Carlo Angela, lo psichiatra che salvò gli ebrei dalle persecuzioni razziali

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO Carlo Angela padre papà di Piero Angela psichiatra che salvò gli ebrei dalle persecuzioni razziali Carlo Angela, nato a Olcenengo (Vercelli) il 9 gennaio 1875 e morto a Torino, il 3 giugno 1949, famoso anche per essere stato il padre del celebre divulgatore Piero Angela, ebbe una vita piena e ricca di Continua a leggere

La bimba col cappotto rosso di “Schindler’s List” e la promessa infranta con Spielberg

medicina online oliwia dabrowska red coat girl before after now schindlers list steven spielberg liam neeson ben kingsley ralph fiennes ebrei nazismo olocausto seconda guerra mondialeNel 1993 usciva nelle sale di tutto il mondo “Schindler’s List“, il celebre capolavoro di Steven Spielberg e vincitore di sette premi Oscar tra cui miglior film e regia, basato sulla storia vera di Oskar Schindler, l’imprenditore Continua a leggere

Jona Oberski, il bambino che visse nei lager nazisti

MEDICINA ONLINE Jona Oberski Anni d'infanzia. Un bambino nei lager Jona che visse nella balena con la regia e la sceneggiatura di Roberto Faenza Nazismo Olocausto Seconda Guerra Mondiale.jpgJona Oberski nasce ad Amsterdam il 20 marzo 1938 da una famiglia ebrea che nel 1937 era fuggita dalla Germania nazista per stabilirsi nei Continua a leggere

Wilm Hosenfeld, il nazista che salvò gli ebrei

MEDICINA ONLINE SECONDA GUERRA MONDIALE OLOCAUSTO NAZISTI GIORNATA DELLA MEMORIA Wilm Hosenfeld UFFICIALE CAPITANO Władysław Szpilman IL PIANISTA PIANIST Roman Polanski.jpgWilm Hosenfeld era un capitano delle forze armate tedesche durante la seconda guerra mondiale. Il suo compito era scovare ed uccidere gli ebrei, come i suoi compagni d’armi, ma per lui questa era solo un’apparenza.

Un insegnante delle elementari

Hosenfeld, che aveva già fatto la Prima Guerra Mondiale, era nella vita civile un insegnante delle elementari considerato da tutti generoso, gentile, tenero coi suoi alunni, affettuoso e materno con i bambini in difficoltà. All’inizio della Seconda Guerra Mondiale, di nascosto dagli stessi membri dell’esercito tedesco, compì atti di reale eroismo. In Polonia si sa che salvò un ragazzino dalla fucilazione certa, rischiando la fucilazione a sua volta nel farlo; poi salvò la vita ad un giovane ebreo, Leon Warm, fuggito dal treno dei deportati, assumendolo sotto falso nome al proprio servizio. Era anche noto tra i civili di come lui avesse anche comperato di propria tasca scarpe e cibo per i bambini polacchi. All’inizio dell’occupazione tedesca, Hosenfeld, pregato dalla moglie di Stanislaw Cieciora, soldato polacco fatto prigioniero, lo aveva fatto liberare in segreto ed era diventato amico di questa famiglia, che frequentò a lungo. Salvò anche un prete loro parente, impegnato nella resistenza polacca, e così un loro conoscente, il signor Koschel. E tutto questo lo fece mettendo più volte a rischio la sua stessa vita ed in modo disinteressato.

La cattura e la morte

Catturato il 17 gennaio 1945 dai soldati sovietici a Błonie, non lontano da Varsavia, Hosenfeld fu condannato a 25 anni di lavori forzati per crimini di guerra semplicemente sulla base della sua unità militare d’appartenenza. Nonostante vari ebrei polacchi firmassero petizioni in suo favore, i sovietici continuarono a ritenerlo responsabile di crimini di guerra. Morì il mattino del 13 agosto 1952 per rottura dell’aorta toracica mentre era sottoposto a tortura in un campo di lavoro presso Stalingrado. Durante la prigionia russa, Hosenfeld prima di morire scrisse alla moglie un elenco di ebrei e di polacchi da lui salvati; il quarto nome era quello di un certo Władysław Szpilman.

