Osteogenesi imperfetta: la malattia delle ossa di cristallo

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Michel Petrucciani, è stato un pianista francese fra i più apprezzati di tutti i tempi nel genere jazz. Malato fin dalla nascita di osteogenesi imperfetta.

L’osteogenesi imperfetta è una malattia genetica a trasmissione autosomica dominante per anomalie nella sintesi del collagene tipo I per mutazione dei geni Col1A1 e 2. Crea problemi a carico dello scheletro, delle articolazioni, degli occhi, delle orecchie, della cute e dei denti. I fenotipi più gravi o letali sono la conseguenza di difetti genetici, che determinano molecole anomale di collagene che non riescono a formare la tripla elica.

Epidemiologia

La malattia colpisce in eguali proporzioni maschi e femmine, con incidenza compresa fra 1/20 000 e 1/50 000 nati vivi.

Cause

L’origine è riconducibile prevalentemente a fattori ereditari. Tuttavia, come può avvenire nelle altre malattie genetiche, l’insorgenza di una mutazione negli alleli coinvolti a partire da copie del gene non mutate nei genitori, può determinare la comparsa dell’osteogenesi imperfetta nei figli di genitori sani. Un genitore affetto ha invece il 50% di probabilità di trasmettere la malattia ai figli.

Sintomi, segni e classificazione

Clinicamente manifesta fragilità ossea ed è conosciuta anche come Malattia di Lobstein (tipo I), Sindrome di Vrolik (tipo II), Sindrome di van der HoeveSindrome di Eddowes.

Attualmente se ne conoscono otto tipi varianti a diversa gravità; i quattro tipi storicamente noti sono:

  • Tipo III: fratture alla nascita, ritardo di accrescimento nel 50%, fratture ossee; cifosi e scoliosi con iperestensibilità articolare, sclere bluastre e perdita dell’udito sia a difetto neuro-sensoriale che a causa di anomalie ossee dell’orecchio medio e interno. In certi casi si associa a dentinogenesi imperfetta.
  • Tipo II: è costantemente fatale durante la vita intrauterina o nel periodo perinatale. Accentuatissima fragilità ossea con fratture multiple che si manifestano quando il feto è ancora in utero. Finora c’è un solo caso documentato di bambino sopravvissuto al parto.
  • Tipo IV: malformazioni progressive degli arti e cifoscoliosi, sclere blu, bassa statura, possibile perdita dell’udito, dentinogenesi imperfetta comune.
  • Tipo I: la forma clinicamente meno grave, con statura normale o poco ridotta, fragilità ossea lieve o moderata, fratture postnatali, sclere normali, udito normale, deformità variabili. In certi casi si associa a dentinogenesi imperfetta.

Terapia

Non c’è una cura definitiva per la patologia, ma la terapia con bifosfonati ha dimostrato di migliorare la mobilità e la densità ossea, riducendo il dolore e l’incidenza delle fratture, anche se studi clinici hanno riportato risultati diversi in base al bifosfonato utilizzato e alla via di somministrazione.L’unica molecola autorizzata in Italia dall’AIFA, è il Neridronato. In Italia si può usufruire di una clinica a Roma specializzata alla cura secondo una via preferenziale nel policlinico Umberto I

Curiosità

Nel film Unbreakable – Il predestinato di M. Night Shyamalan (2000), l’antagonista, interpretato dall’attore Samuel L. Jackson, soffre proprio di questa rara malattia. Nel film Il favoloso mondo di Amélie di Jean-Pierre Jeunet (2001), Raymond Dufayel (Serge Merlin), “l’uomo di vetro”, soffre di questa malattia.

