Differenza tra TURV, TURB, TURBT e TURBC

ChirurgiaCon “Resezione Vescicale TransUretrale” (o “TURV”) in medicina si intende un intervento chirurgico endoscopico eseguito solitamente dopo la diagnosi di un tumore della vescica. Prevede l’utilizzo di uno strumento endoscopico inserito nella vescica attraverso il meato uretrale (l’apertura dell’uretra, attraverso cui l’urina fuoriesce) e pertanto non comporta alcuna incisione cutanea. Questo intervento viene spesso chiamato anche con altri acronimi, che purtroppo spesso tendono a confondere il paziente:

  • TURB (“trans-urethral resection of bladder) cioè resezione transuretrale della vescica;
  • TURBT (“trans-urethral resection of bladder tumor”) cioè resezione transuretrale del tumore della vescica;
  • TURBC (“trans-urethral resection of bladder cancer”) cioè resezione transuretrale del cancro vescicale.

Non fatevi ingannare dalla diversa terminologia: tutti quelli elencati sono sinonimi ed indicano lo stesso intervento endoscopico sulla vescica.

Attenzione però al “TURP” che invece indica un intervento diverso: non alla vescica bensì alla prostata.

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Differenza tra cistoscopia e TURB

MEDICINA ONLINE CISTOSCOPIA CISTOSCOPIO RIGIDO FLESSIBILE TUBO URETRA BLADDER ANO PROSTATA VAGINA PENE MEATO ORIFIZIO GLANDE CLITORIDE SEDAZIONE ANESTESIA PREZZI MASCHILE FEMMINILE DIFFERENZA RENI PREPARAZIONE RISCHICos’è un cistoscopia?

Con “endoscopia” in medicina si indica in generale una tecnica diagnostica/terapeutica che usa un particolare strumento chiamato “endoscopio” (un tubo flessibile e mobile dotato di videocamera all’estremità che restituisce l’immagine su un monitor) per osservare tessuti dall’interno del corpo, raggiungibili dall’esterno tramite strutture anatomiche (bocca, naso, ano…) o piccole incisioni. Più specificatamente la “cistoscopia”  è un tipo particolare di endoscopia nella quale l’endoscopio – in questo caso chiamato cistoscopio o uretrocistoscopio – viene inserito attraverso il meato uretrale esterno (cioè lo sbocco dell’uretra alle sterno, che permette la fuoriuscita dell’urina proveniente dalla vescica). Il cistoscopio può essere rigido o flessibile e restituire l’immagine sia direttamente all’operatore, sia tramite monitor esterno. Una volta inserito, il cistoscopio risale a ritroso nell’uretra fino ad arrivare alla vescica: in questo modo può indagare l’interno dell’uretra e della vescica; proprio in virtù degli organi che indaga la cistoscopia prende anche il nome di “uretrocistoscopia“.

Perché si fa una cistoscopia?

La cistoscopia viene effettuata con lo scopo di diagnosticare, monitorare e trattare malattie che colpiscono la vescica e l’uretra. Può essere prescritta per risalire alla causa di sintomi a livello delle vie urinarie, nel percorso diagnostico per identificare o escludere la presenza di infiammazioni (cistiti), calcoli alla vescica, tumori alla vescica o iperplasie prostatiche. Inoltre la possibilità di inserire appositi strumenti nel cistoscopio permette di utilizzare la cistoscopia anche per diagnosticare (tramite biopsia) ed eventualmente trattare malattie alla vescica, ad esempio per rimuovere tumori molto piccoli. Può infine essere usata per la diagnosi di una stenosi (restringimento) dell’uretra.

Cos’è una TURB?

Con “resezione vescicale transuretrale” (anche chiamata “TURB” o “TURV”) in medicina si intende un intervento chirurgico endoscopico eseguito solitamente dopo la diagnosi di un tumore della vescica. Prevede l’utilizzo di uno strumento endoscopico inserito nella vescica attraverso il meato uretrale (l’apertura dell’uretra, attraverso cui l’urina fuoriesce) e pertanto non comporta alcuna incisione cutanea.

Perché si fa una TURB?

