Il gioco d’azzardo è un’industria redditizia, con fatturati lordi annui per le case da gioco
degli Stati Uniti superiori a 34 miliardi di dollari (American Gaming Association, 2012).
La maggior parte delle persone dedite al gioco d’azzardo lo fa per divertimento, senza conseguenze finanziarie significative né alcuna difficoltà nel controllare il proprio comportamento. Tuttavia, alcuni individui (si stima lo 0,4-5,3% della popolazione mondiale; National Opinion Research Center, 1999; Petry, 2005; Shaffer, Hall e Vander Bilt, 1999) sviluppano una forma disadattativa di comportamento associato al gioco d’azzardo con alterazioni funzionali, riduzione della qualità della vita e frequenza elevata di bancarotta e divorzi. Questa forma di comportamento associato al gioco d’azzardo è stata nel 2013 indicata dall’American Psychiatric Association, nel DSM-5 (la quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), come disturbo da gioco d’azzardo (da cui l’acronimo DGA). Per i soggetti affetti da questo disturbo sono stati messi a punto vari interventi terapeutici promettenti (Stea e Hodgins, 2011). Sebbene già riconosciuto due secoli fa sia dallo psichiatra tedesco Emil Kraepelin (1856-1926), sia dallo psichiatra svizzero Eugen Bleuler (1857-1939), il comportamento disturbato associato al gioco d’azzardo è stato preso in considerazione ufficialmente per la prima volta come “gioco d’azzardo patologico” solo nel 1980, quando è uscito il DSM-III. Come molte altre dipendenze comportamentali, questa condizione non è stata oggetto di studi obiettivi veri e propri se non in tempi relativamente recenti.
Il disturbo è stato in passato inquadrato nell’ambito dei disturbi del controllo degli impulsi non altrimenti classificati, insieme a disturbi come la cleptomania, la piromania e la tricotillomania. Nel DSM-5, il disturbo è stato invece incluso nel capitolo sui disturbi correlati a sostanze e da addiction per i tassi elevati di comorbilità, le analogie di alcune manifestazioni cliniche e una certa sovrapposizione genetica e fisiologica. Il DGA è stato definito “dipendenza senza sostanza“.
Secondo un’indagine sul gioco d’azzardo realizzata dall’Istituto Superiore di Sanità nel periodo 2016-2019, almeno 18 milioni di italiani hanno giocato d’azzardo nel 2017 ed i giocatori patologici sarebbero più di un milione e mezzo, mentre quasi un altro milione e mezzo presenterebbero rischi moderati di gioco patologico.
Altri nomi
Il disturbo da gioco d’azzardo e la sua variante “online” vengono denominati anche:
- azzardopatia,
- ludopatia,
- dipendenza da gioco,
- dipendenza da gioco d’azzardo,
- gioco d’azzardo problematico,
- gioco d’azzardo patologico,
- gioco d’azzardo compulsivo,
- gioco d’azzardo online patologico,
- disturbo da gioco d’azzardo online.
Disturbo da gioco d’azzardo in inglese
Il disturbo da gioco d’azzardo e la sua variante “online” in lingua inglese vengono denominati in vari modi, tra cui:
- ludomania,
- degenerate gambling,
- gambling addiction,
- compulsive gambling,
- gambling disorder
- problem gambling,
- pathological gambling,
- problem online gambling,
- pathological online gambling.
Epidemiologia
La prevalenza del disturbo da gioco d’azzardo è stata stimata in studi epidemiologici eseguiti in tutto il mondo. Quella registrata negli ultimi anni varia dallo 0,2% in Norvegia al 5,3% a Hong Kong, e dallo 0,4% a circa il 3% negli Stati Uniti (Hodgins, Shea e Grant,2011). La variabilità nella prevalenza del disturbo da gioco d’azzardo è probabilmente dovuta a differenze metodologiche negli studi (ad esempio strumenti di screening, periodi temporali, modalità di determinazione e tassi di risposta diversi), nonché alla variabilità delle occasioni disponibili e accessibili per giocare d’azzardo (Hodgins et al., 2011). In genere il disturbo da gioco d’azzardo esordisce nell’adolescenza o nel giovane adulto e i maschi tendono a iniziare più precocemente (Ibànez, Blanco e Sàiz-Ruiz, 2002; Shaffer, Hall e Vander Bilt, 1999). Sebbene sembri che gli uomini inizino a giocare d’azzardo in più giovane età e abbiano una prevalenza più elevata del disturbo, le donne, che negli Sati Uniti rappresentano circa il 32% dei soggetti affetti, sviluppano più rapidamente una condizione patologica rispetto agli uomini (Grant, Odlaug e Mooney, 2012).
