Il catarro tubarico (anche denominato “catarro nelle tube“, comunemente chiamato “catarro nelle orecchie“, è il segno di una condizione che ha portato a un’aumentata secrezione di muco a livello dell’orecchio medio, in particolare a livello della tromba di Eustachio, ed è una manifestazione che nella maggioranza dei casi si verifica nell’otite media effusiva (anche chiamata “otite media secretoria”, “otite media effusiva” od “otite media catarrale”), tanto che spesso, nel linguaggio comune, “catarro tubarico” ed “otite media effusiva” sono usati come sinonimi. Il catarro tubarico può essere bilaterale (interessare entrambe le orecchie, più frequente nei bambini) o monolaterale (interessare un solo orecchio, più frequente negli adulti). A causa della particolare conformazione delle tube di Eustachio nei bambini (più corte, di minor diametro e meno angolate), il catarro tubarico è più frequente in età pediatrica che negli adulti.
Cause e fattori di rischio
Il catarro tubarico è la frequente conseguenza di un’otite media acuta o di un’infezione delle vie respiratorie superiori con ostruzione della tuba di Eustachio. L’ostruzione della tuba può anche essere causata o favorita da:
- rinite;
- faringite;
- sinusite;
- allergie;
- rinite allergica;
- ipertrofia delle adenoidi;
- avere meno di 10 anni;
- stato immunitario compromesso;
- nascita prematura;
- traumi o alterazione dei valori pressori dell’orecchio medio;
- fumo passivo e terziario;
- uso del ciucciotto;
- anomalie morfologiche delle tube e delle strutture vicine nel cranio;
- aggregazioni linfoidi ostruttive nella fossetta di Rosenmüller;
- reflusso gastro-esofageo;
- cancro del condotto uditivo;
- tumore del rinofaringe;
- colesteatoma;
- tumori benigni o maligni nel cranio;
- fattori ambientali: il 90% dei pazienti sviluppa una otite sierosa nella stagione invernale, tuttavia, anche in estate (tipicamente durante le vacanze stive) si possono verificare otiti effusive in seguito al contatto con l’acqua di mare quando si nuota o ci si tuffa;
- vicinanza con altri bambini: è più frequente nei bambini che frequentano l’asilo rispetto ai bambini tenuti a casa;
- sindrome di Down;
- malattia di Crouzon;
- palatoschisi.
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Sintomi e segni
In alcuni casi il paziente non avverte alcun sintomo o segno. In altri casi i sintomi della presenza di catarro nelle orecchie, comprendono ipoacusia (diminuzione dell’udito) di tipo trasmissivo, ovattamento e sensazione di pienezza o pressione auricolare. I pazienti possono avvertire anche un crepitio auricolare durante la deglutizione e acufeni (fischi o ronzii avvertiti nell’orecchio o in testa in assenza di suoni reali). Raramente è presente dolore all’orecchio (otalgia). La febbre è generalmente assente. I sintomi possono diminuire in alcuni periodi ma sono frequenti le riacutizzazioni. Nei bambini sono possibili ripercussioni nel linguaggio: visto che i primi anni di vita sono importantissimi per l’acquisizione del linguaggio, un’alterazione della percezione uditiva nel primo anno di età può essere responsabile di un ritardo del linguaggio o di un disturbo del linguaggio. Possibili sintomi e segni, sono:
- ingrossamento di linfonodi dietro l’orecchio o nel collo;
- prurito sul viso;
- diminuzione dell’idito;
- nausea;
- vertigini;
- senso di ovattamento;
- senso di pienezza auricolare;
- autofonia;
- alterazioni della percezione dell’equilibrio (se coinvolto l’orecchio interno);
- acufeni (fischi avvertiti nelle orecchie o nella testa);
- sangue dall’orecchio (otorragia);
- otorrea (fuoriuscita di liquido dall’orecchio, limpido o purulento);
- otalgia (dolore irradiato all’orecchio);
- otodinia (dolore nell’orecchio);
- febbre (soprattutto nel caso di infezioni o di fenomeni tumorali);
- dolore alla masticazione;
- crepitii durante deglutizione o masticazione;
- mal di testa;
- dolore a livello di diverse zone del viso (occhi, sopracciglia, lati del naso, tempie, denti, mandibola, zigomi…);
- lacrimazione degli occhi;
- fotofobia (fastidio nel vedere luci intense);
- fastidio quando si ascoltano rumori forti;
- percezione del proprio battito cardiaco a livello dell’orecchio;
- tosse;
- mal di gola;
- rinorrea (naso che cola).
