Colangite acuta: cause, sintomi, diagnosi, terapia, dieta

MEDICINA ONLINE FEGATO EPATICO CIRROSI STEATOSI VENA PORTA PORTALE LOBI DIVISIONE CISTIFELLEA COLECISTI BILE ANATOMIA REPERE CHIRURGIA ADDOME DIAFRAMMA STOMACO ESOCRINO ENDOCRINOLa colangite è un processo infiammatorio a carico dei dotti biliari che nella maggioranza dei casi dipende da processi ostruttivi di natura benigna o maligna complicati dalla presenza di infezioni batteriche – favorite dalla Continua a leggere

Colica biliare: rimedi, cosa fare per il dolore, terapia, dieta

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO COLICA BILIARE BILE CISTIFELLEA DOTTO CISTICO EPATICO COMUNE COLEDOCO CALCOLOSI DELLA COLECISTI FEGATO LITIASI COLELITIASI CALCOLI BILIARI RIMEDICon “colica biliare” ci si riferisce alla manifestazione clinica più caratteristica e fastidiosa della colelitiasi (presenza di calcoli lungo le vie biliari) o della severa presenza di sabbia biliare ed è il risultato della Continua a leggere

Ittero emolitico, colestatico, ostruttivo, neonatale: significato, occhi, cura

MEDICINA ONLINE ITTERO BILIRUBINA EMOLITICO COLESTATICO OSTRUTTIVO NEONATALE SIGNIFICATO CISTIFELLEA SCLERA  COLECISTI BILE GRASSI DIGESTIONE DOTTO CISTICO COLEDOCO COMUNE FEGATO PANCREAS DUODENO DIGESTIONE DIGERENTE APPAR.jpgCon “ittero” in medicina si intende un segno caratterizzato da colorazione giallastra della pelle, delle sclere e delle mucose causata dall’eccessivo innalzamento dei livelli di bilirubinemia, cioè della bilirubina nel sangue. Affinché l’ittero sia visibile il livello di bilirubina deve superare 2,5 mg/dL. Un ittero lieve (sub-ittero), osservabile esaminando le sclere alla luce naturale, è di solito evidenziabile quando i valori della bilirubina sierica sono compresi tra 1,5 – 2,5 mg/dl. L’ittero è una condizione parafisiologica nel neonato, mentre è frequentemente segno di patologia nell’adulto. La bilirubina deriva dal catabolismo dell’eme (molecola contenuta nell’emoglobina), ed è presente nel corpo umano in due forme: forma indiretta, che si trova normalmente in circolo ed è veicolata dall’albumina plasmatica; forma diretta, in cui la bilirubina è coniugata con l’acido glucuronico, indice che è stata glucoronoconiugata dal fegato e resa idrofila, adatta ad essere eliminata con la bile. L’identificazione di quale delle due forme di bilirubina è presente in eccesso dà un’indicazione sulle cause dell’ittero.

L’ittero non deve essere confuso con una forma di colorazione giallastra della cute simile, denominata “carotenodermia” o “pseudo-ittero“. Per approfondire: Pelle gialla: differenza tra ittero e carotenodermia

Ittero emolitico (con iperbilirubinemia non coniugata o indiretta)

È dovuto a un’aumentata produzione di bilirubina e/o ad un’impossibilità da parte del fegato di effettuare il processo di coniugazione con acido glucuronico. La produzione di bilirubina aumenta in corso di emolisi, cioè a un’aumentata distruzione di globuli rossi. Questo avviene in alcune malattie del sangue:

  • aumentato stress ossidativo in concomitanza di deficit enzimatici dei globuli rossi (come il deficit di G6P-DH, glucosio-6-fosfato deidrogenasi, volgarmente noto come “favismo”);
  • trasfusione di sangue non compatibile;
  • anemia emolitica autoimmune;
  • Emolisi neonatale per immunizzazione nella prima gravidanza di madri Rh- che concepiscano nuovamente figli Rh+;
  • sindrome di Gilbert o sindrome di Crigler-Najjar.