La TURB viene eseguita principalmente in presenza di una neoplasia vescicale che si evidenzia generalmente come una neoformazione aggettante in vescica.

Concludendo: una cistoscopia è una tecnica principalmente diagnostica che prevede l’uso dell’endoscopio ad uso di diagnosi; la TURB è invece una tecnica operatoria che si serve dell’endoscopia ad uso terapeutico.

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Resezione vescicale transuretrale (TURB): quando si fa ed effetti collaterali

MEDICINA ONLINE CHIRURGO CHIRURGIA OPERAZIONE CHIRURGICA TERAPIA ASPORTAZIONE BISTURI SALA OPERATORIA TUMORE CANCRO SUTURA MASSA TUMORALE STADIAZIONE MAMMELLA POLMONI TECNICA GENERALE ADDOMINALE BIOPSIA AGOASPIRATOCon “resezione vescicale transuretrale” (o “TURV”) in medicina si intende un intervento chirurgico endoscopico eseguito solitamente dopo la diagnosi di un tumore della vescica. Prevede l’utilizzo di uno strumento endoscopico inserito nella vescica attraverso il meato uretrale (l’apertura dell’uretra, attraverso cui l’urina fuoriesce) e pertanto non comporta alcuna incisione cutanea. Questo intervento viene spesso chiamato anche con i termini di TURB (“trans-urethral resection of bladder), TURBT (“trans-urethral resection of bladder tumor”) o TURBC (“trans-urethral resection of bladder cancer”).

I tumori della vescica rappresentano una patologia abbastanza frequente e originano dalle cellule epiteliali che costituiscono il rivestimento interno della vescica (epitelio vescicale o urotelio). Essi vengono distinti in due diversi gruppi in base alla profondità della loro crescita all’interno della parete vescicale:

  1. tumori superficiali: si estendono solo nei primi strati della parete;
  2. tumori infiltranti: sono in grado di crescere negli strati più profondi dove è presente il tessuto muscolare vescicale.

Dopo la diagnosi di un tumore vescicale (che di solito avviene mediante la cistoscopia ambulatoriale), il passo successivo per tutti i pazienti in buone condizioni di salute è rappresentato dall’intervento endoscopico di TURV. La TURV ha un duplice scopo:

  1. rimuovere il tumore in modo completo (quando possibile);
  2. stadiare il tumore: ovvero indicare l’entità della crescita all’interno della parete – permettendo quindi di capire se il tumore è superficiale o infiltrante – e identificare il grado di differenziazione cellulare (o grading).

In presenza di un tumore vescicale superficiale la TURV ha un ruolo terapeutico e il paziente – salvo alcune eccezioni – viene considerato guarito e può essere avviato al follow up senza ricorrere ad ulteriori interventi. In questi casi vengono spesso eseguite successive terapie mediche endovescicali con lo scopo di ridurre il rischio di recidive tumorali.

Al contrario, se in seguito alla TURV la stadiazione del tumore ha consentito di individuare una neoplasia infiltrante, il paziente dovrà essere valutato per eseguire un successivo intervento chirurgico a “cielo aperto” con rimozione completa della vescica (cistectomia radicale). In questo caso la TURV non ha un valore curativo ma consente la precisa stadiazione del tumore.

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Gli strumenti utilizzati:

Lo strumento con cui si esegue questo intervento endoscopico si chiama resettore: si tratta di un tubo rigido metallico del diametro di circa 8-9 mm che viene inserito attraverso l’uretra fino ad arrivare all’interno della vescica.
Nella sua estremità endovescicale il resettore è dotato di una piccola ansa metallica che con il passaggio della corrente elettrica consente di tagliare (o “resecare”) piccole fette di tessuto.
La parte del resettore che rimane all’esterno del paziente presenta:

  • l’impugnatura per l’operatore (con la quale si può manovrare l’ansa),
  • la zona di ingresso e uscita dei liquidi di lavaggio,
  • i raccordi per l’ingresso della fonte luminosa e della corrente elettrica,
  • un oculare al quale viene collegata la telecamera che proietterà le immagini della vescica su un monitor.

Come avviene l’intervento di TURV?

