Alimenti di origine animale che causano allergia: latte, uova, pesce, crostacei, carni

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Allergia al latte e ai suoi derivati

Nell’infanzia, al di sotto dei due anni di età, la frequenza di una dimostrata allergia al latte, con esclusione di tutte le forme da intolleranza, è notevolmente elevata (3-5% di tutti i bambini); in oltre la metà dei casi l’allergia al latte inizia entro il primo mese di vita ed in quasi tutti i casi entro i primi due-tre mesi.
In seguito le manifestazioni di allergia al latte si riducono gradualmente, in rapporto all’aumentare dell’età, fino a scomparire in quasi tutti i bambini all’età di 10 anni, per cui i pazienti possono poi ingerire latte vaccino senza alcun disturbo.
Negli adulti, quindi, una vera allergia al latte ed ai latticini in generale è piuttosto rara; peraltro, non va trascurata la possibilità che si manifesti a qualsiasi età e pertanto, sia pure occasionalmente, anche nella maturità. A differenza di quanto si osserva in età pediatrica, negli adulti è imprevedibile la durata delle manifestazioni, che possono anche persistere per tutta la vita.
In alcuni casi di allergia al latte possono comparire disturbi (soprattutto crisi asmatiche, ma anche manifestazioni più gravi, fino allo shock anafilattico) anche per semplice inalazione di proteine del latte. Questi fenomeni, piuttosto rari ma di notevole gravità (i soggetti che ne sono colpiti sono da considerare sempre “ad alto rischio”), possono verificarsi in individui esposti per motivi professionali (addetti alla mungitura, operai delle industrie casearie, etc.), ma anche in altri individui, non altrettanto esposti, in cui
l’allergia al latte sia comparsa in età adulta, come in due casi di personale osservazione.
Esiste una spiccata, ma non completa, reattività crociata tra latte di mucca e latte di capra (per cui alcuni pazienti allergici al latte vaccino tollerano bene quello di capra), mentre non vi è alcuna re attività crociata tra latte vaccino e latte di donna.

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Allergia all’uovo

L’allergia all’uovo, soprattutto all’albume d’uovo, è una delle forme più frequenti di allergia alimentare nel bambino. Essa inizia, in genere, dopo i primi sei mesi di vita, quando il piccolo comincia ad assumere l’uovo nell’alimentazione; come nel caso dell’allergia al latte, anche l’allergia all’uovo tende ad attenuarsi gradualmente col passare degli anni, fino ad essere piuttosto rara negli adulti.
Le manifestazioni allergiche si presentano più spesso dopo ingestione di uova crude, soprattutto del bianco d’uovo, mentre negli stessi soggetti l’ingestione di uova cotte può non provocare alcun disturbo (ciò è dovuto al fatto che la cottura modifica notevolmente alcune proteine dell’uovo, che risulta in tal modo meno allergenico).
In soggetti allergici all’uovo possono bastare tracce minime di uovo negli alimenti per produrre manifestazioni cliniche (orticaria/angioedema, crisi asmatiche, etc.), anche di notevole gravità, fino allo shock anafilattico (che però, fortunatamente, è eccezionale). Alcuni casi aneddotici sono significativi per la dimostrazione che nei soggetti allergici è sufficiente l’esposizione a dosi minime dell’uovo perché si verifichi la comparsa di manifestazioni cliniche: ad esempio, un lattante presentava sintomi clinici dopo le poppate per la presenza nel latte materno di tracce di uova ingerite in precedenza dalla madre; un altro bambino, allergico all’uovo, presentava crisi asmatiche dopo essere stato baciato dalla madre se questa aveva da poco mangiato delle uova.
Può esistere una cross-reattività tra l’uovo di gallina e quello di quaglia, mentre l’uovo di anatra è generalmente ben tollerato. Talora, nei pazienti con allergia all’uovo si può riscontrare un’allergia alimentare verso la carne di pollo.
Sono stati descritti non rarissimi casi di sensibilizzazione alle proteine dell’albume d’uovo (soprattutto all’ovalbumina) per via inalatoria in operai di industrie conserviere (fino al 10% degli addetti), con crisi rinitiche o asmatiche; in alcuni di questi casi, per contro, l’ingestione di uova non produceva alcuna manifestazione clinica.
A titolo di curiosità, deve essere ricordato che in allevatori di polli, ed anche di uccelli in genere, possono presentarsi con una certa frequenza manifestazioni allergiche respiratorie da derivati dermici aviari; in alcuni di questi soggetti, però, dopo qualche anno compaiono anche manifestazioni di allergia all’uovo (la cosiddetta “bird-egg syndrorne”) e, più raramente, alla carne di pollo.
È ormai acquisito che anche in pazienti allergici all’uovo possono essere somministrati senza rischio vaccini antivirali prodotti su uova embrionate.

