In molti paesi, tra cui l’Italia, sui pacchetti di sigarette è vietato scrivere “light” o “leggero” oppure “a basso tenore di catrame”, perchè è stato appurato che tali messaggi inducono nel consumatore l’idea che le sigarette contenute in questi pacchetti siano meno dannose per la salute, cosa assolutamente non vera, anzi vari elementi ci portano a dire che le sigarette “light” facciano addirittura più male di quelle “standard”.
Ma uno studio non molto recente (è del 2009 e tuttavia è assolutamente attuale) ha dimostrato che oltre alla denominazione “light”, ci sono altri aspetti del “packaging” delle sigarette che indurrebbero i consumatori nello stesso errore di considerare alcune “bionde” meno dannose di altre.
Un equipe di ricercatori canadesi dell’Università di Waterloo in Ontario ha infatti evidenziato come anche il colore della confezione, o altre parole utilizzate sul pacchetto, “silver”, “smooth” influenzano l’acquirente.
L’esperimento
Lo studio, pubblicato su Journal of Public Health, si è basato sulle risposte di un cospicuo numero di volontari, 312 fumatori e 291 non-fumatori che sono stati sottoposti all’osservazione di una serie di pacchetti di sigarette, realizzati apposta per l’esperimento. I partecipanti osservavano coppie di pacchetti, che differivano per alcuni aspetti grafici, nel testo e nel colore ed esprimevano le proprie opinioni riguardo al grado di nocività delle sigarette contenute. Nel complesso, lo studio ha rilevato che l’80% dei partecipanti riteneva che la parola “smooth” indicasse un prodotto meno dannoso i quelli evidenziati con la parola “regular”. Allo stesso modo, tra la parola “silver” o “full taste” il 73% degli intervistati pensavano che le sigarette contenute nei pacchetti “silver” fossero meno dannose. Persino i numeri inclusi come parte della marca influenzano la percezione: l’ottanta per cento dei partecipanti riteneva che il prodotto con nel marchio il numero “6” fosse meno nocivo del prodotto presentato con il marchio “10”.
L’importanza del colore
Naturalmente i colori avevano un ruolo importante: più dei tre quarti degli uomini e delle donne che partecipavano allo studio, ritenevano che nel pacchetto di colore blu chiaro ci fossero contenute sigarette meno pericolose per la salute rispetto a quelle contenute nel pacchetto color blu scuro. Un rimedio, già preso in considerazione in moltissimi stati, potrebbe essere quello di introdurre il cosiddetto “plain pakaging”, ovvero la confezione delle sigarette in un pacchetto anonimo e standard, che conterrebbe solo il nome della marca, privo di logo grafico, con colori semplici, bianco o marrone, con sopra riportate le indicazioni degli ingredienti e le raccomandazioni sui rischi per la salute provocati dal fumo. Ciò secondo i ricercatori avrebbe un enorme potere dissuasivo soprattutto nei giovani che sono particolarmente sensibili alla comunicazione attualmente veicolata dalle grafiche e dai colori dei pacchetti.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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