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Władysław Szpilman

Szpilman non era una “persona qualunque”: all’epoca era un pianista polacco famosissimo per la sua enorme capacità tecnica con lo strumento e per le sue doti interpretative. Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale la sua carriera si interruppe e dovette nascondersi a lungo dai nazisti, spostandosi in vari rifugi fino al giorno in cui venne trovato dal capitano Hosenfeld che a quel punto avrebbe dovuto catturarlo e farlo fucilare, ma così non andò. Il capitano non solo gli salvò la vita, ma insegnò anzi a Szpilman come meglio nascondersi, gli portò cibo, coperte e vestiti. Gli raccontò di come si vergognava di essere tedesco. Szpilman lo definì in seguito testualmente “l’unico essere umano con indosso l’uniforme tedesca che io abbia mai conosciuto”.  La storia del grande pianista polacco è stata raccontata dal commovente film del 2002 “Il pianistadi Roman Polanski con Adrien Brody, in cui alla fine si fa anche menzione proprio del capitano tedesco Hosenfeld.

Il tentativo di aiuto

Alla fine della guerra Szpilman tentò, nel 1950, di aiutare Hosenfeld, quando seppe che si trovava prigioniero dei sovietici. Si umiliò ad elemosinare l’intervento di Jakob Berman, potente e odiato capo della polizia comunista polacca, al quale raccontò come il capitano tedesco aveva salvato la vita di moltissime persone. Berman effettivamente si attivò, ma gli dovette rispondere che i sovietici non volevano liberarlo e l’eroico capitano morì in carcere. Nel 1995 il nome di Wilm Hosenfeld non compariva ancora nel Viale dei Giusti, a Gerusalemme. Wolf Biermann, cantautore e poeta tedesco, augurò pubblicamente che a piantarlo fosse proprio Władysław Szpilman, il quale però morì nel 2001, all’età di novant’anni, senza averlo piantato. Il figlio di Szpilman, Andrzej, ha successivamente chiesto a lungo che lo Yad Vashem annoverasse Hosenfeld come Giusto tra le nazioni, cosa poi avvenuta nel dicembre del 2008.

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Il diario di Hosenfeld

Durante la sua prigionia il capitano Hosenfeld scrisse una serie di memorie, in parte citate anche nel romanzo autobiografico “Il pianista” (Śmierć miasta) di Władysław Szpilman stesso (da cui è tratto anche il film di Polanski). Alcune frasi tratte dalle memorie di Hosenfeld sono decisamente dure con sé stesso e con l’intera Germania:

“Ora noi abbiamo sulla coscienza sanguinosi crimini a causa delle orribili ingiustizie commesse nell’assassinare i cittadini ebrei” […] “Come siamo codardi a pensare innanzitutto a noi stessi e a permettere che ciò accada. Dovremmo essere puniti per questo” […] “Noi permettiamo che vengano commessi simili crimini, rendendocene complici” […] “Il nazismo è un’onta che non potrà mai essere cancellata, è una maledizione dalla quale non ci libereremo mai. Non meritiamo alcuna pietà. Siamo tutti colpevoli. Provo vergogna ad andare in città. Qualsiasi polacco ha il diritto di sputarci addosso. Ogni giorno che passa mi sento peggio” […] “Perché Dio non interviene?” […] “Quando i nazisti sono saliti al potere non abbiamo fatto nulla per fermarli. Abbiamo tradito i nostri ideali e ora noi tutti dobbiamo accettarne le conseguenze”.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Alan Turing, il padre dell’informatica e dell’intelligenza artificiale

MEDICINA ONLINE ALAN TURING SCIENZIATO LOGICO ANALISTA CRITTOGRAFO QUANTISTICA FISICA INFORMATICA ROBOTICA INTELLIGENZA ARTIFICIALE THE IMITATION GAME.jpgIl mio mito è Alan Turing. Alan Mathison Turing nacque a Londra 23 giugno 1912. Da studente era decisamente poco appassionato a materie come la letteratura, il latino e la religione: ad esse preferiva letture riguardanti la Teoria della Relatività, i calcoli astronomici, la chimica o il gioco degli scacchi. Nel 1931 fu ammesso al King’s College dell’Università di Cambridge dove fu allievo di Ludwig Wittgenstein e dove approfondì i suoi studi sulla meccanica quantistica, la logica e la teoria della probabilità (dimostrò autonomamente il teorema centrale del limite, già dimostrato nel 1922 dal matematico Lindeberg).

