati (anche conosciuti come fitonadione iniettabile) causa un aumento significativo dei livelli di protrombina entro 2-6 ore, l’epatopatia è improbabile. (Fitonadione è il nome generico USP per le preparazioni farmacologiche di fillochinone, sia iniettabili che orali.) Le altre malattie che possono causare sintomi emorragici, come lo scorbuto, la porpora allergica, la leucemia e la trombocitopenia, non presentano ipoprotrombinemia.

Terapia

Il fillochinone è la preparazione di scelta ed è commercializzato sotto il nome generico di fitonadione. Può essere usato per trattare l’ipoprotrombinemia, specialmente quella causata dagli anticoagulanti derivati dalla cumarina o dall’indanedione. Il menadione sodio bisolfito non è efficace contro questi antagonisti perché la sua conversione a menachinone-4 è molto limitata (1%). Se possibile, il fitonadione deve essere somministrato SC o IM. La dose abituale per gli adulti è di 10 mg IM. Nelle emergenze devono essere somministrati da 10 a 20 mg di fitonadione iniettabile, disciolti in una soluzione glucosata al 5% o in una soluzione di NaCl allo 0,9% EV a una velocità non superiore a 1 mg/min (raramente si sono verificate delle gravi reazioni che ricordano l’ipersensibilità o l’anafilassi, inclusi lo shock e l’arresto cardiaco o respiratorio, anche quando il fitonadione era stato correttamente diluito e somministrato lentamente). Se il PT non diminuisce in modo soddisfacente, si può ripetere la dose dopo 6-8 h. Di solito, comunque, la risposta è evidente entro 1-2 h e, nella maggior parte dei casi, questa terapia è efficace entro 3-6 h. Per controllare l’ipoprotrombinemia dei pazienti in terapia con anticoagulanti è indicata una dose di mantenimento di 5-20 mg di fitonadione orale. Gli effetti benefici compaiono di solito entro 6-10 h.

Dieta

Alimenti particolarmente ricchi di vitamina K, sono:

  • spinaci;
  • asparagi;
  • broccoli;
  • fagioli;
  • olive;
  • colza;
  • soia;
  • crescione;
  • cavoli;
  • cavolfiori;
  • prodotti caseari;
  • piselli;
  • carne;
  • cereali.

Per approfondire, leggi:

Profilassi

Per i neonati, sono raccomandate dosi abituali di fitonadione di 0,5-1 mg IM per prevenire l’ipoprotrombinemia e ridurre l’incidenza delle emorragie intracraniche dovute al trauma della nascita. Questi dosaggi vengono usati come profilassi anche nella preparazione a un intervento chirurgico. In alternativa si può somministrare alla madre un dosaggio profilattico di fitonadione (2-5 mg/die PO) nella sett. prima della data presunta del parto o una soluzione di fitonadione (2-5 mg IM) 6-24 h prima del parto. Alle donne gravide in terapia con anticonvulsivanti si devono somministrare 20 mg/die PO di fitonadione nelle 2 sett. prima del parto per prevenire le emorragie fetali. Il basso contenuto di fillochinone del latte materno non è dovuto a una ridotta assunzione e non può essere ripristinato dall’ingestione quotidiana di vegetali freschi a foglia verde.

Intossicazione da vitamina K

Il fillochinone (vitamina K1) non è tossico anche a un dosaggio 500 volte superiore all’RDA (0,5 mg/kg/die). Il menadione, invece, che è un precursore della vitamina K, ha una tossicità limitata dovuta alla sua reazione con i gruppi sulfidrilici; può causare anemia emolitica, iperbilirubinemia e ittero nucleare nei neonati. Il menadione, quindi, non deve essere usato per trattare la carenza di vitamina K.

Leggi anche:

Lo Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!