Andropausa (menopausa maschile): cos’è, a che età, sintomi e cura

MEDICINA ONLINE ANDROPAUSA MENOPAUSA SPERMA SPERMATOZOI EREZIONE PENE SESSO LIBIDO INTEGRATORI LIBIDO TESTOSTERONE AMORE STERILITA VOGLIA FARE VIAGRA LEVITRA AFRODISIACI OLD COUPLE CALOGli uomini, come le donne, in età avanzata provano dei sintomi caratteristici legati ad una riduzione degli ormoni sessuali. Questi cambiamenti sono inevitabili e non sono considerati una malattia perché legati al fisiologico invecchiamento dell’organismo, ma colpiscono gli individui in modo differente. Alcune persone si accorgono poco di tali cambiamenti, mentre altre ne risentono notevolmente; in ogni caso, molti degli effetti sgradevoli del processo, possono essere ridotti con dei rimedi farmaceutici.
Nelle donne la caduta della produzione ormonale avviene in modo piuttosto brusco, solitamente nel giro di qualche mese od anno tra i 45 ed i 50 anni. Le ovaie riducono drasticamente la produzione di estrogeni, la regolarità del ciclo viene meno e successivamente si interrompe del tutto (menopausa), venendo meno la possibilità di gravidanza. Durante la menopausa le donne possono anche provare:

  • vampate di calore;
  • sudorazioni;
  • cambiamenti repentini dell’umore;
  • alterazioni nella risposta sessuale, come la secchezza delle mucose;
  • riduzione nell’interesse all’attività sessuale.

Età dell’andropausa

Negli uomini la caduta della produzione ormonale è molto più graduale rispetto alle donne, e si evolve nell’arco di vari decenni tanto che i cambiamenti fisici o mentali che avvengono sono talmente graduali che possono essere facilmente non notati, specie nelle fasi iniziali, anche perché l’uomo – al contrario della donna – ha la possibilità di concepire un bambino virtualmente fino alla morte, quindi non esiste un evento come nella donna è il cessare del ciclo mestruale, a “sancire” con precisione l’andropausa.
In ogni caso la produzione di testosterone nell’uomo diminuisce gradualmente e progressivamente dai 35/40 anni in poi e tende a diminuire più velocemente dai 50, periodo in cui possiamo teoricamente inserire l’avvento dell’andropausa. Anche altri ormoni sono coinvolti, incluso l’ormone della crescita, gli ormoni tiroidei, e quelli correlati alla stimolazione dei melanociti. Con l’avanzare dell’età possono verificarsi altri cambiamenti ormonali come l’ipotiroidismo (cioè la ridotta attività della tiroide) ed il diabete. C’è comunque da ricordare che una buona alimentazione povera di grassi, l’evitare il fumo e – soprattutto – una adeguata attività fisica, tende a mantenere i livelli di testosterone il più alti possibile più a lungo: un individuo ultracinquantenne in forma e con elevata massa muscolare ha probabilmente livelli ormonali migliori di un quarantenne obeso, fumatore e diabetico.

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Sintomi e segni dell’andropausa

I sintomi e segni da carenza ormonale tipici dell’andropausa sono numerosi anche se spesso sono sfumati e/o aspecifici, per questo motivo l’andropausa non è una condizione facile da individuare con certezza. I sintomi possono coinvolgere diversi aspetti della salute dell’uomo.

Sistema cardiocircolatorio ed il sistema nervoso:

  • vampate di calore;
  • sudorazione;
  • insonnia;
  • nervosismo.

Umore e funzioni cognitive:

  • irritabilità e stanchezza;
  • diminuzione del senso di benessere;
  • perdita della motivazione;
  • scarsa energia mentale;
  • difficoltà con la memoria a breve termine;
  • depressione;
  • ridotta autostima;
  • insicurezza e facilità a preoccuparsi o spaventarsi.

Virilità

  • energia, resistenza e vigore fisico ridotti;
  • riduzione del tono muscolare.

Sessualità

  • diminuzione della libido e dell’interesse sessuale;
  • attività sessuale ridotta;
  • erezioni “povere”;
  • piacere ridotto nell’orgasmo;
  • eiaculazione debole;
  • quantità di sperma ridotto;
  • ridotta quantità di vitalità degli spermatozoi.

Caratteristiche fisiche 

  • riduzione della massa muscolare;
  • perdita dei peli del corpo;
  • obesità addominale.