In Italia
La ricerca epidemiologica (2016-2019) eseguita nell’ambito dell’Accordo Scientifico tra ADM e ISS ha evidenziato che i giocatori problematici, in Italia, corrisponderebbero a circa il 3% della popolazione ed un altro 3% circa sarebbe a rischio. In base a questa ricerca, relativamente ai maggiorenni, il 36,4% degli italiani (circa 18.450.000 persone) ha giocato d’azzardo almeno una volta nei 12 mesi antecedenti l’intervista. Il gioco d’azzardo nell’ultimo anno ha interessato quasi un uomo su due (43,7% pari a oltre 10.500.000 residenti) e una donna su tre (29,8% pari a 7.900.000 residenti). Si gioca d’azzardo soprattutto tra i 40 e i 64 anni. Si inizia a giocare soprattutto tra i 18 e i 25 anni (51,8%) e tra i 26 e i 35 anni (18,4%), più raramente si inizia a giocare oltre i 46 anni (7,4%). Il 26,5% (pari a circa 13.435.000 persone) della popolazione maggiorenne si è dedicata al gioco d’azzardo in modo “sociale”, con differenze significative tra maschi e femmine (rispettivamente 30,2% vs 23,1%). I giocatori a basso rischio sono il 4,1% (circa 2.000.000 di residenti) e i giocatori a rischio moderato sono il 2,8% (circa 1.400.000 residenti). Nella popolazione maggiorenne, i giocatori problematici sono il 3% (circa 1.500.000 residenti). Tra i giocatori problematici la fascia di età 50 – 64 anni è la più rappresentata (35,5%). Nella popolazione minorenne (17 anni o meno) i giocatori sociali (ossia coloro che giocano senza ricadute negative per la sfera personale, relazionale e di studio) sono 22,7% (stimati in 520.968 studenti), i giocatori a rischio sono 3,5% (stimati in 80.326 studenti) ed i giocatori problematici sono il 3% (stimati in 68.850 studenti). La prevalenza maggiore di giocatori problematici è al sud (4,4% vs 3% di media nazionale), a seguire le Isole (3% in linea con la media nazionale), il Centro (2,9% di poco inferiore alla media nazionale), il Nord Ovest (2,1%) e il Nord Est (1,8%).
Il volume di denaro giocato in Italia nel 2020 è calato del 20%, attestandosi sul valore di 88,38 miliardi di euro, probabilmente a causa delle chiusure al gioco fisico imposte per limitare la diffusione del Covid-19. Le chiusure del gioco fisico hanno alimentato ulteriormente il gioco a distanza, modalità comunque in ascesa da diversi anni e nel 2020 si è assistito ad un sorpasso dell’online rispetto al fisico: il gioco online è valso 49,2 miliardi di euro (+35% rispetto al 2019), il 55,7% delle giocate complessive in Italia. Il fatto che il gioco online sia in aumento, rappresenta un rischio in più per il giocatore d’azzardo problematico, visto che – al contrario del gioco d’azzardo fisico che implicava il fatto di essere fisicamente in un luogo adatto per poter giocare – con l’online il giocatore può giocare a qualsiasi ora ed in qualsiasi posto, semplicemente grazie ad un pc o ad uno smartphone.