Leggi anche: Bilirubina diretta e indiretta: ittero, significato, patologie collegate

Ittero colestatico (con iperbilirubinemia coniugata o diretta)

È dovuto a colestasi, una condizione in cui la bilirubina viene normalmente prodotta e va a costituire la bile, ma questa incontra un ostacolo e non può percorrere il normale tragitto che la porterebbe nell’intestino e quindi a essere eliminata con le feci.

Questo porta ad altri sintomi e segni che coesistono in questi tipi di ittero:

  • urine color marsala (o color coca-cola); questo è dovuto al fatto che la bilirubina diretta, essendo idrosolubile (a differenza di quella indiretta), una volta in circolo può essere eliminata con le urine, conferendogli il caratteristico colore
  • feci ipocoliche o acoliche. Dovute al fatto che il colore delle feci è normalmente dato proprio dai pigmenti biliari, che in questa situazione non raggiungono l’intestino
  • prurito. Infatti nella bile sono presenti anche i sali biliari, che quando vanno in circolo tendono a depositarsi a livello cutaneo, dando appunto un intenso prurito

La cause di ittero colestatico di gran lunga più frequente è la calcolosi della colecisti, quando un calcolo si incunea nel dotto biliare causa un ostacolo al deflusso della bile, e quindi ittero. Per quanto feci ipocoliche e bilirubinuria siano caratteristiche nell’ittero colestatico possono presentarsi anche in altre patologie intra-epatiche non ostruttive, non sono dunque segni bastevoli per una diagnosi.

Le principali cause di ittero ostruttivo sono:

  • neoplasie delle vie biliari e dell’intestino;
  • calcolosi;
  • papilliti;
  • odditi;
  • pancreatiti croniche;
  • cisti;
  • neoplasie via biliare extraepatica;
  • compressioni da masse anomale esterne, come il carcinoma testa del pancreas;
  • sindrome di Dubin-Johnson;
  • sindrome di Rotor.

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Ittero neonatale

L’ittero neonatale solitamente viene considerato fisiologico ed è causato da aumentata emocateresi, ovvero distruzione di emazie, tale da non essere supportato dalle capacità epatiche, essendo il fegato ancora immaturo. Si osserva in circa il 50% dei neonati a termine e nell’80% dei neonati pretermine. Si presenta in seconda/terza giornata e può durare fino a 8 giorni nei neonati a termine e fino a 14 nei pretermine. I livelli di bilirubina solitamente si assestano senza alcun intervento. I neonati con l’ittero neonatale vengono trattati con l’esposizione ad una intensa luce blu (fototerapia). L’ittero neonatale può provocare danni permanenti quando la sua concentrazione supera i 20–25 mg/dl, ovvero in caso di Kernicterus in quanto la bilirubina ha degli effetti tossici sul sistema nervoso centrale.

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Terapia dell’ittero

Se l’ittero neonatale viene considerato una forma pseudo-fisiologica e reversibile dopo pochi giorni dalla nascita, quindi non una condizione particolarmente pericolosa, al contrario l’ittero che si manifesta durante l’età adulta è invece più allarmante ed è in genere la spia di una patologia in atto che può essere più o meno grave e curabile. I neonati che manifestano ittero non vengono generalmente sottoposti ad alcun trattamento; solo in alcuni casi, i piccoli pazienti sono esposti alla fototerapia. Solo in rare circostanze, l’ittero neonatale viene considerato patologico; ad esempio, quando compare già dal primo giorno di vita, quando la concentrazione di bilirubina diretta supera il valore di 1,5-2 mg/dl o quando la condizione persiste per oltre due settimane. Nei casi problematici, è possibile somministrare per via endovenosa dosi di albumina, utili per impedire il deposito di bilirubina nei tessuti e, talvolta, fenobarbital.