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Diagnosi
La diagnosi è di competenza del medico otorinolaringoiatra e si basa sull’osservazione del timpano tramite otoscopia (che permette l’osservazione del canale uditivo esterno e del timpano) e sulla timpanometria (esame impedenzometrico). All’esame obiettivo il timpano può subire diverse alterazioni quali arrossamento, comparsa di un aspetto ambrato o grigio, alterazione del triangolo luminoso, retrazione da lieve a grave e accentuazione dei punti di riferimento. Le aree limitrofe all’orecchio possono essere palpate per verificarne la dolorabilità. Grazie all’otoscopia pneumatica, un insufflatore attaccato alla testa dell’otoscopio viene utilizzato per spostare la membrana timpanica; un liquido nell’orecchio medio, una perforazione o una timpanosclerosi inibiscono questo movimento. Durante l’insufflazione di aria, la membrana timpanica è quindi immobile. Attraverso la membrana timpanica possono essere visibili livelli idro-aerei o bolle d’aria. La timpanometria può essere utile per confermare il versamento nell’orecchio medio, poiché mostra una riduzione della mobilità del timpano. Se il versamento persiste per oltre 8 settimane, i pazienti adolescenti e adulti devono essere sottoposti a esplorazione endoscopica della nasofaringe per escludere la presenza di neoplasie benigne o maligne. Una malattia maligna rinofaringea deve essere sospettata, in particolare nei pazienti con otite media sierosa unilaterale. Se si sospetta una malignità, devono essere eseguiti studi di imaging con tomografia computerizzata (TC).
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Trattamento
Nella maggioranza dei casi una vigile attesa è consigliata, salvo la presenza di sintomi e segni particolarmente gravi e/o invalidanti. La risoluzione spontanea del catarro tubarico si verifica in circa 2 o 3 settimane in molti pazienti.
Possono essere utili le manovre di Valsalva o di Politzer. Per eseguire la manovra di Valsalva (nella versione “a glottide aperta”) i pazienti, a bocca chiusa, provano a espirare forzatamente nelle narici mantenute chiuse con le dita con l’obiettivo di stappare l’orecchio. Nella manovra di Politzer, il medico, mediante una speciale siringa (l’insufflatore dell’orecchio medio), insuffla aria in una delle narici del paziente, tappando l’altra con le dita, mentre quest’ultimo deglutisce. Questa manovra fa penetrare forzatamente l’aria nella tuba di Eustachio e nell’orecchio medio. Queste procedure sono da proscrivere in presenza di rinite o rinorrea. I pazienti possono essere istruiti a pizzicare delicatamente le loro narici e deglutire (chiamata autoinsufflazione). Questa manovra può essere ripetuta più volte durante il giorno per arieggiare l’orecchio medio.
La medicina termale può essere molto utile: sono indicate le insufflazioni tubo-timpaniche ed il Polizer. Con queste due metodiche viene introdotta direttamente nell’orecchio medio il principio attivo dell’acqua termale con l’obiettivo di rimuovere le secrezioni endotimpaniche.
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Terapia farmacologica
Se esistono allergie, il paziente può giovarsi di farmaci antistaminici e corticosteroidi nasali (ad esempio il mometasone contenuto in Nasonex).
In alcuni casi sono utili cortisonici e mucolitici tramite aerosol, come il beclometasone (Prontinal) e l’N-acetilcisteina (Fluimucil).
Utili anche i decongestionanti nasali a base di efedrina e nafazolina, come il Deltarinolo.
In caso di dolore, per via orale possono essere assunti il paracetamolo (Tachipirina), FANS (antinfiammatori non steroidei) come l’ibuprofene (Brufen) o l’etoricoxib (Arcoxia) o cortisonici come il prednisone (Deltacortene) o betametasone (Bentelan).
