Con il termine “autofonia” in medicina ed in particolare in otorinolaringoiatria, si intende una anomala sensazione uditiva in cui chi parla percepisce la propria voce come troppo forte e “rimbombante” nelle orecchie o nella propria testa. Il paziente può avvertire anche, oltre alla propria voce, anche i suoni che provengono dal proprio corpo, come i rumori respiratori oppure quelli legati alla circolazione arteriosa, con una risonanza esaltata ed anomala. L’autofonia è a volte correlata alla sensazione di orecchie tappate: può essere tappato un solo orecchio e l’autofonia può essere avvertita solo sul lato della testa corrispondente (autofonia monolaterale), oppure possono essere tappate entrambe le orecchie (autofonia bilaterale), con una sensazione di voce che rimbomba che si estende a tutto il capo. L’autofonia nella maggioranza dei casi è un fenomeno passeggero e correlato a patologie acute, tuttavia, in alcuni casi, può diventare cronico. Apparentemente un problema di poco conto, se diventa cronico può essere invece altamente invalidante ed abbassare notevolmente la qualità della vita del paziente. Le persone sane possono sperimentare l’autofonia indossando degli auricolari di tipo in-ear (quelli con il gommino che entra nel canale uditivo esterno aderendo alle sue pareti) tenuti spenti e parlando.
Etimologia
Il termine “autofonia” è composto dal termine greco αὐτός (“autòs”, che significa “stessa, propria”) e ϕωνία (fonìa, che significa “suono, voce”).
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Cause e fattori di rischio
L’autofonia generalmente si verifica in presenza di malattie dell’orecchio medio, come in caso di “tromba di Eustachio beante” (anche detta “tuba beante” o “tuba patulosa“), che – rimanendo aperta in modo anomalo – permette il passaggio di suoni vocali o suoni corporei nell’orecchio medio e quindi al timpano, e dalla deiscenza del canale superiore, che può portare a una conduzione ossea anormalmente amplificata del suono nell’orecchio interno. Altre cause possono essere relative ad una occlusione di qualche tipo, che impedisce il corretto movimento della membrana timpanica e/o della catena degli ossicini, come un tappo di cerume o altro oggetto estraneo presenti lungo condotto uditivo. Anche la presenza di secrezioni mucose o muco-purulente, possono “tappare” l’orecchio all’esterno del timpano (lungo il condotto uditivo) o internamente al timpano (nella cassa timpanica o nella tuba, come avviene nell’otite media effusiva, caratterizzata da catarro tubarico). Infiammazioni come una otite, una siringite o una sinusite, che possono essere causate da virus o batteri nell’orecchio, nelle tube di Eustachio o nei seni paranasali, possono rappresentare un motivo di “orecchie tappate” e di autofonia. Patologie e condizioni che – direttamente o indirettamente – possono causare autofonia o causare patologie che portano ad autofonia, sono:
- tuba beante;
- deiscenza del canale superiore;
- otite esterna;
- otite media sierosa (o “effusiva”);
- otite media acuta purulenta;
- otite media cronica purulenta;
- miringite (infiammazione del timpano);
- siringite (infiammazione della tuba di Eustachio);
- sinusite;
- tappo di cerume o altro corpo estraneo nel condotto uditivo esterno;
- perforazione timpanica;
- barotraumi (danno da rapida variazione pressoria, ad esempio nelle immersioni o durante viaggi in aereo);
- scarsa igiene dell’orecchio;
- disfunzione tubarica;
- mastoidite;
- traumi di varia natura (incidenti stradali, sportivi, colpi ricevuti sul capo…);
- malformazioni congenite (già presenti alla nascita) o acquisite a carico del cranio, degli organi che contiene e dell’orecchio;
- suoni molto forti ascoltati per un breve periodo di tempo o suoni moderatamente forti ascoltati per lunghi periodi di tempo;
- alterazioni della ATM (articolazione temporo-mandibolare);
- malocclusione dentale ;
- fratture di LeFort;
- tumori cerebrali o dell’orecchio;
- infarto dell’orecchio;
- catarro tubarico da ipertrofia delle adenoidi.
