Ladra in boutique con licenza di rubare: «Sono malata di shopping compulsivo»

DOTT. EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO MEDICINA ONLINE SHOPPING DONNA NEGOZIO CLEPTOMANIA RUBARE VESTITI COMPULSIVO DIPENDENZA SOLDI DISOCCUPAZIONE NEGOZIO CARTA CREDITO IVA CAPITALISMO GUARDAROBATradita dallo shopping compulsivo (scopri cos’è e se lo hai anche tu cliccando sul link) una signora rischia la denuncia, ma è “vittima” di una vera e propria malattia con tanto di certificazione psichiatrica: la farà franca la 47enne che, tempo fa, si è infilata in borsetta un vestito griffato da 220 euro in un noto negozio della città di Treviso. Non solamente una passione o un vizio, quello di spendere in vestiti, scarpe e borsette senza riuscire a resistere alle firme, ma una vera a propria patologia che la spinge a mettere le mani su capi d’abbigliamento e, senza rendersene conto, ad appropriarsene senza pagarli.

La signora, cliente conosciuta dalla proprietaria della boutique, si aggirava tra gli espositori chiedendo maggiori informazioni su un abito che era intenzionata ad acquistare. La titolare ha accompagnato la donna nel retro del negozio, verso i camerini ed è qui che ha osservato la 47enne richiudere la borsetta come se ci avesse appena infilato dentro qualcosa. Mentre la signora si provava l’abito, la titolare si è accorta che da un espositore mancava un vestito dal valore di 220 euro e ha chiamato la polizia. Sul posto è giunta subito una volante che ha accertato la situazione e accompagnato la donna negli uffici per essere denunciata. La procedura, però, è stata sospesa dato che dagli archivi è emerso come non si trattasse del primo colpo della 47enne. In passato era stata segnalata per un taccheggio di merce di basso valore in un centro commerciale della zona. In quell’occasione, negli uffici, era pervenuta anche la relazione psichiatrica di un medico che certificava la sua tendenza allo shopping compulsivo con aspetti comportamentali cleptomanici.

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Bulimia nervosa: mangio troppo e senza controllo, come faccio a capire se ne soffro?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO DONNA TRISTE STANCA BIANCO E NERO DEPRESSIONE SUICIDIO DISTURBO PAURACos’è la bulimia?

La bulimia (dal greco, composto di bôus “bue” e limós “fame” cioè ‘fame da bue’) è, insieme all’anoressia nervosa, uno dei più importanti disturbi del comportamento alimentare, detti anche Disturbi Alimentari Psicogeni (DAP). Ciò che contraddistingue la bulimia è un problema dell’alimentazione per cui una persona ingurgita una quantità di cibo eccessiva per poi ricorrere a diversi metodi per riuscire a non metabolizzarlo e, quindi, non ingrassare (vomito autoindotto, utilizzo di lassativi, purghe, digiuni e intenso esercizio fisico). La bulimia nervosa si può definire come un disturbo egodistonico, in quanto i sintomi vengono vissuti come estranei e fastidiosi, tanto che molto spesso è il paziente stesso a richiedere spontaneamente un trattamento, al contrario dell’anoressia.

Quanto è diffusa la bulimia in Italia?

In Italia il disturbo colpisce circa l’1% delle giovani donne, più al sud.  L’età d’esordio è indicativamente compresa fra i 12 e i 25 anni, anche se il picco di maggior frequenza è a 17-18 anni. È frequente negli adolescenti e nei giovani adulti. Colpisce prevalentemente soggetti di sesso femminile (90%).

In che età compare la bulimia?

Generalmente compare attorno ai 12-14 anni (tarda preadolescenza) o nella prima età adulta (18-19 anni).

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Descrizione clinica

Clinicamente la bulimia è denotata da episodi in cui il soggetto sente un bisogno compulsivo di ingerire spropositate quantità di cibo, correlati da una spiacevole sensazione di non essere capace di controllare il proprio comportamento.
L’episodio bulimico è caratterizzato dall’atteggiamento compulsivo con cui il cibo è ingerito e non dal desiderio di mangiare un determinato alimento.

Cosa scatena un episodio bulimico?

Gli episodi bulimici possono essere scatenati da alterazioni dell’umore, stati d’ansia o stress. In alcuni casi gli episodi bulimici possono anche essere programmati anticipatamente.

Tipi di bulimia

Si distinguono due tipi di bulimia:

  • con condotte di eliminazione, che vede il soggetto ricorrere regolarmente a vomito autoindotto oppure all’uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi;
  • senza condotte di eliminazione, che vede il soggetto bulimico adottare regolarmente comportamenti compensatori inappropriati (digiuni o/e intensa attività fisica), ma non dedicarsi al vomito autoindotto o all’uso di lassativi, diuretici o enteroclismi.

Quando NON è bulimia

Non vengono considerati episodi bulimici quei casi in cui vi è un’elevata assunzione di cibo saltuariamente e in contesti e situazioni particolari, né il continuo “spiluccare” durante la giornata.

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Come faccio a capire se ho la bulimia nervosa?

Capire se si soffre di bulimia nervosa non è semplice e palese come nel caso dell’anoressia nervosa. Le persone colpite sono generalmente normopeso, alcune in lieve sottopeso o sovrappeso e una piccolissima parte in grave sovrappeso.
Il DSM IV-Text Revision (cioè il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, accettato in tutto il mondo) stabilisce che, per poter effettuare la diagnosi di Bulimia Nervosa, debbano essere rispettati cinque criteri.

  1. Il primo di questi criteri sottolinea come il comportamento caratteristico dei pazienti con bulimia nervosa sia rappresentato dalla presenza di ricorrenti abbuffate, termine con il quale ci si riferisce ad una condizione definita da due precise caratteristiche, entrambe necessarie:
    A) l’ingestione, in un periodo di tempo definito (ad esempio, un periodo di due ore), di   una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle   persone assumerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili (Criterio A1)
    B) la sensazione di perdere il controllo durante l’episodio, come, ad esempio, la  sensazione di non riuscire a controllare cosa e quanto si sta mangiando (Criterio A2)
  2. Il secondo criterio indispensabile per fare diagnosi di bulimia nervosa è rappresentato dal frequente ricorso a inappropriati comportamenti compensatori, per prevenire l’incremento ponderale (Criterio B), tra i quali quello più utilizzato è il vomito auto-indotto, sebbene siano di comune riscontro anche l’abuso di lassativi, di diuretici e di enteroclismi o altri farmaci, nonché la pratica del digiuno o di esercizio fisico eccessivo.
  3. Terzo criterio: il paziente deve presentare un minimo di due episodi di abbuffate e comportamenti compensatori inappropriati alla settimana, per almeno tre mesi (Criterio C).
  4. Il quarto criterio (Criterio D) stabilisce che nei pazienti con bulimia nervosa l’autostima e la valutazione di loro stessi debbano essere indebitamente influenzate dalla forma e dal peso corporei.
  5. In ogni caso, non è giustificata la diagnosi di bulimia nervosa, se il disturbo si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di Anoressia Nervosa (Criterio E).

In caso di uso frequente di condotte di eliminazione, il paziente presenta spesso il segno di Russell; per approfondire: Segno di Russell in anoressia e bulimia: cause ed interpretazione

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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