I Am Mother (2019) trama e spiegazione del film e del finale

MEDICINA ONLINE I AM MOTHER NETFLIX FILM SPIEGAZIONE TRAMA FINALE SPOILER DROIDE CINEMA FANTASCIENZA.jpgI Am Mother” è un film thriller fantascientifico australiano-americano del 2019 diretto da Grant Sputore, con Clara Rugaard nella parte di Continua a leggere

La migliore offerta (2012) spiegazione del finale del film

MEDICINA ONLINE FILM LA MIGLIORE OFFERTA 2012 TORNATORE STANZA DEI QUADRI.jpgLa migliore offerta (2012) regia di Giuseppe Tornatore, con Continua a leggere

Annientamento (2018): spiegazione del finale e significato del film

MEDICINA ONLINE ANNIENTAMENTO 2018 NETFLIX FANTASCIENZA TRAMA TRAILER CINEMA SPOILER SPIEGAZIONE SIGNIFICATO METAFORE SIMBOLI CANCRO MORTE NATURA ANIMALI GEMELLI Annihilationmovie Natalie Portman.jpgAnnientamento (Annihilation), un film di Alex Garland, con Natalie Portman, Jennifer Jason Leigh, Tessa Thompson, Gina Rodriguez, Oscar Isaac. Genere: fantascienza, USA, 2018.

Trama senza spoiler

Un gruppo di soldati viene inviato nella zona disastrata dell’Area X, senza fare ritorno. L’unico sopravvissuto è gravemente malato e non esiste modo di curarlo né di fargli riprendere coscienza. Nel tentativo di salvarlo, Continua a leggere

Il mondo dei robot – Westworld (1973): trama e recensione del film

MEDICINA ONLINE IL MONDO DEI ROBOT WESTWORLD  1973 SCI FI Un film di Michael Crichton. Con James Brolin, Yul Brynner, Richard Benjamin, Victoria Shaw, Norman Bartold. continua Fantascienza.jpgUn film di Michael Crichton, con James Brolin, Yul Brynner, Richard Benjamin, Victoria Shaw, Norman Bartold. Titolo originale Westworld. Fantascienza, durata 88 min. – USA 1973

Trama senza spoiler

Siamo nell’anno 2000, un parco divertimenti di nome Delos propone ai clienti di vivere tre diverse esperienze in altrettante epoche storiche. Il parco è infatti diviso in tre sezioni: RomaWorld (in italiano reso con l’improbabile Romamundia), ambientata al tempo dell’Impero Romano e presentata come un epoca di “moralità allo sfacelo”; MedievalWorld (Medievonia), ambientata invece in un medioevo romantico; WestWorld (Westernlandia), con una scenografia prettamente americana dell’epoca del vecchio west, che promette ai turisti “violenza sfrenata”. A intrattenere gli ospiti provvedono dei sofisticati robot quasi indistinguibili dagli esseri umani e che offrono loro la possibilità di cimentarsi in duelli, rapine, risse da saloom, giostre medievali, non tralasciando l’aspetto più pruriginoso con avventure erotiche, se non vere e proprie orge. Tutto questo senza che nulla di male possa accadere ai visitatori. I robot infatti possono essere “uccisi” (venendo poi riparati e reinseriti nelle attrazioni), ma essi non possono nuocere ai veri esseri umani. Questo almeno fin quando una serie di guasti inizieranno a determinare strani comportamenti dei robot.

Recensione

“Il mondo dei robot” rappresenta l’ottimo esordio alla regia del celebre Michael Crichton quando ancora non era diventato il famoso “sacerdote dell’high concept” (definizione coniata da Steven Spielberg) quale è oggi ricordato. Fino ad allora aveva all’attivo una serie di libri scritti sotto pseudonimo e due romanzi di fantascienza, Andromeda (1969) e Il terminale uomo (The Terminal Man, 1972), il primo tradotto in film nel 1970 su sceneggiatura dello stesso autore e per la regia del veterano Robert Wise (The Terminal Man verrà invece adattato per lo schermo nel 1974). Con già qualche esperienza come soggettista e sceneggiature, Crichton decide di calarsi anche nei panni di regista, ma ebbe non pochi problemi per farsi accettare il progetto dalla casa di produzione, la MGM, poco propensa a impegnare tempo e fondi per un esordiente. Il film viene infatti girato in sole sei settimane e con pochissimi effetti speciali, cosa favorita anche da un’ambientazione da classico film western. Il film si focalizza su due amici, John e Peter, che decidono di passare una vacanza nell’ambiente western (WestWorld, da cui il nome originale del film) e che – tra scazzottate nei saloon ed evasioni dalla prigione – si trovano a sfidare più volte un pistolero dalle fattezze di Yul Brynner (interpretato dallo stesso attore) così come appariva nel film I magnifici sette (The Magnificent Seven, 1960) di John Sturges. Ogni giorno li sfida regolarmente a duello, venendo come da programmazione ucciso, ed altrettanto regolarmente tornando il giorno dopo a riproporre il copione.

