Cartella clinica: cos’è e qual è la procedura per il suo rilascio?

MEDICINA ONLINE DIAGNOSI DIFFERENZIALE ESEMPIO DISPNEA MEDICO PAZIENTE ANAMNESI VISITA ESAME OBIETTIVO IDIOPATICO SINTOMI DOLORE STUDIO OSPEDALE AMBULATORIO CONSIGLIO AIUTO DOTTORE INFERMIERE PRESCRIZIONE FARMACOLo scopo del presente articolo consiste nel fornire al lettore, che potrà essere indistintamente appartenente sia al personale medico e/o sanitario che Continua a leggere

Colpo di sonno alla guida: sanzioni, conseguenze, ritiro patente

MEDICINA ONLINE GIUSTIZIA LEGGE CODICE PENALE CIVILE AVVOCATO LEGISLAZIONE ASSASSIONIO MURDER OMICIDIO PRIMO GRADO SECONDO MURDER MANSLAUGHTER VOLONTARIO PREMEDITATO COLPOSO DOLOSO MORTE GIUDICEIl “colpo di sonno” è l’improvviso e non voluto addormentamento che si verifica mentre si guida un autoveicolo, con le pericolose possibili conseguenze che ne derivano. Ma cosa succede se si provocano incidenti o si fanno infrazioni a causa di un colpo di sonno? Il conducente è in qualche modo non responsabile di quello che ha provocato? Continua a leggere

Sindrome Genovese ed effetto spettatore: la diffusione della responsabilità e l’ignoranza collettiva

MEDICINA ONLINE SINDROME GENOVESE KITTY EFFETTO SPETTATORE MORTE MURDER KILL DEATH SAMARITANO CATTIVO.jpgLa Sindrome Genovese, nota anche come “effetto spettatore” o “complesso del cattivo samaritano” o “apatia dello spettatore” (in inglese bystander effect) è un fenomeno psicologico divenuto purtroppo noto a causa dell’omicidio Genovese. Kitty Genovese era nata a New York il 7 luglio del 1935, da una famiglia italoamericana appartenente alla middle class, ed era cresciuta a Brooklyn. Nel 1954, la sua famiglia decide di trasferirsi nel Connecticut, così Kitty decise di restare da sola a New York. Si trasferì nel Queens, dove iniziò a gestire un bar, il Ev’s 11th Hour Sports Bar, e prese un appartamento insieme alla socia e fidanzata, Mary Ann Zielonko.

L’omicidio

Era la notte del 13 marzo del ’64, quando la Genovese rincasò verso le 3 di notte, dopo aver chiuso il bar. Dopo aver parcheggiato l’auto, a circa 30 metri dal portone di casa, la Genovese fu accoltellata alle spalle da Winston Moseley. I vicini della Genovese gridarono all’aggressore di lasciar perdere la donna e, in un primo istante, l’uomo si allontanò. Dopo una decina di minuti Moseley tornò a cercare la giovane, ormai agonizzante, e la uccise. La durata complessiva dell’aggressione fu di circa mezz’ora: l’uomo abusò della vittima per lasciarla poi morente a terra. La Genovese aveva provato a chiedere aiuto ai vicini, ma nessuno si degnò di aiutarla. Si stima che ben 38 persone abbiano “assistito” alla scena, senza aver mosso un dito. Perché nessuno dei vicini aiutò Kitty Genovese?

L’ignoranza collettiva e la diffusione di responsabilità

Bibb Latané e John Darley hanno portato avanti una serie di studi, in relazione a questo caso, e hanno spiegato che l’effetto era stato generato da un duplice processo: l’ignoranza collettiva e la diffusione della responsabilità.

In base all’ignoranza collettiva, o “ignoranza pluralistica”, ciascun membro ritiene che gli altri abbiano più informazioni e/o competenze per agire su un determinato evento e quindi, in situazioni confuse e vaghe, si tende a dare per scontato che altre persone nelle vicinanze sappiano più cose di noi sull’evento nefasto e che quindi siano più “competenti” nell’aiutare o chiamare i soccorsi. Nessuno però valuta una cosa: anche gli altri fanno lo stesso. Questo determina, nella maggior parte dei casi, una probabile mancanza d’azione.

