Quando dico che, dal punto di vista farmacologico, fumare non è poi così distante dall’assumere droghe come eroina, cocaina o LSD, molti rimangono scandalizzati, specie se sono fumatori. Alcune persone obiettano che il tabagismo non dovrebbe in nessun caso essere posto sullo stesso piano di quelle che vengono considerate normalmente come delle vere e proprie sindromi degradanti, come quelle che possiamo osservare in un eroinomane di lunga data. Contrariamente a questa opinione, tuttavia, la dipendenza da nicotina è altrettanto potente e mortale di altre droghe, anzi di più: basti considerare che ogni anno il numero dei morti prematuramente a causa del fumo di sigaretta è superiore a quello del totale delle morti attribuibili a tutte le altre forme di dipendenza sommate insieme.
I requisiti di una tossicodipendenza: astinenza e assuefazione
Sino a neanche troppi anni fa, l’idea che la nicotina potesse essere una fonte di dipendenza fisiologica e che quindi il fumatore rientrasse a tutti gli effetti nella definizione di tossicodipendente, era molto controversa nella comunità medica internazionale. Perché una sostanza possa essere considerata come fonte di dipendenza, essa deve rispondere a certi requisiti, in particolare deve avere:
- la capacità di indurre astinenza qualora la sostanza manchi;
- la capacità di indurre assuefazione;
- la capacità di indurre comportamenti anomali qualora la sostanza manchi.
Vediamo ogni punto singolarmente per capire se fumare le sigarette e quindi assumere nicotina possa effettivamente essere considerato una tossicodipendenza. Innanzitutto la sostanza deve essere capace di indurre uno stato di astinenza fisica quando essa cessa di essere assunta. La sigaretta ne è capace? Certo: la sindrome di astinenza da nicotina è senza dubbio ben documentata. In secondo luogo, si deve generalmente sviluppare un’assuefazione, vale a dire che sono necessarie dosi via via crescenti per ottenere gli stessi effetti desiderati. I fumatori sperimentano questo fenomeno nella misura in cui il loro consumo di sigarette si incrementa con gradualità da quello che probabilmente era stato un uso sporadico di una o due sigarette al giorno, sino alla necessità di dovere consumare uno o più pacchetti al giorno.
Comportamenti assurdi
Il terzo criterio è rappresentato dal fatto che una sostanza che dà dipendenza diventa – nella scala di priorità del dipendente – una vera e propria necessità assoluta per il suo consumatore, generalmente provocando dei comportamenti ritenuti o considerati “assurdi” o addirittura antisociali in caso la sostanza non sia disponibile. Molti hanno obiettato che il fumo di sigaretta non risponde a questo requisito e in verità la maggior parte dei fumatori non ricorre a comportamenti devianti per mantenere la propria dipendenza, ma questo solo perché non hanno alcun problema a procurarsi facilmente la dose di sigarette necessaria a soffi sfare la propria dipendenza. Quando i fumatori non hanno facile accesso alle sigarette, la situazione è completamente differente! Ad esempio durante la Seconda Guerra Mondiale, ai prigionieri dei campi di concentramento in Germania non veniva fornito cibo sufficiente ai loro requisiti di sostentamento fisico: morivano di fame nel vero senso del termine. Una pratica comune fra i prigionieri fumatori era quella di barattare le loro già scarse razioni di cibo con delle sigarette. Anche ai giorni nostri, in nazioni meno sviluppate, come il Bangladesh, i genitori di bambini che muoiono di fame barattano il loro cibo con delle sigarette. Non si tratta di un comportamento normale.
Nel corso delle “Stop Smoking Clinics” che conduco numerosi partecipanti ammettono di frugare nei portacenere, nei bidoni dell’immondizia e persino nei tombini per trovare dei mozziconi che possano servire per fare qualche tiro, quando hanno finito le loro scorte di sigarette per disattenzione o per qualche evento imprevisto. Capiscono che si tratta di un comportamento malato, ma capiscono anche che se fossero ancora fumatori e si ritrovassero nella stessa situazione, potrebbero perfettamente ripeterlo, per ripugnante che possa essere. Vedete quindi che anche questo criterio è ampliamente valido anche per il fumatore.
La nicotina è una droga
Fumare sigarette non è, come ancora pensano in molti, un semplice brutto vizio: ma una tossicodipendenza. La nicotina è una droga a tutti gli effetti. Come ogni droga, dà dipendenza e ti costringe a fumare anche se non ne avresti bisogno. Il fumatore è un tossicodipendente perché dipende da una sostanza tossica: la nicotina. Il fumatore dovrebbe chiamarsi più correttamente “nicotinomane“, esattamente come un “cocainomane” è colui che assume cocaina. Se non l’assumete per alcune ore, avrete i sintomi dell’astinenza, come un eroinomane senza la sua dose, solo meno intensi, motivo per cui è relativamente facile smettere di fumare, almeno se ci rapportiamo allo smettere di assumere eroina.
Per approfondire, leggi anche: I 5 comportamenti che rendono il fumatore simile ad un eroinomane. Il fumo NON è un vizio né un’abitudine: è una tossicodipendenza
Parti di questo testo, ampliate dal nostro Staff, sono tratte dal libro “Non fare più nemmeno un tiro” di Joel Spitzer, molto utile sia per chi vuole smettere di fumare che per chi ha già smesso e vuole evitare di “cadere in tentazione”. E’ un libro gratuito, scaricabile legalmente dal link contenuto nel nostro articolo: Non fare più nemmeno un tiro: il libro gratuito per chi ha smesso e per chi vuole smettere di fumare
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