Circuito di Nürburgring: perché lo chiamano l’Inferno Verde?

MEDICINA ONLINE the_nuerburgring_nordschleife_circuit_plan Nürburgring circuito  Nordschleife Gp Strecke Südschleife gp gran premio germania niki lauda TEDESCO F1 FORMULA 1 AUTOMOBILISMO VITTORIA LUNGHEZZA NUMERO DI CURVENürburgring. Un circuito che si snoda intorno al Castello di Nürburg in Germania, fatto di storia e di storie; di uomini, donne ed auto. Un tragitto di 20.832, inaugurato nel 1927, alla fine dei quali ogni veicolo ed ogni pilota può, dopo aver provato emozioni infinite, sapere quanto realmente vale e quanto è valido il suo mezzo.

La Nordschleife è anche nota fra gli appassionati come “L’Inferno Verde”, sia per le sue estenuanti difficoltà tecniche, sia per la lunghezza (inconsueta per un circuito automobilistico) del suo tracciato, che si snoda fra i fitti boschi dell’Eifel, sia perché fino al 1970 la pista era per lunghi tratti delimitata soltanto da alte siepi che la rendevano ancor più pericolosa di quanto già non fosse.

Il circuito GP (Gp Strecke) è lungo 5,1 km (4,542 senza la porzione detta Mercedes Arena) ed ha 16 curve. Il tempo record è 1’29″468 ed appartiene a Michael Schumacher
su Ferrari F2004 che lo ha stabilito il 30 maggio 2004 in gara. Vi è anche una conformazione (definita configurazione endurance) formata dall’unione della Nordschleife e del Gp Strecke (esclusa l’area della Mercedes Arena), lunga 25,378 km.

In questi anni il Ring tedesco è divenuto anche il “reparto prenatale” di gran parte delle industrie automobilistiche grazie alle sue specifiche: una sintesi perfetta di tutte le curve (ben 98) e di tutte le condizioni stradali che si possono trovare su un nastro asfaltato e che permette ai costruttori di confrontarsi con le loro ambizioni di sportività e dinamismo.

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Un circuito che porta l’uomo e i limiti della fisica ad essere vicini come non mai in una sfida che difficilmente lascia illese le auto (o più gravemente chi le guida) in caso di errore. Si corre a velocità lunari a pochi metri dai guard-rail e su un asfalto che nasconde 1000 insidie a volte troppo ben nascoste per essere viste; specie in velocità.

Ed ecco quindi che nel bel mezzo di una curva, magari fatta a “gomme urlanti” ci si ritrova a passare su un tratto bagnato invisibile, a gestire una scodata improvvisa o una perdita di aderenza all’anteriore, con la consapevolezza che è troppo tardi e magari si è troppo veloci per poter fare qualcosa… a volte finisce bene e, dove non arriva il talento, ci pensa la dea bendata.

A volte invece tutta la perizia del più esperto dei piloti non basta ad evitare il peggio. Ma il Ring è bello anche per questo costante senso si sfida e di raccapricciante timore che trasmette ogni volta che si pensa alle sue belle e fatali curve. Per l’adrenalina che donano certe sensazioni che fanno esplodere il cuore nel petto e gelano la testa: ciò è lo splendore di questo tracciato, travisato nella filosofia da tanti costruttori e usato troppo “a scopo commerciale”. Emozioni che tutti, almeno una volta, vorremmo provare a bordo di un’auto sportiva fra i cordoli di una pista epica come questa senza necessariamente portare un cronometro.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Qual è stato il pit stop più veloce della storia della Formula 1?

