Con la terminologia “aborto spontaneo” si indica un’interruzione di gravidanza che avviene spontaneamente entro i primi 180 giorni di gravidanza. Nella maggioranza dei casi l’aborto spontaneo si verifica però nel corso del primo trimestre di gravidanza. È una condizione molto più diffusa di quanto si creda: si calcola infatti che possa interessare fino al 30% delle gravidanze. L’aborto spontaneo può essere “completo” (caratterizzato dall’espulsione spontanea totale dell’embrione o feto senza vita); oppure “incompleto” o “ritenuto” (quando la gravidanza è ancora parzialmente o completamente presente nella cavità uterina, ma non vi è attività cardiaca dell’embrione o feto).
Quali sono le cause dell’aborto spontaneo?
Molte e diverse sono le cause che possono provocare un aborto spontaneo.
Tra queste ricordiamo:
- anomalie cromosomiche (è sicuramente la causa più frequente di abortività spontanea. La frequenza aumenta con l’aumentare dell’età materna);
- malformazioni congenite (utero setto, unicorne ecc) o acquisite (polipi, fibromi) dell’utero;
- incontinenza cervicale (il collo uterino tende a dilatarsi in epoca molto precoce di gravidanza, anche in assenza di contrazioni, conducendo all’espulsione del feto);
- malattie autoimmuni o trombofiliche (in cui aumenti , cioè, la coagulazione del sangue);
- patologie infettive come toxoplasmosi, rosolia, infezione da citomegalovirus che possono contagiare il feto e causarne la sofferenze e poi la morte;
- infezioni vaginali non trattate;
- insufficienza del corpo luteo che non produce abbastanza progesterone, l’ormone che favorisce l’impianto e il mantenimento della gravidanza nel primo trimestre.
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Quali sono i sintomi dell’aborto spontaneo?
Come riconoscere tempestivamente un aborto spontaneo? Non sempre è possibile, esistono infatti aborti silenti, ossia privi di sintomi (in questo caso, la diagnosi è clinica, attraverso l’ecografia). In altri casi, invece, l’aborto si manifesta attraverso perdite ematiche o contrazioni uterine. I sintomi con cui si può presentare un aborto spontaneo possono essere molto diversi tra loro e variabili in rapporto alle diverse situazioni cliniche. Il sintomo più comune di un aborto spontaneo è comunque il sanguinamento vaginale improvviso e apparentemente senza cause, accompagnato o non dal dolore. Assieme al sangue, vari parti di tessuto o coaguli possono anche fuoriuscire dalla vagina. In alcuni casi può anche manifestarsi un malessere generale o una astenia (mancanza di forze).
Come prevenire un aborto spontaneo?
I trattamenti preventivi nei confronti dell’aborto spontaneo differiscono molto tra di loro a seconda della causa all’origine dell’aborto.
Il riposo è generalmente il primo e principale trattamento che viene consigliato in caso di minaccia d’aborto. – Una terapia preventiva a base di progesterone può essere efficace nei casi in cui si sospetti una insufficienza del corpo luteo. In caso di patologie autoimmuni (come la sindrome da antifosfolipidi) o in condizioni di eccessiva trombofilia, possono essere prescritti l’utilizzo di eparina o di acido acetil-salicilico. Nei casi di incompetenza cervicale verrà eseguito il cerchiaggio della cervice. È bene provvedere al trattamento di patologie come il diabete o a carico della tiroide già prima dell’inizio di una gravidanza.
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Diagnosi
Generalmente la diagnosi di aborto spontaneo si basa su:
- visita ginecologica;
- ecografia.
Possono essere prescritti anche:
- test di gravidanza;
- dosaggio plasmatico della frazione beta dell’ormone della gravidanza (HCG). L’HCG viene prodotto a partire dall’impianto in utero e aumenta costantemente fino al terzo mese di gravidanza. Le sue modificazioni sono utili per capire l’evolutività o meno di una gravidanza.
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Trattamenti
Diagnosticato un aborto spontaneo, le strade possibili sono generalmente due:
1) la terapia chirurgica: è il cosiddetto “raschiamento” mediante isterosuzione. In pratica, si procede all’aspirazione del materiale abortivo ritenuto in cavità uterina, mediante una cannula inserita attraverso il canale cervicale.
2) in alcuni casi si può decidere di attendere la spontanea espulsione del materiale abortivo dall’utero o facilitarne l’espulsione stessa tramite la somministrazione di farmaci che facilitino la contrazione uterina. Si parla in questo caso di “condotta di attesa”, che viene applicata soprattutto nei casi di aborto incompleto (più raramente nel caso degli aborti interni), e soprattutto se l’aborto è avvenuto nelle settimane iniziali di gravidanza.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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