L’intervento di TURV può essere eseguito in anestesia generale o in anestesia loco-regionale (spinale o peridurale). Il paziente è posto sul lettino operatorio a gambe divaricate sorrette da appositi supporti. L’urologo si posiziona tra le gambe del paziente. Lo strumento endoscopico appositamente lubrificato viene inserito sotto controllo visivo nell’uretra e fatto risalire fino a raggiungere l’interno della vescica. La vescica viene quindi distesa da un’ apposita soluzione irrigante e si procederà quindi all’identificazione e alla resezione del tumore vescicale (che può essere unico o multiplo). Il materiale asportato viene recuperato e inviato per l’esame istologico. Al termine della resezione si possono eseguire biopsie della base d’impianto del tumore o di altre zone vescicali di aspetto dubbio. Successivamente si procede all’elletrocoagulazione delle aree vescicali dove è stata eseguita la resezione in modo da cauterizzare i vasi sanguigni e ridurre il rischio di successivi sanguinamenti. Questa fase (chiamata emostasi) può essere eseguita mediante l’impiego di particolari anse del resettore a forma sferica o a forma di rullo. Al termine dell’intervento viene sempre posizionato un catetere vescicale. In casi particolari – in cui il tumore vescicale si trovi a livello di uno degli osti ureterali (ovvero il punto in cui l’uretere raggiunge la vescica) – può essere necessario posizionare anche un catetere ureterale o uno stent a doppia J.

Quanto dura una TURV?

La durata di questo intervento è variabile in relazione alle dimensioni e al numero delle neoformazioni: può richiedere solo alcuni minuti cosi come avere una durata superiore all’ora.

Il decorso postoperatorio:

Spesso nelle prime 24 ore dopo l’intervento si esegue un lavaggio continuo della vescica con soluzione fisiologica introdotta attraverso il catetere vescicale. Questo lavaggio riduce il rischio della formazione di coaguli di sangue all’interno della vescica. Il catetere viene solitamente rimosso nella seconda o terza giornata postoperatoria e successivamente – dopo aver verificato la normale ripresa della minzione e controllato il colore delle urine – il paziente potrà essere dimesso.

Quali sono le complicanze più comuni?

La TURV è un intervento generalmente associato a un basso rischio di complicanze. Le complicanze più frequenti sono:

  • Infezioni delle vie urinarie, prostatiti, orchi-epididimiti, febbre.
  • Sanguinamento vescicale (ematuria). In alcuni casi può richiedere trasfusioni di sangue; molto raramente può rendere necessario un secondo intervento endoscopico per coagulare la fonte del sanguinamento.
  • Perforazione della vescica. In alcuni casi può essere voluta nell’intento di rimuovere tumori profondi. Di solito si risolve spontaneamente mantenendo qualche giorno in più il catetere vescicale. In casi moto rari (soprattutto quando la perforazione avviene verso la cavità peritoneale) può richiedere un intervento chirurgico a cielo aperto con la sutura della breccia vescicale ed eventuale riparazione delle lesioni di altri organi coinvolti.
  • Lesioni uretrali: in genere si risolvono spontaneamente. I casi rari possono avere come esito tardivo una stenosi uretrale.
  • Lesioni degli osti ureterali: si verificano quando il tumore è localizzato in tale sede. In casi rari possono causare reflusso vescico-ureterale o stenosi ureterale con conseguente dilatazione della via urinaria a monte (“idro-uretero-nefrosi”).
  • Ritenzione urinaria: può essere causata dalla presenza di coaguli vescicali oppure da preesistenti cause ostruttive, come l’ipertrofia della prostata. SI risolve in genere spontaneamente.
  • Sindrome da riassorbimento: è una complicanza molto rara, possibile soprattutto per interventi di lunga durata, superiore all’ora. E’ dovuta al riassorbimento del liquido di lavaggio e può portare a complicanze anche severe come l’edema polmonare, l’insufficienza renale e l’edema cerebrale, che possono richiedere il trasferimento nel reparto di rianimazione.

Come per qualsiasi tipo di intervento chirurgico, esistono infine anche le complicanze relative all’anestesia e alle manovre ad essa collegate.

