Perché un neonato piange sempre? 8 sistemi per calmarlo

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma RAFFREDDORE NEONATO CURA Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina Glutei PressoPerché il neonato piange così spesso? Le principali ragioni sono:

  • ha fame;
  • il pannolino è sporco;
  • è stanco;
  • è malato;
  • ha una colica;
  • ha sete;
  • ha caldo o freddo;
  • si sente solo;
  • sta crescendo un dentino attraverso la gengiva.

Cercare di capire il motivo del pianto da parte dei genitori nasconde un processo molto importante: vuol dire mettersi al posto del bambino e capire le sue necessità. Questo è fondamentale per rispondere correttamente ai segnali del bambino. Così egli sente di esistere e che mamma e papà tengono conto delle sue necessità. Dalla nascita il bambino capisce abbastanza velocemente che il suo pianto richiama la mamma o il papà, che vengono a soddisfare i suoi bisogni. Questa esperienza è necessaria alla sua sopravvivenza e lo segnerà per sempre. Inizierà ad avere fiducia in se stesso e nelle proprie competenze, perché riuscirà a esprimersi e ad agire sull’ambiente esterno. Per quanto piccolo possa essere.

1 Avvolgilo in una coperta. Non troppo caldo però

Avvolgi il bimbo in una coperta (occhio a non tenerlo troppo caldo però), meglio se in posizione fetale. Questo è un trucco che può aiutare a calmarlo purché il pianto non sia dovuto a frame, sete o dolore. Ci sono bambini però che non sopportano di essere fasciati troppo stretti. In questo caso allora meglio avvolgerlo in un cuscino da allattamento.

2 Tienilo vicino a te

Nei primi mesi di vita i bimbi soffrono spesso di problemi di digestione. Non esitare a tenere il piccolo stretto a te e a fargli fare un po’ di nanna in braccio. Ricordati però di trovare una posizione confortevole anche per te. Se dopo pranzo lo mettete nella culla dove dorme solo mezz’ora e poi ricomincia a piangere, può essere che tenendolo poggiato a voi dorma anche una o due ore consecutive e quando si risveglierà sarà di buon umore. Non preoccupatevi, non dovete farlo per molto tempo: verso il sesto mese riuscirà a fare il sonnellino nel suo lettino.

3 Vuoi uscire? Mettilo nel marsupio

Devi fare delle commissioni o uscire? Un buon trucco consiste nell’usare una fascia o un marsupio. Il bimbo cullato dal tuo passo farà un bel riposino.

4 Anche il papà può calmare il bambino. Ricordatelo

Chiedi a persone di fiducia (tuo marito, la nonna, una zia …) di aiutarti a calmare il bimbo. Quando si è stanchi è difficile essere calmi e rassicuranti; il bimbo percepirà il tuo stress e si agiterà a sua volta.

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5 Sei in difficoltà? Chiedi un aiuto concreto a chi ti sta vicino

Non aver paura a chiedere un aiuto concreto e a dire che sei in difficoltà. Ti stupirai della sensibilità delle persone attorno a te. “Spesso – dice Valentin – gli altri non si accorgono che siamo in difficoltà, proprio perché ci teniamo tutto dentro”.

6 Trova un piccolo rito. Lo rassicura

Prova a stabilire un metodo efficace per calmare tuo figlio e poi attieniti a questo metodo anche quando il bimbo non smette di piangere. “Sperimentando mezzi diversi, il piccolo percepirà la vostra insicurezza e non riuscirà a sentirsi rassicurato – dice Valentin – Un unico metodo può diventare quasi un rituale, cosa che lo calmerà”.

7 Togli carillon e peluche dal lettino

Controlla il letto del bimbo e togli tutto quello che potrebbe svegliarlo, come il carillon e i peluche nei quali i bambini sembrano affondare.

8 Non perdere la fiducia

Se le risposte del tuo pediatra non ti soddisfano, consulta una puericultrice o una specialista della prima infanzia. A volte basta poco per arrivare a una soluzione.

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Coliche nei neonati: i migliori rimedi naturali

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO NEONATO PIANGE TRISTE NERVOSO DEPRESSIONE POST PARTO PARTUM GENITORI PANNOLINI BIBERON LATTEUn neonato con le coliche, che piange disperato ed inconsolabile per ore, è un banco di prova impegnativo per la pazienza e l’entusiasmo di mamma e papà, soprattutto se sono al primo figlio e rimangono svegli tutta la notte a causa di ciò.

Come riconoscere le coliche gassose neonatali?