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Fibrodisplasia ossificante progressiva: la malattia che trasforma il tuo corpo in una pietra

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO OSPEDALE ANAMNESI ESAME FONENDOSCOPIOFelice come lo sono i bambini di quattro anni, Sophie è apparentemente una bambina come tutte le altre. A colazione, le canzonette per bambini si mescolano al profumo della cioccolata. Ma Sophie non riesce a girare la testa, non può più alzare le braccia: i suoi muscoli si stanno gradualmente trasformando in ossa. Tutti gli stati Uniti si sono commossi di fronte a questa storia che, tuttavia, non rappresenta per nulla un caso unico. Proprio come lei, sono 2.500 le persone al mondo affette da questa malattia genetica rarissima chiamata fibrodisplasia ossificante progressiva (FOP) o miosite ossificante progressiva congenita, anche detta malattia di Münchmeyer, più comunemente nota col nome inquietante di “malattia dell’uomo di pietra“. Nonostante le descrizioni dei primi sintomi della malattia dell’uomo di pietra risalgano al XVII secolo, nessuna ricerca condotta a quel tempo aveva permesso di risalirne alle cause. Tuttavia, si è riusciti a sopperire alla mancanza di mezzi di ricerca grazie alla perseveranza di alcuni studiosi, tutti decisi a raccogliere questa sfida contro questa dolorosa malattia: è grazie a questi ricercatori che ora sappiamo qualcosa di più sulla fibrodisplasia ossificante progressiva.

Una formazione anarchica delle ossa

Comparendo generalmente nell’infanzia, la malattia è caratterizzata da un’ossificazione anormale dei muscoli, che sopraggiunge nel corso di episodi dolorosi. “Come suggerisce il nome, si tratta di una malattia che progredisce in concomitanza con episodi infiammatori locali. Partendo dalla regione cervicale, si diffonde progressivamente alla colonna vertebrale e ai muscoli scheletrici. È possibile sospettare la presenza della malattia nel caso di malformazione dell’alluce, che appare più piccolo e curvo”, precisa la Dr.ssa Martine Le Merrer, specialista della malattia presso l’ospedale infantile Necker di Parigi. Le ossa “soprannumerarie” si formano nello stesso in modo in cui si genera un osso dopo una frattura. Qualsiasi tentativo di estrarre il nuovo osso comporterà la formazione di uno nuovo ancora più robusto. “Ragione per cui è necessario limitare il più possibile qualunque biopsia o qualsiasi intervento chirurgico. Perfino una semplice vaccinazione può causare problemi nei soggetti colpiti dalla malattia”, sostiene la Dr.ssa Le Merrer.

Anche i muscoli sono coinvolti

Associata a malformazioni ossee di diversa natura, in casi estremi la malattia può arrivare a colpire i muscoli, eccetto i muscoli della lingua, della faringe, del diaframma, degli sfinteri e il muscolo cardiaco. Benché questa malattia non possa causare la morte, l’immobilizzazione o la perforazione di un polmone, in seguito alla crescita di un nuovo osso, può rivelarsi purtroppo fatale.

Diagnosi

La diagnosi della FOP si basa sull’esame clinico. Le semplici radiografie possono evidenziare le anomalie minori degli alluci e la presenza di ossificazione eterotopica e i test genetici consentono di confermare la diagnosi. La diagnosi differenziale si pone con l’eteroplasia ossea progressiva, l’osteosarcoma, il linfedema, il sarcoma dei tessuti molli, i tumori desmoidi (si vedano questi termini), la fibromatosi aggressiva giovanile e l’ossificazione eterotopica non ereditaria (acquisita).

La causa è genetica

La patologia nella variante classica è dovuta alla mutazione del gene ACVR1 (ALK2), che codifica per il recettore dell’activina A tipo 1/activina-like chinasi 2, un recettore tipo 1 delle proteine morfogenetiche dell’osso (BMP). I pazienti affetti dalla FOP atipica presentano anche mutazioni missenso eterozigoti del gene ACVR1 negli aminoacidi evolutivamente conservati.

Può essere passata ai figli?

La maggior parte dei casi di FOP sono il risultato di una mutazione spontanea ex novo. La trasmissione genetica è autosomica dominante e può essere ereditata da entrambi i genitori.  Se un genitore ha FOP, la probabilità che un bambino erediti FOP è del 50 per cento. La gravidanza è possibile per donne affette da fibrodisplasia ossificante progressiva, ma i rischi sono potenzialmente letali sia per la madre che per il bambino. Non sono disponibili test prenatali né esiste un trattamento definitivo per questa patologia.

