Differenza tra incidenza e prevalenza: significato ed esempi

MEDICINA ONLINE STUDIO STUDIARE LIBRO LEGGERE LETTURA BIBLIOTECA BIBLIOGRA LIBRERIA QUI INTELLIGENTE ESAMI 30 LODE TEST INGRESSO MEDICINA UNIVERSITA SCUOLA COMPITO VERIFICA INTERROGAZIONE ORALE SCRITTO PICTURE HD WALLPAPERLa spiegazione, nel nostro caso, riguarda l’ambito medico tuttavia i concetti possono essere applicati a qualsiasi campo dove viene applicata la statistica.

Incidenza e tasso di incidenza

L’incidenza è un indicatore statistico che misura la velocità di comparsa di nuovi casi di una certa malattia, per esempio di un determinato tipo di tumore, nell’ambito di una popolazione di riferimento in un preciso arco di tempo. Viene espressa sotto forma di tasso di incidenza, ovvero il rapporto tra il numero di nuovi casi di malattia e il numero di persone considerate in un preciso arco di tempo ed in un preciso ambito, per esempio “10 nuovi casi di tumore epatico ogni 100 persone in un mese”, ovvero un tasso di incidenza di 0,1. Il suo valore è un numero che può andare da 0 ad infinito. L’incidenza è correlata al concetto di stima della probabilità di ammalarsi e può quindi essere utile quando si vuole prevedere il numero di nuovi casi di una data patologia.

Rischio incidente

Il rischio incidente si calcola mettendo al numeratore il numero di nuovi casi di malattia registrati durante il periodo di osservazione ed al denominatore il numero di persone a rischio di ammalarsi (o di avere l’evento) all’inizio del periodo di osservazione. L’incidenza esprime quindi la probabilità che si manifesti una certa malattia in un campione di persone a rischio, mentre il tasso di incidenza invece non esprime una probabilità, ma la velocità con cui questa malattia si manifesta. Il rischio incidente converge con il tasso di incidenza quando si tratta di eventi rari (che colpiscono meno del 10% della popolazione) e il numero di soggetti persi durante il periodo di osservazione è trascurabile.

Prevalenza

La prevalenza è un indicatore statistico che misura il rapporto fra il numero di eventi sanitari rilevati in una popolazione in un definito momento (o in un breve arco temporale) e il numero degli individui della popolazione osservati nello stesso periodo. Per migliorare la leggibilità del dato si moltiplica il risultato per una costante (pari a dieci o un suo multiplo). Esiste una distinzione tra prevalenza puntuale e prevalenza periodale:

  • prevalenza puntuale: l’osservazione del numero di individui malati e che possono sviluppare la malattia è riferita ad un definito momento (ad es. al 31/12 di un anno).
  • prevalenza periodale: l’osservazione si riferisce ad un breve arco temporale.

La necessità di distinguere le due è legata alle diverse necessità di indagine epidemiologica, relative allo studio statistico preso in esame. Conoscere la prevalenza di una malattia consente di comprendere il suo impatto sulla salute pubblica, di pianificare le risorse in base alla sua prevalenza attesa e programmarle in base alla sua variazione temporale. Ad esempio conoscere la prevalenza di una malattia infettiva che richiede isolamento può consentire di programmare il numero di posti in ospedale in sezioni di isolamento e variarli nel tempo i n relazione all’aumento o alla diminuzione prevista della prevalenza della malattia basati su modelli previsionali.

SEMPLIFICANDO: La prevalenza prende in considerazione i casi già esistenti, mentre l’incidenza si riferisce ai casi nuovi. In nessun caso la prevalenza consente di valutare la probabilità di ammalarsi: il concetto di stima della probabilità di ammalarsi è connesso invece all’incidenza della malattia.

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Il sesso orale provoca cancro alla gola

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SESSO SESSUALITA RAPPORTO SESSUALE ATTRAZIONE DONNA UOMO ORGASMO ECCITAZIONE AMORE COPPIAI dati sulla diffusione e la mortalità dei tumori nella popolazione ci dicono che l’andamento per alcuni tipi di cancro fa ben sperare per il futuro: l’incidenza di molti tumori comuni, come quello del colon, della prostata, dei polmoni, è infatti in calo. Ma non tutti i tumori sono purtroppo in diminuzione: aumentano i casi, soprattutto tra gli uomini, di tumore orofaringeo, che colpisce cioè il palato molle, la base della lingua, l’arco delle tonsille e la parte posteriore della gola. E gli scienziati si interrogano su quale sia il ruolo del sesso orale nella diffusione di queste neoplasie.

Papilloma virus e cancro

I due maggiori fattori di rischio per i tumori orofaringei sono il fumo e l’alcol. Ma mentre altri tipi di tumori che colpiscono zone molto vicine, come la laringe e le corde vocali, stanno diminuendo negli Stati Uniti, dove il fumo è in netto calo da anni, il cancro dell’orofaringe è in aumento. La colpa è delle infezioni da HPV (papilloma virus), un virus sessualmente trasmesso che, soprattutto nel suo tipo 16, è in grado di causare l’insorgenza del cancro nei tessuti colpiti.
La ricerca più recente, che ha cercato di stabilire la diffusione del virus e il suo legame con il carcinoma orofaringeo a cellule squamose, è stata pubblicata sulla rivista scientifica Jama e porta la firma di Maura Gillison, oncologa dell’Ohio State University. Intervistata dal magazine americano The Atlantic , Gillison ha spiegato che non deve stupire l’età spesso avanzata di alcuni dei pazienti diagnosticati, perché il periodo di latenza tra l’iniziale infezione e l’insorgenza del tumore può essere anche molto lungo.

