Una terapia si definisce “palliativa” (in inglese “palliative care“) quando non va direttamente a curare la causa della patologia, bensì si occupa di alleviare i sintomi che essa procura al paziente, dando la possibilità a quest’ultimo di godere della migliore qualità di vita possibile, specie in caso di malattia terminale, cioè una malattia che non può essere curata e che condurrà il paziente a morte in un tempo variabile.
Le terapie palliative si distinguono quindi fortemente dalle terapie eziologiche:
- terapia eziologica: cura le cause dirette della malattia ed è in grado di far guarire il paziente;
- terapia palliativa: cura i sintomi causati dalla malattia, assicura una migliore qualità di vita al paziente ma non è in grado di guarirlo.
Il paziente sotto cura palliativa riceve farmaci e si sottopone a terapie per controllare il dolore (terapia del dolore) e altri sintomi come la costipazione, la nausea e i problemi respiratori. Il paziente terminale – e la sua famiglia – riceve inoltre supporto psicologico e spirituale, in modo da non dover affrontare da solo un momento tanto difficile.
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Chi si occupa delle cure palliative?
Le cure sono fornite grazie al contributo decisivo di medici, infermieri, psicologi, fisiatri; e associazioni di volontari specializzate che forniscono assistenza umana ed altamente professionale h24, festivi inclusi, insieme a materiale sanitario quali “aste” per flebo e materassini con lettino anti-decubito, utili in questo tipo di pazienti che sono nella maggioranza di casi allettati.
Obiettivo delle cure palliative
Obiettivo principale delle cure palliative è dare senso e dignità alla vita del malato fino alla fine, alleviando prima di tutto il suo dolore, e aiutandolo con i supporti non di ambito strettamente medico. Questo tipo di medicina non è solo una semplice cura medica, ma può favorire un percorso di riconciliazione e pacificazione rispetto alla vita del malato e delle persone che gli stanno attorno.
Le cure palliative:
- danno dignità al malato;
- affermano il valore della vita, considerando la morte come un evento naturale;
- non prolungano né abbreviano l’esistenza del malato;
- provvedono al sollievo dal dolore e dagli altri sintomi;
- considerano anche gli aspetti psicologici e spirituali;
- offrono un sistema di supporto per aiutare il paziente a vivere il più attivamente possibile sino al decesso;
- aiutano la famiglia dell’ammalato a convivere con la malattia e poi con il lutto.
“Tu sei importante perché sei tu e sei importante fino alla fine”
Frase della dottoressa Cicely Saunders, la prima a concepire gli Hospice come luogo e metodo di trattamento dei malati e delle malattie terminali.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Con “malattia terminale” si intende una patologia, come ad esempio un tumore maligno (cancro) metastatico, in cui il team di medici che segue il paziente capisce che non c’è più alcuna possibilità per impedire la progressione della malattia e quindi il decesso – in tempi variabili, solitamente alcuni mesi – del paziente. In questi casi la terapia eziologica (cioè quella che cura le cause che determinano la malattia) non è più necessaria e quindi viene interrotta, come anche vengono interrotti gli esami, specie se invasivi: cioè non significa ovviamente che il paziente viene lasciato solo. Si iniziano speciali protocolli di cure palliative, a tale proposito leggi: