Il termine “annegamento” è spesso associato alla morte per soffocamento nell’acqua, tuttavia in pochi sanno che si può restare vittime di annegamento anche a vari giorni di distanza da un incidente in acqua, dal quale apparentemente ci si era salvati, magari grazie al tempestivo soccorso del bagnino e alla rianimazione cardiopolmonare: ciò può succedere nell’annegamento a secco e nell’annegamento secondario, che possono essere considerate delle complicanze mortali dell’annegamento, subdole perché poco conosciute e sottovalutate, specie quando coinvolgono i bambini. A differenza dell’annegamento “classico”, nel quale la morte può sopraggiungere a causa dell’asfissia innescata dalla penetrazione dell’acqua nelle vie respiratorie e dal “laringospasmo” (cioè la chiusura dell’epiglottide), nell’annegamento secondario la morte è determinata dal “ristagno” nei polmoni di una piccola quantità di acqua, penetrata durante l’annegamento; nell’annegamento a secco invece la morte può sopraggiungere a causa dell’asfissia, scaturita da un laringospasmo anomalo, in assenza di ristagno di liquido. Entrambi i tipi sono particolarmente pericolosi quando l’annegamento “primario” ha coinvolto bambini, lattanti e neonati.
Annegamento secondario
Può sembrare assurdo morire di annegamento a casa, magari nel proprio letto, dopo vari giorni da un evento drammatico al quale apparentemente si era scampati, eppure è proprio ciò che succede nell’annegamento secondario, che è causato dall’accumulo di acqua depositata nei polmoni. All’inizio l’edema polmonare non causa particolari problemi, ma dopo qualche ora o persino qualche giorno, può provocare la morte. E’ importante ricordare che l’acqua clorata della piscina contiene molti composti chimici: se vengono ingeriti e restano nei polmoni, provocano irritazione e infiammazione, specie per i bronchi. Ricordiamo infine che, dal punto di vista microbiologico, l’inalazione di acqua dolce è particolarmente pericolosa a causa dell’elevata possibilità di ingerire virus, batteri ed altri patogeni.
Generalmente le vittime di annegamento secondario tendono a sentirsi stanche, avvertono sonnolenza ed a volte si trovano in stato confusionario, spesso accompagnato da vomito e tosse. Sono una serie di sintomi che vengono quasi sempre reputati “normali” perché scambiati con sintomi correlati ad uno “choc” post traumatico. In realtà si tratta invece della reazione dell’organismo ad una piccola quantità di acqua infiltratasi nei polmoni, che può entrare anche dopo un semplice tuffo in piscina. La morte può sopraggiungere anche dopo vari giorni, a causa di una insufficienza respiratoria acuta.
Annegamento a secco
L’annegamento a secco avviene per uno spasmo della laringe (laringospasmo) che è un meccanismo che l’organismo attua durante un vero annegamento: blocca il passaggio delle vie aeree superiori per evitare che l’acqua entri nei polmoni, tuttavia ciò impedisce il passaggio dell’aria. Nell’annegamento a secco l’organismo ed il cervello “sentono” erroneamente che sta per entrare dell’acqua tramite le vie aeree, così provocano lo spasmo della laringe per farla chiudere ed impedire l’ipotetica entrata del liquido, fatto che però provoca anche la mancata entrata dell’aria nell’organismo, portando a volte alla morte per annegamento pur senza essere immersi nell’acqua. A differenza dell’annegamento secondario (che può verificarsi anche vari giorni dopo l’incidente), quello a secco può determinare una insufficienza respiratoria acuta e la morte dopo poco tempo rispetto all’annegamento primario.
Prevenzione
Per prevenire l’annegamento in sé e le sue complicanze, come quelle viste nell’articolo che state leggendo, è importante ricordarsi di alcuni consigli, semplici ma importantissimi:
- anche se un bambino (o un adulto) vittima di annegamento si salva all’evento, è importante portarlo subito al Pronto Soccorso;
- non perdere mai di vista i bambini al mare, al lago, in piscina o anche nella vasca da bagno;
- insegnare a nuotare i bambini il prima possibile;
- insegnare ai bambini come tapparsi bocca e naso quando si trovano in acqua;
- non sottovalutare sintomi come letargia, stanchezza, cambi di comportamento o altri segni anomali, anche vari giorni dopo l’annegamento.
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