SPOILER! (anche se è un film di 44 anni fa, non è detto che tutti lo abbiano già visto!)

Nell’ultimo duello, proprio quando la cosa cominciava a stancare i due amici, il pistolero uccide John per davvero davanti all’attonito amico. Peter, dopo lo smarrimento iniziale, fugge e inizia così una spietata caccia da parte del pistolero attraverso tutti gli ambienti del futuristico Luna Park ormai allo sfacelo. Mentre gli altri automi uno alla volta si arrestano per esaurimento energetico, il pistolero continua a lungo il suo inseguimento fino negli ambienti tecnici del luna park (vedi foto in alto), essendo un nuovo modello potenziato, fino al conclusivo duello vinto da Peter con l’aiuto di acido e fuoco.

FINE SPOILER

Westworld è indubbiamente un’opera consigliata e sicuramente uno dei migliori film sull’argomento robot e androidi, precursore e ben inserito nel panorama della fantascienza cinematografica adulta degli anni settanta prima della rivoluzione contenutistica portata al genere da Guerre Stellari (Star Wars, 1977). La tensione, il ritmo e l’atmosfera fredda come gli occhi dell’androide interpretato da Brynner, tengono lo spettatore inchiodato alla metaforica poltrona. Inquietanti le avvisaglie del malfunzionamento dei robot (come quando una cortigiana-robot di MedievalWorld non accondiscende ai desideri sessuali di un turista e lo schiaffeggia, o altre scene dove i robot non si trattengono più e fanno del male ai visitatori), così come è inquietante l’incedere implacabile e inarrestabile del pistolero in abito nero durante la caccia all’uomo, servito quasi certamente da modello per quello del cyborg interpretato da Arnold Schwarzenegger nel Terminator di James Cameron (1984). Inseguimento arricchito dalle immagini in soggettiva dell’assassino (una delle poche che presentino un qualche effetto speciale), non una novità per il cinema, questo tipo di ripresa si già vista in precedenza in altri film, come ad esempio in alcune opere dei nostri Mario Bava e Dario Argento, ma qui usata prima che John Carpenter e il suo Halloween (1978) la sdoganasse facendola diventare pratica usuale in un certo tipo di film prevalentemente horror. Ma ad apparire ancora più inquietante è l’assunto di base di un luogo di divertimento dove è possibile cedere alle proprie pulsioni più basse senza paure di conseguenze perché indirizzate verso entità artificiali ma molto somiglianti agli esseri viventi.

Il film ricorda un altro lavoro di Crichton realizzato circa vent’anni dopo, il romanzo Jurassic Park (1990). Un altra cattedrale del divertimento occidentale, un Luna Park high tech con i dinosauri al posto dei robot, ma con la stessa propensione a uscire dai binari imposti dall’essere umano. Come altri film sugli androidi e di fantascienza in generale, anche questo si interroga sullo sfruttamento delle nuove tecnologie e sul loro potere di replicare la realtà, rendendo difficile identificare il naturale dall’artificiale, artificiale che difficilmente starà buono a fare i compiti che gli sono stati assegnati (Matrix vi ricorda qualcosa?). Altro discorso è quello dell’invadenza silenziosa dei tecnici del parco che guardano in maniera quasi voyeuristica, entrando e registrando con le loro telecamere nascoste le esperienze dei vari visitatori, tema quantomai attuale nell’epoca di internet e dei reality, ma tutt’altro che scontato negli anni settanta.