Il rischio di recidiva del tumore vescicale:

I tumori della vescica si distinguono dalla maggior parte delle altre forme tumorali per un’elevata tendenza a recidivare (ovvero a ripresentarsi a distanza di tempo) anche dopo un’asportazione completa. Questo evento non deve essere in alcun modo considerato una complicanza dell’intervento e non significa che il precedente intervento sia stato eseguito in modo errato o non completo. Questa tendenza alla recidiva deriva dal fatto che l’urotelio dei pazienti affetti da neoplasia vescicale presenta diffusamente delle alterazioni che predispongono la nascita del tumore.

Quando è necessario eseguire una seconda TURV?

In certe situazioni è utile eseguire un secondo intervento di TURV a distanza di poche settimane dal primo: si parla in questi casi di “TURV second-look”. Questo accade quando la prima TURV ha evidenziato la presenza di tumori con determinate caratteristiche:

  • neoplasie vescicali superficiali con infiltrazione dei tessuti sottoepiteliali (si definiscono di categoria T1),
  • neoplasie vescicali superficiali formate da cellule paricolarmente maligne (di grado G3).

Queste forme tumorali un po’ più pericolose richiedono pertanto una seconda resezione endoscopica per avere un’ulteriore conferma che il tumore sia stato asportato in modo completo.

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Differenza tra gastroscopia e biopsia

MEDICINA ONLINE GASTROSCOPIA STOMACO DUODENO INTESTINO CRASSO ILEO CIECO APPENDICE ASCENDENTE TRASVERSO DISCENDENTE SIGMA RETTO ANO COLONSCOPIA RETTOSCOPIA SIGMOIDOSCOPIA TUMORE ANOSCOPIA PANCOLONSCOPIA RETTOSIGMOCon “endoscopia” in medicina, si indica in generale una tecnica diagnostica/terapeutica che usa un particolare strumento chiamato “endoscopio” (un tubo flessibile e mobile dotato di videocamera all’estremità che restituisce l’immagine su un monitor) per osservare tessuti dall’interno del corpo, raggiungibili dall’esterno tramite strutture anatomiche (bocca, naso, ano…) o piccole incisioni. Più specificatamente la “gastroscopia” (anche chiamata “esofagogastroduodenoscopia” o “EGDS“) è un tipo particolare di endoscopia digestiva nella quale l’endoscopio viene inserito attraverso la bocca e può indagare le alte vie digerenti, cioè esofago, stomaco e duodeno (la prima parte dell’intestino tenue).

La gastroscopia ha un importante scopo diagnostico in un gran numero di patologie, tra cui l’ernia iatale, l’esofagite, la gastrite, la gastroduodenite, l’ulcera duodenale e vari tipi di tumori. La gastroscopia permette anche – durante l’esame – di effettuare una biopsia, cioè un prelievo di tessuto che verrà poi inviato all’anatomo patologo per una approfondita analisi che porterà ad una diagnosi e quindi una cura adeguata alla patologia.

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Differenza tra gastroscopia ed ecografia

MEDICINA ONLINE ECOGRAFIA ADDOME ADDOMINALE GASTROSCOPIA STOMACO GRAVIDANZA ESOFAGO FEGATO PANCREAS INTESTINO CRASSO ILEO CIECO INCINTA APPENDICE ASCENDENTE TRASVERSO DISCENDENTE RETTO ANO COLONSCOPIA SIGMOIDOSCOPIA TUMORECos’è una gastroscopia?

Con “endoscopia” in medicina, si indica in generale una tecnica diagnostica/terapeutica che usa un particolare strumento chiamato “endoscopio” (un tubo flessibile e mobile dotato di videocamera all’estremità che restituisce l’immagine su un monitor) per osservare tessuti dall’interno del corpo, raggiungibili dall’esterno tramite strutture anatomiche (bocca, naso, ano…) o piccole incisioni. Più specificatamente la “gastroscopia” (anche chiamata “esofagogastroduodenoscopia” o “EGDS“) è un tipo particolare di endoscopia digestiva nella quale l’endoscopio viene inserito attraverso la bocca e può indagare le alte vie digerenti, cioè esofago, stomaco e duodeno (la prima parte dell’intestino tenue).

