Qual è stato il pit stop più veloce della storia della Formula 1?

MEDICINA ONLINE F1 FORMULA 1 GOMME TIRES PNEUMATICI DIFFERENZE MESCOLA ULTRASOFT SUPERSOFT MEDIUM HARD SOFT DURE MORBIDE GRIP ASCIUTTO RAIN BAGNATO PISTA INTERMEDIE COLORS FULL WET BLUE GREEN WHITE YELLOW ORANGE RED PINK.jpgNel 1950 un pit stop poteva durare più di un minuto e ciò era assolutamente normale, oggi le cose sono decisamente cambiate! Il più veloce pit stop con solo cambio gomme (senza rifornimento carburante, abolito per motivi di sicurezza) della storia della Formula 1 è stato effettuato il 17 novembre 2013 dai meccanici della Red Bull durante il Gran Premio degli Stati Uniti d’America ad Austin: è durato solo 1 secondo e 9 decimi, in meno di due secondi sono state cambiate le gomme della vettura di Webber. In quella occasione viene abbattuto per la prima volta il muro dei 2″. Quel giorno lo ha confermato il team principal Chris Horner: “I dati della vettura hanno registrato un tempo di stazionamento di 1″923 secondi, un risultato incredibile”. Per la cronaca quel GP è stato vinto dal tedesco Sebastian Vettel sulla Red Bull Racing-Renault RB9, al trentottesimo successo nel mondiale; Vettel ha preceduto sul traguardo Romain Grosjean su Lotus-Renault e Mark Webber, anch’egli su Red Bull. Vettel quell’anno vinse anche il campionato piloti.

Il record è stato eguagliato nel campionato del 2016, al Gran Premio d’Europa a Baku del 19 giugno, il pit stop effettuato sulla Williams di Felipe Massa è durato un secondo e 92 centesimi. Non solo, le altre due soste della casa britannica entrarono anch’esse nella top five del DHL Fastest Pit Stop Award, il cambio gomme di Bottas è infatti avvenuto in 2″09, mentre il secondo di Massa in 2″18.

Il record “ufficioso” non riconosciuto dalla FIA apparterrebbe invece alla Ferrari nel corso del Gran Premio del Giappone nel 2015 a Suzuka: in occasione del secondo pit stop di Kimi Raikkonen, quando il pilota finlandese aveva bisogno di una sosta il più breve possibile per sopravanzare Bottas, i meccanici della Rossa hanno fermato il cronometro ad 1 secondo e 85 centesimi per il pit stop.

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La morte di Ayrton Senna, campione di Formula 1 mai dimenticato

MEDICINA ONLINE AYRTON SENNA FORMULA 1 F1 GP GRAN PREMIO IMOLA MORTE DEAD DEATH AUTO INCIDENTE AUTOMOBILISTICO VIDEO SAD BRASILE ITALIA RETTILINEO CASCO ROTTURA SOSPENSIONE WALLPAPER  PICS PHOTO PICTUREE’ la domenica primo maggio del 1994 e sono le ore 14.17: il mondo dell’automobilismo e dello sport sta per cambiare per sempre. La Williams di Ayrton Senna colpisce il muro di cemento all’esterno della curva del Tamburello con un angolo di impatto di circa 22 gradi e una velocità compresa tra i 213 (stima dei periti dell’accusa al processo) ed i 186 km/h (ipotizzati dalla Sagis, ente che gestisce l’autodromo di Imola). Nel violento urto il lato destro della vettura è devastato, le due ruote, i triangoli delle sospensioni e le ali volano in aria mentre la vettura rimbalza verso la pista, esaurisce la sua energia strisciando e impuntandosi nella fascia d’erba fino a fermarsi, a pochi metri dall’asfalto. L’elicottero riprende impietoso, sotto il sole battente il casco giallo è reclinato a destra, immobile. Poi, per due volte, si muove, come per raddrizzarsi. E’ un lampo di speranza per tutti, ma dura pochissimo per i primi uomini del servizio di soccorso che raggiungono di corsa la monoposto. Il pilota non è cosciente, anzi, il casco è letteralmente pieno di sangue. Senna viene estratto dall’auto e disteso sul cemento a fianco, il suo cuore batte ancora e i medici operano velocemente una tracheotomia per liberare le vie respiratorie, sotto di lui si espande una macchia rossa inequivocabile. L’elicottero del servizio medico di emergenza atterra in pista sul rettilineo dopo il tamburello, per accelerare il trasferimento all’ospedale di Bologna. Il mondo spera. Ayrton va ripetutamente in arresto cardiaco, i medici riescono a mantenere in attività il cuore fino al ricovero,  ma è tutto completamente inutile. Il primo bollettino diramato dall’ospedale è inappellabile, l’encefalogramma del pilota è completamente piatto, solo le macchine tengono il suo cuore in attività. Alle ore 18:40 Ayrton Senna viene ufficialmente dichiarato morto.