Caratteristiche cliniche
Analogamente ad un tossicodipendente che “si fa” della sua prima dose, il giocatore d’azzardo patologico inizia con una sola, apparentemente innocua giocata d’azzardo. Vedendo come tale comportamento lo fa sentire meglio ed allontana dalla sua mente altri problemi irrisolti che gli procurano ansia, il giocatore patologico mostra una crescente perdita di controllo nei confronti del gioco d’azzardo, aumentando la frequenza delle giocate, il tempo passato a giocare, la somma spesa nell’apparente tentativo di recuperare le perdite, investendo più delle proprie possibilità economiche. Il giocatore non si accorge di avere un problema e, se gli si fa notare di star perdendo troppo tempo e soldi nel gioco, lui minimizza o mente sulle reali perdite. Il giocatore avverte una tensione che solo il gioco riesce ad allentare. Finito di giocare, il giocatore può sentirsi in ansia (se ha perso) o euforico (se ha vinto), ma progressivamente tenderà nuovamente ad avvertire la tensione iniziale, che spezzerà unicamente giocando di nuovo: ciò innesca un circolo vizioso difficile da spezzare e che crea numerosi problemi sociali, professionali e spesso penali al giocatore patologico. Il fenomeno tende ad acuirsi maggiormente quando il soggetto è maggiormente in ansia e, paradossalmente, durante i periodi di crisi economica, quando è maggiormente incline ad affidarsi alla fortuna nella speranza di ottenere dei guadagni facili che possano porre fine alle proprie difficoltà finanziarie.
Distorsioni cognitive
Oltre agli aspetti compulsivi, il gioco d’azzardo patologico è caratterizzato da tipiche distorsioni cognitive, come:
- l’illusione del controllo sugli esiti delle giocate;
- l’illusione di avere una “macchina fortunata” o un “sistema fortunato” che prima o poi darà i suoi frutti;
- la distorta percezione delle cosiddette “quasi vincite”, ovvero situazioni di gioco in cui si verifica una combinazione che si avvicina a quella scelta dallo scommettitore percepite come approssimazione di un successo e quindi come incentivo a proseguire con le scommesse. La forza di questa distorsione è nota da tempo, tanto che le lotterie istantanee e le videolottery sono programmate ad arte per produrre una elevata frequenza di quasi vincite e incoraggiare così il giocatore a perseverare nel gioco.
Spesso il giocatore d’azzardo patologico è ingannato da vere e proprie fallacie logiche, a tal proposito leggi:
- Fallacia della mano calda: significato ed esempi
- Fallacia dello scommettitore o del giocatore d’azzardo
- Euristiche e bias cognitivi: i 16 modi con cui il tuo cervello ti porta a sbagliare
Interferenze con la vita del giocatore
Il disturbo da gioco d’azzardo si associa a disfunzioni significative nella vita di relazione e lavorativa del soggetto (Soberay, Faragher, Barbash, Brookover’ e Grimsley, 2013). Molte persone riferiscono pensieri invasivi e pulsioni correlati al gioco d’azzardo, che interferiscono con la loro capacità di concentrarsi a casa e sul lavoro (Grant e Kim 2001). Sono frequenti i problemi lavorativi come assenteismo e scarso rendimento (National Opinion Research Center, 1999). Il disturbo da gioco d’azzardo si associa frequentemente anche a problemi coniugali, riduzione dell’intimità e della sincerità nell’ambito familiare (Grant e Kim, 2001), nonché a maggiore frequenza di problemi di
salute, in particolare quelli correlati allo stresso come ad esempio ipertensione, obesità ed insonnia (Black, Shaw, McCornùck e Allen, 2012; Germain et al., 2011; Parhami, Siani, Rosenthal e Fong, 2012). Infine, problemi finanziari come bancarotta, debiti contratti tramite carte di credito, preclusione alle ipoteche e prestiti bancari non onorati sono di comune osservazione tra i soggetti che richiedono un trattamento per disturbo da gioco d’azzardo (Grant, Schreiber, Odlaug e Kim,
2010; Ledgerwood,Weinstock, Morasco e Petry, 2007). E’ infine possibile che il giocatore patologico arrivi a compiere veri e propri reati per portare avanti il gioco, come ad esempio rubare soldi sul posto di lavoro, con evidenti implicazioni professionali (ad esempio licenziamento) e legali (denunce e perdita della libertà).
