Hulk Hogan, wrestling e steroidi: “Grazie a Dio sono ancora vivo”

MEDICINA ONLINE HULK HOGAN WRESTLING FARMACI LISTA ANNI ALLENAMENTO MUSCOLI PESI GINNASTICA GUINNESS RECORD MORTE DEAD DEATH CUORE PATOLOGIA STEROIDI DOPING SOSTANZE DOPANTI GH BODYBUILDER BODY BUILDING CULTURISTA.jpgHulk Hogan, il leggendario campione di wrestling diventato famoso anche grazie alla tv, attacca a testa bassa la WWE (la principale federazione del wrestling) e i suoi ex colleghi (ha combattuto con loro fino a un anno fa) per l’omertà sull’uso degli steroidi da parte degli atleti. E in un’intervista esclusiva al tabloid Sun, fra i primi a lanciare una dura campagna contro gli anabolizzanti dopo la morte di Chris Benoit, che ha sterminato la famiglia sotto l’influenza delle droghe, il cinquantaquattrenne Hogan picchia duro più di quanto non abbia mai fatto sul ring: “Grazie a Dio, sono ancora vivo. Ma gli anabolizzanti sono il vero problema del wrestling. Fanno ormai parte del business e sono dappertutto, ma non sono una sorpresa per nessuno. Basta solo aprire gli occhi e guardare: ormai riconosco uno che si fa di steroidi a un miglio di distanza. Tutti i wrestler sono al di sopra del loro peso forma, con quelle vene così grosse che fanno impressione. Io peso attorno alle 285 libbre (circa 130 kg), dipende da quanta robaccia mangio, ma se io avessi 25 anni e fossi pulito, probabilmente potrei arrivare a 300 libbre (sui 136 kg). Quando combattevo, il mio peso oscillava fra le 320 e le 340 libbre (145-155 kg), perché il mio corpo era pieno di acqua, avevo la faccia gonfia e le mie braccia erano così grosse che non riuscivo nemmeno a toccarmi le spalle e si capiva alla prima occhiata che ero sotto l’influenza di qualcosa. Gli steroidi ci sono sempre stati in tutti gli sport, ma se oggi dobbiamo pensarne a uno in particolare, questo è senz’altro il wrestling”.

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I ricordi della montagna bionda, amatissima da grandi e piccini anche grazie alle sue apparizioni televisive, risalgono agli inizi degli anni 90. “A quel tempo, un wrestler poteva andare dal medico e avere la sua ricetta per gli steroidi e nessuno diceva niente, ma adesso siamo arrivati al limite. La WWE sostiene che ci sono i test anti-doping, ma se ci sono davvero, allora non sono abbastanza buoni, perché nell’ultimo decennio sono morti più di 100 lottatori prima dei 50 anni”. Hogan stesso non ha mai nascosto di aver fatto uso di steroidi fra il 1975 e il 1991, ma è anche grazie alle sue vittorie che il wrestling è diventato un autentico fenomeno mediatico e internazionale, capace di catturare milioni di appassionati in tutto il mondo, conquistati dalle gesta di questi giganti del ring, con i loro costumi dai colori sgargianti e le loro coreografie spettacolari. “All’epoca, ogni wrestler che conoscevo faceva uso di steroidi, erano parte della nostra generazione. Non sto cercando delle scuse, dico solo che erano ovunque e il più diffuso era il testosterone, che si chiamava “Deca-Durabolin” o “Dianabol”. Gli anabolizzanti facevano parte dei riti della mia giornata-tipo: “Ti sei fatto la doccia? Sì. Ti sei lavato i denti? Sì. Hai preso i tuoi steroidi? Sì”. Vivevo così. Quando ho iniziato, ero ingenuo e non capivo bene cosa fossero, ma poi l’ho scoperto in fretta. Li usavo, ma non fino ad abusarne, perché sono sempre stato consapevole dei miei limiti e ho fatto regolarmente gli esami del sangue e i test psicofisici”.

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Oggi Hogan è contento di essere vivo e, proprio per questo, fermamente intenzionato a ripulire il wrestling e se stesso da steroidi e robaccia simile: “Non so quello che possono fare le altre federazioni, ma so quello che posso fare io. Ho un piano, studiato con altre persone, per dare vita a una nuova era per il wrestling. Sto già parlando con dei networks e con della gente importante di Los Angeles e solo nelle prime due settimane abbiamo raccolto 40 milioni dollari, ma ce ne servono 80-100 per iniziare. Vogliamo che i lottatori abbiano un look naturale e pulito. Mi rendo conto che qualcuno potrebbe accusarmi di ipocrisia, visto il mio passato, ma io sono sempre stato onesto a proposito dei miei errori. Non sto cercando di pentirmi, ma voglio educare i ragazzi più giovani a non fare i miei stessi sbagli. Lo ribadisco: ringrazio Dio di essere ancora vivo”.

Londra, 4 agosto 2007

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Lo Staff di Medicina OnLine

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