Allergia a veleni di imenotteri (api, vespe e calabroni): cause e diffusione

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L’allergia a veleni di Imenotteri (api, vespe e calabroni) costituisce un problema di rilevante importanza sociale sia per la notevole frequenza delle reazioni (soprattutto in soggetti esposti per motivi professionali), sia, spesso, per la gravità dei quadri clinici. Appare indispensabile, pertanto, giungere a una diagnosi etiologica precisa e sottoporre i pazienti, qualora ve ne siano le indicazioni, ad immunoterapia specifica, che assicura una protezione pressoché totale.

Epidemiologia

Il problema dell’ipersensibilità a veleni di Imenotteri appare rilevante qualora si considerino alcuni dati epidemiologici: la prevalenza di tale condizione è stata calcolata, in Europa e negli Stati Uniti, in almeno lo 0,8% della popolazione generale. Estrapolando alcuni dati, si può ritenere approssimativamente che 1: 100 individui presenti una
reazione anomala dopo puntura di insetti, 1:100.000 una reazione sistemica grave e 1:1.000.000 una reazione mortale. La prevalenza di sensibilizzazione tra gli apicoltori è elevata, dell’ordine del 15-35%, mentre il rischio di una reazione allergica appare inversamente proporzionale al numero di punture di api ricevute per anno. Infatti, è
stato dimostrato che apicoltori punti frequentemente (oltre 50 punture/anno) raramente sviluppano reazioni sistemiche, in quanto vanno incontro a una “desensibilizzazione spontanea. Le reazioni allergiche a veleni di insetti sono più frequenti in soggetti di
sesso maschile (3: 1 circa) e di giovane età, ma le reazioni di maggiore gravità si osservano in soggetti di età avanzata. Per quanto concerne la sede della puntura, le reazioni più gravi si osservano generalmente quando siano colpiti il collo o la testa.
Infine, la gravità delle reazioni allergiche a veleni di Imenotteri emerge chiaramente dai dati relativi alla mortalità, purtroppo disponibili soltanto per poche nazioni (USA: 40-50 esiti letali/anno; Paesi Bassi: 2/anno; Francia: oltre 12/anno); per l’Italia mancano dati statistici globali (ve ne sono relativi ad alcune regioni, ad esempio alle Marche, in cui reazioni gravi sono state rilevate in 1,59 soggetti/anno/100.000 abitanti, ed alla
regione Friuli – Venezia Giulia, in cui reazioni gravi sono state segnalate in 3,6 soggetti/anno/100.000 abitanti l ‘>, ma anche nel nostro paese si debbono registrare annualmente alcuni esiti letali in seguito a punture di Imenotteri. Combinando le statistiche di vari paesi, la mortalità annua ascrivibile a veleni di Imenotteri risulta compresa tra lo 0,09 e lo 0,45/milione di abitanti. È probabile, tuttavia, che la realtà sia sottostimata: spesso, infatti, in soggetti deceduti per morte improvvisa da cause ignote si trovano livelli sierici molto elevati di IgE specifiche per veleni di Imenotteri, per cui si può supporre retrospettivamente che in svariati casi l’esito letale sia stato causato da uno shock allergico da punture di questi insetti 30.

Cause e patogenesi

La causa dell’allergia ai veleni di Imenotteri è appunto il veleno stesso di alcune specie di Imenotteri. Le specie di Imenotteri di rilevanza allergologica in Italia sono limitate principalmente alle seguenti tre:

  • ape (Apis melliiera);
  • vespa nostrana (Polistes);
  • calabrone (Vespa crabro).

Nei veleni di questi Imenotteri sono contenute sostanze ad attività allergenica (fosfolipasi A1, A2 e B, ialuronidasi, melittina, etc.), in grado di sensibilizzare i soggetti in cui il veleno sia stato inoculato per puntura dall’insetto, in particolare coloro che sono esposti per motivi professionali (apicoltori, agricoltori, etc.) a punture ripetute.

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