Comorbilità
La comorbilità psichiatrica è la regola, non l’eccezione, nel disturbo da gioco d’azzardo (Chou e Afifi, 2011) e spesso richiede trattamenti concomitanti o successivi.
Il disturbo da gioco d’azzardo è risultato associato ad aumento nell’uso di sostanze (tra cui la dipendenza da nicotina), depressione e disturbi d’ansia (Erbas e Buchner, 2012; Lorains, Cowlishaw e Thomas, 2011). Inoltre le ricerche indicano che questo disturbo si associa con frequenza elevata a idee e tentativi di suicidio (Ledgerwood e Petry, 2004; Wong, Chan, Conwell, Conner e Yip, 2010). Comunque, un aspetto generalmente non valutato negli studi di comorbilità è se il disturbo concomitante sia secondario al gioco d’azzardo, se si tratti di un fattore precipitante o di un problema indipendente.
I clinici hanno il dovere di indagare eventuali idee suicidarie e, se necessario, occuparsi di queste prima di iniziare il trattamento del problema relativo al gioco d’azzardo. L’uso di alcol e droghe influenza, a sua volta, in modo negativo il processo decisionale, peggiorando frequentemente l’impulsività e impedendo la completa aderenza al trattamento del gioco d’azzardo problematico. Nei casi in cui coesiste depressione o disturbo bipolare, i sintomi in atto, depressivi o maniacali, possono interferire con il trattamento per il disturbo da gioco d’azzardo (ad es. il paziente non si presenta agli appuntamenti
e non si impegna a casa). Pertanto, il clinico deve prendere in considerazione i problemi relativi al tono dell’umore e all’uso di sostanze nella valutazione iniziale e durante il trattamento. Può presentarsi la necessità di gestire questi problemi con approcci diversi, come l’ ospedalizzazione, le terapie farmacologiche, la disintossicazione o i trattamenti residenziali. Inoltre, a causa della prevalenza elevata di problemi generali di salute nei soggetti con disturbo da gioco d’azzardo, il clinico deve incoraggiare il paziente a consultare il medico per la diagnosi e il trattamento di malattie croniche concomitanti.
Disturbo da gioco d’azzardo online
La recente diffusione del gioco d’azzardo online ha reso possibile giocare comodamente da casa o a lavoro, grazie ad un computer o uno smartphone: ciò sembra aver aumentato esponenzialmente la platea dei soggetti potenzialmente affetti da disturbo da gioco d’azzardo, specie tra i giovani, in particolare dopo le limitazioni imposte a causa del Covid-19, tanto che si può ormai parlare di “disturbo da gioco d’azzardo online“. I motivi che rendono il gioco d’azzardo online più attrattivo del gioco d’azzardo nei luoghi fisici (come le sale scommesse ed alcuni bar dotati di slot machine), sono diversi:
- internet consente in ogni momento l’accesso ai giochi, anche quando in passato ciò non era possibile. Ad esempio il giocatore può accedere al gioco anche a lavoro, con un semplice smartphone;
- internet consente l’accesso ad un’immensità di giochi, ben più di quelli disponibili nei luoghi fisici;
- nei giochi online viene in genere usata una carta di credito e ciò impedisce al giocatore di avere una reale percezione della quantità dei soldi spesi;
- internet permette al giocatore di accedere ai giochi lontano dagli sguardi giudicanti delle altre persone e ciò riduce le possibilità che il giocatore prenda consapevolezza di avere un problema e si ponga dei limiti nel proprio agire;
- internet permette a chiunque di giocare e, dal momento che risulta difficile verificare l’età del giocatore online, questo fenomeno rischia di coinvolgere anche i minori, nonostante la normativa legislativa vigente limiti il gioco d’azzardo ai maggiorenni. Iniziare a giocare in giovane età è probabilmente un fattore di rischio per il disturbo da gioco d’azzardo in età adulta.
Anche qui, come in altre dipendenze legate ad internet, il soggetto rimane imprigionato in un circolo vizioso, al punto da trascurare, nei casi patologici, i rapporti umani, sociali e familiari. Nei casi più gravi alcuni giocatori rimangono per giorni a giocare di fronte al computer, senza neanche uscire di casa.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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