Un film di Denis Villeneuve. Con Jake Gyllenhaal, Mélanie Laurent, Isabella Rossellini, Sarah Gadon, Stephen R. Hart. Thriller psicologico, durata 90 min. – Canada, Spagna 2013
Trama senza spoiler
Un inquieto ed insignificante insegnate di storia si imbatte nel suo perfetto doppione, notato casualmente nel ruolo di comparsa in un film. Dopo essersi incontrati, le vite di entrambi si avviano verso un tortuoso e terrificante incubo.
Recensione senza spoiler
Ciò che avviene per il resto del film è abbastanza enigmatico e di non facile interpretazione. Come se non bastasse, l’ultima scena arriva come un fulmine a ciel sereno: definito come “the scariest ending of any movie ever made”, il finale è di certo uno dei più grandi shock cinematografici di sempre. Non parlo del classico colpo di scena in cui, con una spiegazione sorprendente, si risolve il mistero, anzi. La situazione si complica ulteriormente, lasciando il pubblico in balia di uno dei più criptici ed inquietanti enigmi di sempre. Premetto che non si tratta di un giallo, piuttosto di un thriller psicologico: non ci sono assassini o omicidi, qui il mistero è tutto mentale. Seguendo la scia di Cronenberg, Lynch e perfino Kubrick (la scena iniziale richiama Eyes Wide Shut), Denis Villeneuve torna alla regia dopo l’acclamato “Prisoners” realizzando un film dalle tinte seppia, molto fosche e buie (sopratutto negli interni). Girato in una Toronto spettrale e solitaria (spesso immersa nella nebbia), Enemy vanta un’atmosfera angosciante e onirica di prima categoria, sostenuta da una regia davvero eccellente e da una colonna sonora sempre pronta a mantenere viva la tensione.
Nonostante il film tragga grande giovamento dalle performance di Isabella Rossellini (una delle muse di Lynch), Sarah Gadon (una delle muse di Cronenberg) e Melanie Laurent, quella che si fa davvero notare è la versatile ed indiscutibile bravura recitativa di Jake Gyllenhaal, interprete dei due antitetici personaggi principali di Adam e Anthony.
Spiegazione con spoiler
Prima di tornare al finale, è indispensabile parlare del rapporto tra i due protagonisti: quello che è sicuro (gli indizi seminati sono parecchi) è che si tratti della stessa persona. Uno dei due è la proiezione mentale dell’altro, ma quale sia “reale” e quale sia la proiezione è difficile da capire. Lo sdoppiamento psicotico da cui è affetto il personaggio di Adam/Anthony è un prodotto naturale della sua indole repressa.
Gran parte delle scene del film avvengono in realtà nel subconscio del protagonista: gli sporadici confronti tra Adam e Anthony sono da interpretare come “guerre” tra le due fazioni in cui è divisa la sua personalità (eco freudiana della teoria dell’Io, Super-Io ed Es). L’intera pellicola può essere vista come la battaglia mentale di un individuo in lotta con il suo “lato oscuro” (col suo “nemico” da cui il titolo del film), al fine di responsabilizzarsi verso gli obblighi sociali che gli spettano (la fedeltà alla moglie e i doveri di futuro padre). L’ultima scena conferma l’importanza simbolica del “ragno”, elemento ricorrente in tutto il film: lo vediamo uscire dal piatto d’argento nella sequenza iniziale, la donna nuda con la testa da ragno nell’incubo del protagonista Adam, il mastodontico aracnide che sovrasta la città, i cavi elettrici del tram e il vetro della macchina dopo l’incidente paragonati a ragnatele. E la tarantola alla fine.
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La teoria dei ragni reali
In parecchi sono dell’idea che i ragni siano effettivamente reali e non frutto dell’immaginazione contorta dei due protagonisti. Essendo l’uomo moderno distratto dal sesso e dalle pulsioni erotiche, gli aracnidi avrebbero sfruttato questa noncuranza per agire indisturbati, pianificando una silenziosa “invasione ultracorporea” che si realizza pienamente nella scena finale. Nonostante trovi solide fondamenta sul discorso che Adam tiene in classe riguardo ai totalitarismi nell’era antica, basati su un controllo delle menti instaurato tramite il famoso “panem et circensem” (che nell’era moderna è il proprio il sesso), questa prima teoria risulta troppo pretenziosa e fantascientifica, nonostante debba ammettere che riserva un certo fascino.
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Ragni come metafora del controllo sociale
Un’altra interpretazione (con cui mi trovo in sintonia perché decisamente più plausibile) è quella allegorica: la presenza dei ragni è la metafora del totalitarismo che a cui è soggetto l’individuo moderno, intrappolato in una ragnatela inconscia di ossessioni e frustrazioni. Non abbiamo aracnidi reali, bensì simboli psicanalitici desunti dagli incubi/visioni di Adam. Sia quest’ultimo che Anthony, il suo doppio, vivono un’esistenza frustata, soggetti ad un eccessivo controllo di loro stessi che li porta a voler evadere dalla routine: Adam sogna di fare l’attore (attenzione a questo particolare e alla scena con la Rossellini) perché lo annoia la vita da insegnante, Anthony persegue l’adulterio perché si sente oppresso dal matrimonio e terrorizzato dall’idea di avere una famiglia. I ruoli generalmente imposti dalla società in cui i due protagonisti sono confinati (marito, padre, lavoratore statale), vengono avvertiti come una sorta di violenza operata nei confronti di loro stessi.