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Sintomi e segni associati
Nell’autofonia si può non solo ascoltare la propria voce come “rimbombante” in testa, ma anche uno o più suoni che provengono dal proprio corpo, come battito cardiaco, masticazione, suoni digerenti e perfino il suono dei movimenti degli occhi. L’autofonia è essa stessa un sintomo a cui, in base alla patologia o la condizione che a monte che la provoca, possono associarsi altri sintomi e segni, tra cui:
- acufeni (fischi avvertiti nelle orecchie o nella testa);
- sangue dall’orecchio (otorragia);
- otorrea (fuoriuscita di liquido dall’orecchio, limpido o purulento);
- otalgia (dolore irradiato all’orecchio);
- otodinia (dolore nell’orecchio);
- otodinia che aumenta ascoltando suoni con determinate frequenze, ad esempio alcune frequenze medio-alte;
- crepitii avvertiti nell’orecchio durante la masticazione;
- fotofobia (sensazione di fastidio quando si osserva la luce);
- dolore avvertito in alcune zone della testa, come denti, naso, tempie, sopracciglia, fronte, orecchie e occhi (sintomi spesso correlati a sinusite);
- pienezza auricolare (sensazione di avere un orecchio “pieno”);
- ronzii;
- ipoacusia;
- sordità improvvisa;
- udito ovattato;
- vertigini;
- febbre;
- click temporo-mandibolare;
- sintomi e segni della sindrome temporo-mandibolare;
- calo della voce o alterazioni del timbro della voce;
- sensazione di naso chiuso;
- rinorrea (naso che cola);
- faringodinia (mal di gola);
- disfagia (difficoltà nella deglutizione);
- odinofagia (dolore alla deglutizione);
- otalgia (dolore irradiato all’orecchio);
- otorrea (fuoriuscita di liquido dall’orecchio);
- dolore durante la masticazione;
- prurito;
- nausea;
- vomito;
- perdita dal naso di liquido cefalorachidiano (rinoliquorrea);
- malessere generale;
- astenia (mancanza di forze);
- mal di testa;
- sonnolenza;
- ansia;
- dipsnea (diffoltà respiratoria);
- tachipnea o bradipnea (aumento o diminuzione della frequenza respiratoria);
- tachicardia o bradicardia (aumento o diminuzione della frequenza cardiaca);
- difficoltà motorie (ad esempio difficoltà a camminare);
- difficoltà sensitive (ad esempio visione offuscata);
- nei casi più gravi (ad esempio traumi severi alla testa con emorragia cerebrale) si possono verificare coma o morte del paziente.
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Conseguenze
Quando l’autofonia è correlata ad una condizione o patologia acuta e limitata nel tempo, non rappresenta in genere un grave problema per il paziente che, pur con qualche disagio, può gestire il fastidio generato dall’autofonia finché la malattia a monte che l’ha determinata viene superata e la normale modalità uditiva viene ripristinata. Se invece il sintomo diventa cronico può essere invece altamente invalidante ed abbassare notevolmente la qualità della vita del paziente, andando ad interferire coi suoi hobby, sui suoi rapporti sociali, relazionali e sulle attività lavorative, soprattutto se queste ultime implicano un uso intensivo e/o creativo della voce e dell’udito, come il cantare, il recitare, lo svolgere la professione di insegnante, psicoterapeuta, musicista, doppiatore… Nei casi cronici bilaterali e più gravi, il soggetto può perdere il lavoro ed isolarsi, perché non riesce più a parlare ed udire normalmente quindi non può gestire neanche una banale conversazione tra colleghi o amici. In questi casi il rischio è che il paziente possa soffrire anche di depressione e di idee suicidarie.
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Diagnosi
La diagnosi della patologia o condizione che a monte determina direttamente o indirettamente l’autofonia, è generalmente di competenza del medico otorinolaringoiatra, che potrà servirsi di vari strumenti, come ad esempio:
- rinoscopia;
- otoscopia del condotto uditivo e del timpano
- tomografia computerizzata (TC) del massiccio facciale;
- esame del sangue;
- tampone faringeo;
- tampone nasale;
- ecografia del collo;
- esame vestibolare;
- esame audiometrico;
- esame impedenzometrico;
- VEMPs (potenziali evocati vestibolari miogenici);
- test di Romberg;
- esame posturale.
La presenza di eventuali sintomi e segni associati, aiutano il medico a raggiungere una diagnosi più rapidamente.
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Terapia
La terapia di un’autofonia dipende dalla causa a monte che la provoca. In alcuni casi è sufficiente una vigile attesa, mentre in altri casi sarà necessario l’intervento del medico otorinolaringoiatra, che potrà prescrivere farmaci, come ad esempio antibiotici da assumere per bocca, cortisonici e/o mucolitici da assumere tramite aerosol, medicina termale (insufflazioni tubariche), decongenstionanti nasali o effettuare un lavaggio auricolare. Possono essere utili alcune manovre, come quella di Valsalva, quella di Toynbee e quella di Lowery, tuttavia – prima di attuarle – è sempre importante chiedere il parere del proprio medico visto che in alcuni casi potrebbero peggiorare la situazione. Può essere utile masticare una gomma o deglutire spesso. Più raramente il medico può ritenere necessario l’intervento chirurgico, che può ad esempio interessare la tuba di Eustachio o il timpano, come la dilatazione tubarica mediante palloncino eseguita in endoscopia o la miringotomia con drenaggio transtimpanico. In alcuni casi – nel processio diagnostico e/o terapeutico – sarà necessario far intervenire anche altre figure professionali, come lo gnatologo, il chirurgo maxillo-facciale, il medico termale, il posturologo, il fisioterapista, l’ortopedico, il neurologo, il neurochirurgo, il gastroenterologo, l’odontoiatra (dentista), l’oftalmologo (oculista), lo pneumologo o l’endocrinologo. In caso di conseguenze psichiatriche, come la depressione che può insorgere nei casi cronici e più gravi, anche lo psichiatra e lo psicoterapeuta devono essere coinvolti nel team e la terapia potrebbe includere anche farmaci ansiolitici ed antidepressivi.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine