Lo Stato Italiano si occupa di molteplici attività producendo servizi e politiche utili e necessarie per i suoi cittadini. Il lato spiacevole della faccenda è ovviamente che i cittadini sono a loro volta tenuti a pagare per avere quei servizi, ognuno relativamente alle proprie disponibilità economiche. Questo accade anche quando sembra che lo stato offra un servizio gratuito, come la difesa nazionale, la salute o l’amministrazione della giustizia. Perché lo stato possa avere le risorse finanziarie necessarie, infatti, tutti noi contribuenti versiamo tributi, quelli che genericamente vengono definiti “tasse“. Ma le risorse su cui si regge il sistema finanziario pubblico, ciò che comunemente chiamiamo il gettito dello stato, non sono tutte uguali fra loro: vediamole nei dettagli.
Tasse
Le tasse vere e proprie non sono tributi obbligatori: la tassa è un tributo legato a una controprestazume. Il cittadino paga una tassa su propria richiesta e in cambio riceve una prestazione dal settore pubblico. Per esempio, in cambio delle tasse scolastiche il cittadino ottiene un servizio da parte della pubblica istruzione. Una forma analoga, in quanto anch’essa non obbligatoria, di finanziamento è la tariffa pubblica. Questa non è altro che il prezzo di un servizio vendibile. Per esempio, pagando una certa tariffa di trasporto posso usufruire delle ferrovie statali o del servizio tranviario cittadino.
Imposte
Le imposte sono invece prelievi coattivi effettuati dallo stato indipendentemente dalle richieste dei cittadini. Alle imposte non è possibile sottrarsi ed esse non prevedono una controprestazione specifica. In altre parole le risorse finanziarie raccolte con le imposte potranno essere utilizzate dallo stato nel modo ritenuto più opportuno, come
per esempio per coprire il costo di quei servizi che non sono vendi bili sul mercato o che vengono venduti a un prezzo non sufficiente.
Mentre le tasse e le tariffe si basano sul principio del beneficio (si paga sulla base di
quanto si usufruisce di un servizio) le imposte vengono richieste con il principio della capacità contributiva (si paga sulla base di quanto si ha la possibilità di pagare).
Contributi
Una terza categoria riguarda i contributi. In questa categoria si trovano tributi pagati dai cittadini indipendentemente dalle loro richieste ma in cambio di benefici specifici. Si tratta di prelievi che sono obbligatori (come le imposte) ma che prevedono una controprestazione da parte dello stato. Per esempio, se una certa area viene bonificata lo stato può obbligare i residenti a versare un contributo obbligatorio per coprire i costi sostenuti. Se consideriamo lo stato con l’inclusione degli enti di previdenza (cioè quegli enti che si occupano dell’erogazione delle pensioni) possiamo far rientrare in questo gruppo di tributi anche i prelievi obbligatori per la previdenza, ossia i contributi sociali. Si tratta infatti di somme versate coattivamente e in cambio di controprestazioni specifiche di tipo assicurativo.
Entrate tributarie ed extratributarie
Quando si parla di entrate tributarie ci si riferisce alla somma di imposte, tasse e contributi. Questi ultimi vengono infatti assimilati alle imposte per il loro carattere obbligatorio. Anche le pene pecuniarie fanno parte di questa categoria.
Quando si parla di entrate extratributarie ci si riferisce alle entrate derivanti principalmente dall’esercizio di beni dello stato, quindi affitti di beni demaniali, utili netti dei servizi pubblici e altre voci minori.
Alienazione di beni di proprietà pubblica
Un’altra forma di finanziamento non coattivo è rappresentata dalla alienazione di beni di proprietà pubblica. Per esempio, è possibile privatizzare un’impresa di pro-
prietà dello stato o cedere un immobile di un comune. I cittadini acquisteranno le
azioni dell’impresa o la proprietà dell’immobile come se si trattasse di una qualsiasi
operazione di mercato. È ovvio che operazioni del genere non possono ripetersi tutti gli anni e quindi non possono costituire una fonte di entrata continuativa.
Lo stato italiano ha effettuato un’alienazione di rilevanti dimensioni nel 1986, vendendo l’Alfa Romeo al gruppo Fiat. Nel 1993 ha privatizzato diversi istituti pubblici (Credito Italiano, Banca Commerciale, Imi), mediante cessione di azioni ai cittadini con un sistema denominato Offerta pubblica di vendita (Opv). Negli ultimi anni la
privatizzazione di aziende come l’Enel e la Telecom ha portato a un ulteriore cambia-
mento nello scenario economico italiano.
Acquisto di titoli del debito pubblico
Sempre tra le forme di finanziamento non obbligatorio dobbiamo considerare l’accensione di prestiti. In questo caso i cittadini acquistano titoli del debito pubblico (come i Bot, Buoni ordinari del tesoro, o altri) e riscuotono in cambio un determinato interesse. Ovviamente sono debiti che prima o poi bisognerà rimborsare e quindi, a differenza delle precedenti tre categorie, non sono entrate finali vere e proprie. Dal 1995 anche i comuni possono indebitarsi mediante l’emissione di Boe, Buoni ordinari del comune.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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