Differenza tra svenimento e collasso

MEDICINA ONLINE ELETTROCARDIOGRAMMA ECG ESAME ONDE ONDA P T U COMPLESSO QRS TRATTO INTERVALLO RR INTERPRETAZIONE SIGNIFICATO CUORE IMPULSO ELETTRICO NODO SENO ATRIALE SETTO ATRIO VENTRICOLO TORACE AORTA VENA ARTERIALa perdita momentanea di coscienza in medicina viene chiamata “transitoria perdita di coscienza” e può essere determinata da varie cause diverse. Perdere la coscienza per alcuni secondi è generalmente un fatto non grave, tuttavia può diventare un fatto potenzialmente pericoloso in alcune situazioni: ad esempio se si sta guidando una vettura, si sta svolgendo un lavoro pericoloso o se nella caduta si sbatte la testa (o il femore, se il soggetto è anziano e/o con osteoporosi) con elevato rischio di trauma cerebrale e fratture ossee. Generalmente, in tempi variabili di circa poche decine di secondi, la perdita di coscienza termina e la persona torna vigile spontaneamente. Il termine “transitoria” è molto importante, dal momento che se la perdita di coscienza non è transitoria, si parla di “coma”. Nella maggioranza dei casi una transitoria perdita di coscienza non è grave e può essere determinata da svariate condizioni e patologie benigne (anche una forte emozione, un calo glicemico o l’alzarsi repentinamente dalla posizione sdraiata possono determinarla), tuttavia – specie se il fenomeno si verifica di frequente – non va sottovalutato perché potrebbe essere il sintomo di una patologia cardiologica o nervosa.

Una perdita di coscienza transitoria può essere di vari tipi, tra cui:

  • perdita di coscienza transitoria da svenimento o sincope: determinata da diminuito afflusso di sangue al cervello (da ipotensione, bradicardia, vasodilatazione, causate a loro volta da fattori posturali, nervosi, cardiaci…) e caratterizzata da perdita tono posturale (il soggetto cade);
  • perdita di coscienza transitoria da ipoglicemia: determinata da diminuita concentrazione di zuccheri nel sangue (mentre invece il flusso sanguigno al cervello è normale, a differenza della sincope) e caratterizzata da perdita di tono posturale (il soggetto cade);
  • perdita di coscienza transitoria da epilessia: determinata da alcune forme di epilessia. In questo caso il flusso sanguigno cerebrale e la glicemia sono normali (a differenza dalla sincope e dalla perdita di coscienza da ipoglicemia), inoltre non c’è perdita di tono posturale (il soggetto non cade).

Collasso

Con “collasso” si indica una perdita di coscienza transitoria con perdita di tono posturale (il soggetto cade) determinata da diminuito afflusso di sangue al cervello determinata in particolare da un calo improvviso della pressione arteriosa a sua volta determinato da:

  • diminuzione della pressione arteriosa e della gettata sistolica (quantità di sangue espulsa dal cuore) a loro volta determinate dalla diminuita efficienza del cuore e/o dal numero di battiti al minuto: se tale numero è troppo basso (meno di 40) o troppo alto (più di 150) si può determinare una riduzione della quantità di sangue che il cuore è in grado di mettere in movimento (portata cardiaca) e ciò può determinare il collasso;
  • alterazione del tono dei vasi sanguigni: aumento del diametro dei vasi sanguigni ed alterazione della loro forza contrattile (resistenza periferica), possono determinare il collasso.

Modificazioni di uno o entrambi tali fattori potranno determinare una riduzione dei valori pressori, con minore afflusso di sangue al cervello e perdita dei sensi e del tono posturale. Il collasso è quindi un tipo specifico di perdita di coscienza transitoria determinata da cause cardiache, al contrario – ad esempio – delle sincopi neuromediate (come le vasovagali), determinate da una temporanea iperattività del sistema nervoso autonomo o simpatico che porta e bradicardia (rallentamento della frequenza cardiaca) o vasodilatazione (allargamento del diametro dei vasi sanguigni ) o entrambe le cose.

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Differenza tra fibrillazione atriale e fibrillazione ventricolare

MEDICINA ONLINE CUORE ELETTROCARDIOGRAMMA SINUSALE DEFIBRILLATORE CARDIOVERSIONE ELETTRICA CON SHOCK FARMACOLOGICA FARMACI URGENZA EMERGENZA MASSAGGIO CARDIACO ARRESTO RESPIRAZIONE BOCCA RIANIMAZIONE ECG FIBRILLATORECon “fibrillazione atriale” in medicina si intende una aritmia cardiaca, cioè una alterazione del ritmo cardiaco normale (ritmo sinusale), che origina dagli atri del cuore. È una complessa patologia elettrica degli atri che presenta costantemente tre caratteristiche principali:

  • l’attivazione elettrica rapida ed apparentemente caotica del tessuto atriale, che provoca il caratteristico sintomo di cuore “palpitante” ed è riscontrabile con un comune elettrocardiogramma (ECG);
  • la diminuita efficienza dell’attività di pompa del cuore (diminuzione della gittata cardiaca);
  • se la fibrillazione atriale si prolunga nel tempo determina l’aumento del rischio tromboembolico, causato dal rallentamento del flusso ematico nel cuore che porta ad aumentato rischio di coagulazione. L’eventuale formazione di embolo può portare a ictus cerebrale o infarto del miocardio.

La fibrillazione atriale è il risultato di un gran numero di disordini cardiaci ed extracardiaci: da malattie strutturali, come le valvulopatie e le cardiomiopatie, all’ipertensione arteriosa, a malattie genetiche ereditarie, a ernia iatale, patologie della tiroide, ai distiroidismi, fino ai casi in cui non è possibile determinare la causa, detti idiopatici.

Con “fibrillazione ventricolare” (FV o VF) in medicina si intende una gravissima aritmia che si caratterizza per un ritmo cardiaco rapidissimo, caotico e disorganizzato che origina dai ventricoli. La rapidità e la disorganizzazione dell’impulso elettrico rendono il cuore incapace di espellere il sangue all’interno del circolo arterioso, portando ad un arresto cardiaco. I tessuti corporei e cerebrali, durante un arresto cardiaco, non sono più perfusi da sangue ed ossigeno: questo comporta una veloce perdita di coscienza e delle capacità respiratorie. Un arresto cardiaco è una urgenza medica: se non si interviene immediatamente con la rianimazione cardiopolmonare e con un defibrillatore, nel giro di pochissimi minuti provoca danni permanenti al cervello e – successivamente – il decesso del paziente. L’arresto cardiaco improvviso è una delle principali cause di morte nel mondo industrializzato, dove la maggior parte delle volte è secondario ad infarto miocardico acuto.

Da quanto detto entrambi i tipi di fibrillazione sono aritmie – una ad origine dagli atri, l’altra ad origine dai ventricoli, entrambe ben visibili con un elettrocardiogramma – tuttavia la differenza è sostanziale: mentre la fibrillazione atriale, pur di lunga durata, può rappresentare un problema di aumentato rischio di formazione di emboli, è la fibrillazione ventricolare ad essere estremamente più grave dal momento che in essa la capacità del cuore di pompare sangue è totalmente inefficiente (mentre nella fibrillazione atriale è – pur se in parte – conservata). La fibrillazione ventricolare porta di fatto ad un arresto cardiaco che è una urgenza medica: il mancato ritorno ad un ritmo sinusale (tramite cardioversione con defibrillatore, massaggio cardiaco o pugno precordiale) porta al decesso del paziente.

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