Gli antibiotici sono di utilità solo se si sospetti una infezione batterica: in questo caso potrebbe essere consigliato l’uso della claritromicina (Klacid).
Terapia chirurgica
In assenza di miglioramento nonostante le terapie mediche, dopo un paio di mesi si può iniziare a pensare alla necessità di una terapia chirurgica. Nei bambini, in caso di otite effusiva ricorrente, può essere indicata l’adenotomia, talvolta associata a una tonsillectomia, in caso di evidente ipertrofia adenoidea. Negli adulti è possibile procedere con una miringotomia con paracentesi timpanica e posizionamento di drenaggio transtimpanico, che consente di areare l’orecchio medio e migliorare temporaneamente l’ostruzione della tuba di Eustachio, indipendentemente dalla causa. L’espulsione del drenaggio avviene spontaneamente, entro tre mesi dall’applicazione, o viene rimosso chirurgicamente non appena si completi la risoluzione dell’effusione, per evitare la timpanosclerosi. Questo tipo di chirurgia, oltre ai comuni rischi legati all’anestesia ed alla reazione allergica a strumenti usati durante l’intervento, espongono il paziente ad alcuni rischi, tra cui infezioni e sordità. Dopo l’intervento non deve assolutamente entrare acqua nell’orecchio, quindi va evitato il nuoto e per la doccia o il bagno potranno essere utilizzati appositi tappi da applicare nel condotto uditivo esterno.
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Consigli
Poiché i cambiamenti di pressione ambientale possono causare barotrauma doloroso, immersioni subacquee e viaggi aerei dovrebbero essere evitati. Se il viaggio aereo non può essere evitato, masticare e deglutire può essere d’aiuto.
Si consiglia di bere molta acqua, alimentarsi con brodi e zuppe di verdure calde (non bollenti), evitare gli sbalzi di temperatura, non esporsi a correnti d’aria, evitare di tenere le orecchie bagnate e dormire con il capo leggermente rialzato per facilitare il drenaggio del catarro. Bere molta acqua è sicuramente un importante consiglio: non solo fa bene alla salute in generale, ma può aiutare a fluidificare il catarro favorendone l’eliminazione, visto che il muco è formato perlopiù da acqua.
Molto utili sono lavaggi nasali con soluzioni ipertoniche o ipotoniche: con una siringa senza ago si spinge la soluzione nelle narici e ciò può facilitare la liberazione del catarro sia da naso che da orecchie.
Altro consiglio che in alcuni casi, pur se non in modo diretto, può migliorare la situazione generale, è quello di usare appositi spray anti-cerume, capaci di pulire il condotto uditivo esterno da eventuali tappi di cerume: a tal proposito mi sento invece di sconsigliarvi i coni di cera, che – se usati in modo improprio – possono determinare ustioni e danni al timpano. Sempre a mio avviso, sconsigliati anche i “rimedi della nonna” come inserire nell’orecchio mix di sostanze come vino bianco e alcool: il rischio è quello di peggiorare ulteriormente la situazione.
Comunque utile masticare una gomma, deglutire spesso, sbadigliare e mandar già qualche goccia d’acqua ogni tanto: sono tutte azioni che forzano l’apertura della tuba e facilitano il drenaggio del catarro tubarico.
Umidificare l’aria negli ambienti molto secchi può aiutare a migliorare indirettamente la situazione.
Di indubbia utilità in molti casi sono i suffumigi (fumenti): vi consiglio a tal proposito di far bollire dell’acqua con all’interno alcune gocce di olio essenziale di eucalipto o di timo e un cucchiaino di sale grosso per poi inspirare a pieni polmoni il vapore che fuoriesce, tenendo la testa coperta da un asciugamano per evitare la dispersione del calore.
IMPORTANTE: in ogni caso, chiedere sempre prima al proprio medico prima di tentare qualsiasi rimedio o terapia “casalinga”.
Prognosi
La maggior parte dei pazienti guarisce in 2-3 settimane, in alcuni casi anche senza alcun ausilio farmacologico. La miringotomia, in genere associata al posizionamento di un drenaggio transtimpanico, è indicata qualora non si riscontri un miglioramento entro 2 o 3 mesi e generalmente risolve il problema.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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