Molti altri effetti si possono notare nel metabolismo e nella chimica dell’organismo, quali:

  • riduzione del colesterolo HDL ed incremento del colesterolo LDL, condizione che aumenta il rischio di sviluppo di problemi coronarici;
  • aumento della percentuale di grasso corporeo (dovuta alla diminuzione di massa muscolare);
  • osteoporosi;
  • riduzione della quantità di globuli rossi.

L’andropausa comporta cambiamenti che possono essere dannosi, in vario modo, per la salute:

  • aumento del rischio di fratture dovute all’osteoporosi e problemi cardiovascolari;
  • riduzione del benessere generale;
  • depressione;
  • insufficienze cognitive (problemi con il pensiero, la concentrazione e la memoria);
  • riduzione della forza psicologica;
  • disfunzioni sessuali.

I sintomi, i segnali e le conseguenze metaboliche dell’andropausa sono nella maggioranza dei casi reversibili e possono essere corretti con una terapia ormonale.

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Come riconoscere l’andropausa e quali cure sono disponibili?

Un basso livello di testosterone nel sangue è insufficiente per una diagnosi, anche se per avere il sospetto che si tratti effettivamente di andropausa dovrebbero essere presenti diversi sintomi e segnali fisici, in concomitanza di bassi livelli di testosterone nel sangue. Il problema si presenta nel misurare i livelli di ormoni maschili nel sangue. Sarebbe confortante pensare che una semplice analisi del sangue possa aiutare ad individuare una deficienza ormonale tipica dell’andropausa. Sfortunatamente non è il nostro caso. Non esiste un accordo comune, attualmente, per definire quali siano i livelli normali di testosterone e quali, esattamente, dovrebbero essere gli esami che permettano di rivelare una situazione di deficit di ormoni maschili.

Questo è principalmente dovuto al fatto che il “range di normalità” dei valori nel sangue è stato calcolato in base ad statistiche di casi molto ampie, che includono anche uomini in andropausa. Quindi definendo un “normale livello di testosterone” non si intende un “salutare” livello dell’ormone, ma solo quello nella media. Il testosterone viene prodotto e rilasciato nel circolo sanguigno in modo discontinuo, di solito in maggiore quantità il mattino piuttosto che nelle tarde ore della serata. Il sangue da analizzare, dunque, dovrebbe essere prelevato tra le 8 e le 10 del mattino, almeno in due giornate distinte e bisognerebbe notare delle considerevoli anomalie per poter pensare che ci sia un problema nei livelli di testosterone.

Inoltre il 60-70% del testosterone è legato ad una proteina di trasporto plasmatica chiamata SHBG. Questo genere di proteina è un modo comune tramite il quale gli ormoni vengono trasportati nel sangue, ed è un effettivo “magazzino mobile” di testosterone. Il testosterone diventa attivo solo quando il legame con questa proteina viene rotto, ed avviene di continuo. Gli uomini più anziani producono relativamente più SHBG (come avviene anche nei forti bevitori e nelle persone con disordini tiroidei). Questo porta ad una riduzione di testosterone effettivamente libero nel circolo sanguigno.

Un altro 30-40% del testosterone è invece debolmente legato ad un altra proteina chiamata albumina e rimane inattivo, quindi probabilmente il testosterone effettivamente libero corrisponde a circa l’1-2% del totale. Di qui il problema principale: la misurazione del testosterone totale non è attendibile per quanto riguarda la presenza di testosterone effettivamente libero nel sangue. Individuare il testosterone libero, in più, comporta delle analisi piuttosto costose e può essere difficile trovare dei laboratori attrezzati.

Altri esami possono essere più attendibili (per esempio l’indice FAI calcolato secondo il rapporto ((testosterone totale)/SHBG)x100). Tutto ciò riesce a confondere anche i medici. Molti dottori non pensano che l’andropausa esista in realtò, e non offrono cure in merito. Altri invece credono nella sua esistenza e la vedono ovunque.

Al momento attuale, un approccio più pratico è probabilmente il più utile. Se molti dei sintomi dell’andropausa sono presenti, ed il rapporto FAI è al di sotto della norma, un tentativo terapeutico di integrazione di testosterone fino ad un massimo di tre mesi può essere utile. Se si notano dei miglioramenti dei sintomi, e si nota che l’integrazione ha una sua efficacia, si può mantenere la cura fino a quando il risultato permane. Un effetto placebo accentuato potrebbe verificarsi con alta probabilità, perciò il miglioramento deve essere monitorato nel tempo.

Chi assume integratori di testosterone dovrebbe fare dei controlli medici regolari ogni mesi per almeno tutti il primo anno di trattamento, i quali dovrebbero includere il controllo della prostata e analisi del sangue. Dopo questo periodo tali esami dovrebbero essere effettuati almeno una volta l’anno. Il testosterone può essere assunto tramite capsule, iniezioni, cerotti, gel ed iniettori. Le capsule non sempre aumentano prontamente il livello nel sangue. Il cerotto è probabilmente il metodo più comodo per assumere testosterone, anche se è ragionevolmente il più costoso.