L’ittero che si manifesta durante l’età adulta – come prima accennato – è più problematico. In caso di ittero si raccomanda di sottoporsi a tutti gli accertamenti utili per isolare la causa scatenante: dal momento che l’eziologia può essere molto varia, non esiste una cura unica per tutti gli itteri e solo dopo aver individuato la causa a monte è possibile procedere con una terapia specifica. Le terapie possono essere molto varie ed includere una attesa vigile, un cambio delle abitudini alimentari (in caso di calcoli biliari o in caso di pseudo-ittero), uno o più farmaci e la chirurgia (ad esempio in caso di tumore del pancreas).

Di seguito sono riportate le classi di farmaci maggiormente impiegate nella terapia contro l’ittero:

  • Fenobarbital (es. Luminale, Gardenale, Fenoba FN): il farmaco appartiene alla classe degli anticonvulsivanti e viene utilizzato anche per il trattamento dell’ittero patologico nei neonati e nei bambini di età inferiore ai 12 anni. Indicativamente, si consiglia di assumere una dose di farmaco pari a 3-8 mg/kg al giorno, possibilmente frazionati in 2-3 dosi. Non superare i 12 mg/kg al giorno. Consultare il medico.
  • Albumina (es. Album.Um.Immuno, Albutein, Albital): disponibile in soluzione da iniettare per via endovenosa, l’albumina è utilizzata in terapia per la cura dell’ittero, specie per quello neonatale. Il farmaco è indicato per ostacolare l’accumulo di bilirubina nei tessuti. Il dosaggio e la durata del trattamento sono di competenza esclusivamente medica.

Farmaci utilizzati in terapia per curare l’ittero dipendente da calcoli alla cistifellea:

  • Acido chenodesossicolico: è il più importante acido biliare prodotto dal fegato. Il principio attivo viene utilizzato in terapia per aiutare a sciogliere i calcoli della cistifellea, anche nel contesto dell’ittero; il trattamento con questo farmaco è in grado di dissolvere, parzialmente o totalmente, i calcoli della cistifellea (costituiti da colesterolo), risolvendo pertanto l’ittero dipendente da calcoli alla colecisti. Consultare il medico per la posologia e la modalità di somministrazione.
  • Acido ursodesossicolico o ursodiolo (es. Ursobil HT, Acido Ursodes AGE, Litursol): la somministrazione di questi farmaci si è rivelata particolarmente indicata per la dissoluzione dei calcoli di colesterolo della cistifellea, anche nel contesto dell’ittero. La posologia raccomandata è la seguente: 8-12 mg/kg per os al dì, in dose unica, la sera o in due dosi frazionate; prolungare la terapia fino a due anni (terapia di mantenimento: 250 mg al dì). Il rispetto della modalità d’assunzione del farmaco è indispensabile per la guarigione della malattia (calcoli) e per cancellare gli effetti secondari (in questo caso, ittero).

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Farmaci utilizzati in terapia per la cura dell’ittero dipendente da mononucleosi:

  • Aciclovir (es. Aciclovir, Xerese, Zovirax): in alcuni casi di mononucleosi, eventualmente associata all’ittero, il medico prescrive questa sostanza, farmaco d’elezione per la cura dell’Herpes simplex.
  • Ibuprofene (es. Brufen, Moment, Subitene) il farmaco è un antinfiammatorio/analgesico (FANS): si raccomanda di assumere per os da 200 a 400 mg di principio attivo (compresse, bustine effervescenti) ogni 4-6 ore, al bisogno. In alcuni casi, l’analgesico può essere somministrato anche per via e.v. (da 400 a 800 mg ogni 6 ore, al bisogno).

