“Ho davvero bevuto a più non posso oggi, ma non ho fumato!”.
E’ una frase di una frequentatrice di un corso antifumo. Ella era così orgogliosa del proprio risultato: due intere giornate senza fumare una sola sigaretta, al “costo” di qualche litro di alcolici. Per lei avere la mente distrutta dall’alcool era una alternativa sicura agli effetti mortali delle sigarette.
Solo 24 ore prima avevo fatto uno speciale cenno ai pericoli cui si va incontro quando sostituiamo una dipendenza con un’altra. Quando si smette di fumare – sostenevo – non si dovrebbe iniziare ad usare una “stampella”, cioè un “aiuto esterno”, che ci aiuti contro il fumo ma che potrebbe a sua volta essere pericolosa o dare dipendenza. Ma questo a lei non importava. Mi disse: “Ho già un problema con il bere, quindi cosa ci può essere di sbagliato a bere un po’ di più del solito per aiutarmi a smettere di fumare?”.
Smettere di fumare utilizzando una stampella sostitutiva comporta rischi di vario genere. Passare a un’altra sostanza che dia dipendenza, anche se si tratta di farmaci legali o soggetti a prescrizione medica, comporta il rischio – appunto – di una nuova dipendenza. In molti casi questo potrebbe comportare delle conseguenze addirittura più rilevanti del problema originario del fumo. La nuova dipendenza può provocare infatti guai molto seri e quando la persona si trova a combattere la nuova dipendenza spesso torna alle sigarette. Senza contare che alcuni riprendono a fumare mantenendo la nuova dipendenza, col risultato di averne due e non più una sola. Conosco gente che per smettere di fumare è diventata addirittura dipendente dalle gomme alla nicotina, gente che ha eliminato le sigarette ma è passata alla cocaina, gente che ha chiuso con la nicotina ma è diventata alcolista… In tutti questi casi si è semplicemente sostituita una dipendenza, con un’altra dipendenza che assicurasse una giusta quantità di dopamina nel cervello e quindi la giusta quantità di “piacere mentale”. Alcuni hanno smesso di fumare, ma sono diventati mangiatori compulsivi. Sia chiaro: aumentare qualche kg subito dopo aver smesso è normale, ma ciò non deve essere il “via libera” a mangiare qualsiasi cosa! Anche in questo caso si sostituisce una dipendenza con un’altra.
Buttarsi sul cibo, specie i dolci con alto contenuto calorico, determina generalmente un aumento di peso. I rischi legati all’aumento di peso sono insignificanti rispetto a quelli delle sigarette. Un ex fumatore dovrebbe aumentare almeno 45 kg per determinare un rischio per la salute pari al fumo di sigarette. Ma l’aumento di peso in genere dà luogo a uno stato di panico e frustrazione che può condurre l’ex fumatore a concludere che è meglio essere un fumatore pelle e ossa piuttosto che un non fumatore obeso. L’errore di questa affermazione sta nel fatto di pensare che esistano solo due alternative: fumare oppure mangiare di più, mentre in realtà non è così: esistono anche altre opzioni. Una è non fumare e mangiare in una maniera simile a quando si fumava. Un’altra è quella di aumentare i livelli di attività fisica, così da compensare il surplus calorico ingerito a causa delle razioni extra.
Alcuni invece si gettano su alternative salutari come il jogging o il nuoto. Queste attività comportano un rischio basso e in realtà – oltre a fornire la dopamina che il cervello di ogni ex dipendente ancora desidera – giovano al fisico, ma se sono solo una stampella, comportano un grave rischio. Come succede per i farmaci, l’alcool o il cibo, quando arriva il giorno che si deve interrompere l’attività, quello che sembrava essere ormai un ex-fumatore spesso ha una ricaduta. Succede che a volte una piccola distorsione alla caviglia possa impedire temporaneamente le uscite per il jogging, così come una banale infezione all’orecchio possa interferire con il nuoto. Quella che dovrebbe essere semplicemente una piccola contrarietà ha un risultato tragico: la ricaduta nel vizio del fumo. Anche qui l’ex fumatore crede che esistano solo due condizioni possibili: fumare o fare gli esercizi obbligatori. Ma, in realtà, esiste una terza scelta: non fumare e non fare niente. Questo non significa che un ex fumatore non debba mettersi a fare attività fisica dopo avere smesso, ma l’esercizio fisico dovrebbe essere fatto per il piacere che se ne trae e per i benefici tangibili che ne derivano: l’ex fumatore insomma dovrebbe farlo perché lo vuole, non perché deve farlo. Il succo del discorso è questo: se usi lo sport come “stampella”, e la stampella viene meno a causa della prima citata distorsione, rischi di tornare a fumare. Lo sport fa bene, ovvio, ma non deve essere una stampella per risolvere altri problemi non ben risolti della nostra vita, tra cui il tabagismo.
Se intendete trovare una “stampella”, quindi, assicuratevi che sia una di quelle che potete mantenere per il resto della vostra vita senza interruzioni; che non comporti alcun rischio e che possa essere praticata ovunque e in ogni momento. Credo che l’unica attività che rispetti questi criteri sia il respirare. In parole povere: smetti di fumare senza stampelle e riuscirai per sempre ad evitare di rifumare con molta più facilità.
Parti di questo testo, ampliate dal nostro Staff, sono tratte dal libro “Non fare più nemmeno un tiro” di Joel Spitzer, molto utile sia per chi vuole smettere di fumare che per chi ha già smesso e vuole evitare di “cadere in tentazione”. E’ un libro gratuito, scaricabile legalmente dal link contenuto nel nostro articolo: Non fare più nemmeno un tiro: il libro gratuito per chi ha smesso e per chi vuole smettere di fumare
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