Morire per una puntura di vespa: capire cos’è uno shock anafilattico può salvarti la vita

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO VESPA INSETTISuccede molto spesso purtroppo, specialmente durante i mesi caldi dell’anno: da Nord a Sud, sono numerosi in Italia i casi in cui basta la puntura di una vespa o di un calabrone per provocare in chi è stato punto uno shock anafilattico, cioè una reazione allergica di intensità tale da poter causare la morte.
L’ultimo episodio in provincia di Torino, a Coazze, dove un uomo di 53 anni è morto all’ospedale San Luigi di Orbassano dove era ricoverato dopo essere stato punto da una vespa. L’uomo si stava recando al lavoro in bicicletta quando l’insetto lo ha punto. Ricoverato in ospedale, è morto due giorni dopo.
Nonostante l’intervento dei medici, lo shock anafilattico provocatogli da quella puntura gli è stato fatale.

In cosa consiste lo shock anafilattico?

L’anafilassi è definita come «una grave reazione allergica a rapida comparsa e che può causare la morte». Nelle forme più gravi di anafilassi, si parla di «shock anafilattico». L’anafilassi è causata da una particolare forma di ipersensibilità, comunemente detta “allergia”, verso una sostanza antigenica (detta allergene). Le cause più comuni comprendono punture di insetti, alimenti e farmaci. In genere si presenta con una serie di manifestazioni cliniche tra cui prurito, angioedema (gonfiore) della faccia e della gola, rapido calo della pressione arteriosa sistemica. A livello fisiopatologico, l’anafilassi è una reazione di ipersensibilità del I tipo, dovuta al rilascio di mediatori da parte di alcuni tipi di globuli bianchi attivati da meccanismi immunitari e no. Viene diagnosticata sulla base dei sintomi e dei segni che si presentano. L’esposizione alla sostanza può avvenire per inalazione, ingestione, contatto o inoculazione dell’allergene. La reazione di anafilassi propriamente detta avviene nei confronti di un antigene con cui il soggetto è già entrato in contatto precedentemente. Attualmente, l’anafilassi provoca ogni anno 500-1 000 decessi (2,4 casi per milione di persone) negli Stati Uniti, 20 nel Regno Unito (0,33 per milione) e 15 in Australia (0,64 per milione). I tassi di mortalità sono diminuiti tra il 1970 e il 2000. In Australia la morte indotta dall’anafilassi dovuta a sostanze alimentari si verifica soprattutto nelle donne, mentre i decessi causati da punture di insetti si verificano soprattutto nei maschi. Comunemente i casi a prognosi infausta sono però provocati da assunzione di farmaci. Aneddoticamente è anche un metodo di suicidio, per esempio con penicillina o pesce. Il meccanismo e la sintomatologia dello shock anafilattico sono causati dalle immunoglobuline E (IgE) e da altre anafilatossine che inducono la liberazione di grandi quantità di istamina e di altre sostanze.

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Cause

L’anafilassi può verificarsi come risposta a quasi tutte le sostanze estranee che entrano in contatto con l’organismo. Tra le cause più comuni vi sono le punture di insetti (come le api), l’assunzione di alcuni alimenti o di farmaci. Gli alimenti sono la causa di anafilassi più comune per bambini e adulti, mentre le punture di insetti e i farmaci risultano esserlo per la popolazione anziana. Cause meno frequenti includono anche fattori fisici, agenti biologici come sperma, lattice, variazioni ormonali, additivi alimentari come il glutammato monosodico, coloranti alimentari e farmaci topici. Fattori fisici, come l’attività fisica (nella cosiddetta “anafilassi indotta dall’esercizio”) o variazioni di temperatura (sia verso il caldo sia verso il freddo) possono inoltre agire come innesco attraverso i loro effetti diretti sui mastociti. Gli eventi scatenati dall’attività fisica sono però frequentemente associati all’ingestione di alcuni alimenti. Anestesia, somministrazione di farmaci miorilassanti o antibiotici e utilizzo di presidi in lattice sembrano essere le cause più comuni di reazione anafilattica. Nel 32%-50% dei casi, la causa scatenante rimane sconosciuta e la condizione viene denominata «anafilassi idiopatica».

Leggi anche: Cos’è l’adrenalina ed a cosa serve?

Fattori di rischio

Persone affette da malattie atopiche come l’asma, l’eczema o la rinite allergica sono ad alto rischio di reazioni anafilattiche da alimenti, dal lattice, dai farmaci e dalle punture d’insetto. In uno studio svolto su un campione di bambini, il 60% aveva una storia di precedenti malattie atopiche e tra i decessi di ogni età, oltre il 90% presentava una storia di asma. Pazienti con mastocitosi o con uno status socio-economico più elevato sono maggiormente a rischio. Maggiore è il tempo trascorso dall’ultima esposizione all’allergene, minore è il rischio.

