Con “disfagia” in medicina si indica la sensazione di difficoltà durante il passaggio di un bolo liquido, semi-solido e/o solido a qualsiasi livello dalla cavità orale (bocca) fino allo stomaco. Il paziente anziano in genere riferisce questo sintomo come la “sensazione di non riuscire a mandar giù un boccone di cibo o una bevanda”.
Il fenomeno è legato alla compromissione di una o più fasi della deglutizione e consiste nell’impedimento o nel rallentamento della progressione del bolo alimentare nel canale oro-faringo-esofageo. La disfagia viene usualmente classificata in due sindromi distinte:
- disfagia oro-faringea causata da alterazioni del sofisticato meccanismo neuromuscolare di faringe e dello sfintere esofageo superiore;
- disfagia esofagea causata da qualsiasi patologia che interessa l’esofago.
Per approfondire: Le 7 fasi della deglutizione (volontarie ed involontarie)
Epidemiologia
La disfagia può comparire a ogni età, ma ha prevalenza particolarmente elevata nella popolazione anziana, ove si accompagna a un elevato tasso di morbilità e mortalità soprattutto nei soggetti “istituzionalizzati”, cioè inseriti in strutture a loro dedicate come case di riposo ed RSA (residenze sanitarie assistenziali). È stato stimato che il 20% degli anziani ricoverati in ospedale e il 50% degli anziani istituzionalizzati possono presentare disfagia. Ogni anno muoiono circa 1000 anziani per soffocamento da cibo e per complicanze respiratorie da aspirazione (polmonite ab ingestis).
Fattori di rischio nell’anziano
Il soggetto di età geriatrica presenta alcune condizioni che favoriscono la disfagia oro-faringea come pure l’aspirazione del bolo alimentare nelle vie aeree. Tra queste le più frequenti sono:
- l’incremento di grasso e di tessuto connettivo a livello della lingua con aumento di volume della stessa;
- l’edentulia (cioè la mancanza dei denti) con successiva atrofia del tessuto osseo alveolare;
- l’ipofunzione delle ghiandole salivari;
- l’ipotrofia dei muscoli masticatori;
- la diminuzione del tono muscolare esofageo con alterazione della peristalsi;
- la ridotta sensibilità faringea e sopraglottica con aumento della soglia del riflesso della tosse.
Cause di disfagia
La disfagia può trarre origine da una causa organica
o da una alterazione di tipo funzionale. Nelle seguenti tabelle riportiamo le varie possibili cause di disfagia oro-faringea ed esofagea.
Cause di disfagia oro-faringea:
- relative al sistema nervoso centrale:
– Accidenti cerebrovascolari
– Sclerosi multipla
– Morbo di Parkinson
– Demenza
– Sclerosi laterale amiotrofica
– Tumori del tronco encefalico - relative al sistema nervoso periferico:
– Poliomielite
– Neuropatie periferiche (diabete, alcool)
– Malattie della placca motrice
– Miastenia gravis - relative all’apparato muscolare:
– Distrofia muscolare
– Malattie metaboliche (tireotossicosi)
– Amiloidosi
– Polimiosite, dermatomiosite
– Lupus eritematoso sistemico - relative a patologie organiche:
– Flogosi (faringiti, ascessi, TBC, ecc.)
– Neoplasie (benigne, maligne)
– Membrane (Sindrome Plummer-Winson)
– Compressioni esterne (gozzo, osteofitosi cervicale, ecc.)
– Interventi chirurgici
– Radioterapia e chemioterapia
– Diverticoli
Cause di disfagia esofagea:
- relative a disturbi della motilità:
– Acalasia
– Spasmo esofageo diffuso
– Sclerodermia
– Diabete mellito
– Morbo di Parkinson
– Aperistalsi idiopatica
– Alterazioni da farmaci - relative a patologie organiche:
– Flogosi (esofagiti)
– Neoplasie
– Stenosi peptica
– Membrane esofagee
– Compressioni vascolari (disfagia aortica)
– Lesioni esofagee da farmaci
– Diverticoli.
La disfagia esofagea è spesso legata a cause organiche intrinseche (o estrinseche) all’esofago; la disfagia oro-faringea, pur essendo determinata in gran parte da patologia neurologica, presenta delle caratteristiche cliniche e radiologiche a volte di difficile definizione. Infatti, il preciso meccanismo fisiopatologico responsabile della disfagia in età anziana non è del tutto chiarito.
Alcuni studi hanno documentato, in età avanzata, un’aumentata stasi faringea dopo assunzione di cibo alimentare, la presenza di spasmo crico-faringeo, la presenza di difetti di coordinazione neuromuscolare durante la fase deglutitoria, una maggior durata del tempo di deglutizione e di apertura dello sfintere esofageo superiore.” Tuttavia gli studi condotti sull’argomento non di rado presentano risultati contrastanti e non definitivi.
Nell’anziano l’ictus rappresenta una delle più frequenti cause di disfagia oro-faringea, responsabile pertanto di elevata morbilità legata a malnutrizione e complicanze respiratorie. Una percentuale variabile dal 30 al 50% dei soggetti anziani colpiti da ictus
cerebrale presenta disfagia e l’incidenza della disfagia aumenta considerevolmente se la sede dell’ictus è il tronco encefalico. A seconda della sede encefalica di lesione, si possono riscontrare alterazioni di una specifica fase della deglutizione. Così le lesioni dell’emisfero sinistro influenzano maggiormente la fase orale, mentre le lesioni dell’emisfero destro influenzano prevalentemente la fase faringea della deglutizione, determinando più spesso aspirazione nelle vie aeree. Lesioni cerebrali bilaterali compromettono, naturalmente, in maniera più grave la deglutizione.
La disfagia è una complicanza frequente anche nei soggetti anziani affetti da demenza e morbo di Parkinson, i quali vedono compromessa sia la fase orale che faringea della deglutizione. Tali soggetti presentano tempi prolungati di deglutizione e più frequenti episodi di ab-inqestis.” Anche la somministrazione di farmaci può compromettere la deglutizione, e principalmente: le benzodiazepine e gli anticonvulsivanti in quanto riducono il livello di vigilanza e di attenzione; i neurolettici che possono determinare discinesie bucco-linguo-faringee; gli antidepressivi e gli anticolinergici che possono dare secchezza delle fauci; i corticosteroidi, gli ipolipemizzanti e la colchicina che possono indurre miopatie e pertanto interferire con il meccanismo fisiologico della deglutizione. Di seguito riportiamo il ruolo di alcuni farmaci nella disfagia:
- benzodiazepine ed anticonvulsivanti: riducono il livello di vigilanza e di attenzione;
- neurolettici: determinano discinesie bucco-linguo-faringee ed interferiscono con il meccanismo fisiologico della deglutizione;
- antidepressivi ed anticolinergici: provocano secchezza delle fauci;
- corticosteroidi, ipolipemizzanti e colchicina: possono indurre miopatie.
Un tipo particolare di disfagia che talvolta può riscontrarsi nei soggetti anziani è la disfagia aortica, disturbo dovuto alla compressione dell’esofago da parte di un grosso aneurisma dell’aorta toracica oppure fra l’aorta aterosclerotica posteriormente e il cuore anteriormente. Allo stesso modo, una disfagia “meccanica” talvolta può essere espressione, particolarmente in età anziana, di una severa osteofitosi di vertebra cervicale o di gozzo tiroideo di grosse dimensioni.
Continua la lettura con: Disfagia nell’anziano: sintomi, segni, diagnosi, esami, trattamento
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Lo Staff di Medicina OnLine
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