Per tutte queste preparazioni è necessaria la prescrizione medica. Gli effetti collaterali possono essere veri. Mal di testa, aumento del peso, acne, aggressività verso le altre persone, calvizie androgenetica sono stati segnalati in tutti i casi di assunzione di testosterone, ma sono rari se il testosterone libero rimane nei livelli di normalità. Per quanto riguarda gli effetti sulla prostata, il testosterone non dovrebbe essere somministrato a pazienti che mostrano un ingrossamento della stessa. Non si pensa che il testosterone aumenti il rischio di cancro alla prostata, in ogni caso, se già presente, può favorirne la moltiplicazione delle cellule. In quasi l’80% dei maschi ultraottantenni americani, è stata diagnosticato, post mortem, un cancro alla prostata, perciò quanto possa influire l’integrazione di testosterone sulla mortalità non è quantificabile. Il livello di colesterolo e la produzione di globuli rossi, invece, vengono influenzati. Per tale motivo è necessario mantenerli monitorati in caso di cure.

Se credi di avere un problema di andropausa, di crisi di coppia o di disfunzione erettile di origine psicologia, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riuscirai a risolvere definitivamente il tuo problema.

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Come confortare vostro marito durante la crisi di mezza età

MEDICINA ONLINE UOMO IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE SESSO ANDROPAUSA CRISI DI MEZZA ETA QUANTO DURA SINTOMI DEPRESSIONE COPPIA AMORE MATRIMONIO PENE SESSUALITALa crisi di mezza età è un passaggio inevitabile della condizione umana che nasce dal rendersi conto dell’appropinquarsi della vecchiaia. Nell’uomo scoppia solitamente tra i quaranta ed i cinquant’anni e, di norma, è caratterizzata da un senso di sfiducia economico-professionale e dalla diminuzione della libido e dell’attività sessuale. Questo può portare il maschio a cercare di combattere la crisi affrontandola quasi come fosse un nemico da fermare e sconfiggere e non come un ineluttabile momento della propria vita: così si tende a lanciarsi in nuovi amori, di solito con donne molto più giovani, ad acquistare moto ed automobili sportive, ad iscriversi in palestra o a concedersi qualche ritocco chirurgico, a cambiare modo di vestire e di parlare. Ecco alcuni consigli su come confortare vostro marito durante questa complicata fase.

La prima cosa da fare è creare un dialogo aperto con vostro marito, allo scopo di capire quali sono gli aspetti della sua vita che lo rendono stanco e annoiato o che non lo sodisfano più. In questa occasione bisognerà riflettere anche su quanto si è deteriorato nel rapporto di coppia, al fine di poterlo modificare. Solo partendo da un dialogo sincero sarà possibile procedere senza recriminazioni o liti che lederebbero inevitabilmente il vostro rapporto.

La moglie, in questa delicata fase della vita del marito, ricopre un ruolo importante è deve riuscire ad accompagnare il partner in questo suo momento senza lasciarsi scoraggiare. Se per esempio, il marito, incomincia a guardare le ragazze più giovani, non deve entrare in crisi ma al contrario mostrarsi combattiva, femminile e determinata. Deve comprendere che quello del marito è un atteggiamento che serve a ricevere delle conferme, è solo un modo per dimostrare a se stesso che è ancora in grado di piacere, conquistare e catturare lo sguardo e l’attenzione di una donna. Quindi meglio evitare scenate di gelosia, o peggio ancora liti e separazioni ma è molto meglio curare il proprio aspetto e la propria figura, dimostrando che se è una bella donna quella che cerca l’ha proprio davanti al naso.

Anche nel caso l’attenzione del marito sia catturata da motori o da hobby esclusivi, il segreto è quello di non sentirsi escluse ma, viceversa, partecipare attivamente al nuovo interesse chiedendo spiegazioni e cercando di condividere alcuni momenti insieme, ben sapendo che la nuova passione così come in fretta è arrivata, in fretta tenderà a scomparire. Condividendo però questo interessi, vostro marito si sentirà rinfrancato e motivato e si sentirà meno abbattuto all’idea degli anni che passano anche per lui.