La sospensione anteriore destra

L’autopsia chiarisce la dinamica dei fatti. A causare la morte sono state le gravissime ferite riportate alla testa, non originate dalla semplice decelerazione, come nel caso di Ratzenberger, ma da una circostanza incredibilmente sfortunata: nell’urto un oggetto acuminato, probabilmente un pezzo della sospensione anteriore destra rimasto attaccato alla ruota, è stato scaraventato violentemente verso l’abitacolo perforando la parte superiore della visiera del casco e il cranio del pilota, come una lunga e letale lama. Il contraccolpo ha inoltre causato estese fratture alla base cranica. Il danno è stato tale da arrestare sul colpo ogni funzione cerebrale provocando inoltre una estesissima emorragia; l’ora della morte cerebrale è stata ufficialmente fissata alle 14.17 cioè il momento dell’impatto.
Il telaio in carbonio ha protetto molto bene il corpo del pilota, che non ha riportato lesioni degne di nota, quindi pochi centimetri di diversità nella direzione di rimbalzo di una ruota avrebbero potuto cambiare il destino di Ayrton e farlo uscire sostanzialmente incolume dal pauroso incidente. Ma così non è stato. Quella giornata già non era iniziata bene, per via del dramma di Ratzenberger.

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Roland Ratzenberger

Senna appariva sorridente in quasi tutte le foto. Ma in quel primo maggio 1994, in tutte le immagini dell’epoca, era sempre ritratto con un’espressione particolarmente triste. Era per via del dramma vissuto poche ore prima, a causa della morte di Roland Ratzenberger, deceduto in un incidente alla curva Villenueve durante le qualifiche di quello stesso GP di San Marino. Senna era stato l’unico pilota a recarsi sul punto dell’incidente. Voleva capire. Forse voleva anche pregare lui, che era intimamente religioso, tanto da tenere sempre una bibbia sul comodino dell’hotel. Sappiamo che Senna era rimasto talmente scosso dalla tragedia di Ratzenberger da aver collocato nell’abitacolo della sua Williams il giorno della gara una bandiera austriaca: l’avrebbe sventolata nel giro d’onore, in omaggio al pilota austriaco, qualora avesse vinto il GP. Perché Ayrton era sicuro di vincerlo. Aveva fatto modificare durante la notte dai suoi meccanici il piantone dello sterzo della sua Williams, così che gli risultasse più facile guidare senza tenere i polsi troppo piegati come era stato costretto a subire nelle prime tre gare dell’anno per via di un abitacolo scomodo. Purtroppo Ayrton non avrebbe sventolato mai quella bandiera austriaca. Di quell’incidente, nel corso di tanti anni, abbiamo saputo tutto, o quasi. Dal piantone dello sterzo che si è rotto, all’impatto devastante contro il muro di cemento del Tamburello calcolato dalla telemetria di bordo a 211 km orari, fino alla incredibile e drammatica causa reale della morte di Ayrton.