MEDICINA ONLINE F1 FORMULA 1 GOMME TIRES PNEUMATICI DIFFERENZE MESCOLA ULTRASOFT SUPERSOFT MEDIUM HARD SOFT DURE MORBIDE GRIP ASCIUTTO RAIN BAGNATO PISTA INTERMEDIE COLORS FULL WET BLUE GREEN WHITE YELLOW ORANGE RED PINK.jpgNel 1950 un pit stop poteva durare più di un minuto e ciò era assolutamente normale, oggi le cose sono decisamente cambiate! Il più veloce pit stop con solo cambio gomme (senza rifornimento carburante, abolito per motivi di sicurezza) della storia della Formula 1 è stato effettuato il 17 novembre 2013 dai meccanici della Red Bull durante il Gran Premio degli Stati Uniti d’America ad Austin: è durato solo 1 secondo e 9 decimi, in meno di due secondi sono state cambiate le gomme della vettura di Webber. In quella occasione viene abbattuto per la prima volta il muro dei 2″. Quel giorno lo ha confermato il team principal Chris Horner: “I dati della vettura hanno registrato un tempo di stazionamento di 1″923 secondi, un risultato incredibile”. Per la cronaca quel GP è stato vinto dal tedesco Sebastian Vettel sulla Red Bull Racing-Renault RB9, al trentottesimo successo nel mondiale; Vettel ha preceduto sul traguardo Romain Grosjean su Lotus-Renault e Mark Webber, anch’egli su Red Bull. Vettel quell’anno vinse anche il campionato piloti.

Il record è stato eguagliato nel campionato del 2016, al Gran Premio d’Europa a Baku del 19 giugno, il pit stop effettuato sulla Williams di Felipe Massa è durato un secondo e 92 centesimi. Non solo, le altre due soste della casa britannica entrarono anch’esse nella top five del DHL Fastest Pit Stop Award, il cambio gomme di Bottas è infatti avvenuto in 2″09, mentre il secondo di Massa in 2″18.

Il record “ufficioso” non riconosciuto dalla FIA apparterrebbe invece alla Ferrari nel corso del Gran Premio del Giappone nel 2015 a Suzuka: in occasione del secondo pit stop di Kimi Raikkonen, quando il pilota finlandese aveva bisogno di una sosta il più breve possibile per sopravanzare Bottas, i meccanici della Rossa hanno fermato il cronometro ad 1 secondo e 85 centesimi per il pit stop.

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Gomme in formula 1: differenze, colori e vantaggi delle varie mescole

MEDICINA ONLINE PIRELLI P ZERO TIRES TYRES FORMULA 1 ONE GP GRAN PREMIO SLICK GOMME PNEUMATICHE COLORS COLORI MESCOLA DURA VELOCE TEMPERATURA DIFFERENZE QUALIFICHE SOFT MEDIUM WET HYPERSOFT 2018.jpg

Partendo da destra le sette gomme da asciutto (dalla più soft alla più hard) ed in fondo le due gomme da bagnato

In Formula 1 ogni particolare delle vetture, anche quello più piccolo ed apparentemente insignificante, può fare la differenza tra vincere un Gran Premio ed arrivare decimi, quindi immaginate l’enorme differenza che può fare il tipo di gomma. In F1 esistono varie mescole diverse ed ognuna ha le sue caratteristiche peculiari ed è studiata per offrire massimo grip e velocità oppure per avere buone prestazioni ma massimizzando la durata. La seguente lista è aggiornata al 2018 (quindi potrebbe non essere aggiornata, se ad esempio state leggendo questo articolo nel 2023) ed include 9 diverse mescole, due da bagnato e sette da asciutto.

Gomme da asciutto

Sono sette le tipologie di pneumatici che Pirelli mette a disposizione per la pista asciutta che potete distinguere facilmente ad occhio in base al colore delle bande poste sui lati:

  • Hypersoft;
  • Ultrasoft;
  • Supersoft;
  • Soft;
  • Medium;
  • Hard;
  • Superhard.

1) Gomme Hypersoft

E’ una novità del 2018: l’hypersoft, di colore rosa. E’ la mescola più morbida e più veloce in assoluto, adatta per tutti i circuiti che richiedono livelli elevati di grip meccanico. È la gomma da “qualifica”, velocissima ma che dura per pochi giri.