Sarebbe opportuno anche creare delle situazioni che rendano l’individuo in crisi più sicuro di sé, facendolo sentire apprezzato: inaspettate cene a lume di candela, un nuovo completino intimo, un sexy toy, massaggi con oli profumati e candele, una mise provocante, ma anche qualche attività da svolgere assieme o un viaggio romantico potrebbero essere tutti elementi adatti a restituire al vostro compagno una maggior serenità, riaccendendo, anche, il fuoco della passione. In questo modo vostro marito riprenderà fiducia in se stesso e nelle sue capacità e sarà più motivato nell’affrontare la vita, senza lasciarsi andare troppo.

Consigli

Non dimenticare mai che:

  • La donna non deve abbandonare il proprio compagno.
  • Per sentirsi a proprio agio non è necessario cambiare radicalmente il proprio aspetto.
  • Cene romantiche, massaggi, viaggi e attività da svolgere assieme aiutano a mantenere unita la coppia.

Se credi di vivere una situazione di crisi di coppia, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riuscirete a risolvere definitivamente il vostro problema.

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Differenze tra menopausa ed andropausa: come cambia la sessualità nell’uomo e nella donna

MEDICINA ONLINE UOMO IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE SESSO ANDROPAUSA CRISI DI MEZZA ETA QUANTO DURA SINTOMI DEPRESSIONE COPPIA AMORE MATRIMONIO PENE SESSUALITATerza età e sessualità possono andare d’accordo, nonostante si sappia che tornare a rivedere le regole del sesso, alla luce degli evidenti cambiamenti che intercorrono per l’avanzare degli anni, in certi casi, specie quando si presentano i primi disturbi, non è così facile. Più spesso la tentazione di “metterci una pietra sopra” sia per gli uomini che per le donne, sembra essere la via più semplice da percorrere, precludendo invece il benessere completo a entrambi, reciprocamente. Con il passare degli anni all’uomo e alla donna accadono dei mutamenti fisici, psicologici e ormonali che alterano la rispettiva predisposizione alla vita sessuale: per le donne si parla di menopausa, per l’uomo invece si comincia a parlare di andropausa.

Menopausa

La menopausa si presenta in genere in una età che va dai 45 ai 55 anni e porta con sé per la donna una serie di cambiamenti fisici importanti: finiscono le mestruazioni, diminuisce il livello di ormoni estrogeni e progesterone, aumentano gli ormoni prodotti dalla ghiandola ipofisaria. Con la menopausa compaiono le prime rughe, la pelle cede leggermente per diventare più molle e tenera, il colorito di corpo e viso sono meno rosei e diventano più pallidi o più scuri a seconda della carnagione, in genere possono accadere dimagramento o aumento del peso, a seconda della personale predisposizione e una distribuzione diversa dei grassi sul corpo. Se si trattasse solo di questo non se ne risentirebbe a livello sessuale: il problema più difficile da superare è quello legato alla lubrificazione della vagina e al trofismo della muscosa vaginale, che non essendo più stimolata dall’ovulazione non necessita di predisporsi alla riproduzione, come anche a causa del cambiamento della produzione ormonale si possono verificare episodi di sudorazione e di svenimenti, che possono causare fastidio nei momenti più delicati. Invece, al contrario, per la donna potrebbe essere piacevole riscoprire insieme al suo partner il piacere del sesso a cuor leggero, senza la preoccupazione della procreazione, legata solo all’esclusivo piacere, da rivivere con la stessa delicatezza della prima volta, ascoltando i diversi ritmi del ciclo del corpo e dedicandosi più all’amore che non alla passione smisurata.

Andropausa

L’uomo entra in andropausa a partire dai 50 anni (in alcuni casi anche in modo precoce intorno ai 40/45 anni), che però per il maschio non si manifesta con segni evidenti e forti come nella donna. L’uomo produrrà a partire dai cinquant’anni in poi sempre meno testosterone, un fatto che potrebbe portarlo ad avere un ciclo del desiderio più fiacco, ma niente affatto improduttivo, il maschio in andropausa non perde la capacità di procreare. Il maschio che avverte il calo del desiderio necessita di tempi più lunghi per arrivare all’eccitazione, un fatto però che non si accoppia male con la donna in menopausa, che necessita anch’ella di tempi meno prepotenti. Per il maschio l’unico limite effettivo è quello psicologico, causato dalla paura e dall’ansia della prestazione, il terrore di non arrivare a colmare il piacere o la paura di disturbare la donna, anch’ella in ritrosia, potrebbero frenare una vita sessuale che al contrario è del tutto possibile.

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Crisi di mezza età maschile: come influisce sul matrimonio e come superarla?

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Leggi anche: Crisi di mezza età maschile: sintomi, quanto dura, depressione

Cosa succede a 40 anni?