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Maggior numero di partner, maggior rischio

Nelle sue ricerche passate Gillison aveva stabilito che le persone che hanno avuto più partner sessuali, (comprendendo sia il sesso vaginale che il sesso orale) nel corso della loro vita hanno un rischio maggiore di sviluppare un tumore dell’orofaringe, e che l’infezione da HPV 16 è correlata a questo tipo di cancro. Ma quanto è diffuso il virus nella popolazione generale, e quindi quanto alto il rischio? Il suo nuovo studio ha preso in esame 5.579 uomini e donne di età compresa tra 14 e 69 anni, attingendo a soggetti che erano già stati reclutati per il National Health and Nutrition Examination Survey, e ha chiesto loro di raccogliere un campione di saliva. Il virus è stato poi ricercato nelle cellule orali presenti nella saliva, e trovato nel 7% dei campioni, con una forte prevalenza nelle fasce di età comprese tra 30 e 34 anni e tra 60 e 64, e tra gli uomini (10 per cento contro il 3,6 per cento delle donne). La ricerca conferma inoltre il legame direttamente proporzionale tra numero di partner sessuali e probabilità di infezione.

In Italia si è registrato un aumento dell’incidenza di tumori all’orofaringe: a cosa è dovuto?

Questo tipo di tumori in realtà è incluso nella categoria più generale dei tumori delle vie aerodigestive superiori, non ci sono dati specifici per queste sedi per l’Italia. Abbiamo però dati europei in cui è incluso anche il nostro paese, che fanno riferimento agli anni dal 1988 al 2002, in cui è evidente che questi tipi di tumore HPV correlati hanno un’incidenza in crescita rispetto a altri tumori non correlati al papilloma virus.

E’ il sesso orale il responsabile di questo incremento dei casi di tumore legati all’HPV?

Non solo rapporti orali, ma avere più partner, in particolare aver avuto oltre 20 partner sessuali, aumenta il rischio. La trasmissione del virus attraverso il sesso orale è comunque la via più accreditata. Gli uomini sono più soggetti a contrarre l’infezione a livello orale, si suppone perché è più diffusa la pratica del sesso orale da parte dell’uomo sulla donna che non viceversa. Il cambiamento nei costumi sessuali negli ultimi 20 anni si riflette nell’andamento dell’incidenza di questa malattia.

Quali sono gli altri responsabili?

Altri responsabili dell’infezione orale sono il fumo di tabacco, che causa un’irritazione cronica della mucosa che altera le difese immunitarie della zona, il fumo di marijuana e l’assunzione di alcol. Questi fattori contribuiscono alla persistenza dell’infezione del virus a livello orale.

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Contrarre il virus è cosa abbastanza comune?

Possiamo entrare in contatto durante la nostra vita con diversi papilloma virus ma la maggior parte viene eliminata dalle nostre difese immunitarie. Non sappiamo ancora quali sono i co-fattori fondamentali e perché in alcuni individui questo virus invece di essere clearato (eliminato n.d.r.) dà origine alla malattia. Il ruolo del sistema immunitario è senz’altro centrale, tanto è vero che nei soggetti HIV positivi l’incidenza dell’infezione orale da HPV è doppia rispetto alla popolazione generale.

Devono preoccupare i risultati della ricerca di Gillison?

Dall’HPV al tumore la strada è lunga, non sappiamo chi è più predisposto a svilupparlo. Molti di quelli che rientrano nel 7% in cui si è riscontrata la presenza di HPV elimineranno il virus. E quel che più conta è che i tumori dell’orofaringe sono correlati all’HPV di tipo 16. Il 7% individuato da Gillison è quello di tutti i papillomi. L’incidenza del tipo 16 è pari a circa l’1-2% del totale. Insomma solo una minima parte di tutte le infezioni HPV a livello orale è più frequentemente correlata al tumore.

Il vaccino può proteggere?

Esistono dati pubblicati che dicono che il vaccino protegge dal rischio di tumori dovuti all’HPV anche in sedi diverse dalla cervice ma per l’orofaringe non ci sono dati. Di sicuro si sta pensando di estendere la vaccinazione anche ai maschi.

Cosa si può fare per proteggersi dal rischio di infezione?

Le cose che dovremmo fare sempre: non fumare, non bere alcolici, e avere rapporti sessuali protetti, specie se non si conosce il partner.

In che direzione punta la ricerca?

La sfida principale è capire il processo di carcinogenesi. Individuare il percorso che porta dal contrarre l’infezione allo sviluppo del tumore. Dobbiamo capire perché in alcuni individui il virus non venga eliminato per poter poi efficacemente prevenire lo sviluppo della malattia tumorale. Non è un caso comunque che l’HPV 16 sia il genotipo più mutante e quindi il più subdolo, che perciò sfugge al sistema immunitario.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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