“I neri meno intelligenti dei bianchi: lo dice il DNA”. James Watson rischia ritiro del Nobel

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Coppa Italia, Roma – Entella: Juan Jesus esce in barella col ginocchio destro fasciato

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Bologna, esplode un’autocisterna a Borgo Panigale: 2 morti e 60 feriti [VIDEO]

Un’autocisterna è esplosa in zona Borgo Panigale, a Bologna. Ne è nato un incendio fra la tangenziale e Continua a leggere

Un vestito di sole foglie: riuscita l’impresa di quattro studenti

MEDICINA ONLINE VESTITO DI SOLE FOGLIE CINESE ABITO NATURA.jpgUn vestito fatto solamente di foglie è la creazione di quattro studenti cinesi che hanno realizzato una vera e propria “opera d’arte indossabile” utilizzando delle foglie. I ragazzi studiano biotecnologia presso l’Università di Hefei, nella Cina orientale, ed hanno realizzato un’impresa (quasi) impossibile: sono riusciti a creare un abito cucendo fra loro oltre 6 mila foglie che hanno raccolto nel corso di diversi mesi. C’è voluta molta pazienza e un lungo lavoro manuale, ma il risultato è davvero strepitoso. Tutto è iniziato quando il team di studenti, formato da due ragazze e due ragazzi, si è ritrovato a discutere per realizzare un progetto in occasione del concorso annuale di “esemplari di animali e piante” organizzato dall’Università cinese.

Il progetto

Il primo passo è stato quello di disegnare un bozzetto dell’abito, poi i ragazzi si sono messi al lavoro per cercare le foglie, scegliendo diverse specie di piante. In seguito gli studenti hanno fatto bollire le foglie in una sostanza particolare e le hanno fatte seccare lasciando solamente lo scheletro. A quel punto è arrivata la parte più difficile del lavoro e i quattro studenti si sono messi all’opera per cucire fra di loro le delicatissime foglie. I quattro ragazzi hanno lavorato sull’abito durante i fine settimana e nelle ore libere. Dopo quattro mesi è stato finalmente completato e il risultato è davvero stupefacente. Le ragazze si sono trasformate in modelle ed hanno indossato l’abito, facendosi fotografare: gli scatti – che potete vedere in alto – sono diventati subito virali sul web!

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Impennata della Sindrome di astinenza da oppioidi nei neonati

MEDICINA ONLINE FARMACO MEDICINALE PRINCIPIO ATTIVO FARMACIA PILLOLA PASTIGLIA DINITROFENOLO DNP DIMAGRIRE DIETA FARMACI ANORESSIZANTI MORTE EFFETTI COLLATERALI FOGLIO FOGLIETTO ILLUSTRANuovi dati drammatici sull’incidenza della Sindrome di astinenza da oppioidi nei neonati – NAS in sigla – con cui un numero crescente di bimbi viene alla luce negli Stati Uniti. Causata in particolare dai farmaci oppioidi presi dalle madri, ma anche da altre sostanze stupefacenti, la sindrome colpisce ben più dei 6 neonati ogni 1.000 registrati di recente dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta, i Cdc.

Ad esserne convinti sono gli stessi esperti governativi, in quanto non tutte le contee e Stati Usa riportano questi dati. Gravissima specialmente la situazione in Tennessee, dove le madri nelle aree più rurali risultano tra le più colpite da dipendenza da oppioidi. Nello Stato, i neonati venuti alla luce con ‘NAS’ sono addirittura più di 50 ogni 1.000 nascite.

Ben 8 procuratori generali statali di altrettante contee del Tennessee hanno intentato causa a nome dei bimbi venuti alla luce con ‘NAS’ contro le aziende produttrici di oppioidi, ossia le case farmaceutiche. A livello nazionale, in America,negli ultimi 15 anni, il numero di bimbi nati con NAS è quadruplicato.

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Coppia di cannibali conservava i resti di 30 persone nel freezer

MEDICINA ONLINE RUSSIA CANNIBALI COPPIA Dmitry Bakshaev.jpgNormalmente, si è portati a pensare al cannibalismo come a un qualcosa di arcano, relegato a tempi primitivi, o a popoli che non hanno ancora conosciuto la civiltà. Purtroppo, questa orrenda pratica è ancora presente ed anche in Paesi piuttosto evoluti: a conferma di ciò giunge un fatto dall’immenso territorio russo, ove una coppia è stata appena fermata con l’accusa di aver rapito, ucciso, smembrato e mangiato, circa 30 persone.

La vicenda, raccontano i media locali (tra cui “Mir24”), ha avuto una svolta ai primi di Settembre quando, in un dormitorio militare, erano stati trovati dei resti di una donna, poi seguiti da un secchio contente altri pezzi della medesima vittima: in seguito, per le strade della cittadina di Krasnodar (Russia meridionale europea, non lontano dal Mar Nero e da Soci), era stato rinvenuto uno smartphone nella cui memoria erano presenti foto con un uomo immortalato in bella posa con dei resti umani tipici di una donna. Da qui, risalire al proprietario del telefono, il 35enne Dmitry Bakshaev, era stato relativamente semplice.

Nel corso dei primi interrogatori, l’uomo – secondo il periodico online “Ria Novosti” – avrebbe coinvolto anche la moglie, la 42enne Natalia Shaporenko, infermiera presso un istituto militare, e avrebbe ammesso 2 omicidi: gli inquirenti, però, avrebbero già identificato 7 vittime, e sospettano che la coppia, attiva con una lunga sequenza omicida sin dal 1999, abbia potuto assassinare e divorare circa 30 vittime.

Nel frattempo, come diffuso dal tabloid britannico “Daily Mirror“, le perquisizioni delle forze dell’ordine avrebbero scoperto, nella casa della coppia, resti umani nel freezer del frigorifero, conservati presumibilmente per un “consumo successivo“, e questo avrebbe portato ad ulteriori accertamenti nell’appartamento, nell’eventualità e nel timore che possano essere rinvenuti altri resti.

L’episodio di Kranodar, purtroppo, non è il primo nelle immense lande di Madre Russia: qualche decennio fa, infatti, i media di tutto il mondo portarono alla luce la storia del cannibale di Rostov, un certo Andrej Romanovič Čikatilo che, viaggiando in lungo e in largo nell’URSS, divorò circa 53 persone (compresi dei bambini), tra gli anni ’80/90, con la scusa di esser rimasto traumatizzato dalla carestia avvenuta negli anni ’30. L’uomo, cui il presidente russo Eltsin rifiutò un appello, fu condannato a morte con un colpo di pistola alla nuca, proprio nella prigione di Rostov.

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Vita sessuale a 50 anni: il 72% lo fa una volta al…

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO AMORE ANZIANI PANCHINA COPPIAChi pensa che a una certa età si devono “tirare i remi in barca”, si sbaglia. Secondo alcuni la vita, anche quella sessuale, comincia a 50 anni. In molti casi pure più tardi. E se non comincia a quell’età, vuol dire solo che continua. A certificare che gli ultracinquantenni il sesso lo fanno, eccome, è un’indagine singolare “Sesso over 50, tabù o naturale?” condotta da un sito-dating, il “Club 50 plus.it” secondo il quale il 72% fa l’amore una volta a settimana. I 700 soggetti arruolati sul web per l’indagine hanno confermato, in massima parte, di prediligere carezze e toccamenti nelle parti intime, cioè di amare i preliminari. Il 95% non potrebbe mai farne a meno perché “importantissimi ed essenziali”.

La maggior parte degli intervistati è inoltre convinta che il tempo migliori la qualità del rapporto: il 97.8% ritiene che non si è mai troppo vecchi per fare l’amore e il 91.6 punta a conservare rapporti regolari. A dichiararsi soddisfatto è solo il 13,7. La ricerca ha indagato sui comportamenti tenuti sopra e sotto le lenzuola, prima e dopo il rapporto. Con un occhio anche agli aiuti farmacologici: ma si è scoperto che a ricorrere ai medicinali che favoriscono il sesso con la prescrizione del medico è appena il 14,6% del campione.

Alla domanda se il rapporto vada migliorando con l’età, il 34.3% ha risposto di sì, perché conosce meglio il proprio corpo, mentre il 30.5 lo interpreta come conseguenza di emozioni più intense, e quasi il 30 attribuisce il successo a una migliore intesa con il partner.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Rinunciò ai regali per donare valvole all’ospedale, morta a dieci anni la piccola Marta

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Studio Roma Ecografia Mammella Tumore Seno Muscoli Spalla Ginocchio Traumatologia Sport Arti Gambe Referto Articolare Medicina Estetica Radiofrequenza Cellulite Cavitazione MARTA MAGOSSO Neuroblastoma TACNel Natale 2014, la sua storia aveva commosso l’Italia: Marta Magosso, 10 anni, ricoverata in ospedale per neuroblastoma, aveva scelto di rinunciare ai regali di Natale donando i suoi risparmi, 475 euro, proprio all’ospedale dove era ricoverata per acquistare i tappi blu, cioè valvole speciali per la pulizia dei cateteri con cui tutti i bambini ricoverati nel reparto di oncoematologia devono convivere. Marta però non ce l’ha fatta: dopo tre anni di lotte, dimostrando tenacia e grande generosità si è arresa alla malattia. I medici avevano diagnosticato a Marta il neuroblastoma il 25 febbraio 2013. Dopo due anni di chemioterapia sembrava essere uscita dal tunnel ma a metà luglio ha avuto una ricaduta dal quale non si è più ripresa. Era in ospedale dal 2 dicembre ed è uscita solo nel giorno di Natale, che ha trascorso con la famiglia. La piccola lascia il padre Andrea, ex giocatore e allenatore del Valsugana Rugby Padova, mamma Sandra e la sorella Matilde.

Il neuroblastoma

Il neuroblastoma è un tumore che ha origine dalle cellule del sistema nervoso autonomo, cioè quell’insieme di strutture che controlla alcune funzioni involontarie come il battito cardiaco, la respirazione o la digestione. Nei bambini di età compresa tra 0 e 14 anni, i tumori maligni del sistema nervoso simpatico – quasi tutti classificati come neuroblastoma (96%) – rappresentano circa il 7% di tutti i tumori. Il neuroblastoma, in particolare, è di gran lunga più diffuso tra i bambini di età inferiore a un anno.

Il ricordo del papà

«Era sempre molto attenta agli altri e alle loro esigenze, qualità che ci rendeva molto orgogliosi e ci stupiva» racconta papà Andrea al Mattino di Padova. Nella sua letterina di Natale quest’anno aveva chiesto regali per i genitori, la sorella, i nonni e tutti quelli che si stavano dando da fare per lei.

Ti abbracciamo forte piccola Marta.

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