Quando si compiono 40 anni, convergono vari fenomeni. Si è alla metà della vita (che mediamente negli uomini ha durata di circa 80 anni) ed è un momento di riflessione e rinnovamento. È la fine di un ciclo e l’inizio di un altro, in cui ci si propongono cambiamenti in relazione alla direzione di vita. A questa età, gli uomini compiono un bilancio della propria vita a livello consapevole o inconsapevole. Valutano come vivono, come si sentono, se hanno raggiunto gli obiettivi che si erano prefissati, se il loro presente è il futuro che avevano tanto desiderato. In questo ripercorrere la propria vita, sono consapevoli del fatto che parti della loro esistenza non servono più. È per questo che alcuni uomini iniziano a interessarsi del proprio aspetto fisico anche se non l’avevano mai fatto prima, sono molto attenti alle tendenze della moda, si informano sulle cure della pelle e dei capelli, trasformano lo sport in una priorità e si dedicano a varie routine il cui scopo è recuperare o non perdere il proprio aspetto giovanile.

È qualcosa di nuovo?

La crisi di mezza età negli uomini non è niente di nuovo, è sempre esistita. Quello che è cambiato è il modo di relazionarsi tra uomini e donne, oltre agli stili di vita e alla difficoltà ad accettare l’età. Non è neanche una crisi esclusiva degli uomini, perché ne soffrono anche le donne pur se in circostanze del tutto diverse.

Leggi anche:  Crisi di mezza età maschile: come superarla?

Come può influire sul matrimonio?

La crisi dei 40 anni, se affrontata male, può diventare una minaccia alla stabilità matrimoniale se il rapporto non è nelle migliori condizioni. Se nella dinamica dell’amore coniugale la generosità non progredisce, i sacrifici richiesti dalla famiglia diventano sempre più costosi. Quando si inizia a mettere il cuore in cose estranee alla famiglia, come il successo professionale, una collega giovane e simpatica, il gruppo di amici… si spegna la luce della verità familiare e si raffredda il calore della tenerezza nell’amore. Il cuore diventa vuoto e bisogna cercare emozioni forti, che saranno sempre egoiste. La crisi di maturità nell’uomo si può superare applicando il senso comune, con una buona dose di dedizione e di lealtà, che è fedeltà, alla moglie e ai figli, anche se in alcune occasioni sarà opportuno ricorrere a una persona estranea per ottenere aiuto. L’unica via d’uscita degna della crisi dei 40 anni è accettare le proprie limitazioni e il ruolo concreto che la vita ha assegnato a ciascuno, sapere che le cose grandi si ottengono curando bene quelle ordinarie e quotidiane, assumere i doveri propri dell’amicizia, dell’amore e della professione scelta e dare alla vita il sì che deriva dalla serietà e dalla fedeltà. Con tutto ciò si ottiene quello che chiamiamo carattere, e le persone che lo raggiungono sono quelle in cui gli altri e la società confidano di più. Oltre a questo, è importante che la donna comprenda il marito e lo accompagni in questo processo anziché emettere rimproveri che non otterranno nulla. Anche se richiede uno sforzo da parte della donna, è fondamentale perché il problema arrivi a una soluzione positiva e non si trasformi da una crisi passeggera in una coniugale più grave e pregiudizievole. È anche bene che i coniugi approfittino di questa opportunità per “rinfrescare” il proprio rapporto, si propongano di compiere attività che spezzino la monotonia e godano della compagnia reciproca.

Leggi anche: Differenze tra menopausa ed andropausa: come cambia la sessualità nell’uomo e nella donna

Come superare la crisi?

Ecco alcune misure per prevenire o combattere le tappe conflittuali proprie o del partner, proposte dalla sociologa e cattedratica statunitense Barbara Weiss Hewitt:

  • Dare importanza a quello che si è raggiunto con tanto sforzo nel corso degli anni: partner, figli, amici, lavoro.
  • Avere un atteggiamento positivo nei confronti della propria vita e del futuro e valorizzare il vissuto anziché volerlo recuperare.
  • Lavorare sull’autostima nella giovinezza. Aiuterà a passare per questa età senza notare le condotte nocive che predispongono alla crisi. Modellare la struttura emotiva per poter rispondere con la forza necessaria una volta arrivato il momento.
  • Godere dei successi che si sono raggiunti e non dare un’attenzione esagerata a quello che è rimasto pendente.
  • Se si è caduti nella crisi, parlarne in famiglia. Le persone vicine devono sapere esattamente cosa si sta passando per poter agire in modo corretto. Prima si assume il conflitto, più rapidamente se ne uscirà.