Di solito il problema determina crisi improvvise di pianto, che non si interrompono in nessun modo e che sono molto forti. Possono durare molti minuti o addirittura ore. Il bambino urla a più non posso e stringe i pugni, porta le gambe al petto, tiene gli occhi chiusi e la punta della lingua verso l’alto, un tipico segnale del dolore. Il pianto si può accompagnare a sudore freddo. Il viso del neonato diventa rosso. Il bimbo può avere raucedine e crisi di apnea. Le coliche si manifestano a qualche settimana dalla nascita, spesso entro il primo mese di vita del bambino; sono più frequenti nelle ore serali e notturne ma possono presentarsi in qualunque momento della giornata.

Strategie

Nella maggioranza dei casi questo problema si risolve da solo nel giro di pochi mesi, senza conseguenze per il bambino, tuttavia una cura vera e propria per le coliche dei neonati non esiste. Esistono tuttavia alcuni accorgimenti per ridurre il rischio di coliche. Si può tentare di intervenire sull’alimentazione del bambino. Quelli allattati al seno dovrebbero, intanto, continuare a poppare, dal momento che il latte materno non è di norma la causa delle coliche. La mamma che allatta, però, può eliminare dalla propria dieta alcuni alimenti come latticini, legumi e verdure a foglia larga. Per i bambini nutriti col biberon, è possibile scegliere tra diversi tipi di latte formulato appositamente per ridurre la formazione di gas intestinali. Se il piccolo è particolarmente “avido” durante la poppata è inoltre più facile che ingerisca molta aria. In questi casi, allora, si può tentare di metterlo al seno prima che sia troppo affamato, oppure interrompere ogni tanto la poppata per fargli fare il ruttino. Se si usa il biberon, invece, è opportuno correggere la posizione del bimbo e l’inclinazione della bottiglia, sempre per scongiurare l’ingestione di fastidiose bolle d’aria e il conseguente mal di pancia.

Rimedi naturali

Possono essere utili le tisane a base di finocchio, anice o camomilla, facendo però in modo che il liquido non venga assunto dal neonato in quantità tali da interferire con l’allattamento. È preferibile, inoltre, che le tisane non contengano zucchero. Un altro sistema per alleviare le coliche è il massaggio, da effettuare in senso circolare sulla pancia del neonato. Un’altra tecnica consiste nello sdraiare il bambino sulla schiena e nel portargli le ginocchia al petto, oppure muovergli le gambe in modo da simulare una “pedalata”. Anche tenere il piccolo a pancia in giù, magari sul petto della madre o del padre, può aiutare. Utili anche lunghe passeggiate nel passeggino per distrarre il bambino e calmarlo.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Fumi durante la gravidanza? Ecco cosa rischia tuo figlio

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO GRAVIDANZA PANCIA MATERNITA MAMMA GINECOLOGIA CONCEPIMENTO PARTO PANCIONE FIGLIO MADRESto per dire una cosa ovvia: se fumare fa male, fumare durante la gravidanza fa doppiamente male perché tutto quello che di negativo noi respiriamo giunge al feto con una potenza esagerata essendo quest’ultimo un organismo in via di formazione e perciò sensibilissimo agli agenti lesivi. Gli effetti negativi dell’esposizione al fumo di tabacco durante la vita fetale sono dovuti essenzialmente a due motivi:

  1.  l’ipossia (diminuzione di Ossigeno disponibile nel sangue e nei tessuti) indotta dall’Ossido di Carbonio (CO) derivante dalla combustione, e che passa attraverso la placenta nell’organismo del feto, nonché dall’azione vasocostrittrice della nicotina;
  2. la presenza nel fumo di circa 4.000 sostanze, di cui molte cancerogene e potenzialmente responsabili di allergie.

Il nascituro subisce danni non soltanto se la madre fuma, ma anche dall’esposizione al fumo passivo ed al fumo terziario. I bambini nati da fumatrici presentano un più alto rischio di soffrire di respiro affannoso e di asma. Lo dice uno studio condotto da Andrew Lux, della Bath Unit for Research in Paediatrics presso il Royal United Children’s Hospital di Bath, in Inghilterra. Nell’ambito dell’ALSPAC (Avon Longitudinal Study of Parents and Children), più di 8500 donne gravide sono state tenute sotto osservazione anche per quanto riguarda l’abitudine al fumo.

Si è poi visto che nei bambini tra i 18 e i 30 mesi, uno su cinque soffriva di respiro affannoso, e il rischio era più alto nei figli di quante avevano fumato in gravidanza (il periodo considerato è importante, perché successivamente questo problema respiratorio può essere causato da infezioni). Forse inaspettatamente, nella stessa ricerca si è visto che anche l’esposizione al fumo passivo provoca effetti analoghi. Le sigarette sono colpevoli di problemi di affanno nei piccoli, ci sono poi ovviamente altri fattori di rischio, come una storia familiare di asma, l’essere maschi, le condizioni abitative, eccetera. Di questi fattori, comunque, il fumo sarebbe il più facile da eliminare. Secondo un altro studio olandese (condotto dalla Sijmen Reijneveld Institution, a Leida) i figli di forti fumatrici (15-50 sigarette al giorno) soffrono di coliche il doppio dei figli di non fumatrici. Lo si è appurato intervistando un campione rappresentativo di genitori di più di 3000 bambini di età superiore ai sei mesi. Le coliche venivano identificate da specifici comportamenti di pianto che duravano più di tre ore al giorno per più di tre giorni alla settimana.

Le complicanze più comuni dei poveri bambini esposti al fumo di sigaretta:

1) Sistema nervoso: la nicotina agisce anche sulle terminazioni nervose del feto ed è in grado di modificare in modo duraturo il sistema nervoso e i collegamenti tra i neuroni. A questo proposito è documentato che i figli di donne fumatrici possono manifestare disturbi neuro-comportamentali di lunga durata: sono più eccitabili, iperattivi e hanno delle performance intellettive inferiori.

2) SIDS (sindrome da morte improvvisa): il rischio della morte in culla del lattante sembra essere in correlazione con l’abitudine materna al fumo. Per morte improvvisa si intende il decesso inspiegabile e inatteso del lattante. Le cause rimangono oscure, ma è certo che vi sono alcuni fattori che aumentano il rischio che questo accada e tra questi c’è l’esposizione al fumo. Diversi studi condotti in Inghilterra negli anni ’90 hanno evidenziato che il fumo passivo prima e dopo la nascita può determinare il manifestarsi di questo evento, poiché l’attività cardiaca e nervosa di un neonato che è stato vittima di questa pratica durante la gestazione è diversa da quella di un bambino che non è mai stato esposto al fumo.

3) Diminuzione del peso alla nascita, da 200 a 500 grammi in relazione al numero di sigarette. Gli effetti sono, almeno in parte, definitivi, in quanto a sviluppo completato il ragazzo sarà mediamente 1 cm meno alto rispetto agli altri.

4) Aumento della frequenza dei parti prematuri, il che incide ancora una volta sul peso alla nascita.

5) Aumento delle infezioni neonatali, con persistente aumentata suscettibilità a infezioni respiratorie e cutanee in età adolescenziale e adulta.

6) Alterazioni dello sviluppo psicofisico nei figli di madri fumatrici, con significativo aumento di problemi comportamentali e di socializzazione. – Aumentata incidenza di tumori infantili (il 15% di questi sono legati al fumo in famiglia).

7) Disturbi respiratori: l’esposizione al fumo materno durante la vita fetale comporta una ridotta funzione respiratoria, in particolare per l’interessamento delle piccole vie aeree. Il fumo dei familiari è invece responsabile del 15% dell’asma nei bambini e dell’11% del respiro sibilante negli adolescenti.

La sigaretta rende anche più difficile rimanere incinta

Il fumo influisce non solo sulla fertilità dell’uomo (leggi l’articolo apposito) ma anche della donna. Nelle fumatrici la gravidanza si instaura dopo più tentativi rispetto alle non fumatrici, in quanto le possibilità di fecondazione dell’uovo sono ridotte del 40%. La nicotina riduce la contrattilità delle tube, ostacolando l’incontro degli ovociti con gli spermatozoi. II fumo, inoltre, fa diminuire i livelli di progesterone e rende difficile l’annidamento dell’uovo fecondato nella mucosa uterina, danneggiandone la maturazione. Uomini e donne hanno risultati inferiori in caso di trattamenti per fecondazione assistita, questo perché il fumo nell’uomo può ridurre la fertilità mediante riduzione della densità dello sperma, del numero e della mobilità degli spermatozoi ed è un importante fattore di disfunzione erettile. Nella donna invece provoca menopause più precoci di circa 2 anni rispetto alle non fumatrici in quanto il fumo altera la normale produzione di ormoni sessuali femminili. Il fumo può quindi arrivare ad impedire di avere una famiglia, le persone che programmano una gravidanza dovrebbero smettere di fumare.

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