Un’altra componente che impedisce alle persone di aiutare qualcuno in difficoltà, è la diffusione della responsabilità, o “disimpegno morale”. Quando si è in tanti a fare un gesto reputato negativo o antisociale, tendiamo a non agire, visto che quel comportamento – condiviso da molti – diventa meno grave ai nostri occhi. “Se nessuno agisce, significa che non è poi così grave non agire, altrimenti lo farebbero tutti”.

Un esperimento molto famoso per valutare la diffusione della responsabilità fu condotto da Latané e Darley su un gruppo di persone. I soggetti in questione venivano fatti accomodare singolarmente in diverse stanze ed erano convinti di stare a partecipare ad un esperimento di psicologia, in cui dovevano esprimere delle opinioni su questioni personali. Queste stanze erano isolate tra di loro e i soggetti potevano comunicare solo per mezzo di un interfono. Durante l’esperimento, uno dei partecipanti raccontava di soffrire di attacchi di epilessia e, poco dopo, simulava di averne uno. Quando agli altri soggetti veniva detto che vi erano più partecipanti all’esperimento, la probabilità che uno di loro prestasse aiuto, diminuiva moltissimo. In particolare:

  • se i partecipanti erano consapevoli di essere soli, l’85% di loro interventiva;
  • se erano convinti che ci fosse almeno un altro individuo, la percentuale scendeva al 62%;
  • se credevano che i partecipanti fossero almeno 4, solo il 31% dei partecipanti si precipitava ad aiutare il malato.

In parole semplici, paradossalmente più persone assistono a un’emergenza, più si riscontra la probabilità che ogni spettatore non intervenga o lo faccia più lentamente perché ci sentiamo maggiormente deresponsabilizzati; al contrario, se siamo da soli ad assistere alla stessa emergenza, aumentano le possibilità che noi agiamo, perché ci sentiamo maggiormente responsabilizzati.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Le 7 cose che devi fare nella tua vita per essere felice al 100%

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La felicità umana non si ottiene con grandi colpi di fortuna inattesi, che possono verificarsi raramente nella vita, ma con piccole cose che accadono tutti i giorni.

Benjamin Franklin

La nostra vita è decisa in parte dalla fortuna, in parte dalle nostre scelte. Alcune scelte ci possono portare verso la felicità, altre no. Ecco sette comportamenti che differenziano la vita di una persona felice, da una infelice.

1. Le persone felici accettano il cambiamento. Le persone infelici lo temono
Accettare il cambiamento è una delle sfide più difficili che dobbiamo affrontare nella vita. Per la maggior parte delle persone è più facile stare al riparo nella loro zona di comfort, dove sanno esattamente cosa aspettarsi e hanno tutto relativamente sotto controllo. Ma in quella zona scarseggia la felicità, perché essere felici è anche vivere nuove esperienze, avere il coraggio di andare oltre i nostri limiti ed essere in costante evoluzione. In realtà, la felicità non contrasta con la paura e l’ansia, ma si intreccia con queste per permetterci di crescere.

2. Le persone felici parlano di idee. Le persone infelici parlano degli altri
Le persone felici si concentrano su se stesse, si sforzano di aver chiaro cosa desiderano e tracciano il cammino per raggiungerlo. In effetti, uno dei più grandi segreti della felicità è quello di abbandonare la critica malsana, il bisogno malsano di dipendere dagli altri e, soprattutto, la convinzione che siamo superiori e possiamo diventare i giudici dei comportamenti e degli atteggiamenti altrui. Le persone infelici, al contrario, si dedicano a criticare gli altri, in modo tale che sprecano energia preziosa che potrebbe essere utilizzata per migliorare la loro vita.