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Tributo a Senna

Fu il braccetto della sospensione anteriore destra che, spezzandosi, si ripiegò su se stesso colpendo il casco, a provocare la ferita mortale. Fu un’incredibile e irripetibile dinamica. Di quelle che capitano una volta su un milione di casi. Purtroppo capitò quel giorno al Migliore di tutti. L’impatto contro il muro ha divelto l’anello dell’uniball di fissaggio al telaio del braccetto della sospensione. L’energia ha slabbrato l’anello trasformando il braccetto da un innocuo pezzo di metallo in una specie di lancia con una punta metallica acuminata; come già accennato all’inizio dell’articolo, questa è penetrata nel casco proprio dove era più vulnerabile, ferendo mortalmente Senna alla testa. Fosse passato un paio di centimetri più in alto, la curvatura della calotta avrebbe deviato il braccetto dall’obiettivo. Sfortuna ha voluto che il braccetto, trasformato in lama, sia entrato appena più sotto, dove c’erano la visiera e la guarnizione di gomma e non c’è la fibra del casco ad opporre resistenza. La lama ha penetrato la testa di Ayrton all’altezza della tempia provocando le mortali lesioni al cervello che l’hanno ucciso praticamente sul colpo. Con i caschi F1 di oggi  non sarebbe finita in quel tragico modo: dopo l’incidente di Massa del 2009 sono obbligatoriamente dotati di una striscia protettiva in carbonio più rigido proprio per sigilliare e proteggere lo spazio fra calotta e visiera. Purtroppo le corse sono piene di episodi in cui il senno di poi e le tecnologie più moderne avrebbero fatto cambiare la storia. Si può solo pensare che all’inequivocabilità del destino.

Il pilota che nessuno dimenticherà mai

Di quell’incidente e dei drammatici istanti trasmessi in diretta TV ci ricorderemo per sempre l’immagine di quell’ultimo sussulto di Senna ferito nella monoposto ferma e distrutta in pista. Quel sussulto che molti, frettolosamente, hanno scambiato per un segno positivo: l’impressione che Senna stesse riscuotendosi dall’intontimento dopo la violenta botta. E che invece il dottor Sid Watkins, il medico della Fia responsabile del soccorso medico, definì con azzeccate parole più tardi come “il momento in cui lo spirito di Ayrton ha lasciato il suo corpo terreno”. Il corpo del miglior pilota di F1 di tutti i tempi, che nessuno di noi potrà mai dimenticare.

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GP Brasile Formula 1 2015: Alonso prende il sole a bordo pista

MEDICINA ONLINE GRAN PREMIO FORMULA 1 2015 ALONSO SUN PRENDE SOLE BORDO PISTA MCLAREN AUTO FERMA BROKEN STARING AT THE SUN SUNTANNED HI RES PICTURE WALLPAPER.jpgGP Brasile F1 2015 – La stagione di Fernando Alonso è stata disastrosa, a causa di una McLaren mai competitiva, con lo spagnolo (ed il suo compagno di squadra Button) a lottare sempre nelle retrovie, quando non sono stati costretti al ritiro. L’ennesimo problema è accaduto nel corso del Q1 delle qualifiche del Gran Premio del Brasile, quando il motore ha perso potenza ed ha costretto l’iberico a fermarsi a lato della pista.

Il due volte campione del mondo ha cercato di prenderla con un po’ di ironia e si è seduto su una sedia pieghevole a bordo pista, mettendosi a prendere il sole. E’ stato prontamente inquadrato dalle telecamere, per un’immagine che resterà certamente un’icona di questa edizione della gara di Interlagos. Lo spagnolo della McLaren, al termine della prima fase delle qualifiche, è poi rientrato nel suo box.

Poi i due piloti (visto che anche l’eliminazione di Button) sono scherzosamente saliti sul gradino più alto del podio, per salutare il pubblico. “Non saremo mai così vicini al podio… – le parole dell’iberico – Scherzi a parte, è una situazione frustrante“. Perché quello vero difficilmente potranno vederlo a breve, visti i problemi della scuderia di Woking.

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F1 Hockenheim 1994: Verstappen va a fuoco nel pit stop, foto e video

Il 1994 fu un anno decisamente sfortunato per quanto riguarda la storia della Formula 1: il tragico Gran Premio di San Marino rimase negli annali grazie ad un bollettino medico che ricorda più quello di una guerra che quello di un evento sportivo: 15 feriti e 2 morti, Ratzemberger ed il mitico Senna, a tal proposito vi consiglio di leggere anche: La morte di Ayrton Senna, campione di Formula 1 mai dimenticato

A tre mesi da quel drammatico GP, il 31 luglio si corse ad Hockenheim il Gran Premio di Germania, la gara che segnò il ritorno alla vittoria della Ferrari con l’austriaco Gerhard Berger, dopo quasi quattro anni di assenza dal gradino più alto del podio, ovvero dal Gran Premio di Spagna 1990 vinto dall’ex ferrarista Alain Prost. Alla partenza avviene un primo incidente nelle retrovie che coinvolge quattro monoposto, ma il peggio accade qualche istante dopo: alla fine del rettilineo, Hakkinen stringe verso il centro della pista e causa un contatto con la Williams-Renault di Coulthard. Il pilota della Mclaren perde il controllo della vettura, che si gira ed esce di pista tagliando la strada alle monoposto che sopraggiungono. Ben sei vetture vengono coinvolte in questo incidente e sono costrette al ritiro, mentre altre, essendo danneggiate, rientrano ai box il giro seguente. Anche l’italiano Alex Zanardi, in Lotus, è costretto ad abbandonare la gara senza aver completato neanche un giro. Per fortuna non c’è nessuna conseguenza fisica per nessuno dei piloti coinvolti.

Anche Alesi è costretto a ritirarsi poche centinaia di metri più avanti per problemi all’elettronica della monoposto Ferrari. Nonostante il pericolo di detriti in pista e di vetture ferme in vari punti del tracciato, la gara non viene interrotta. Uno degli sfortunati protagonisti in questo caso fu il pilota olandese Jos Verstappen, padre di Max Verstappen, che è attualmente pilota della Red Bull. Sfortunato per l’incidente che gli capitò, ma fortunatissimo per come ne uscì, incredibilmente solo con qualche graffio e lieve ustione sul viso.

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Verstappen era alla guida della Benetton ed al 15esimo giro si fermò ai box per il consueto pit stop per il rifornimento e il cambio gomme. Tutto sembrava procedere per il meglio ma qualcosa andò storto: mentre i meccanici tentavano di inserire il bocchettone della benzina (che già in precedenza – durante il rifornimento del compagno di squadra Schumacher – aveva avuto qualche problema), il carburante finì in grande quantità sulla monoposto, come si vede chiaramente nel video. Questo accadde perché nel completare le operazioni i meccanici sfilarono troppo rapidamente il bocchettone di rifornimento del carburante: tale manovra impropria, complice la particolare soluzione implementata dalla scuderia britannica sulla valvola d’immissione del liquido (priva di filtro, in modo tale da velocizzare il travaso nel serbatoio e rendere l’operazione più veloce), causa una copiosa fuoriuscita di benzina che inonda la monoposto e, a contatto con il retrotreno rovente, s’incendia.

L’olandese si sbracciò immediatamente indicando il pericolo, ma subito una fiammata incredibile avvolse la Benetton che andò letteralmente a fuoco assieme al proprio pilota e ad alcuni meccanici che iniziarono a dimenarsi in una scena che faceva presagire il peggio agli spettatori, tra cui il sottoscritto. Per fortuna invece l’incendio fu domato in pochi secondi, ma il rischio corso da Verstappen e dai suoi meccanici è stato sicuramente grandissimo.