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Gli uomini sono per natura poligami e sono attratti da donne giovani e con seno grande: le verità scomode

MEDICINA ONLINE SESSO AMORE COPPIA RAPPORTO SESSUALE ATTRAZIONELeggendo articoli e ricerche in campo psicologico, ho trovato un post che risale addirittura al 2007 ma di cui ho deciso di riportare una traduzione perché racchiude alcuni spunti interessanti e controversi che, sono sicuro, sono destinati a far discutere! Per molti fautori della redpill, quanto scritto in questo articolo non apparirà per nulla nuovo, ma per molti altri saranno argomenti difficili “da digerire”, soprattutto per le donne, specie per quelle non più giovani.

Quanto scritto non rappresenta necessariamente la mia opinione, bensì è la traduzione dell’articolo apparso su Psychology Today: “Ten Politically Incorrect Truths About Human Nature” che parla del lavoro di due importanti ricercatori, Alan S. Miller (Ph.D) e Satoshi Kanazawa (Ph.D). Solo in alcuni punti mi sono permesso di intervenire per chiarire meglio alcuni concetti.

Il comportamento umano è prodotto sia dell’innata natura umana che delle esperienze individuali e dall’ambiente. Gli psicologi evoluzionisti, infatti, vedono la natura umana come una serie di adattamenti che spesso operano al di là del pensiero cosciente, e che migliorano le chance di sopravvivenza e di riproduzione predisponendoci a pensare o sentirci in una certa maniera. Le implicazioni di alcune idee in questo articolo possono sembrare immorali, contrarie ai nostri ideali, od offensive. Noi le affermiamo perché sono vere, supportate da prove scientifiche documentate. Che piaccia o no, la natura umana semplicemente non è politically-correct, bensì è crudele e “non guarda in faccia” niente e nessuno per permettere la continuazione e la selezione della specie.

1) Agli uomini piacciono le donne giovani, bionde, con occhi azzurri e seni grandi

Gli uomini preferiscono le donne giovani: uno dei motivi di ciò è che le giovani tendono ad essere più sane e fertili. Inoltre, gli uomini hanno una universale preferenza per le donne che hanno un dato rapporto tra le misure fianchi-vita (vita stretta e fianchi più larghi). Per questo tipo di donne è più semplice avere figli e prima delle altre, perché possiedono una maggiore quantità di ormoni essenziali alla riproduzione. I maschi sono inconsciamente alla ricerca di donne sane e fertili quando cercano donne con un basso girovita.

Un indicatore della giovinezza sono i seni. Fino a tempi molto recenti, per la psicologia evolutiva era un mistero il motivo per cui gli uomini preferissero le donne con il seno grande, dal momento che le dimensioni del seno di una donna non hanno alcuna relazione con la sua capacità di allattare. Ma l’antropologo di Harvard Frank Marlowe sostiene che i seni più grandi, e quindi più pesanti, tendono a cedere più visibilmente con l’età e questo consente all’uomo di valutare l’età e lo stato di salute di una donna a prima vista e con più facilità rispetto ai seni più piccoli. In pratica: più il seno è grande, più l’uomo riesce a capire se la donna è anziana e quindi evitarla come partner; più il seno è piccolo, meno l’uomo riesce a capire la sua età e ad evitare di selezionarla come partner nonostante sia anziana. Un’altra spiegazione (che deriva da uno studio su donne polacche) è che queste tendono ad essere più fertili per il livello più alto di ormoni della riproduzione (estradiolo e progesterone).

Per approfondire, leggi anche: Perché agli uomini piace così tanto il seno delle donne?

Un altro indicatore accurato della salute e della giovinezza di una donna sono i capelli. I capelli di una persona sana sono più brillanti e pigmentati e una donna che porta i capelli lunghi fino alle spalle può rivelare il suo stato di salute per diversi anni. I capelli biondi, in particolare, hanno la proprietà unica di cambiare radicalmente con l’età. Tipicamente, una ragazza giovane con i capelli biondo-chiaro diventerà una donna con i capelli più scuri (tendente al castano chiaro). Quindi i capelli biondi sono i preferiti per i maschi perché, similarmente a quanto accade per il seno, sono chiari indicatori dell’età di una donna e quindi della sua salute e fertilità. Non è un caso che i capelli biondi si siano diffusi soprattutto in Scandinavia e nel nord Europa, probabilmente come mezzo alternativo per le donne per pubblicizzare la propria giovinezza, poiché i loro corpi erano nascosti sotto abiti pesanti utili per difendersi dal freddo.

