Gran parte di ciò che è stato esposto a proposito della teoria dello psicologo statunitense Lawrence Kohlberg in questo articolo, vi sarà sembrata piuttosto astratta, ma l’autore aveva intravisto la possibilità di applicare i concetti della sua teoria direttamente nel campo dell’educazione. La questione che maggiormente interessava Kohlberg era constatare se fosse possibile insegnare livelli più alti di ragionamento morale ai bambini e ai giovani e, in caso affermativo, verificare se un tale cambiamento avrebbe cambiato il loro comportamento a scuola. Sappiamo dalle prime ricerche svolte dallo psicologo statunitense Elliot Turiel (1938) che, almeno in presenza di determinate condizioni, proporre ai giovani argomentazioni morali un gradino superiori al loro livello di ragionamento può aumentare il livello del giudizio morale. I giovani che frequentano l’università continuano a manifestare aumenti dei punteggi relativi allo stadio morale, mentre quelli che interrompono la scuola dopo le medie superiori generalmente non mostrano ulteriori incrementi. Poiché una caratteristica dell’esperienza universitaria di molti giovani è discutere sui problemi morali e filosofici, in aula o facendo le ore piccole al bar davanti a un caffè o ad alcune birre, probabilmente è la discussione, l’essere esposti alle idee e alla logica degli altri che fa la differenza.
Esplorare dilemmi morali
Se questo è vero, che cosa succederebbe se agli studenti delle superiori venissero date le opportunità sistematiche di esplorare i dilemmi morali? Cambierebbero anche loro? Probabilmente sì. Una sperimentazione didattica ha richiesto lo creazione di classi speciali nelle quali gli insegnanti presentavano e mettevano in discussione dilemmi morali simili a quelli ideati da Kohlberg, cercando di creare livelli sempre più alti di ragionamento. Altri programmi su basi più ampie, non prevedono soltanto la discussione, ma anche l’insegnamento a gruppi eterogenei per età (per promuovere l’attenzione e la disponibilità verso gli altri), l’incoraggiamento all’empatia, i giochi di cooperazione, il servizio di volontariato ed altre attività simili. I risultati maggiori sono stati riscontrati generalmente con i programmi incentrati esclusivamente sulla discussione dei dilemmi morali, ma anche quelli su base più ampia funzionano. I corsi che durano più di tre o quattro settimane sembra funzionino meglio di quelli molto brevi e i risultati sono generalmente più consistenti con gli studenti più vecchi – studenti universitari e anche adulti che hanno appena terminato l’università. Tra gli studenti del liceo si riscontrano degli effetti, ma non sono così consistenti.
Comunità giusta
Un’applicazione su base ancor più ampia, studiata per cambiare tanto il comportamento quanto il ragionamento morale dello studente, è stata la creazione della cosiddetta «comunità giusta». Queste scuole sperimentali allestite generalmente come una «scuola nella scuola», funzionano come una specie di laboratorio di educazione morale.
Kohlberg sosteneva fermamente che una democrazia assoluta doveva essere la caratteristica indispensabile di queste comunità giuste: insegnanti e studenti hanno
diritto a un voto, i problemi della comunità devono essere discussi in una riunione pubblica e le regole vengono stabilite e discusse durante le riunioni settimanali. In questo modo gli studenti sono responsabili uno dell’altro e delle regole.
Nelle scuole sperimentali che seguono questo modello, Kohlberg e i suoi colleghi hanno riscontrato che, tra gli studenti, non solo il livello del ragionamento morale era migliorato, ma anche il ragionamento relativo alla disponibilità e alla responsabilità. Anche il legame tra il ragionamento morale e il comportamento morale si era rafforzato. Ad esempio, in una scuola erano di fatto scomparsi furti e altri reati minori, dopo che gli studenti avevano ripetutamente discusso il problema ed erano giunti, faticosamente, alla conclusione che il furto danneggiava tutta la comunità
e che perciò tutta la comunità doveva esserne responsabile. Ad esempio, in seguito a un episodio di furto il gruppo stabilì che se il denaro che era stato rubato non fosse stato restituito (in modo anonimo) entro una data precisa, ogni membro della comunità avrebbe dovuto contribuire, in parti uguali, a mettere insieme la somma persa dalla vittima del furto.
Squilibrio sociale
I risultati raggiunti dalla comunità giusta sono maggiormente comprensibili se pensate ai fattori che sembra influenzino il comportamento morale. In queste scuole sono stati aggiunti due elementi che possono servire a promuovere comportamenti maggiormente morali: un senso di responsabilità personale e una regola di gruppo basata su un ragionamento morale più alto e una maggiore disponibilità.
Tra gli adolescenti, può essere particolarmente significativo l’impatto emotivo della pressione del gruppo, in aggiunta all’effetto derivante dal confronto con argomenti più maturi. Se stai sostenendo lo tua posizione a proposito di un dato dilemma morale, ma ti trovi in minoranza, lo «squilibrio sociale» che avverti può aiutarti a renderti più aperto ad altri ragionamenti e quindi a cambiare il tuo punto di vista. Nelle scuole sperimentali come quelle studiate da Kohlberg, questo impatto emotivo in più fa certamente parte del
processo. I corsi di educazione morale non si sono tuttavia dimostrati lo «stratagemma ideale», come molti educatori avevano sperato, in quanto i miglioramenti relativi al ragionamento morale non necessariamente corrispondano a un miglioramento del comportamento morale nella scuola, a meno che non si riesca a modificare l’atmosfera generale di tutto l’ambiente scolastico.
Per approfondire: Dilemma di Heinz e stadi dello sviluppo morale di Lawrence Kohlberg
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