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Curiosità sul film

Il soggetto fu rifiutato da tutte le compagnie cinematografiche: solo la MGM era interessata al soggetto, ma impose drastici tagli agli effetti speciali, concedendo a Crichton solo 6 settimane di tempo. Durante le riprese, un colpo a salve ustionò la cornea di Yul Brynner, che dovette rinunciare a portare le lenti a contatto lucide che davano lo sguardo speciale al robot del suo personaggio, così la produzione si dovette fermare per diverse settimane. Il film fu realizzato in anamorfico Panavision. L’unico effetto al computer fu quello ottenuto da John Whitney (esperto di effetti speciali) con le immagini in soggettiva del Robot/Brynner. Questo procedimento, molto difficoltoso per l’epoca, richiese mesi di lavoro per poche decine di secondi di girato. Finite le riprese, il primo montaggio a detta della produzione era un disastro e non distribuibile. Venne così chiamato David Bretherton (premio Oscar per Cabaret) e con l’apporto di nuove scene il film fu pronto per la distribuzione. Nonostante questo i dirigenti della MGM non erano soddisfatti del lavoro svolto ma fecero uscire ugualmente il film, che a dispetto di tutto ebbe un grande successo commerciale. Nonostante il contenuto palesemente fantascientifico (non sono ancora stati realizzati androidi con le capacità ipotizzate nel film, anche se siamo sulla buona strada), il tono cupamente drammatico che aleggia fin dall’inizio sul film lo rende inquietante anche oggi: vent’anni prima di Jurassic Park ed ancor più tempo prima di Matrix, lo spettatore è disturbato dal pensiero che una macchina creata dall’uomo possa prenderne il sopravvento, e non basta il – tutto sommato – finale positivo a rassicurarlo, perché il fatto che la ribellione sia accaduta una volta non esclude che possa ripetersi (cosa che avviene nel seguito). Crichton rielabora il tema classico della ribellione delle macchine mettendola in relazione con la complessità dei sistemi informatici, introducendo numerosi elementi che saranno poi citati in opere successive dello stesso genere (fra tutte Terminator), come l’idea di macchine progettate da macchine, che suggerisce un processo evolutivo che può andare fuori controllo e rivoltarsi contro gli esseri umani. Anche esplicitamente citata in Terminator è la sequenza finale dell’inseguimento, con riprese in soggettiva dal punto di vista del robot e la distruzione progressiva del robot (in particolare del suo volto) che ne rivela le interiora meccaniche e la sostanziale alienità.

Il film è rimasto fortemente impresso nella cultura popolare – soprattutto americana – ed è ampiamente citato; si pensi per esempio alla band britannica Westworld o ai numerosi riferimenti al film nella serie animata I Simpson e Futurama. Anche un episodio di Scooby Doo è esplicitamente ispirato all’ambientazione e alla trama di questo film.

Il film ebbe un seguito nel 1976: Futureworld – 2000 anni nel futuro diretto da Richard T. Heffron Peter Fonda e Blythe Danner (con anche la presenza di Yul Brynner), film sicuramente godibilissimo e consigliato per i tanti fan del primo film e per gli appassionati di fantascienza in generale. Nel 1980 fu anche realizzata una miniserie di 5 puntate Alle soglie del futuro (Beyond Westworld); nel 2016 la HBO ha prodotto la serie Westworld – Dove tutto è concesso (Westworld), basato in parte sul film, una serie molto godibile in virtù dell’alto livello recitativo degli attori, delle splendide scenografie e degli effetti speciali decisamente sorprendenti.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Resident Evil (2002): trama e recensione del film

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma RESIDENT EVILTRAMA RECENSIONE FILM Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgResident Evil, un film di Paul W.S.Anderson. Con Milla Jovovich, Michelle Rodriguez, Eric Mabius, James Purefoy, Martin Crewes. Fantascienza, durata 100 min. – Gran Bretagna, Germania, Francia 2002.

Trama senza spoiler
Qualcosa di tremendo si nasconde all’interno dell’Alveare, vasto e supertecnologico laboratorio sotterraneo gestito dalla multinazionale “Umbrella Corporation”. Qualcuno ha introdotto al suo interno un virus micidiale che ha indotto la Regina Rossa – supercomputer che controlla l’intera struttura – a sigillare l’intera area, intrappolando fatalmente al suo interno tecnici e ricercatori. Una squadra di militari viene inviata sul posto a ricostruire l’accaduto: scoprirà presto cosa sia successo e quale tremenda sorte sia toccata a tutto il personale dell’Alveare.

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Trama e recensione CON SPOILER
XXI secolo, Racoon City è uno dei tanti centri urbani tranquilli d’America, con bella gente e paesaggi carini, la città ideale per impiantare il nucleo di una delle più grandi multinazionali del mondo, l’Umbrella Corporation. Si tratta di una mastodontica potenza commerciale degli Stati Uniti, nove case su dieci utilizzano i suoi prodotti, la sua influenza politica e finanziaria si fa sentire ovunque. Ufficialmente l’Umbrella è il maggior fornitore di tecnologia per computer e di prodotti medici e sanitari, ma – all’insaputa dei suoi stessi impiegati – i suoi profitti più consistenti derivano da tecnologia militare, sperimentazione genetica e armi batteriologiche.
L’Alveare, il loro laboratorio top secret, è situato ad una notevole profondità sotto le strade di Racoon City ed ospita più di 500 dipendenti che studiano, lavorano e vivono sotto terra. Qui è stato dato alla luce il “Virus T”, un potente micro organismo in grado di rigenerare le cellule morte. A protezione di tutto questo c’è “la Regina Rossa”, il top dell’intelligenza artificiale, un computer che controlla tutto e tutti.
Quando una delle provette del virus viene rotta, dando il via alla sua diffusione per tutto l’Alveare, l’intervento della Regina Rossa è immediato: la versione “bambina” di HAL 9000 sigilla tutto il laboratorio e, senza farsi troppi scrupoli, stermina con il gas ed altre trappole qualsiasi essere vivente potenzialmente contaminato dal Virus T (cioè tutti i presenti nell’Alveare), questo perché la sua priorità è di evitare che il virus arrivi in superficie.
L’Umbrella decide di intervenire, mandando sul luogo del disastro un Team di soldati specializzati che però, a loro spese, saranno i primi testimoni dell’efficacia del Virus T: gli ex dipendenti dell’Umbrella, uccisi dal gas della Regina Rossa, resusciteranno diventando dei veri e propri zombie, molto difficili da uccidere. Nel corso del film, dove non mancano colpi di scena, si scoprirà chi e perché ha diffuso il Virus T. Questa è in sostanza la trama del film basato sull’omonimo e famosissimo videogame della Capcom e possiamo proprio considerarlo un tributo a tutti gli appassionati della versione videoludica.