Infine la preferenza per gli occhi blu sembra universale, e probabilmente deriva dal fatto che sugli occhi con le iridi blu è più semplice individuare il grado di dilatazione delle pupille, rispetto ad altri colori più scuri. Dal momento che la dilatazione della pupilla è un onesto indicatore di interesse e di attrazione, con gli occhi blu sarebbe più facile per l’uomo capire se la donna che hanno di fronte è interessata a lui o meno.

Tutto questo discorso, però, non è attualmente più valido: chirurgia estetica, tinture, lifting, parrucche, lenti a contatto colorate, make up, sono artifici ormai molto diffusi. Ma anche se sappiamo consciamente che una donna bionda con dei grossi seni non è necessariamente giovanissima, i meccanismi psicologici insiti nel nostro cervello continuano a farcela trovare sessualmente attraente.

Leggi anche: Perché un uomo sposato tradisce la moglie con un’altra donna o una prostituta?

2) Gli esseri umani sono per natura poligami

Storia delle civiltà occidentali a parte, la poligamia è sempre stata molto diffusa nelle società umane. Dal punto di vista antropologico sappiamo che il grado di poligamia di una specie è fortemente correlato al grado in cui i maschi sono più alti delle femmine. Più la poligamia è diffusa in una specie, maggiore è la disparità di dimensione tra i sessi. Tipicamente gli uomini sono il 10% più alti delle donne e il 20% più pesanti, questo suggerisce che ci siamo evoluti come specie moderatamente poligama. In contrasto con la monogamia, la poligamia comporta una maggiore varianza di adattamento (fitness variance) tra i maschi, perché consente a pochi maschi più alti e forti di monopolizzare tutte le femmine del gruppo, lasciando i molti maschi meno dotati a “bocca asciutta”. Questo crea anche una maggiore pressione e competizione sui maschi, lasciando molti uomini senza donna perché dotati di “poco potere” ed incapaci di attrarre partner. Inoltre, dato che la specie umana contempla il legame tra uomo e donna per l’allevamento dei piccoli, le donne tendono a preferire compagni alti e forti per assicurarsi protezione. Nella società moderna spesso questi fattori sono stati sostituiti dal benessere economico: un uomo poco alto (e fisicamente poco prestante ed attraente) ma molto ricco e/o potente, è comunque capace di attrarre partner che vedono in lui la sicurezza e la protezione.

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3) La maggior parte delle donne beneficia dalla poligamia, mentre gli uomini dalla monogamia

In condizioni di scarsità, molte donne (ad eccezione di quelle estremamente desiderabili) possono condividere un uomo dall’elevato valore socio-economico-estetico e ciò per loro è un vantaggio. Come disse George Bernard Shaw, “L’istinto materno porta una donna a preferire la decima parte di un uomo di prim’ordine, al possesso esclusivo di uno di terz’ordine”. In pratica le donne, se proprio non hanno un valore così alto da avere l’esclusiva su un partner molto desiderabile, preferiscono dividersi tra loro un uomo molto desiderabile, piuttosto che essere legate a uomini poco desiderabili: per tale motivo le donne dal valore medio/basso beneficiano della poligamia. Le uniche eccezioni sono le donne estremamente desiderabili e dal valore alto/molto alto: esse sotto la monogamia possono monopolizzare gli uomini più ricchi, ma sotto la poliginia, devono condividere gli uomini con altre donne meno desiderabili.

La situazione è esattamente opposta per gli uomini. Per gli uomini la monogamia assicura una compagna, mentre con la poligamia si rischia che tutte le donne vengano “monopolizzate” dai maschi più attraenti, mentre tutti gli altri (la maggioranza) rimane senza una compagna (incel, per capirci, cioè “celebi involontari”). In regime di monogamia un uomo poco desiderabile troverà una donna poco desiderabile, ma sempre meglio che non trovarne nessuna; in regime di poligamia, invece, non ne troverà nessuna perché saranno in maggioranza attratte o legate ai pochi uomini di livello più elevato della gerarchia. In un mondo totalmente slegato da qualsiasi regola, tuttavia, qualsiasi uomo se potesse sarebbe altamente poligamo, nel senso che la natura ha programmato il maschio per desiderare di accoppiarsi con il maggior numero di donne possibili, comportamento che aumenta le possibilità di continuare la specie.

