Peste nera: quando, come e dove ha colpito? Quanti morti ha procurato?

MEDICINA ONLINE LABORATORIO LYMPH NODE SYSTEM HUMAN CORPO UMANO SISTEMA LINFATICO LINFONODO LINFA CIRCOLAZIONE BLOOD TEST EXAM ESAME DEL SANGUE FECI URINE GLICEMIA ANALISI VALORI ERITROC

I linfonodi si ingrossavano, da cui la definizione “peste bubbonica”

La peste nera o “morte nera” o “grande peste” o “grande pestilenza” (in inglese “Black Death” o “Pestilence” o “Great Mortality” o “Plague“) fu una pandemia, quasi sicuramente causata dal batterio Yersinia pestis che, tra il 1346 ed il 1353 secondo alcune stime (che però potrebbero essere sovrastimate), uccise in Europa tra i venti e i venticinque milioni di persone, un terzo della popolazione europea dell’epoca, mentre per le vittime in Asia e Africa mancano fonti certe.

Perché si chiama così?

Il termine “peste” deriva dal latino pestis, che significa “distruzione, rovina, epidemia”. Con “peste” nel Medioevo si indicavano molte malattie caratterizzate da alta mortalità e diffusione quali il colera, il morbillo o il vaiolo; l’espressione peste “nera” nacque dall’osservazione che nel Trecento si poté fare dei sintomi che essa provocava sulle persone, ovvero, fra gli altri, la comparsa di macchie scure e livide di origine emorragica che si manifestavano sulla cute e le mucose dei malati. I contemporanei solitamente si riferirono a tale pandemia come febris pestilentialis, infirmitas pestifera, morbus pestiferus, morbus pestilentialis, mortalistas pestis o semplicemente pestilentia. L’epidemia è nota anche con l’epiteto di Morte nera (dal latino mors nigra). Il termine venne utilizzato per la prima volta nel 1350 da Simon de Covino (o Couvin), astronomo belga autore del De judicio Solis in convivio Saturni, un componimento in cui ipotizzò che il morbo fosse l’esito di una congiunzione tra Saturno e Giove

Cosa l’ha causata?

La quasi unanimità degli studiosi identifica la peste nera come un’infezione sostenuta dal batterio Yersinia pestis, isolato nel 1894 e che si trasmette generalmente dai ratti agli uomini per mezzo delle pulci in particolare le specie Xenopsylla cheopis e Pulex irritans. La diffusione delle pulci è stata favorita, in quel periodo, dal clima particolarmente mite, conosciuto come periodo caldo medievale.

Come si trasmette all’uomo?

Il bacillo Yersinia pestis viene trasmesso dai ratti all’uomo attraverso le pulci e penetra nell’uomo tramite la cute in seguito alla puntura di pulci infette o per contatto diretto tra materiale infetto e lesioni della pelle di una persona. Entrato nell’organismo, il patogeno raggiunge i linfonodi ingrossandoli e causando i caratteristici “bubboni”, riuscendo, talvolta, a raggiungere il flusso sanguigno e i polmoni dando origine a forme ancora più letali.

Quali sono i sintomi?

La peste era di tre tipi principali: quella bubbonica era espressione di ingrossamento dei linfonodi. Quella setticemica indicava la diffusione del batterio nell’intero organismo tramite il sangue. La forma polmonare indicava una severe compromissione dei polmoni. I sintomi più frequenti erano:

  • febbre elevata,
  • mal di testa,
  • dolori articolari,
  • nausea,
  • vomito,
  • bubboni (linfonodi ingrossati),
  • letargia,
  • ipotensione,
  • dispnea,
  • colorito scuro della pelle,
  • lesioni della pelle.

Se non trattata adeguatamente, e nel XIV secolo non era conosciuto alcun modo scientifico per farlo, la malattia risulta letale dal 50% alla quasi totalità dei casi a seconda della forma con cui si manifesta: bubbonica, setticemica o polmonare. La morte sopraggiungeva in pochi giorni.

Dove e quando si è sviluppata inizialmente l’infezione?

La peste nera si è generata in Asia centrale settentrionale presumibilmente intorno al 1330 per poi inziare a diffondersi fortemente in Europa a partire dal 1346, dando origine alla cosiddetta seconda pandemia di peste.

Dove si è diffusa l’infezione?

Si diffuse in fasi successive dall’altopiano della Mongolia prima attraverso la Cina e la Siria e poi alla Turchia asiatica ed europea per poi raggiungere la Grecia, l’Egitto e la penisola balcanica. Nel 1347 arrivò in Sicilia e da lì a Genova; nel 1348 aveva infettato la Svizzera eccettuato il Cantone dei Grigioni e tutta la penisola italiana risparmiando parzialmente il territorio del Ducato di Milano. Dalla Svizzera si allargò quindi alla Francia e alla Spagna; nel 1349 raggiunse l’Inghilterra, la Scozia e l’Irlanda; nel 1353, dopo aver infettato tutta l’Europa, i focolai della malattia si ridussero fino a scomparire. La peste nera non colpì tutta l’Europa con la stessa intensità: alcune rare zone rimasero quasi immuni dal contagio (come alcune regioni della Polonia, il Belgio e Praga), altre invece furono quasi spopolate.