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Calcolosi colecisti: sintomi, dieta e terapie dei calcoli biliari

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO COLICA BILIARE BILE CISTIFELLEA DOTTO CISTICO EPATICO COMUNE COLEDOCO CALCOLOSI DELLA COLECISTI FEGATO LITIASI COLELITIASI CALCOLI BILIARI RIMEDII calcoli della colecisti (o “calcolosi della colecisti” o “litiasi della colecisti” o “colelitiasi” o “calcoli della cistifellea” o “litiasi della cistifellea” o “calcoli biliari“, spesso impropriamente denominati anche Continua a leggere

Colecistite alitiasica: cause, dieta ed intervento

medicina-online-dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-cistifellea-cose-cosa-serve-dove-si-trovariabilitazione-nutrizionista-infrarossi-accompagno-commissioni-cavitazione-radiofrequenza-ecoLa colecisti (o cistifellea), ha il compito di raccogliere la bile, una sostanza densa prodotta dal fegato, che serve per il metabolismo dei grassi di origine alimentare (ad esempio il colesterolo). Questo piccolo organo è soggetto alla formazione di calcoli, i quali, ostruendo i dotti biliari, possono provocare un’infiammazione, ovvero una colecistite.
Si tratta di un disturbo più comune di quanto non si creda, che si può curare con una dieta adeguata e una terapia a base di antibiotici e analgesici, soprattutto quando si manifesti sotto forma acuta. Tuttavia, questa infiammazione della cistifellea può verificarsi anche in assenza di calcoli, ed ecco perché parliamo di colecistite alitiasica. In genere si verifica in una percentuale bassa rispetto alla tipologia legata ai calcoli biliari, circa il 5-10% dei casi, ma è più grave rispetto all’altra. Le cause possono essere diverse, tra queste le più probabili sono:

  • conseguenza di interventi chirurgici importanti;
  • infezioni sistemiche dell’organismo;
  • traumi addominali;
  • ustioni gravi;
  • digiuno prolungato;
  • nutrizione con le flebo per mesi;
  • deficit immunitari.

Anche se le cause sono diverse, la colecistite alitiasica si manifesta con gli stessi sintomi di quella provocata dai calcoli, ovvero:

  • dolore forte e improvviso, quasi insopportabile, al quadrante superiore destro dell’addome con riflesso alla schiena (zona sotto la scapola destra);
  • dolore prolungato, che si mantiene costante per almeno sei ore;
  • febbre (oltre i 38°);
  • nausea;
  • vomito;
  • brividi;
  • malessere generale.

Quando chiamare il medico?
È necessario contattare rapidamente il medico in caso di improvviso e forte dolore addominale, soprattutto se non migliora dopo qualche ora o se è accompagnato da altri sintomi caratteristici come ittero e/o febbre. Nell’impossibilità di contattare il medico farsi accompagnare in pronto soccorso.

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Pericoli
In assenza di una diagnosi e un appropriato trattamento alcuni casi di colecistite possono essere causa di gravi e pericolose complicazioni:

  • cancrena, con morte del tessuto della colecisti, che può ulteriormente causare complicazioni se l’infezione si diffonde nell’intero organismo (sepsi).
  • perforazione della cistifellea, con diffusione dell’infezione nell’addome (peritonite) e formazione di ascessi.

È infine possibile l’infiammazione del pancreas (pancreatite).

Diagnosi
La diagnosi è in genere formulata attraverso:

  • anamnesi (ricostruzione storia clinica del paziente, rilevazione fattori di rischio, stato di salute, storia clinica, …),
  • visita medica per l’osservazione di segni e sintomi caratteristici (come il segno di Murphy),
  • esami strumentali, primo fra tutti l’ecografia.

L’ecografia è il modo migliore per scoprire i calcoli biliari, ma può anche individuare la presenza di liquidi intorno alla cistifellea oppure l’ispessimento delle pareti, sintomi tipici della colecistite acuta. In molti casi, quando la bacchetta dell’ecografia viene appoggiata sull’addome in corrispondenza della cistifellea, i pazienti lamentano dolore. Sono talvolta necessari esami di imaging più sofisticati o di altro genere (risonanza magnetica, radiografia, …). La manovra di Murphy garantisce al medico una buona sensibilità nella diagnosi di colecistite acuta; viene effettuata attraverso una leggera pressione della colecisti del paziente mentre gli viene richiesto di inspirare profondamente, causando un dolore improvviso che lo costringerà all’interruzione dell’atto respiratorio. La patologia per cui più facilmente si osserva la positività della manovra di Murphy è la colecistite acuta, mentre in caso di colecistite cronica o semplice colica biliare il dolore sarà più sfumato.

