Il filo rosso del destino: significato e leggenda dell’amore predestinato

Your Name. (君の名は。 Kimi no na wa., lett. Il tuo nome.) è un film d'animazione giapponese del 2016 scritto e diretto da Makoto Shinkai. Prodotto da CoMix Wave Films e distribuit

Your Name, bellissimo film d’animazione giapponese del 2016 scritto e diretto da Makoto Shinkai

Come ben sanno gli appassionati di manga ed anime (fumetti ed animazione giapponesi) il “filo rosso del destino” (運命の赤い糸 Unmei no akai ito) è una leggenda popolare di origine cinese diffusissima in Giappone, secondo la quale ogni persona – fin dalla nascita – è legata ad una determinata anima gemella tramite un invisibile ed indistruttibile filo rosso, legato al mignolo della mano sinistra.

Il filo rosso (a volte “scarlatto”) è quindi alla base del concetto di predestinazione delle anime gemelle, in modo simile alla metafora della “mezza mela“, per cui due persone destinate a stare insieme sono complementari come le due parti ottenute tagliando di netto una mela a metà. Il filo rosso non ammette eccezioni: è il destino che ha deciso che due persone sono destinate, prima o poi, ad incontrarsi ed a sposarsi, girando per il mondo fino a che le loro strade si intersecano. L’eventuale rottura del filo rosso è un evento considerato estremamente sfortunato.

Alla base del filo rosso del destino, c’è la leggenda di Wei. Wei era un uomo che, rimasto orfano di entrambi i genitori in tenera età, desiderava sposarsi e avere una grande famiglia; nonostante i suoi sforzi era giunto all’età adulta senza essere riuscito a trovare una donna che volesse diventare sua moglie. Durante un viaggio Wei incontrò, sui gradini di un tempio, un anziano appoggiato con la schiena a un sacco che stava consultando un libro. Wei chiese all’uomo cosa stesse leggendo; l’anziano rispose di essere il Dio dei matrimoni e, dopo aver guardato il libro, disse a Wei che sua moglie ora era una bimba di tre anni e che avrebbe dovuto attendere altri quattordici anni prima di conoscerla. Wei, deluso dalla risposta, chiese cosa contenesse il sacco; l’uomo rispose che lì dentro c’era del filo rosso che serviva per legare i piedi di mariti e mogli. Quel filo è invisibile e impossibile da tagliare, per cui una volta che due persone sono legate tra loro saranno destinate a sposarsi indipendentemente dai loro comportamenti o dagli eventi che vivranno. Queste parole non convinsero Wei che, per sentirsi libero di scegliere da solo la donna da sposare, ordinò al suo servo di uccidere la bambina destinata a diventare sua moglie. Il servo pugnalò la bambina ma non la uccise: riuscì soltanto a ferirla alla testa e Wei, dopo quegli eventi, continuò la sua solita vita alla ricerca della moglie.

Quattordici anni dopo Wei, ancora celibe, conobbe una bellissima ragazza diciassettenne proveniente da una famiglia agiata e si sposò con lei. La ragazza portava sempre una pezzuola sulla fronte e Wei, dopo molti anni, le chiese per quale motivo non se la togliesse nemmeno per lavarsi. La donna, in lacrime, raccontò che quando aveva tre anni fu accoltellata da un uomo e che le rimase una cicatrice sulla fronte; per vergogna la nascondeva con la pezzuola. A quelle parole Wei, ricordandosi dell’incontro con il Dio dei matrimoni e dell’ordine che dette al suo servo, confidò alla donna di essere stato lui a tentare di ucciderla. Una volta che Wei e la moglie furono a conoscenza della storia si amarono più di prima e vissero sereni e felici.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Otaku ed anime: significato, tipologie e caratteristiche patologiche

MEDICINA ONLINE OTAKU HIKIKOMORI ANIME MANGA JAPAN SIGNIFICATO ROOM.jpgOtaku è un termine della lingua giapponese che dai primi anni ottanta in poi ha iniziato – in senso vagamente dispregiativo – ad indicare una subcultura giapponese di appassionati in modo ossessivo di manga, anime, ed altri prodotti ad essi correlati. In occidente il termine viene di solito usato per indicare genericamente gli appassionati di cartoni animati, di fumetti giapponesi e di tutto quello che proviene dal Giappone. In Occidente otaku è generalmente affine a geek, o è sinonimo di nerd. Il significato occidentale del termine è molto meno dispregiativo rispetto a quello giapponese.

