James Bond? Nella realtà sarebbe un alcolista cirrotico ed impotente

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Altro che affascinante e tenebroso: James Bond nella realtà sarebbe un alcolista cirrotico impotente ed anche un po’ stupido!

Tutti conoscono queste tre parole: “Bond, James Bond”. E’ la famosa presentazione con charme della spia più famosa dei romanzi e del cinema: l’agente 007. Ma se invece che un personaggio inventato fosse una persona in carne ed ossa, le parole gli uscirebbero di bocca un po’ distorte: qualcosa come “Booond, Jaaames Booond”, strascicando le vocali come capita a chi ha bevuto troppo ed è ubriaco. «Probabilmente malato di cirrosi epatica, destinato a morire intorno ai 50 anni e certamente incapace di compiere le imprese che gli vengono attribuite, dal punto di vista fisico, mentale e in effetti anche sessuale»: questa è l’amara diagnosi fornita da un gruppo di specialisti sull’ultimo numero del British Medical Journal: lo studio – ironico fin dal titolo – lo potete trovare a questo link: Were James Bond’s drinks shaken because of alcohol induced tremor? (cioè ” i drinks di James Bond erano agitati a causa dei tremori indotti dall’alcol?”).

Playboy? No, impotente

Nessun vero agente segreto, diciamo pure nessun uomo, potrebbe disinnescare una bomba atomica, seminare il nemico a bordo di un’Aston Martin, centrare ogni bersaglio con la pistola, dopo avere ingurgitato una quantità d’alcol simile alla sua, affermano gli studiosi. Quanto alle “Bond girls”, le meravigliose ragazze con cui il nostro Bond trascorre puntualmente focose notti, concludono i colleghi, è probabile che al massimo gli sarebbero servite per farsi rimboccare le coperte, perché nel suo stupore etilico sarebbe incapace di combinare alcunché sotto le lenzuola, tranne dormire. Senza contare che l’abuso di alcol e sigarette determina un alto rischio di sviluppare la disfunzione erettile.

Agente 007 o ubriacone?

I medici delle Midlands autori del rapporto si sono letti per filo e per segno tutti e 14 i romanzi di Ian Fleming, segnandosi ogni drink buttato giù dal protagonista. Alla fine è uscito un calcolo impressionante: Bond beve una media di 92 unità alcoliche alla settimana, quattro volte la dose raccomandata dal National Health Service, ed è possibile che quando ce la mette tutta arrivi a 130 unità. Per avere un termine di paragone, è come ingollare mezza bottiglia di vodka al giorno, tutti i giorni, o trenta bicchieri di vino alla settimana. «Un alcolizzato cronico», lo definiscono i dottori.

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Il nostro James è un pistolero sopraffino ma nella realtà non farebbe centro neanche ad un metro di distanza, a causa dei tremori indotti dall’alcolismo cronico. Non c’è da meravigliarsi che, secondo una frase diventata celebre, preferisca sempre il suo Martini “shaken, not stirred”, agitato, non mescolato: nella vita reale la mano gli tremerebbe così tanto che di certo gli verrebbe molto agevole agitare i propri drink. «I comportamenti che gli vengono attribuiti non sono consistenti con le sue reali condizioni», conclude il rapporto. Taglia corto il Sun, tabloid popolare e impertinente: “James Bond, un ubriacone impotente”.

Ubriaca la penna, ubriaco il protagonista

Conoscendo le “abitudini” della penna che lo ha creato, non c’è da sorprendersi che 007 sia così dipendente dall’alcol, insinua il British Medical Journal: «Ian Fleming morì a 56 anni di disturbi cardiaci dopo una vita di notori eccessi di alcolici e tabacco. Si potrebbe prevedere un’analoga aspettativa di vita per Bond». I tempi in cui Fleming concepì la fortunata serie di 007, naturalmente, erano diversi dai nostri: non che negli anni ’50-’60 si bevesse necessariamente di più di oggi, ma certo con meno consapevolezza dei danni che l’alcol può causare alla salute. L’idea di studiare il grado di alcolismo di un personaggio della fantasia non è una stravaganza: ha appunto lo scopo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sui pericoli per chi beve troppo. Se vedete James Bond al cinema che fa polpette dei cattivi di turno, compie acrobazie in auto ed è un seduttore implacabile a letto, pur avendo sempre  un Martini in mano, provate a immaginarlo come un fallimento su tutta la linea e magari starete più attenti quando andate al pub il sabato sera. Chissà se nei prossimi film su 007, tenendo conto di un simile monito, il regista gli metterà in mano una Coca Cola Zero ed una sigaretta elettronica!

DI ENRICO FRANCESCHINI FONTE LA REPUBBLICA

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