Medicina di laboratorio
Gli esami del sangue possono in alcuni casi mostrare un aumento di:

  • gammaGT,
  • leucociti,
  • bilirubina (totale e diretta).

Gli altri esami possono individuare alcune complicazioni, ad esempio l’aumento di un enzima pancreatico (lipasi o amilasi) dovuto alla pancreatite. Se i globuli rossi sono alti, possono essere sintomo di infiammazione, ascesso, cancrena o perforazione della cistifellea.

Cura e terapia
La colecistectomia, cioè la rimozione chirurgica della cistifellea, è il trattamento di prima scelta della colecistite e viene quasi sempre effettuato a meno di gravi controindicazioni all’intervento chirurgico; può essere effettuata subito, entro un paio di giorni o nel giro di qualche settimana (a seconda dei rischi di complicazioni, dello stato di salute, dei sintomi, …). Rimandare l’intervento di solito diventa necessario per i pazienti affetti da disturbi che lo rendono rischioso (ad esempio se affetti da disturbi cardiaci, polmonari o renali). Se si sospetta una complicazione come un ascesso, la cancrena o la perforazione, è invece necessario intervenire d’urgenza perchè i rischi delle complicanze superano quelli legati all’intervento. Di solito l’operazione viene effettuata usando un tubicino flessibile, munito di telecamera a un’estremità e detto laparoscopio. Il laparoscopio, altri tubicini e gli strumenti chirurgici usati per rimuovere la cistifellea vengono inseriti attraverso piccole incisioni praticate nell’addome. Nei casi di grave infiammazione, shock o rischi insormontabili legati all’anestesia generale un radiologo interventista può intervenire inserendo un catetere di drenaggio percutaneo nella colecisti e trattando il paziente con con antibiotici fino a risoluzione dell’infiammazione acuta. Una colecistectomia può quindi essere valutata in seguito, se lo stato di salute dovesse migliorare. Alcuni pazienti potrebbero soffrire di coliche biliari anche dopo la rimozione della cistifellea e dei calcoli e la causa non è nota con esattezza, ma in genere i fastidi sono tutto sommato sopportabili/gestibili e tendono a sparire con il tempo.

Si può vivere senza cistifellea?
E’ possibile una vita senza cistifellea? A tale proposito leggi: Si può vivere senza cistifellea?

Dieta
Come accennato all’inizio dell’articolo, l’alimentazione influenza in maniera rilevante la comparsa dei calcoli nella cistifellea, che sono alla base della formazione del maggior numero di colecistiti. Non è certo un caso che la maggior parte delle persone che ne soffrono sono persone che hanno un’alimentazione squilibrata e ricca di grassi, o ancora coloro che sono particolarmente in sovrappeso, o ancora coloro che attuano delle diete molto drastiche per ridurre il peso. I calcoli alla colecisti sono infatti determinati soprattutto dall’eccesso di colesterolo nella bile: una cattiva alimentazione provoca il suo incremento all’interno di questo organo, e di seguito l’impossibilità di smaltirlo correttamente. Le quantità che rimangono all’interno della colecisti si solidificano creando i calcoli, piccoli “sassolini” delle dimensioni di pochi millimetri, di colore giallastro. Ebbene, per cercare di ridurre il rischio di calcoli è bene cercare di consumare molte fibre ed evitare i grassi. Mangiare dunque molta frutta e verdura, e incrementare l’apporto di fibre con la crusca, potrebbe essere il primo passo. Cercate inoltre di privilegiare le carni bianche e il pesce azzurro, evitando – di contro – le carni che sono ricche di grassi, o ancora i formaggi molto stagionati, il latte intero, gli insaccati, le fritture, i salumi.

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