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Tempo di insorgenza dei sintomi

La comparsa dei sintomi tipici dello shock anafilattico è estremamente variabile, a tal proposito leggi: Puntura di vespa: dopo quanto tempo si verifica lo shock anafilattico?

Sintomi e segni

L’anafilassi si presenta tipicamente con molti sintomi diversi che emergono in pochi minuti o nelle ore successive al contatto, con un esordio medio da 5 a 30 minuti se l’esposizione è per via endovenosa e 2 ore per i prodotti alimentari. Le aree più comunemente colpite sono: pelle (80-90%), vie respiratorie (70%), apparato gastrointestinale (30-45%), cuore e vasi (10-45%), sistema nervoso centrale (10-15%). Possono essere coinvolti anche più apparati contemporaneamente.

Pelle
Tra i segni e i sintomi tipici si annoverano: orticaria generalizzata, prurito, rossore o gonfiore delle labbra. I pazienti che sperimentano gonfiore o angioedema descrivono una sensazione di bruciore della pelle, o di prurito. Il gonfiore della lingua o della gola si verifica in un massimo di circa il 20% dei casi. Altre possibili manifestazioni sono la rinorrea e il gonfiore della congiuntiva. Se l’edema coinvolge le alte o basse vie respiratorie, la pelle può anche assumere colore bluastro (cianosi) a causa della mancanza di ossigeno (ipossiemia).

Apparato respiratorio
Nell’anafilassi possono presentarsi alcuni segni e sintomi respiratori, tra cui la mancanza di fiato, attacchi d’asma, la presenza all’auscultazione di sibili o stridore. I sibili sono di solito dovuti a spasmi della muscolatura bronchiale mentre lo stridore è legato a ostruzione delle vie aeree superiori dovuto a un importante stato infiammatorio o, nei casi più gravi, ad angioedema. Possono inoltre verificarsi raucedine e dolore in seguito a deglutizione o a colpi di tosse.

Cuore e apparato circolatorio
Nei pazienti colpiti può verificarsi uno spasmo coronarico con conseguenti possibili infarto del miocardio, aritmie o arresto cardiaco. I pazienti che hanno precedenti di malattia coronarica hanno un maggior rischio che l’episodio anafilattico possa colpire il cuore. Lo spasmo coronarico è legato alla presenza di istamina rilasciata dalle cellule nel cuore. L’instaurarsi di una tachicardia è frequente per via dell’abbassamento della pressione del sangue (ipotensione); un riflesso di Bezold-Jarisch è stato descritto nel 10% dei casi: questo comporta un rallentamento del battito cardiaco (bradicardia) con bassa pressione sanguigna. Il calo della pressione arteriosa o shock (sia distributivo sia cardiogeno) può provocare la sensazione di stordimento o portare alla perdita di coscienza. Raramente l’abbassamento della pressione arteriosa può essere l’unico segno di anafilassi.

Altri effetti
Le manifestazioni gastrointestinali possono includere crampi addominali, diarrea e vomito. Sono inoltre possibili confusione, perdita di controllo della vescica o dolore pelvico simile a crampi. La dilatazione dei vasi sanguigni del cervello può provocare mal di testa. Alcuni soggetti colpiti da anafilassi hanno inoltre descritto una sensazione di ansia variabile fino al senso di “morte imminente” probabilmente dovuti alle difficoltà respiratorie.

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Prognosi

La prognosi è tanto più grave quanto più breve è il tempo che passa tra l’esposizione all’allergene e la comparsa dello shock anafilattico. Se non si interviene rapidamente, il paziente può morire.

Terapie

L’anafilassi è un’emergenza medica che può richiedere misure rianimatorie, quali la gestione delle vie aeree, la somministrazione di ossigeno e di grandi volumi di fluidi per via endovenosa e uno stretto monitoraggio delle condizioni del paziente. La somministrazione di adrenalina, con l’aggiunta di antistaminici e steroidi come adiuvanti, è il trattamento di scelta in caso di condizioni critiche. Un periodo di osservazione in ospedale, che può variare dalle 2 alle 24 ore, è raccomandato per le persone che hanno superato la crisi, per la possibilità che i sintomi si ripresentino anche senza esposizione all’allergene (anafilassi bifasica).

Cosa fare e cosa NON fare se si sospetta uno shock anafilattico?

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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