Per quale motivo si effettua una gastroscopia?

La gastroscopia ha un importante scopo diagnostico – anche tramite la possibilità di effettuare biopsie – in un gran numero di patologie, tra cui l’ernia iatale, l’esofagite, la gastrite, la gastroduodenite, l’ulcera duodenale e vari tipi di tumori.

Cos’è una ecografia gastrica?

L’ecografia è un’indagine semplice e innocua che si basa sull’emissione di ultrasuoni, innocui per l’organismo, tanto che è possibile farla anche ad una donna incinta. Gli ultrasuoni sono onde emesse da una sonda fatta passare sulla pelle, che viene prima ricoperta da un sottile strato di gel. Le onde sono riflesse in diversa misura dai diversi tessuti: per questo l’ecografia può distinguere tra cisti a contenuto liquido o masse solide. Quando una ecografia si rivolge all’addome, solitamente mediante l’uso di sonde a frequenza medio-bassa, si parla più correttamente di “ecografia addominale” (e non di ecografia gastrica) e serve per indagare l’addome nel suo complesso (parte dello stomaco, colecisti, vie biliari, duodeno, fegato, pancreas, intestini…).

Per quale motivo si effettua una ecografia addominale?

L’ecografia ha un ruolo importante nella diagnosi di svariate patologie addominali (infiammazioni, masse anomale, malformazioni…) che riguardano gli organi appena elencati.

Vantaggi della gastroscopia rispetto all’ecografia

La gastroscopia – nella maggioranza dei casi – è in grado di fornire informazioni più accurate rispetto all’ecografia. La gastroscopia ha anche l’enorme vantaggio di potersi associare all’eventuale prelievo di una piccola quantità di tessuto anomalo (biopsia) o di permettere vere e proprie tecniche terapeutiche (asportazioni di lesioni circoscritte), funzionalità impossibili con una ecografia.

Vantaggi dell’ecografia rispetto alla gastroscopiascopia

Di contro i vantaggi di una ecografia sono nell’essere un esame decisamente meno invasivo, fastidioso (non necessita di sedazione come invece spesso accade nella gastroscopia) e rischioso (minori rischi di sanguinamento e perforazione dello stomaco e del duodeno). I rischi di una ecografia sono praticamente assenti e può essere effettuato varie volte, anche in caso di donna in gravidanza. L’ecografia è infine un esame più rapido, meno costoso e di più facile reperibilità negli studi medici.

Gastroscopia ed ecografia: quale dei due è il migliore?

La risposta a questa domanda è “dipende”. Alcune patologie fanno preferire una tecnica piuttosto che l’altra. Solo nel caso in cui alla diagnosi si voglia far immediatamente seguire una terapia od una biopsia, la gastroscopia diventa una scelta praticamente obbligata rispetto all’ecografia. Sarà comunque il medico, e non il paziente, a decidere la tecnica maggiormente indicata, soppesando vantaggi, svantaggi ed ipotesi diagnostica.

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Differenza tra gastroscopia e esofagogastroduodenoscopia

MEDICINA ONLINE GASTROSCOPIA STOMACO DUODENO INTESTINO CRASSO ILEO CIECO APPENDICE ASCENDENTE TRASVERSO DISCENDENTE SIGMA RETTO ANO COLONSCOPIA RETTOSCOPIA SIGMOIDOSCOPIA TUMORE ANOSCOPIA PANCOLONSCOPIA RETTOSIGMOCon “endoscopia” in medicina, si indica in generale una tecnica diagnostica/terapeutica che usa un particolare strumento chiamato “endoscopio” (un tubo flessibile e mobile dotato di videocamera all’estremità che restituisce l’immagine su un monitor) per osservare tessuti dall’interno del corpo, raggiungibili dall’esterno tramite strutture anatomiche (bocca, naso, ano…) o piccole incisioni. Più specificatamente la “gastroscopia” è un tipo particolare di endoscopia digestiva nella quale l’endoscopio viene inserito attraverso la bocca e può indagare le alte vie digerenti, cioè esofago, stomaco e duodeno (la prima parte dell’intestino tenue). La gastroscopia ha un importante scopo diagnostico – anche tramite la possibilità di effettuare biopsie – in un gran numero di patologie, tra cui l’ernia iatale, l’esofagite, la gastrite, la gastroduodenite, l’ulcera duodenale e vari tipi di tumori.