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4) La maggior parte dei kamikaze sono musulmani

Le missioni suicide non sono sempre motivate dalla religione. Secondo il sociologo Diego Gambetta dell’università di Oxford, autore di Making Sense of Suicide Missions, il motivo ha a che fare con la sfera sessuale. La prima domanda da farsi è: perché l’Islam è in pratica l’unica religione che motiva i suoi seguaci a commettere missioni suicide? La risposta sorprendente dal punto di vista evolutivo è che gli attentati suicidi musulmani potrebbero non avere nulla a che fare con l’Islam, il Corano, la religione, la politica, la cultura, l’etnia, l’educazione o la lingua, mentre invece potrebbe avere molto a che fare con il sesso o, in questo caso, con l’assenza di sesso. Quello che distingue l’Islam dalle altre religioni maggiori è che tollera la poligamia. Come abbiamo visto nel precedente paragrafo, consentire a pochi uomini di elevato status di monopolizzare tutte le donne, finisce per escluderne molti altri dall’opportunità di riprodursi: questo crea scarsità di donne e frustazione nella maggioranza della popolazione maschile. E’ piuttosto facile da capire: se il 50% degli uomini ha due mogli ciascuno, l’altro 50% non ne ha affatto e quest’ultima metà non è affatto contenta di questo stato di “incellitudine”.

La poligamia aumenta molto la pressione per la competizione tra gli uomini, specialmente tra uomini giovani non bellissimi e di basso livello socio-economico. Aumenta anche la probabilità del ricorso alla violenza per la conquista di una compagna: questi uomini hanno poco da perdere e molto da guadagnare rispetto ai pochissimi maschi all’apice della gerarchia estetico-socio-economica, che hanno un numero anche elevato di mogli. Nonostante questo, la poligamia non è un motivo sufficiente per spiegare l’esistenza dei kamikaze. Per esempio nell’Africa sub-sahariana e ai Caraibi ci sono società molto più poligame di quella musulmana, e hanno anche alte percentuali di crimini violenti, ma non kamikaze. Cosa spinge quindi alcuni uomini, a suicidarsi? L’ingrediente fondamentale per spiegare l’esistenza dei kamikaze è la promessa di 72 vergini che attendono in cielo ogni martire dell’Islam. Per un occidentale non musulmano ciò può non essere una prospettiva così attraente da giustificare un’immolazione, anche visto e considerato che con la monogamia è virtualmente assicurata una compagna per ogni uomo (anche se questo era valido soprattutto fino al seconlo scorso: negli ultimi anni ciò è sempre meno vero, grazie all’indipendenza raggiunta dalle donne ed allo strapotere loro concesso dai social). Ma per un musulmano, che si accorge di essere un completo fallimento dal punto di vista della riproduzione, destinato a non poter avere (per tutta la vita) delle donne per sé a causa di scarso valore estetico-socio-economico, è un motivo decisamente sufficiente per immolarsi. Tutti gli studi sui kamikaze indicano che questi siano i più giovani non solo della popolazione musulmana in genere, ma anche degli altri membri (non-suicidi) della loro stessa fazione. Inoltre, quasi tutti i suicidi sono single. Giovani e single significa avere la maggiore tensione sessuale possibile, senza alcuna compagna, quindi sono proprio loro a propendere per cercare la via del paradiso, avendo ben poco da perdere in Terra. In parole semplici: chi ha già una compagna in terra, perché dovrebbe uccidersi per avere una o più compagne in un ipotetico paradiso? Si suicida chi non ha speranza di avere una compagna e spera di trovarne ben 72 dopo la morte. Senza la promessa di vergini in paradiso, forse i suicidi diminuirebbero.

5) Avere figli maschi riduce la probabilità di divorzio

Sociologi e demografi hanno scoperto che le coppie che hanno almeno un figlio hanno un rischio di divorzio significativamente inferiore rispetto alle coppie che hanno solo figlie. Perchè avviene questo?

Dato che il valore riproduttivo di un uomo adulto è dato soprattutto dal suo benessere, status socio-economico e potere, mentre per una donna è determinato principalmente dall’attrattività e dalla giovinezza, il padre può assicurasi che il figlio erediti il più elevato valore socio-economico possibile, mentre invece può fare ben poco per mantenere una figlia giovane per sempre o renderla più attraente fisicamente se proprio non lo è. La continua presenza del padre diviene quindi cruciale per il figlio, ma non così necessaria per la figlia: da qui un aumento statistico delle possibilità di divorzio tra i genitori che hanno figlie femmine. La presenza dei figli maschi scoraggia il divorzio e l’allontanamento del padre dalla famiglia più della presenza delle figlie, e questo effetto tende ad essere tanto più marcato quanto più la famiglia è benestante e potente.

CONTINUA LA LETTURA CON LA SECONDA PARTE DI QUESTO ARTICOLO, CON ALTRE CINQUE VERITA’ SCOMODE: Ipotesi di Trivers-Willard, dark triad, crisi di mezza età maschile e altre verità scomode

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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