In seguito si scoprì che il team aveva modificato artigianalmente – male – le apparecchiature di rifornimento per velocizzare l’immissione del carburante nel serbatoio e per questo fu anche punito. Ora un incidente simile non si potrebbe verificare con le stesse modalità dal momento che il rifornimento in gara è stato abolito. Qualcosa di simile, anche se in misura minore, era successa anche alla Renault di Magnussen in pitlane nelle prime libere a Sepan, nel 2016.

Ecco alcune incredibili immagini ed un video dell’accaduto:

 

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Gomme in formula 1: differenze, colori e vantaggi delle varie mescole

MEDICINA ONLINE PIRELLI P ZERO TIRES TYRES FORMULA 1 ONE GP GRAN PREMIO SLICK GOMME PNEUMATICHE COLORS COLORI MESCOLA DURA VELOCE TEMPERATURA DIFFERENZE QUALIFICHE SOFT MEDIUM WET HYPERSOFT 2018.jpg

Partendo da destra le sette gomme da asciutto (dalla più soft alla più hard) ed in fondo le due gomme da bagnato

In Formula 1 ogni particolare delle vetture, anche quello più piccolo ed apparentemente insignificante, può fare la differenza tra vincere un Gran Premio ed arrivare decimi, quindi immaginate l’enorme differenza che può fare il tipo di gomma. In F1 esistono varie mescole diverse ed ognuna ha le sue caratteristiche peculiari ed è studiata per offrire massimo grip e velocità oppure per avere buone prestazioni ma massimizzando la durata. La seguente lista è aggiornata al 2018 (quindi potrebbe non essere aggiornata, se ad esempio state leggendo questo articolo nel 2023) ed include 9 diverse mescole, due da bagnato e sette da asciutto.

Gomme da asciutto

Sono sette le tipologie di pneumatici che Pirelli mette a disposizione per la pista asciutta che potete distinguere facilmente ad occhio in base al colore delle bande poste sui lati:

  • Hypersoft;
  • Ultrasoft;
  • Supersoft;
  • Soft;
  • Medium;
  • Hard;
  • Superhard.

1) Gomme Hypersoft

E’ una novità del 2018: l’hypersoft, di colore rosa. E’ la mescola più morbida e più veloce in assoluto, adatta per tutti i circuiti che richiedono livelli elevati di grip meccanico. È la gomma da “qualifica”, velocissima ma che dura per pochi giri.

2) Gomme Ultrasoft

Fino al 2017 è stata la mescola più morbida: è la P Zero Purple, la gomma Ultrasoft  (riconoscibile dalla banda viola). Si tratta di uno pneumatico progettato appositamente per arrivare velocemente in temperatura ed avere un grip eccellente per pochi giri tuttavia si degradano altrettanto velocemente. Adatto per l’impiego su circuiti stretti e tortuosi che enfatizzano il grip meccanico.

3) Gomme Supersoft

Le gomme Supersoft P Zero Red si riconoscono per la banda laterale rossa ed hanno prestazioni eccellenti, si riscaldano in fretta e si consumano piuttosto velocemente. Permettono veloci giri molti veloci. Naturalmente hanno una durata maggiore rispetto alle Ultrasoft. E’ ideale per i circuiti lenti e tortuosi, soprattutto con una temperatura esterna fresca o fredda, quando è necessaria la massima aderenza meccanica. E’ una mescola “low working range”.

4) Gomme Soft

Spostandoci verso le gomme più dure troviamo gli pneumatici Soft che sfoggiano una banda laterale gialla. Lo P Zero Yellow è lo pneumatico “intermedio” tra mescole morbide e dure e costituisce un ottimo compromesso perché riesce a garantire buone prestazioni sul giro e, allo stesso tempo, ha un’usura minore rispetto alle Supersoft e le Ultrasoft. Molto utili anche perché possono sopportare il degrado dei primi giri in cui le monoposto sono più pesanti. E’ una gomma versatile e particolarmente appropriata su circuiti caratterizzati da alte velocità ed elevati carichi di energia.

