Otite media acuta purulenta: perforazione, complicanze, contagio

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Otite vista con otoscopia

Con “otite media acuta purulenta” si intende una frequente patologia caratterizzata da infiammazione dell’orecchio medio con presenza di essudato purulento, causata nella maggioranza dei casi da batteri. E’ diffusa soprattutto durante i mesi freddi tra anziani, bambini e soggetti immunodepressi (tra questi ultimi è però più diffusa la forma cronica della patologia). La differenziazione tra otite media purulenta acuta e cronica non si basa tanto sul criterio temporale, quanto sulla presenza di alterazioni tissutali: la forma cronica è caratterizzata non solo di infiammazione cronica della mucosa dell’orecchio, ma anche dall’assenza di chiusura spontanea della perforazione timpanica, che si verifica invece nella forma acuta. Nella forma cronica il dolore è inoltre più lieve rispetto alla forma acuta. La forma cronica è meno frequente di quella acuta.

Cause e fattori di rischio

La maggior parte dei casi acuti sono correlati ad infezione batterica da parte di vari batteri, come Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influenzae, Moraxella catarrhalis, Pseudomonas aeruginosa e Staphylococcus aureus. Spesso l’otite media acuta purulenta è determinata dalla diffusione di una infezione proveniente dalle alte vie aeree (rinofaringe) all’orecchio medio attraverso la tuba di Eustachio, andando a determinare una rinite-otite. L’infezione dell’orecchio medio può anche essere causata da un trauma con perforazione timpanica o dalla diffusione batterica attraverso il sangue, ma sono casi rari. Fattori di rischio sono le condizioni patologiche connesse con sindromi influenzali e malattie esantematiche (morbillo, varicella) , che possono favorire sovrainfezione batterica.

E’ contagiosa?

Quando l’otite media acuta purulenta è causata da batteri, il che avviene nella maggioranza dei casi, è certamente contagiosa e trasmissibile.

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Fasi

L’otite media acuta purulenta si sviluppa classicamente in quattro fasi anatomo-patologiche distinte:

  • fase iperemica: corrisponde alla vasodilatazione propria delle fasi iniziali di ogni processo infiammatorio. Si realizza quindi un’intensa infiltrazione leucocitaria a carico della mucosa;
  • fase essudativa: questa fase è caratterizzata dalla presenza di essudato di natura purulenta che invade la cassa del timpano;
  • fase della perforazione: avviene la perforazione della membrana timpanica conseguente all’aumento della pressione nella cassa timpanica. Tale perforazione è sovente di piccole dimensioni e permette il drenaggio del pus e la ventilazione dell’orecchio medio, con regressione del processo flogistico;
  • fase della guarigione: la perforazione timpanica tende alla chiusura spontanea. In questa fase può permanere un versamento liquido sterile nella cassa timpanica. Tale fase è assente o parziale (comunque insufficiente) nella otite media cronica purulenta.

Sintomi

Alle quattro fasi prima descritte, corrispondono quattro momenti clinici distinti:

  • fase iperemica: è caratterizzata da senso di ovattamento, progressiva otodinia e rialzo termico lieve;
  • fase essudativa: è caratterizzata da una moderata ipoacusia e un’otodinia pulsante;
  • fase della perforazione: è caratterizzata da otorrea purulenta e scomparsa del dolore grazie alla riduzione della pressione endotimpanica;
  • fase della guarigione: è caratterizzata da una progressiva regressione della sintomatologia con permanenza di una modesta ipoacusia per la presenza di versamento sterile.

Diagnosi

Attraverso l’otoscopia eseguita nel corso di una visita otorinolaringoiatrica è possibile identificare le diverse fasi che compongono il profilo anatomo-patologico:

  • fase iperemica: si manifesta intensa iperemia della membrana timpanica, evidente soprattutto lungo il manico del martello;
  • fase essudativa: l’aumento della pressione endotimpanica comporta la distensione e l’estroflessione del timpano che appare ancora iperemico e desquamato;
  • fase della perforazione: l’otorrea impedisce la visualizzazione della membrana timpanica.

Una TC può essere necessaria nel caso si sospetti il coinvolgimento flogistico delle strutture viciniori.

Trattamento

Uno schema antibiotico che preveda l’utilizzo di penicilline e inibitori della penicillinasi o cefalosporine per almeno 6-10 giorni. Nei casi in cui si verifichi resistenza a questi antibiotici, può rendersi necessario l’utilizzo di macrolidi e chinolonici (questi ultimi da evitare nell’età pediatrica). A questa terapia può essere utile associare antinfiammatori non steroidei e antipiretici, utilizzando un antinfiammatorio steroideo nei casi di notevole edema. Grazie alla presenza di antibiotici sempre più potenti ed efficaci, la paracentesi timpanica si sta rendendo sempre meno frequente.

Complicanze

Si verificano queste complicanze:

  • paralisi del nervo faciale;
  • sofferenza cocleare;
  • tromboflebite dei seni venosi endocranici o della vena giugulare interna;
  • ipoacusia o sordità persistente;
  • persistenza di perforazione timpanica;
  • cronicizzazione dell’otite;
  • mastoidite;
  • labirintite;
  • meningite;
  • ascesso cerebrale;
  • ascesso cerebellare.

Prognosi

Nella maggior parte dei casi si ha la completa guarigione nel giro di poche settimane (tempo necessario per il completo riassorbimento della raccolta sierosa sterile nella cassa timpanica). In rari casi è possibile la cronicizzazione; recidive sono spesso dovuto ad un non corretto approccio terapeutico.

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