L’interessamento della cute nelle affezioni a patogenesi allergica è molto frequente. Oltre alla sindrome orticaria-angioedema ed alle dermatiti da contatto, devono essere ricordate le patologie cutanee da farmaci, che includono: eruzioni esantematiche, eruzioni eritematose, eruzioni vescicolo-bollose, eruzioni pigmentarie e dermatiti esfoliative. Delle prime ce ne occupiamo nell’articolo che state leggendo, mentre delle dermatiti esfoliative ce siamo occupati in un altro articolo.
Eruzioni esantematiche
Tra le reazioni cutanee da farmaci, oltre la metà è rappresentata da manifestazioni eruttive di tipo esantematico, in cui è possibile soltanto sospettare l’intervento di meccanismi immunologici (di tipo III o, forse, di tipo IV). Si possono distinguere:
- esantemi diffusi: sono dovuti soprattutto all’ampicillina ed alla penicillina, al
trimetoprim-sulfametossazolo e ad altri sulfamidici, meno frequente-
mente ad altri farmaci (barbiturici, cloroamfenicolo, ASA, tetracicline,
anticonvulsivanti, chinidina, sali d’oro, etc.); vedi immagine in alto nell’articolo che mostra a sinistra un esantema morbilliforme ed a destra un esantema a chiazze eritematose nummullari; - esantemi fissi: sono caratterizzati da una specificità topografica, talvolta pressoché patognomonica (ad esempio, gli esantemi fissi in sede genitale, per lo più da analgesici). Queste reazioni sono causate principalmente da analgesici ed antipiretici (soprattutto pirazolonici), barbiturici e fenolftaleina, più raramente da altri farmaci (sulfamidici, tetracicline, penicillina, sali d’oro, meprobamato, chini dina, etc.). Pressoché costantemente si riscontra l’associazione con l’aplotipo HLA-Bw22; vedi immagine qui in basso.
La sospensione del farmaco responsabile conduce, entro pochi giorni, alla completa scomparsa delle manifestazioni cutanee.
Eruzioni eritematose ed eruzioni vescicolo-bollose
Un eritema polimorfo, nella cui patogenesi si ipotizza l’intervento di immunoreazioni di tipo III, può essere provocato da sulfamidici o penicillina, meno spesso da altri farmaci (barbiturici, anticonvulsivanti, pirazolonici, fenotiazine, fenolftaleina, salicilati, etc.) (vedi immagine qui in basso).
L’affezione inizia con chiazze eritematose lenticolari, che si estendono per progressione centrifuga sino a raggiungere il diametro di alcuni centimetri; la parte centrale della chiazza, più scura, congesta, tende poi progressivamente a deprimersi. Spesso si nota una riacutizzazione nella zona centrale della chiazza eritematosa, venendo così a costituirsi un’efflorescenza rotondeggiante a cerchi concentrici (aspetto “a coccarda”).
Le sedi più frequentemente colpite, in maniera simmetrica, sono il dorso delle mani e la faccia estensoria dei polsi e degli avambracci; localizzazioni meno frequenti sono le regioni palmari, i piedi, le caviglie, la fronte, il collo e le guance. L’affezione scompare, nel volgere di 1-2 settimane, dopo la sospensione del farmaco responsabile.
Sindrome di Stevens-Johnson
La sindrome di Stevens-Johnson è un eritema essudativo polimorfo a carattere eritemato-vescicolo-bolloso, in cui al centro degli elementi eritematosi compaiono formazioni vescicolari o francamente bollose. È caratteristica l’estesa compro missione delle mucose, soprattutto delle congiuntive, ma anche delle labbra e del cavo orale (vedi immagine qui in basso).
Nelle forme da farmaci sono assai spesso in causa i sulfamidici (specie quelli ad azione protratta), più di rado l’ampicillina, i barbiturici, i pirazolonici, etc.
Più rare sono le eruzioni vescicolo-bollose, di cui possono essere responsabili molti farmaci: alogeni, barbiturici, metalli pesanti, furosemide. Abbastanza rare sono anche le forme eritemato-squamose, benché riferibili all’impiego di una notevole varietà di farmaci (vedi immagini qui in basso).
Eruzioni pigmentate (purpuriche e nodulari)
Eruzioni purpuriche, a varia localizzazione, possono essere osservate in corso di trattamenti con diversi farmaci (sulfamidici, barbiturici, sali d’oro, ioduri, etc.). Con meccanismi imprecisati, alcune classi di farmaci (antimalarici, arsenicali, fenotiazine, sali d’oro, etc.) possono dar luogo a melanodermiti.
Eruzioni nodulari pigmentate (eritema nodoso), possono essere causate
da contraccettivi orali, sulfamidici, io duri e, con minore frequenza, da altri
farmaci (bromuri, salicilati, antibiotici, etc.). Deve essere rilevato, comunque, che l’eritema nodoso è espressione di una risposta cutanea a stimoli diversi, anche di natura infettiva (streptococchi, tubercolosi, etc.). Anzi, nelle casistiche più ampie la percentuale di casi riferibili a fattori infettivi è maggioritaria, anche se con notevoli differenze da un paese all’altro. Tutte le casistiche, invece, collimano riguardo alla frequenza nettamente più elevata dell’affezione nel sesso femminile (rapporto maschi/femmine variabile da 0,3 a 0,15).
Le manifestazioni cliniche sono costituite da lesioni rotondeggianti, lievemente rilevate e spontaneamente dolenti, di colore rosso-violaceo, sfumato alla periferia. La localizzazione elettiva è alle regioni estensorie delle gambe (vedi immagine qui in basso), più raramente agli arti superiori ed ai glutei.
Le nodosità, a sede dermo-ipodermica, sono rotondeggianti od ovalari, di dimensioni variabili da 1 a 4-5 cm; nell’evoluzione dell’affezione sono caratteristiche variazioni di colore dei noduli (dal bluastro al verde-giallastro e poi al giallo), in rapporto a frequenti soffusioni ernorragiche. L’eritema nodoso da farmaci guarisce senza reliquati dopo l’eliminazione dell’agente responsabile, in genere nell’arco di 1-2 settimane.
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