5) Gomme Medium

Le gomme Medium (con una banda laterale bianca), a dispetto del nome, sono piuttosto dure come mescola. Le P Zero White sono generalmente usate solo in piste con grandi velocità, alti carichi aerodinamici ed alte temperature come ad esempio a Monza. E’ una mescola “low-working range”.

6) Gomme Hard

La P Zero Ice Blue Hard è la seconda gomma più dura della gamma Pirelli, dopo la Superhard. Ha colore azzurro ed è progettato per i circuiti caratterizzati da alti carichi sulle gomme, con asfalto abrasivo o curve veloci, con temperature ambientali alte. La mescola entra in temperatura più lentamente, ma dura molto di più. È una mescola “high-working range”.

7) Gomme Superhard

Le Superhard sono le gomme più dure che Pirelli produce per la Formula 1, sono riconoscibili dalla banda laterale arancione e, come si può intuire dal nome, sono state pensate per tutte quelle piste in cui i carichi aerodinamici sono molto elevati, si guida lungo molti curvoni veloci e l’asfalto è molto abrasivo: è una gomma estremamente resistente.

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Gomme da bagnato

La gamma degli pneumatici in Formula 1 prevede ulteriori due tipologie studiate per le gare in cui la pioggia bagna la pista: Intermedie e Full Wet. Sono ben riconoscibili dalle gomme dry grazie alla caratteristica scolpitura del battistrada (vedi foto in alto) importante per avere il massimo grip sulle piste bagnate e scivolose perché permettono l’evacuazione dell’acqua.

1) Gomme Intermedie

Le gomme Intermedie (con banda laterale verde) sono gomme piuttosto versatili ed utili quando il tempo è incerto. Alla massima velocità le Pirelli Cinturato Green riescono ad espellere ben 25 litri di acqua al secondo e vengono usate soprattutto quando la pista è leggermente bagnata o si sta asciugando.

2) Gomme Full Wet

Le Full Wet (riconoscibili dalla banda blu) e dal battistrada molto caratteristico, sono invece degli pneumatici studiati appositamente per gare molto piovose, dove l’acqua avvolge tutta la pista. Per riuscire a correre in condizioni così estreme la Pirelli ha fatto in modo che riescano ad espellere addirittura 65 litri di acqua al secondo.

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Gilles Villeneuve: quella volta che rimase in pista con l’alettone danneggiato

MEDICINA ONLINE Gilles Villeneuve ALETTONE NIKI LAUDA INCIDENTE  GP FERRARI 1979 Gran Premio Dino Ferrari Formula campionato mondiale domenica 16 settembre Circuito di Imola.jpgGilles Villeneuve ha abitutato il suo pubblico e gli amanti della Formula 1 ad una competizione emozionante regalando sulla piste dei capolavori unici, vittorie che fanno parte della storia della McLaren, della Ferrari e dell’automoblismo mondiale.

Gilles, 156 centimetri di altezza e 50 chili di peso, non è mai stato campione del mondo (arrivò al massimo secondo nel 1979), titolo conquistato invece da Jacques, suo figlio nel 1997 – a tutt’oggi – unico canadese campione del mondo dei piloti di Formula 1.

Rappresentativa del carattere di Gilles rimane celebre la foto che vedete in alto: il pilota canadese resta in pista con l’alettone danneggiato durante il Gran Premio Dino Ferrari disputato il 16 settembre 1979 ad Imola, a seguito di un contatto con Niki Lauda.

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Come ed in quanto tempo avviene il cambio gomme in Formula 1?