Donne come ragni
A questo punto viene lecito chiedersi: se i ragni esprimono l’idea della tirannia del subconscio, chi è il vero tiranno? Chi tesse la ragnatela? La risposta è una sola: le donne, ecco cosa rappresentano davvero i ragni. Il protagonista teme la figura femminile, non riesce a stabilire con lei un rapporto intimo che sia fedele o duraturo e punisce se stesso per questo. La donna intrappola il protagonista nella ragnatela del matrimonio, della fedeltà, della paternità ma il personaggio di Adam/Anthony non è in grado di sostenere la responsabilità di tali obblighi. Dopo l’apparente riconciliazione finale, Adam trova la chiave che apre la porta del sex club (luogo di tentazione per eccellenza) in cui Anthony era stato all’inizio, manifestando il desiderio di volerci tornare lasciando di nuovo la moglie sola a casa. La donna non risponde, Adam entra nella stanza di lei è il ragno che gli impedisce il tradimento. Ciò non solo da conferma alla suddetta interpretazione della figura del ragno, ma spiega anche un’affermazione di Adam durante la lezione di storia: i totalitarismi sono un circolo che si ripete di continuo. Trovando la chiave, Adam ricade nel baratro della tentazione da cui credeva di essersi salvato sconfiggendo il suo “lato oscuro”. Ma a questo punto ci potremmo chiedere: il vero “nemico” del titolo è il lato oscuro dell’uomo o è la donna?
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Spiegazione in sintesi
Quello che avete visto è una trasposizione allegorica di ciò che avviene nella psiche di Adam. Non sta avvenendo veramente. Adam Bell è un docente di storia, vive da solo, ha una ragazza di nome Mary con cui ha una storia non stabile. In passato ha provato a fare l’attore, qualche comparsata in commedie da quattro soldi, nulla più. Si faceva chiamare David Saint Claire, ma il suo vero nome era Anthony. Adam ed Anthony sono la stessa persona. Anthony è il passato di Adam. Un passato rimosso che ritorna. Anthony aveva una moglie di nome Hellen, in attesa di un figlio. La tradiva partecipando a degli strani incontri orgiastici. Adam ritrova Anthony grazie ad una battuta del collega che lo invita a vedere un film in cui lui ha recitato da comparsa. Adam all’inizio è curioso, poi capisce che Anthony è la versione di sé del passato, quella vitale, libera, egocentrica, e decide di fuggire, si rende conto che è stato un errore rievocarla. Tuttavia Anthony vive dentro Adam, è una parte importante di sé, pertanto non sarà così facile farla tornare indietro. Anthony chiede ad Adam una notte di sesso con Mary, poi sparirà per sempre dalla sua vita. Adam invece si concede un ritorno nel passato, un modo per rivedere Hellen e chiederle scusa per il modo in cui ha fatto finire il loro matrimonio. In mezzo a tutto ciò vediamo ragni. Ragni all’inizio, ragni sul cielo di Toronto, ragni nel finale. I ragni rappresentano il controllo della società sugli esseri umani, che sono simboleggiate dalle donne e dal matrimonio. Nella scena iniziale Anthony/Adam vede una prostituta che schiaccia un ragno, è il segno che in quel momento la sua vitalità e la sua voglia di evadere da una vita piatta sta prendendo il sopravvento sul conformismo sociale. Un grande ragno nel cielo dimostra che il controllo agisce in maniera globale oltre che privato. Alla fine lo scambio di ruoli ha un esito tragico: Anthony, l’Adam del passato, ha una brusca lite con Mary che termina in un incidente stradale, in cui presumibilmente entrambi perdono la vita. Adam invece riesce a farsi perdonare da Hellen, la quale gli chiede di restare così, di restare con lei in quella sua versione, pacifica, controllata, conforme. Adam accetta, è tornato indietro nel tempo e decide di dedicarsi a Hellen, per una notte. La mattina seguente, al risveglio, trova l’invito per una di quelle feste orgiastiche a cui prendeva parte in passato. Avvisa Hellen che quella sera uscirà, deciso a partecipare ancora a quegli strani rituali a base di sesso. Hellen non risponde. Adam torna in camera e scopre che è diventata un ragno. Questo significa che Adam non è mai cambiato. Adam diventa Anthony, cioè un uomo infedele, instabile, bugiardo, nel momento in cui si trova sotto il controllo, il “ragno”, di una vita coniugale che lo annoia. Hellen, personificazione del matrimonio, è il ragno da cui Adam prova a fuggire, tornando ad essere Anthony, finalmente libero da vincoli.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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