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Differenza otaku ed hikikomori: sono la stessa cosa?

No, sono due tipologie ben distinte, anche se in certi casi possono esistere tra loro dei punti di contatto. Il termine “hikikomori” si riferisce a quelle persone che sentono il grande peso della pressione sociale giapponese, percepita in gran parte dai giovani all’ingresso nel mondo degli studi superiori o del lavoro. Si sentono incapaci di integrarsi nell’apparato sociale e si difendono, rinchiudendosi circondati dalle mura domestiche. L’hikikomori si riduce a vivere chiuso in casa come un eremita, fino al punto di non andare più a scuola o al lavoro, pur di evitare ogni rapporto sociale, essendo di solito mantenuto dai genitori a distanza. Essere un otaku non significa necessariamente essere anche hikikomori (e vale anche il contrario), tuttavia non è raro che un otaku, ossessionato dalle proprie passioni, arrivi al punto di non uscire quasi mai di casa per poter passare la giornata coi propri fumetti, giocando al pc o guardando anime; come è anche possibile che un hikikomori, per passare il tempo stando chiuso nella sua stanza, non si appassioni a fumetti o anime in maniera compulsiva, acquisendo quindi caratteristiche tipiche di un otaku.

Significato del termine

In giapponese la parola otaku significa “la sua casa”. Il termine è composto dalla preposizione onorifica o (お) e dal sostantivo taku (宅) che significa casa, dimora, a casa. Per estensione il termine è utilizzato anche come pronome di seconda persona onorifico quando ci si rivolge a qualcuno che non si conosce (un corrispettivo dell’italiano Lei), usato tra pari assume un significato ironico o sarcastico. Verso la fine degli anni settanta i disegnatori di anime e manga Haruhiko Mikimoto e Shoji Kawamori usavano chiamarsi a vicenda usando la parola otaku come appellativo sarcasticamente onorifico.

La cultura otaku

Otaku è una manifestazione del consumismo collegato all’immaginario prodotto dai mass media giapponesi, emersa alla fine degli anni settanta come subcultura. Gli otaku, le persone che le hanno dato vita, sono appassionati collezionisti di oggetti futili, di informazioni e storie, e amano manipolare o trasformare i prodotti esistenti. Molti otaku costituiscono una buona parte delle energie creative da cui prende vita la cultura pop giapponese, e hanno sviluppato un sistema, che si basa sui fanservice, per giudicare i manga, gli anime, i videogiochi, le dōjinshi, e i dating sim. L’underground Otaku non è contrapposto al sistema, ma è piuttosto un laboratorio culturale del capitalismo contemporaneo giapponese, e un rifugio dalle frustrazioni del dominio culturale dell’Occidente, sviluppatosi nel retrobottega dei nuovi media. L’indipendenza della sottocultura Otaku dal resto della società ha contribuito al senso di caos e di perdita di controllo, avvertito dai media e da diversi intellettuali giapponesi, nel rapporto con le giovani generazioni.

Tipi di otaku

Gli otaku si suddividono in diverse categorie a seconda degli interessi specifici, ma la parola può essere collegata a qualunque mania, hobby, passione o ossessione: ci possono essere otaku della musica, delle arti marziali, della cucina e così via. Nel senso monomaniaco si utilizzano spesso nomi peculiari, per esempio un otaku malsano è un kimo-ota (contrazione di kimoi otaku).