Cure palliative e prevenzione

La somministrazione di corticosteroidi ad alto dosaggio per 4 giorni, iniziata entro le prime 24 ore successive alla riacutizzazione, può ridurre l’infiammazione acuta e l’edema tissutale osservati nei primi stadi della malattia. La prevenzione si attua con l’utilizzo di misure volte a ridurre le cadute e gli urti in casa, ad impedire il declino respiratorio (spirometria incentiva) e le infezioni virali. L’attesa di vita media è circa di 40 anni e la maggior parte dei pazienti è costretta in sedia a rotelle intorno ai 20 anni. La causa di morte più tipica è la sindrome da insufficienza toracica. In Italia si occupa di questa rara patologia l’associazione F.O.P. Onlus, costituita da genitori e parenti di persone, principalmente bambini, malati di F.O.P.

Dei composti promettenti individuati in uno squalo e in una rana

Una terapia definitiva ancora purtroppo non esiste, tuttavia gli studi continuano. È nelle profondità oceaniche che potrebbe trovarsi una risposta: fu infatti nel pescecane che il Prof. Zasloff dell’Università della Pennsylvania (Stati Uniti) scoprì una proteina assai promettente. Lo scheletro degli squali è costituito interamente da cartilagine. L’assenza di ossa deriva da una limitata irrorazione sanguigna che impedisce alla cartilagine di diventare osso. Nel fegato di questo predatore marino, lo studioso scoprì una nuovissima sostanza in grado di bloccare lo sviluppo dei vasi sanguigni. Il farmaco che si ottenne, lo Squalene, è da ormai molti anni oggetto di sperimentazioni terapeutiche. Un altro composto in grado di limitare la formazione di ossa è stato ritrovato nell’embrione di una rana africana dal Prof. Harland, biologo molecolare presso l’Università della California. Questa proteina, nota come Noggin e scoperta nel 1996, svela poco alla volta i suoi segreti. È attualmente oggetto di numerosi progetti di ricerca. Per il momento resta il fatto che le persone colpite da FOP devono fare i conti ogni giorno con questa malattia le cui cure non permettono ancora di fermare la progressione.
Il mio pensiero oggi è tutto per loro.

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Convivere con la lipodistrofia: avere 16 anni e dimostrarne 60

Difficile da credere eppure questa donna ha in realtà 16 anni

Difficile da credere eppure questa donna ha in realtà 16 anni

Zara Hartshorn è una ragazza inglese di Rotherharm, nel South Yorkshire, che anagraficamente ha 16 anni ma in realtà ne dimostra molto di più.

La ragazza risulta affetta da una rara patologia che si chiama lipodistrofia che la condanna all’aspetto di una donna di circa 60 anni. Si tratta di una patologia da cui sono affette circa 2000 persone in tutto il mondo, che la ragazza ha ereditato dalla madre Tracy e di cui soffrono anche i suoi fratelli, anche se in misura minore. Zara vive con disagio il rapporto col suo aspetto fisico che non esprime la delicatezza e lo sboccio ancora acerbo della bellezza in una ragazzina della sua età.

La ragazza ha patito anche le continue prese in giro e le battutine da parte dei suoi coetanei, e gli sguardi insistenti e incuriositi della gente che l’incrociavano per strada.

Un famoso chirurgo americano però dopo essere venuto a conoscenza del suo caso, si è offerto di operarla gratuitamente sottoponendola a un intervento di lifting all’avanguardia.

L’aspetto della ragazza è così ringiovanito, anche se l’intrervento non è definitivo perché Zara continuerà ad invecchiare, però ha acquistato maggiore fiducia nella vita e si è anche fidanzata. Insomma ha tratto notevole giovamento da questo intervento.

Questo è uno di quei casi che mi rende orgoglioso di occuparmi di medicina e chirurgia estetica: non per stravolgere i volti o i corpi delle persone, ma per curare quei difetti estetici che creano vero disagio nei miei pazienti.

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