3. Le persone felici assumono la responsabilità dei loro errori. Le persone infelici danno la colpa agli altri
Nella nostra società vi è la convinzione che gli errori siano qualcosa di negativo, il che rende molto difficile alle persone assumerli volontariamente. Ma dare la colpa agli altri è la via più diretta per l’infelicità. Al contrario, le persone felici hanno un locus of control interno che gli permette di assumersi la responsabilità delle loro azioni, senza sentire che hanno fallito o che hanno sulle spalle il peso della colpa. Queste persone comprendono che gli errori sono opportunità per imparare e ne approfittano per crescere. Così, quando sbagliano, piuttosto che piangere sul latte versato o cercare un colpevole, imparano la lezione e vanno avanti disponendo di una serie di strumenti che le aiuteranno a vivere in modo più pieno.

4. Le persone felici perdonano. Le persone infelici provano rancore
Uno dei sentimenti più dannosi che possiamo sperimentare è il rancore, è come consumarsi a fuoco lento per volontà propria. Il risentimento non solo ci rende infelici, ma innesca anche una serie di reazioni a livello fisiologico che aumentano la nostra propensione ad ammalarci. Così le persone felici sanno di dover perdonare e andare avanti. Infatti, il perdono è estremamente liberatorio perché ci impedisce di restare prigionieri del passato e ci permette di vivere pienamente il presente. Se non siamo capaci di perdonare restiamo prigionieri del rancore, restiamo legati a questa situazione che ci ha fatto tanto male e continua a farcene.

5. Le persone felici si concentrano sul positivo. Le persone infelici vedono solo macchie sul sole
Le persone felici non sono ottimisti ingenui, al contrario, possono diventare molto realistiche e sono in grado di mantenere le loro aspettative sotto controllo. Ma preferiscono concentrarsi sugli aspetti positivi delle situazioni, perché sanno che possono motivare se stesse e sentirsi meglio. Queste persone sono consapevoli che il bicchiere è mezzo vuoto, ma scelgono di concentrarsi sul fatto che è anche mezzo pieno. Al contrario, le persone infelici si concentrano solo sugli aspetti negativi delle situazioni, così finiscono per sviluppare una visione pessimistica del mondo che termina amareggiandogli la vita. Queste persone preferiscono vedere le macchie sul sole, invece di apprezzare il calore e la luce che dà.

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6. Le persone felici approfittano delle opportunità. Le persone infelici incrociano le braccia e si lamentano
Una delle chiavi per avere una vita piena e felice è quella di cogliere le opportunità. Le persone felici lo sanno e sono sempre disposte a prendere in considerazione le alternative. Queste persone sanno che possono fare degli errori, ma preferiscono rischiare piuttosto che sedersi a guardare e poi pentirsi per non aver colto l’occasione. Al contrario, le persone infelici sguazzano nell’amarezza e lasciano che le opportunità gli passino continuamente accanto inventandosi delle scuse per lamentarsi della loro “sfortuna”, non si rendono conto che sono loro che costruiscono il loro proprio destino.

7. Le persone felici seguono i propri sogni. Le persone infelici restano legate alle opinioni degli altri
Le persone felici sognano come se potessero vivere per sempre e vivono come se dovessero morire domani. Questo significa che hanno grandi progetti per il futuro ma, al tempo stesso, non si lasciano sfuggire il qui e ora. Non rinviano la felicità o la subordinano a un obiettivo lontano, ma sanno come approfittare delle piccole cose del presente che danno loro gioia e soddisfazione. Al contrario, le persone infelici lasciano che siano gli altri a dettare i loro obiettivi, si affidano alle loro opinioni e valutazioni. Questo è il percorso più diretto per l’insoddisfazione, l’amarezza e il rimorso, seguire un sentiero tracciato da altri, e dipendere dalle loro opinioni. La chiave per la vera felicità è sapere di cosa abbiamo veramente bisogno e avere il coraggio di lottare per ottenerlo.

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