Proprio in virtù delle zone esplorabili (esofago, stomaco e duodeno), la gastroscopia prende anche il nome di “esofagogastroduodenoscopia” (anche spesso abbreviato dai medici con l’acronimo “EGDS“).

Da quanto detto si intuisce quindi che i termini “gastroscopia”,  “esofagogastroduodenoscopia” ed “EGDS”, sono sinonimi: indicano lo stesso identico esame endoscopico.

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Differenza tra gastroscopia, endoscopia digestiva ed endoscopia

MEDICINA ONLINE GASTROSCOPIA STOMACO DUODENO INTESTINO CRASSO ILEO CIECO APPENDICE ASCENDENTE TRASVERSO DISCENDENTE SIGMA RETTO ANO COLONSCOPIA RETTOSCOPIA SIGMOIDOSCOPIA TUMORE ANOSCOPIA PANCOLONSCOPIA RETTOSIGMOCon “endoscopia” in medicina, si indica in generale una tecnica diagnostica/terapeutica che usa un particolare strumento chiamato “endoscopio” (un tubo flessibile e mobile dotato di videocamera all’estremità che restituisce l’immagine su un monitor) per osservare tessuti dall’interno del corpo, raggiungibili dall’esterno tramite strutture anatomiche (bocca, naso, ano…) o piccole incisioni.

Esempi classici di endoscopia sono:

  • gastroscopia: l’endoscopio viene inserito nella bocca e può indagare esofago, stomaco e duodeno;
  • rettoscopia: l’endoscopio viene inserito nell’ano e può indagare ano e retto;
  • rettosigmoidoscopia: l’endoscopio viene inserito nell’ano e può indagare ano, retto e sigma;
  • colonscopia o pancolonscopia: l’endoscopio viene inserito nell’ano e può indagare ano, retto, sigma e colon fino al cieco;
  • broncoscopia: l’endoscopio viene inserito nella bocca o nel naso e può indagare trachea e bronchi polmonari;
  • cistoscopia o uretrocistoscopia: l’endoscopio viene inserito tramite il meato uretrale esterno e può indagare uretra e vescica;
  • artroscopia: l’endoscopio viene inserito in una articolazione tramite una piccola incisione;
  • isteroscopia: l’endoscopio viene inserito nella vagina e può indagare vagina, canale cervicale ed utero;

Con “endoscopia digestiva” ci si riferisce ad un gruppo di endoscopie effettuate specificatamente nell’abito delle vie digerenti, sia alte (gastroscopia) che basse (rettoscopia, sigmoidoscopia e pancolonscopia).

La “gastroscopia” è un tipo particolare di endoscopia digestiva nella quale l’endoscopio viene inserito attraverso la bocca e può indagare le alte vie digerenti, cioè esofago, stomaco e duodeno (la prima parte dell’intestino tenue).

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Differenza tra colonscopia e clisma opaco: preparazione e a cosa servono?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COLONSCOPIA COSE QUANDO RISCHI PREPARA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneCos’è una colonscopia?

Con “colonscopia” in medicina si intende una procedura diagnostica e terapeutica mediamente invasiva usata per la visione diretta delle pareti interne del grosso intestino (colon). Essendo abbastanza fastidiosa, spesso viene effettuata dopo aver sedato il paziente, specie se quest’ultimo è un soggetto ansioso e/o poco incline alla collaborazione. Per visualizzare l’intestino si utilizza una sottile sonda flessibile – chiamata colonscopio – dotata di mobilità controllabile dall’esterno e munita di telecamera all’apice. Le immagini riprese dalla telecamera del colonscopio sono restituite su un monitor che viene osservato dal medico operatore durante l’esame. Il colonscopio viene inserito previa lubrificazione per via anale e poi fatta risalire a ritroso nel retto e negli altri tratti dell’intestino crasso, per incontrare nell’ordine:

  1. colon sigmoideo o sigma,
  2. colon discendente,
  3. colon trasverso,
  4. colon ascendente,
  5. cieco.