2) Gomme Ultrasoft

Fino al 2017 è stata la mescola più morbida: è la P Zero Purple, la gomma Ultrasoft  (riconoscibile dalla banda viola). Si tratta di uno pneumatico progettato appositamente per arrivare velocemente in temperatura ed avere un grip eccellente per pochi giri tuttavia si degradano altrettanto velocemente. Adatto per l’impiego su circuiti stretti e tortuosi che enfatizzano il grip meccanico.

3) Gomme Supersoft

Le gomme Supersoft P Zero Red si riconoscono per la banda laterale rossa ed hanno prestazioni eccellenti, si riscaldano in fretta e si consumano piuttosto velocemente. Permettono veloci giri molti veloci. Naturalmente hanno una durata maggiore rispetto alle Ultrasoft. E’ ideale per i circuiti lenti e tortuosi, soprattutto con una temperatura esterna fresca o fredda, quando è necessaria la massima aderenza meccanica. E’ una mescola “low working range”.

4) Gomme Soft

Spostandoci verso le gomme più dure troviamo gli pneumatici Soft che sfoggiano una banda laterale gialla. Lo P Zero Yellow è lo pneumatico “intermedio” tra mescole morbide e dure e costituisce un ottimo compromesso perché riesce a garantire buone prestazioni sul giro e, allo stesso tempo, ha un’usura minore rispetto alle Supersoft e le Ultrasoft. Molto utili anche perché possono sopportare il degrado dei primi giri in cui le monoposto sono più pesanti. E’ una gomma versatile e particolarmente appropriata su circuiti caratterizzati da alte velocità ed elevati carichi di energia.

5) Gomme Medium

Le gomme Medium (con una banda laterale bianca), a dispetto del nome, sono piuttosto dure come mescola. Le P Zero White sono generalmente usate solo in piste con grandi velocità, alti carichi aerodinamici ed alte temperature come ad esempio a Monza. E’ una mescola “low-working range”.

6) Gomme Hard

La P Zero Ice Blue Hard è la seconda gomma più dura della gamma Pirelli, dopo la Superhard. Ha colore azzurro ed è progettato per i circuiti caratterizzati da alti carichi sulle gomme, con asfalto abrasivo o curve veloci, con temperature ambientali alte. La mescola entra in temperatura più lentamente, ma dura molto di più. È una mescola “high-working range”.

7) Gomme Superhard

Le Superhard sono le gomme più dure che Pirelli produce per la Formula 1, sono riconoscibili dalla banda laterale arancione e, come si può intuire dal nome, sono state pensate per tutte quelle piste in cui i carichi aerodinamici sono molto elevati, si guida lungo molti curvoni veloci e l’asfalto è molto abrasivo: è una gomma estremamente resistente.

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Gomme da bagnato

La gamma degli pneumatici in Formula 1 prevede ulteriori due tipologie studiate per le gare in cui la pioggia bagna la pista: Intermedie e Full Wet. Sono ben riconoscibili dalle gomme dry grazie alla caratteristica scolpitura del battistrada (vedi foto in alto) importante per avere il massimo grip sulle piste bagnate e scivolose perché permettono l’evacuazione dell’acqua.

1) Gomme Intermedie

Le gomme Intermedie (con banda laterale verde) sono gomme piuttosto versatili ed utili quando il tempo è incerto. Alla massima velocità le Pirelli Cinturato Green riescono ad espellere ben 25 litri di acqua al secondo e vengono usate soprattutto quando la pista è leggermente bagnata o si sta asciugando.

2) Gomme Full Wet

Le Full Wet (riconoscibili dalla banda blu) e dal battistrada molto caratteristico, sono invece degli pneumatici studiati appositamente per gare molto piovose, dove l’acqua avvolge tutta la pista. Per riuscire a correre in condizioni così estreme la Pirelli ha fatto in modo che riescano ad espellere addirittura 65 litri di acqua al secondo.

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