Questi alcuni tipi di otaku:

  • Akiba-kei (秋葉系), che trascorrono molto tempo nel quartiere di Akihabara a Tōkyō e sono ossessionati principalmente da anime, idol e videogiochi.
  • Anime otaku o aniota, maniaco degli anime.
  • Cosplay otaku, maniaco del cosplay.
  • Figure moe zoku, collezionisti di PVC Figure (Staction figure realizzate con Cloruro di polivinile).
  • Gēmu otaku, maniaco dei videogiochi.
  • Itasha (痛 车), è la mania di decorare le automobili con i personaggi, prevalentemente ragazze di anime, manga o videogiochi. Gli Itasha otaku frequentano luoghi come Akihibara a Tokyo, Nipponbashi a Osaka, e Osu a Nagoya. Le manie per le decorazioni di moto e biciclette sono chiamate rispettivamente itansha (痛単車) e itachari (痛 チャリ).
  • Manga otaku, maniaco dei manga.
  • Pasokon otaku, maniaco dei pc.
  • Wota (precedentemente idol otaku), maniaco delle idol che usa particolari danze durante i concerti chiamate wotagei per sostenere l’idol. Esistono anche otaku donne, che nel 2008 frequentavano Otome Road, una strada del quartiere Ikebukuro a Tokyo, o il bar Edelstein, sorto nel 2007 a Shibuya, e ispirato all’omonimo manga culto del 1970 ambientato nei primi anni del XX secolo in un collegio in Germania.

Le passioni e gli interessi specifici degli otaku alimentano un vasto e diversificato mercato di oggetti di consumo, ad esempio, tra la grande varietà di elementi che caratterizzano una tipica stanza di otaku, possono esserci i dakimakura, grandi cuscini da abbracciare su cui sono stampate le immagini delle protagoniste di anime, manga o videogiochi.

Patologie tipiche degli otaku

Solitamente l’otaku presenta alcuni dei tratti patologici tipici di alcune patologie psichiatriche, come: disordine ossessivo compulsivo, disordine ossessivo compulsivo di personalità, depressione, fobia sociale, agorafobia, attacchi di panico, disturbo post traumatico da stress e sindrome di accumulo; a tal proposito leggi:

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Il mistero della pietra azzurra (anime): trama e recensione

MEDICINA ONLINE IL MISTERO DELLA PIETRA AZZURRA TRAMA CURIOSITA RECENSIONE ANIME CARTONE ANIMATO MANGIA GIAPPONESE NADIA JEAN NEMO ELETTRA NAUTILUS ARGO.jpgNel 1990, in Giappone, la prima generazione cresciuta con manga e anime è ormai adulta, e in certi casi diventa lei stessa creatrice e produttrici di fumetti e cartoni animati: succede così a Hideaki Anno, che con alcuni colleghi e amici fonda la casa di produzione Gainax, che inventerà alcuni anime di successo e innovativi.
Il primo grande successo sarà Fushigi no umi no Nadia, da noi Il mistero della pietra azzurra, 39 episodi e un film poco legato alla serie tv, che proveranno a reinventare la fantascienza, in una prospettiva più vicina a quella di Jules Verne e a certe interpretazioni che aveva detto del maestro dello steam punk ottocentesco francese Hayao Miyazaki.