Per quale motivo si effettua una colonscopia?

Tramite una colonscopia il medico non solo può formulare diagnosi basandosi sull’aspetto delle pareti intestinali, ma può anche rimuovere lesioni e/o prelevare in modo indolore frammenti della mucosa (biopsia) sui quali successivamente verranno effettuati esami istologici. Le patologie rilevabili con questa metodica sono molto varie: dalle infiammazioni della parete alla presenza dei diverticoli, dalle turbe della motilità intestinale ai tumori. Una ulteriore caratteristica della colonscopia è quella di permettere l’esecuzione di interventi chirurgici miniinvasivi come l’asportazione di polipi.

MEDICINA ONLINE INTESTINO CLISMA OPACO BARIO LIQUIDO MEZZO DI CONTRASTO CRASSO ILEO CIECO APPENDICE ASCENDENTE TRASVERSO DISCENDENTE SIGMA RETTO ANO COLONSCOPIA RETTOSCOPIA SIGMOIDOSCOPIA TUMORE ANOSCOPIA PANCOLONSCOPIA.jpg

Cos’è un clisma opaco?

In medicina il “clisma opaco” è un esame radiologico dell’intestino crasso (colon, sigma e retto). Al fine di rendere ben visibile questa regione, è necessario introdurre per via rettale, attraverso l’ano, un opportuno “mdc” cioè mezzo di contrasto. Semplificando, è in pratica una radiografia effettuata con una sostanza inserita nel retto che aumenta la “definizione” dell’immagine e facilita alcune diagnosi, ad esempio dove sono presenti zone di “plus” (diverticoli) o di “minus” (polipi) sulla parete intestinale.

Per quale motivo si effettua un clisma opaco?

Il clisma opaco è una procedura medica eseguita per esaminare e diagnosticare i problemi del grosso intestino. Le sue applicazioni, in parte limitate dall’avvento della colonscopia, vanno dall’investigazione di particolari sintomi (sanguinamento rettale, diarrea cronica, alterazioni dell’alvo, dolore addominale), alla diagnostica di malattie o alterazioni specifiche, come stenosi, occlusioni intestinali, poliposi, alterazioni della motilità dei visceri, diverticolosi e cancro al colon.

Vantaggi della colonscopia rispetto al clisma opaco

Rispetto al clisma opaco, la colonscopia presenta il grosso vantaggio di non utilizzare radiazioni ionizzanti, fatto importante quando si prevede una ripetizione frequente dell’esame o in caso di donna in gravidanza. Inoltre la colonscopia è – nella maggioranza dei casi – in grado di fornire informazioni più accurate e restituisce immagini in movimento in tempo reale, fatto che può aiutare alcuni tipi di diagnosi. La colonscopia ha anche l’enorme vantaggio di potersi associare all’eventuale prelievo di una piccola quantità di tessuto anomalo (biopsia) o di permettere vere e proprie tecniche terapeutiche (asportazioni di lesioni circoscritte), funzionalità impossibili con un clisma opaco.

Vantaggi del clisma opaco rispetto alla colonscopia

Di contro i vantaggi di un clisma opaco sono nell’essere un esame decisamente meno invasivo, fastidioso (non necessita di sedazione come spesso accade nella colonscopia) e rischioso (minori rischi di sanguinamento e perforazione dell’intestino). I rischi di un clisma opaco sono molto limitati e riguardano principalmente le eventuali reazioni allergiche al mezzo di contrasto usato. Il clisma opaco è infine un esame più rapido e meno costoso, oltre ad essere meno “operatore-dipendente” rispetto alla colonscopia.

Colonscopia e clisma opaco: quale dei due è il migliore?

La risposta a questa domanda è “dipende”. Alcune patologie fanno preferire una tecnica piuttosto che l’altra. Solo nel caso in cui alla diagnosi si voglia far immediatamente seguire una terapia od una biopsia, la colonscopia diventa una scelta praticamente obbligata. Sarà comunque il medico, e non il paziente, a decidere la tecnica maggiormente indicata, soppesando vantaggi, svantaggi ed ipotesi diagnostica.

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