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Allergia al pesce

L’allergia al pesce, e soprattutto al merluzzo , è particolarmente frequente nei paesi scandinavi e nord-europei, dove maggiore è il consumo alimentare di quest’ultimo pesce. All’incirca la metà dei soggetti allergici al pesce presenta reazioni dopo ingestione di qualsiasi specie ittica, mentre l’altra metà presenta reazioni soltanto dopo ingestione di alcune specie di pesci (merluzzo, aringhe, etc.). Ciò dimostra l’esistenza, oltre che di allergeni comuni, di allergeni specifici per le diverse specie di pesci.
Le manifestazioni cliniche interessano per lo più l’apparato respiratorio (crisi asmatiche, etc.): ma sono stati descritti anche casi isolati di shock anafilattico: molto rari i casi, di natura professionale, di sindromi asmatiche da inalazione di particelle di pesce aerodisperse.
In soggetti con accertata allergia alimentare al pesce, ad esempio al merluzzo, può essere sufficiente l’ingestione di quantità minime di pesce per scatenare la reazione clinica, quantità che possono essere trovate in posti insospettabili: in letteratura viene riportato il caso di una donna che presentava manifestazioni asmatiche esclusivamente dopo ingestione di prodotti ittici e che, ben conoscendo questa sua allergia, era estremamente attenta ad evitarne l’assunzione. Notevole fu quindi la sua
sorpresa quando, una volta, senza aver mangiato pesce, fu colta da una grave crisi asmatica, stavolta anche con rigonfiamento delle labbra. Proprio questo edema labiale costituì, però, l’elemento guida per l’individuazione del fattore scatenante: la paziente aveva leccato la sostanza adesiva di una busta per lettera che, esaminata successivamente da specialisti, si era rivelata costituita da colla di pesce.
In alcuni casi le manifestazioni allergiche che fanno seguito all’ingestione di pesce non sono dovute ad ipersensibilità alle proteine del pesce bensì verso un nematode dell’ordine degli Ascaridi, l’Anisalàs simplex, che parassita numerosi pesci di mare e cefalopodi: l’ingestione di pesce crudo o poco cotto parassitato da questo nematode può creare uno stato di ipersensibilità, che può dar luogo a manifestazioni cliniche gravi (shock allergico, orticaria/angioedema, etc.), erroneamente riferite alle proteine del
pesce.
Deve essere comunque ricordato che molti casi di reazioni avverse all’ingestione di pesce non sono dovuti ad allergia in senso stretto bensì a reazioni di tipo tossico, da ingestione di pesce avariato, ovvero a reazioni pseudoallergiche (PAR), in quanto molti tipi di pesce contengono sostanze che provocano liberazione di istamina oppure contengono essi stessi elevate quantità di istamina (tonno, pesce essiccato, pesce non fresco).

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Allergia ai crostacei

Il potere allergenico dei crostacei, soprattutto gamberi e granchi, è noto da tempo, dal momento che la loro ingestione può provocare la comparsa di manifestazioni cliniche diverse (soprattutto respiratorie, ma anche rari casi di shock anafilattico), che talvolta si osservano in soggetti allergici ai dermatofagoidi (ad esempio acari). Anche per le reazioni ai crostacei vale il concetto secondo cui molti casi non sono da considerare manifestazioni allergiche in senso stretto, bensì reazioni pseudoallergiche. Molto rare, in generale, sono le allergie ai molluschi, sia bivalvi (ostriche, cozze, telline, etc.), sia gasteropodi marini e terrestri (patelle, chiocciole, etc.). Di particolare interesse sono le reazioni allergiche ad alcune specie di chiocciole di terra (Helix pomatia, Helix opercolata, etc.), impropriamente dette “lumache“, e non solo perché negli ultimi tempi si è constatato che tali reazioni sono meno rare di quanto comunemente si creda ma anche, e soprattutto, perché si manifestano di preferenza in soggetti allergici ai dermatofagoidi. Si deve aggiungere che questi pazienti si dimostrano re attivi verso una sola o pochissime specie di chiocciole terrestri, mentre tollerano bene le altre, e che non è stata accertata alcuna cross-reattività tra le chiocciole di terra e quelle di mare.
Non vi è alcuna allergia crociata tra pesci, crostacei e molluschi.

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Allergia alla carne

Per quanto concerne le carni animali, la carne di maiale è certamente quella più allergenica, anche se i casi di vera e propria allergia sono assai rari. Tra l’altro, deve essere ricordato che talora la carne di maiale può essere contaminata da penicillina (largamente usata nei trattamenti veterinari), con conseguenti reazioni in pazienti allergici a questo antibiotico, mentre nel caso degli insaccati le reazioni avverse sono quasi sempre di natura pseudoallergica, da additivi (coloranti, conservanti, etc.). Strana-
mente, sono stati descritti alcuni casi di allergia alla carne di maiale in soggetti allergici al pelo di gatto (sindrome “pork-chat”). Rarissimi sono i casi di allergia alla carne di pollo, osservati per lo più in pazienti allergici all’uovo (sindrome “bird-egg”) e solo occasionalmente in soggetti esenti da un’antecedente sensibilizzazione alle proteine dell’uovo. Non meno rare sono le allergie alle carni di cavallo o di coniglio, che si manifestano di solito in soggetti sensibilizzati a derivati dermici di questi animali o, nel caso del cavallo, in soggetti allergici al siero di cavallo. Possono sussistere cross-reattività tra le carni di diverse specie animali, per cui può essere utile conoscere la classificazione dei vari tipi di carne in rapporto alle famiglie zoologiche. Negli ultimi anni sono stati segnalati alcuni casi di reazioni asmatiche IgE-mediate dopo ingestione di rane.

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