Quanti morti ha causato?

La peste nera uccise almeno un terzo della popolazione del continente europeo, provocando verosimilmente quasi 20 milioni di vittime. Altri stimano 25 milioni di vittime europee, mentre altri ancora pensano che tali dati siano fortemente sovrastimati perché le testimonianze degli storici contemporanei riportano numeri probabilmente esagerati per esprimere il terrore e la crudeltà di questa pandemia

Quali conseguenze sociali e culturali provocò?

Oltre alle devastanti conseguenze in termini di decessi e di crollo demografico, la peste nera ebbe un forte impatto nella società del tempo. La popolazione – in mancanza delle risposte scientifiche che abbiamo oggi – in cerca di spiegazioni e rimedi arrivò talvolta a ritenere responsabili del contagio gli ebrei, dando luogo a persecuzioni e uccisioni; molti attribuirono l’epidemia alla volontà del dio cattolico e di conseguenza nacquero diversi movimenti religiosi, tra cui uno dei più celebri fu quello dei flagellanti. Il dio cattolico avrebbe, secondo l’idea dell’epoca, punito gli uomini per i loro peccati e per l’eresia orientale. I musulmani furono portati ad accettare la malattia con rassegnazione e umiltà, arrivando a considerarla un dono che avrebbe consentito alle vittime di entrare immediatamente nella Janna, il paradiso musulmano, come se si fosse morti in una guerra santa. Gli ʿulamāʾ, esperti in scienze religiose, esortarono i fedeli a non fuggire da un luogo colpito né a recarvisi, poiché si sarebbe contravvenuto al volere di Allah. Anche la cultura fu notevolmente influenzata: Giovanni Boccaccio utilizzò come narratori nel suo Decameron dieci giovani fiorentini fuggiti dalla loro città appestata; in pittura, il soggetto della “danza macabra” fu un tema ricorrente delle rappresentazioni artistiche del secolo successivo. Terminata la grande epidemia, la peste continuò comunque a flagellare la popolazione europea, seppur con minor intensità, a cadenza quasi costante nei secoli successivi.

Conseguenze sul lavoro e sull’economia

La peste nera provocò un mutamento profondo nella società dell’Europa medievale, tanto che dopo il 1348 non fu più possibile mantenere i modelli culturali del XIII secolo. Le gravissime perdite in vite umane causarono una ristrutturazione della società dagli effetti positivi nel lungo termine: il crollo demografico rese disponibile a una percentuale significativa della popolazione terreni agricoli e posti di lavoro remunerativi; i terreni meno redditizi vennero abbandonati, e in alcune zone ciò portò all’abbandono di interi villaggi; le corporazioni, per necessità, ammisero nuovi membri, cui prima si negava l’iscrizione; i fitti agricoli crollarono, mentre le retribuzioni nelle città aumentarono sensibilmente. Per questo, dopo la peste un gran numero di persone poté godere di un benessere in precedenza irraggiungibile. L’aumento del costo della manodopera richiese una maggiore meccanizzazione del lavoro, così il tardo Medioevo divenne un’epoca di notevoli innovazioni tecniche. La ritrovata prosperità nei commerci comportò lo sviluppo delle scienze bancarie e delle tecniche contabili: vennero introdotte le lettere di cambio e la partita doppia, le attività creditizie conobbero un rapido impulso. Tra le innovazioni, lo storico David Herlihy cita l’esempio della stampa: fino a quando i compensi degli amanuensi erano rimasti bassi, la copia a mano era una soluzione soddisfacente per la riproduzione delle opere. L’aumento del costo del lavoro diede il via a una serie di esperimenti che sfociò nell’invenzione della stampa a caratteri mobili di Johann Gutenberg. Sempre Herlihy ritiene che l’evoluzione della tecnica delle armi da fuoco sia da ricondurre alla carenza di soldati.

Conseguenze sulla medicina

Come conseguenza della pandemia del 1347-1353, le autorità incominciarono a sviluppare, e continuarono a farlo per i quattro secoli successivi, ordinanze e regolamenti atti a tentare di prevenire o curare la peste che, ciononostante, continuò a ripresentarsi a cadenza quasi periodica. Ogni qualvolta ci fosse un’avvisaglia di una nuova epidemia, si prese l’abitudine di limitare i movimenti di merci e persone istituendo quarantene, certificati sanitari e migliorando le condizioni igieniche delle città. Basandosi sulla teoria dei “miasmi”, venivano bloccate le attività che producevano cattivi odori e allontanate alcune categorie di persone considerate “moralmente inquinanti”, come prostitute, vagabondi e altri “peccatori”. Successivamente si crearono comitati o ufficiali sanitari provvisori. Ad esempio, Milano istituì un ufficio di sanità permanente nel 1450 e realizzò il lazzaretto di San Gregorio, progettato nel 1488. Nel 1486 fu la volta di Venezia mentre a Firenze si dovette aspettare il 1527. Parigi ne costituì uno nel 1580, ma già da circa 30 anni aveva affrontato il problema con l’emanazione di ordinanze e norme per affrontare le epidemie. Verso la fine del XVI secolo, Amsterdam istituì un servizio di rimozione dei rifiuti dalle strade, al fine di migliorare le condizioni igieniche nel tentativo di prevenire focolai epidemici, costruì un lazzaretto, e decise di porre un medico professionista tra i magistrati che si occupavano della sanità pubblica. A Londra si preferì per lungo tempo la segregazione domiciliare rispetto al confinamento in un lazzaretto. A lungo termine la peste fece sì che la medicina si emancipasse dalla tradizione galenica. Le bolle pontificie di papa Sisto IV e papa Clemente VII consentirono che si sezionassero cadaveri, pur di scoprire le cause dalla malattia; il medico fiammingo Andrea Vesalio (1514 – 1564) fu uno dei primi a intraprendere lo studio autoptico del corpo umano con intento metodico. La ricerca diretta sul corpo umano per mezzo di studi anatomici ebbe un maggior impulso dopo la peste, un primo passo in direzione della medicina moderna e della scienza empirica. Tuttavia dovettero trascorrere quasi duecento anni prima che il medico veronese Girolamo Fracastoro (1483-1533) si confrontasse in maniera più sistematica con l’idea di contagio.

Conseguenze sulla religione

Secondo alcuni storici della cultura, tra cui in particolare l’austriaco Egon Friedell, la peste nera causò la crisi delle concezioni medievali di uomo e di universo, scuotendo le certezze della fede che avevano dominato fino ad allora, vedendosi in ciò un rapporto causale diretto tra la catastrofe della peste nera e il Rinascimento.

Nuove ondate di peste

Si ritiene che lo stesso agente patogeno del 1348 sia responsabile delle ricorrenti epidemie scoppiate in Europa, con vari gradi di intensità e mortalità seppur sempre inferiori alla prima, a ogni generazione, fino al XVIII secolo. È stato infatti osservato che, tra il 1347 e il 1480, la peste colpì le maggiori città europee a intervalli di circa 6-12 anni affliggendo, in particolare, i giovani e le fasce più povere della popolazione. A partire dal 1480 la frequenza incominciò a diminuire, attestandosi a un’epidemia ogni 15-20 anni circa, ma con effetti sulla popolazione non certo minori. Nel 1466 circa 40.000 parigini morirono per un nuovo scoppio della malattia. Tra il 1500 e il 1850 la peste fu presente senza soluzione di continuità in almeno un territorio del mondo islamico. Nuove epidemie di peste, si registrarono nel territorio milanese nel biennio 1576-1577, nell’Italia settentrionale nel 1630 (immortalata da Alessandro Manzoni nel celebre I promessi sposi) e a Siviglia tra il 1647 e il 1652. Nel 1661 l’impero ottomano fu pesantemente colpito mentre, tra il 1663 e il 1664, un’epidemia si propagò nella repubblica olandese uccidendo 35 000 persone nella sola Amsterdam. Da ricordarsi la grande peste di Londra, che colpì la capitale britannica tra il 1665 e il 1666, causando la morte di un numero di persone compreso tra 75 000 e 100 000, vale a dire più di un quinto dell’intera popolazione della città. L’ultima grande epidemia, e una delle più devastanti che abbia afflitto una grande città, fu quella che interessò Marsiglia nel 1720, considerata di origine vicino-orientale, e che arrivò a uccidere quasi il 50% di tutta la popolazione cittadina, a cui si dovettero sommare le vittime delle zone limitrofe. La terza pandemia di peste partì dalla Cina nel 1855, propagandosi per tutta l’Asia e uccidendo circa 10 milioni di persone nella sola India. Dodici focolai in Australia tra il 1900 e il 1925 provocarono oltre mille morti, principalmente a Sydney; ciò portò alla creazione di un dipartimento di sanità pubblica che intraprese alcune ricerche all’avanguardia sulla trasmissione del morbo dalle pulci di ratto agli esseri umani attraverso il bacillo Yersinia pestis. Agli albori del XX secolo ci fu la prima diffusione dell’epidemia a San Francisco, che si esaurì in due episodi: uno nel periodo 1900-1904, mentre l’altro nel 1907-1908.

Per approfondire:

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.