Il mistero della pietra azzurra non è tratto da Ventimila leghe sotto i mari, da cui però prende il personaggio del capitano Nemo, là principe indiano spodestato dagli inglesi, qui erede dell’antica stirpe di Atlantide, in lotta contro una fazione ribelle che vuole sottomettere il mondo per ristabilire un primato ormai perduto e superato di superiorità. Sempre da Verne deriva il nome del Nautilus, il sommergibile di Nemo, macchina da guerra di una tecnologia misteriosa: la vicenda dell’anime, ambientata comunque in un mondo fine Ottocento molto vicino alle opere di Verne, si distacca nettamente fin dall’inizio dalle opere dell’autore francese, con altri personaggi, tematiche, eventi.
L’incontro fortuito tra Jean, ragazzino francese con il pallino delle invenzioni, e Nadia, fanciulla di origini africane con una pietra azzurra misteriosa al collo, porta a una serie di avventure che coinvolgono i due e altri personaggi, tra continenti, misteri del passato, crudeltà presenti, ipotesi extraterrestri, momenti buffi e momenti tragici, con colpi di scena verso un finale appassionante.
Ci sono richiami all’animazione precedente: i tre finti cattivi, Grandis, Hanson e Sanson, sono ricalcati sui tre pasticcioni della serie delle Time Bokan, ci sono reminescenze dei film di Miyazaki, Il castello di Cagliostro e soprattutto Laputa, echi di Yamato, Capitan Harlock e dei robottoni di Go Nagai, ma tutto reinterpretato non come citazioni ma come una nuova storia, tra fantascienza e Ottocento, con tematiche anche molto interessanti.
Ne Il mistero della pietra azzurra si parla di rapporti tra le generazioni, di crescere, di scoprire le proprie radici, di sopraffazione e dominio, di speranza nel futuro, di creazione e distruzione: tematiche che torneranno poi nell’altro grande successo anni Novanta della Gainax, Neon Genesis Evangelion, e che qui sono trattate se vogliamo in un’ottica più soft ma non meno efficace.

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Un passato avveniristico in cui gli eredi di Atlantide, creatori extraterrestri del genere umano sulla Terra tramite esperimenti scientifici, lanciano un attacco a una Terra in preda ai nazionalismi e alle divisioni per riportarla su una presunta retta via e vengono contrastati dal vero erede di Atlantide e da sua figlia, offre vari spunti di riflessione, vari interrogativi e un’ambiguità di fondo. Se i cattivi si riveleranno terrestri in preda a smanie di conquista e di sentirsi Dio, la professione di fede di Nemo nei confronti dell’umanità risulta anche un po’ azzardata. Ma Il mistero della pietra azzurra può essere letto sotto vari aspetti, oltre che come bella, divertente e appassionante avventura di fantascienza, con un finale che ti lascia un groppo in gola.
Sul modello delle eroine di Miyazaki ma anche delle majokko anni Ottanta, la protagonista della vicenda è comunque una ragazzina, Nadia: ma si tratta di un personaggio molto diverso, di rottura nel mondo degli anime, e la sua carica innovativa non verrà più ripresa in altre storie. Nadia è, in un mondo come quello giapponese dove la presenza di stranieri dalla pelle scura è meno che irrisoria, una ragazza mulatta: il suo unico precedente era forse la Jun de Il Grande Mazinga di Go Nagai. Effetto di esotismo, certo, ma molto raro nell’animazione di un paese in cui gli eroi e gli antieroi sono di tutti i colori ma stranamente non di colore.

Nadia è decisamente poco simpatica e accomodante, non è l’eroina tutta d’un pezzo alla Candy Candy: ha molte caratteristiche di tante protagoniste degli anime, dall’animaletto da compagnia, il leoncino King, al fatto di essere un’orfana, ma non ne ha certo l’abnegazione, la voglia di sacrificarsi, l’essere accomodante. Altro elemento di rottura: per essere una ragazzina, è decisamente sexy e poco vestita. Non siamo certo di fronte a un anime erotico, ma gli ammiccamenti di Nadia sono molto più di quelli che sarebbero consentiti a una protagonista di un anime per un target non di adulti come il suo. Infine, cosa che ha creato non poche polemiche: Nadia è vegetariana e in un Paese come il Giappone, la cui dieta è basata sul pesce e in parte sulla carne, non mangiare prodotti di origine animale è visto molto peggio che non in Europa o negli Stati Uniti, dove i vegetariani hanno ben altri spazi alimentari e possibilità di prodotti autoctoni.
A vent’anni di distanza, Il mistero della pietra azzurra serie tv e il film non eccelso ma interessante che ha fatto da seguito, resta un bell’esempio di fantascienza steam punk, genere in definitiva poco frequentato sia dagli anime sia dal cinema tout court. Un’avventura morale tra gli orrori di un passato remoto, gli eventi di un presente ormai lontano, in vista di un futuro fosco ma con una luce di speranza.

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