MEDICINA ONLINE F1 FORMULA 1 GOMME TIRES PNEUMATICI DIFFERENZE MESCOLA ULTRASOFT SUPERSOFT MEDIUM HARD SOFT DURE MORBIDE GRIP ASCIUTTO RAIN BAGNATO PISTA INTERMEDIE COLORS FULL WET BLUE.jpgCosa succede nei pochi secondi di un pit stop di Formula 1? Tutto si svolge in pochissimi secondi ed ogni tecnico si muove con una specie di coreografia provata e riprovata un numero elevatissimo di volte, al fine di non intralciarsi ed effettuare ognuno le operazioni assegnategli. Ecco come si svolge il pit stop:

  • la vettura si ferma per il pit stop e viene alzata da terra da due meccanici con appostiti carrelli;
  • quattro meccanici (uno per ruota) con pistole ad aria compressa svitano il gallettone centrale, una specie di dado che fissa le ruote alla vettura;
  • altri quattro meccanici (uno per ruota) tolgono le gomme usate,
  • altri quattro meccanici (uno per ruota) infilano le gomme nuove;
  • i quattro meccanici con la pistola rimettono il gallettone e lo fissano;
  • come operazione finale viene serrato un piccolo fermo di sicurezza sul gallettone per impedire che il dado si sviti in modo accidentale;
  • la vettura può ripartire.

Quanto tempo serve per un cambio gomme?

Il cambio pneumatici avviene in un tempo variabile, di solito tra circa 3 e 4 secondi, salvo imprevisti, che negli ultimi anni sono diventati abbastanza rari, specie da quando non è più possibile per motivi di sicurezza effettuare il rifornimento durante il pit stop (in quei casi il pit stop durava circa 4 secondi in più). A tal proposito, leggi anche: Qual è stato il pit stop più veloce della storia della Formula 1?

Quanti meccanici compiono il cambio gomme?

Come abbiamo visto i meccanici che lavorano su ogni ruota sono tre, più due destinati ai carrelli per alzare la vettura; in totale, quindi, il cambio dei pneumatici in Formula 1 impegna contemporaneamente 14 persone; anche se al pit stop sono presenti varie altre figure professionali, ognuno con uno specifico compito, che fa salire il numero di tecnici coinvolti nel pit stop ad oltre 20 persone.

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Formula 1: quali sono le nuove regole per le qualifiche?

MEDICINA ONLINE F1 FORMULA 1 GRAN PRIX PREMIO CIRCUITO TIME FAST SPEED FERRARI MERCEDES RED BULL VETTEL HAMILTON KIMI RICCIARDO WALLPAPER PICS PHOTO PICTURE HI RESOLUTION.jpgLe qualifiche durano un’ora e sono divise in tre parti: Q1, Q2 e Q3:

Q1

Nella prima fase delle qualifiche – il Q1 – tutti i piloti hanno 18 minuti per uscire in pista e segnare il loro miglior tempo. Alla fine della sessione le 6 monoposto più lente sono eliminate e le rimanenti passano alla fase successiva.

Q2

Il Q2 dura 15 minuti e i piloti devono scendere nuovamente in pista per un nuovo giro veloce. Questa parte di qualifica è molto interessante poiché le monoposto che vi partecipano partiranno in gara con gli stessi pneumatici con cui hanno fatto il loro miglior tempo proprio in questa sessione. Alla fine del Q2 altre 6 macchine sono eliminate mentre le più veloci vanno alla fase finale.

Q3

Nel Q3 i piloti si affrontano in una sessione di 12 minuti in cui solitamente ogni pilota tenta due giri veloci. La macchina più veloce si aggiudica la pole position, la prima posizione della griglia di partenza. Le monoposto si allineano sulla griglia di partenza con i lori tempi di qualifica, dal più veloce al più lenti.

Qual è l’importanza di un buon tempo di qualifica?

Migliore è il tempo di qualifica, migliore è la posizione in griglia. Talvolta può essere fondamentale, in particolare per circuiti come Monaco o Albert Park in Australia dove superare non è scontato. Le qualifiche sono importanti anche se si ha la macchina più veloce. Avrete visto spesso negli ultimi 3 anni i due rivali Mercedes Lewis Hamilton e Nico Rosberg contendersi la pole position – entrambi con l’intenzione di cominciare la gara in prima posizione, fare il ritmo e poter guidare con il campo libero.

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