Nel 1934 si laureò con il massimo dei voti e nel 1936 vinse il premio Smith (assegnato ai due migliori studenti ricercatori in Fisica e Matematica presso l’Università di Cambridge). Nello stesso anno si trasferì alla prestigiosa Princeton University dove studiò per due anni, ottenendo infine un Ph.D. In quegli anni pubblicò l’articolo “On computable Numbers, with an application to the Entscheidungsproblem” nel quale descriveva, per la prima volta, quella che sarebbe poi stata definita la “macchina di Turing”. Nel 1940, a 28 anni, era già a capo del gruppo di ricercatori impegnati nella decrittazione delle macchine usate dalla marina tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale, fra le quali Enigma.

Il 31 marzo 1952 Alan Turing fu arrestato per omosessualità, che all’epoca era considerata reato, e portato in tribunale, dove a sua difesa disse semplicemente che «non scorgeva niente di male nelle sue azioni». Condannato per omosessualità, fu costretto a scegliere tra una pena detentiva a due anni di carcere o la castrazione chimica mediante assunzione di estrogeni. Per non finire in prigione, lo scienziato optò per la seconda alternativa. Per oltre un anno si sottopose a trattamenti che provocarono in lui un calo della libido e lo sviluppo del seno (ginecomastia). La depressione legata al trattamento e all’umiliazione subita fu il motivo determinante che lo condusse, il 7 giugno 1954, al suicidio.

Quel giorno moriva uno dei più brillanti scienziati, matematici e crittoanalisti della storia dell’umanità. E’ considerato il padre della moderna informatica e dell’intelligenza artificiale, dal momento che il suo lavoro negli anni ’30 e ’40 ebbero vasta influenza sullo sviluppo di queste branche della scienza, grazie alla sua formalizzazione dei concetti di algoritmo e calcolo mediante la macchina di Turing: senza tale macchina probabilmente oggi non esisterebbero né i computer né gli smartphone che avete ora davanti agli occhi. Gli studi di Turing furono vitali anche per decifrare i messaggi scambiati da diplomatici e militari delle Potenze dell’Asse, tali studi hanno accorciato di vari anni la fine della Seconda Guerra Mondiale e di conseguenza salvato milioni di vite umane.

Il 24 dicembre 2013 la regina Elisabetta II elargì la grazia postuma per Alan Turing. Quasi 60 anni dopo la sua morte. Alla vita di Turing è dedicato il bel film del 2014 “The Imitation Game” di Morten Tyldum, con protagonista Benedict Cumberbatch nei panni del matematico.

Il mio mito è Alan Turing, il padre della moderna informatica e l’uomo che ha contribuito a salvare milioni di vite nella Seconda Guerra Mondiale.

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George Blind, l’uomo che rise in faccia al plotone di esecuzione tedesco

MEDICINA ONLINE GEORGE BLIND RESISTENZA FRANCESE RISATA GUERRA PLOTONE TEDESCO SECONDA GUERRA MONDIALE ESERCITO FOTO IMMAGINEFrancia, ottobre 1944. Un manipolo di soldati tedeschi spiana i fucili verso George Blind, membro della Resistenza francese. Si tratta di una finta esecuzione, inscenata per costringerlo a dare informazioni sulle attività anti-tedesche. Una tortura psicologica ripetutamente utilizzata durante il conflitto per estorcere delazioni ai prigionieri.

Ebbene, il metodo non ha funzionato. Blind, infatti, non ha soltanto tenuto saldamente la bocca chiusa, ma si è addirittura messo a ridere in faccia a coloro che stavano per fucilarlo. Pochi giorni dopo, George è stato trasferito nel campo di concentramento di Dachau. Giudicato contagioso da un medico delle SS venne portato in infermeria. Non fece più ritorno.

Il suo sorriso sprezzante di fronte alla morte è diventato uno dei simboli della Resistenza francese.

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