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Differenze con il videogioco
Il film, affidato a Paul W.S. Anderson, già autore di pellicole come “Mortal Kombat” e “Alien vs Predator”, si discosta parecchio dalla storia e dai personaggi del primo capitolo del videogioco, ma riprende alcuni caratteri del secondo capitolo, come il famoso essere senza pelle e i “dolcissimi” dobermann con la carne a brandelli che tanto hanno tormentato i miei incubi da adolescente.
Potremmo quasi considerare questo “Resident Evil” cinematografico come una sorta di prequel della versione ludica. I personaggi, come già accennato, sono tutti diversi rispetto al videogame, introducendo così il fattore imprevedibilità da parte del regista. Buona la scelta della protagonista, la bellissima Milla Jovovich nella parte di Alice, accompagnata da un bravissimo Eric Mabius (Matt). Il film si svolge interamente sotto terra e non ci sono i famosi enigmi da decifrare come nel gioco. Questa mancanza è comunque compensata da dosi massicce di azione: il ritmo è incalzante sin dalla prima scena, aiutato anche da una colonna sonora grandiosa, che vede in prima linea Marilyn Manson.

Il ritorno degli zombie
Il merito del regista sta nel aver dato nuova linfa vitale al tema degli zombie che, abbandonati i buffi e statici movimenti che li hanno caratterizzati dagli anni ’70 a oggi, in “Resident Evil” si muovono come se seguissero una coreografia (da notare lo zombie con il camice e l’ascia in mano) e si rivelano molto reattivi al momento dell’attacco. La pellicola è conosciuta anche con altri titoli: Resident Evil 1, Resident Evil: Ground Zero, e Resident Evil: Genesis. Il film ha cinque seguiti: Resident Evil: Apocalypse, uscito il 10 settembre 2004, Resident Evil: Extinction, uscito il 12 ottobre 2007, Resident Evil: Afterlife, uscito nelle sale italiane il 10 settembre 2010 e Resident Evil: Retribution, uscito il 28 settembre 2012. Il sesto e ultimo capitolo è Resident Evil: The Final Chapter, uscito nel 2017.
I difetti di questa pellicola sono pochi, forse il regista in alcuni momenti avrebbe potuto impegnarsi di più e avere meno fretta nel girare alcune scene, mentre ogni tanto affiora un piccolo errore dovuto alla fase di montaggio.
Si tratta insomma di un action-horror a tutti gli effetti: la tensione c’è, la paura pure. Lo spettatore normale non rimarrà tranquillo, perché almeno una volta sobbalzerà dalla poltrona, lo spettatore che conosce il gioco rimarrà forse deluso da alcuni lati del film, ma non potrà non riallacciarsi al videogame, finendo per credere di avere in mano il Joypad anziché i pop-corn. Il film, pur arricchito da un paio di colpi di scena interessanti, ha un canovaccio collaudato, già visto in molti film del genere, come ad esempio Aliens – Scontro finale del 1986 diretto da James Cameron: una squadra di militari armati fino ai denti, con a seguito una superdonna come protagonista, che giunge in un posto “infetto” per risolvere i problemi (c’è anche la donna “maschiaccio” latina armata fino ai denti in entrambi i film!).
Questo primo capitolo della saga cinematografica di Resident evil ha incassato in tutto il mondo 102,400,000 dollari riscuotendo un grande successo al botteghino. Un film che piacerà ovviamente soprattutto agli appassionati di fantascienza, azione ed horror, con qualche scena splatter memorabile, come quella del laser che fa letteralmente a pezzi parte del gruppo di militari nel corridoio che porta alla stanza del supercomputer.

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