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Colangiopancreatografia retrograda (ERCP): cos’è, preparazione, è dolorosa o pericolosa?
La colangiopancreatografia retrograda perendoscopica (o ERCP) è una procedura utilizzata nella diagnosi e nella cura di alcune malattie dei dotti biliari (canali che portano la bile e la secrezione del pancreas nell’intestino per i processi digestivi), della cistifellea e del pancreas.
COME SI ESEGUE?
Questa metodica consiste nell’introduzione di un tubo particolare (endoscopio), del diametro di poco superiore al centimetro, attraverso la bocca e lungo l’esofago e lo stomaco fino a raggiungere l’intestino (duodeno) dove sboccano i dotti che portano le secrezioni dal fegato e dal pancreas.
Per evitare il fastidio e la sensazione di vomito che il passaggio dell’endoscopio attraverso la gola può provocare, prima dell’esame viene spruzzato un anestetico in gola, o è somministrata una compressa anestetica. Viene inoltre somministrato un sedativo o un anestetico, per rendere la procedura meglio tollerata.
Attraverso lo sbocco dei dotti biliari e pancreatico nel duodeno (chiamato papilla di Vater) viene iniettato del mezzo di contrasto per visualizzare le vie biliari e il pancreas. Per tale motivo il paziente viene fatto sdraiare su un tavolo radiologico che consentirà di scattare delle radiografie dei dotti biliari e di quelli pancreatici. Nel caso le radiografie mostrano dei calcoli, il medico può allargare lo sbocco in duodeno della via biliare con un particolare bisturi elettrico senza che questo provochi alcun fastidio o dolore. Il calcolo o i calcoli vengono estratti con un particolare cestello o con un palloncino. Dall’intestino i calcoli verranno eliminati spontaneamente, senza alcun ulteriore fastidio. Qualche volta può essere necessario lasciare all’interno dei dotti biliari un piccolo sondino, poi viene fatto uscire dal naso, che può servire per effettuare lavaggi della via biliare o controlli radiologici, senza ulteriori fastidi. Nel caso la radiografia dimostri un restringimento dei dotti, causa dei disturbi lamentati dal paziente, può essere lasciato all’interno dei dotti biliari un piccolo tubo di plastica o metallico (endoprotesi), che permette un costante passaggio della bile nell’intestino.
Qualche volta questo piccolo tubo deve essere rimosso o sostituito qualche mese più tardi.
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A COSA SERVE?
È una delle procedure più precise per lo studio delle malattie che interessano i dotti biliari e pancreatici, in quanto consente una visualizzazione diretta, attraverso l’introduzione di mezzo di contrasto nella papilla di Vater (sbocco dei dotti nell’intestino). Le immagini radiologiche che si ottengono sono di maggior qualità e più dettagliate di quanto è possibile avere con altre metodiche.
L’ERCP consente di diagnosticare e distinguere le cause dell’ittero (colorazione gialla della pelle e degli occhi), evidenziando eventuali ostruzioni delle vie biliari e pancreatiche che possono richiedere un trattamento diverso (per esempio un intervento chirurgico) rispetto ad altre, come l’epatite, che può essere curata con terapie mediche.
L’ERCP è utile anche in un paziente che non è itterico, ma i cui sintomi o gli esami di laboratorio e radiologici suggeriscano la possibilità di una patologia dei dotti biliari e del pancreas.
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QUALI SONO LE COMPLICANZE?
L’ERCP è una procedura generalmente ben tollerata, ma come per tutte le procedure esistono dei limiti e alcune complicanze. In circa il 5-15% dei casi l’esame può non riuscire per situazioni anatomiche che non consentono all’endoscopio di raggiungere il duodeno, e/o di visualizzare i dotti biliari e pancreatici.
Le complicanze più frequenti sono la pancreatite, l’infezione delle vie biliari, l’emorragia della papilla e la perforazione dell’intestino, rare (meno dell’1%) quando la procedura viene fatta solo per diagnosi, un po’ più frequenti quando l’esame ha anche scopo terapeutico (taglio della papilla con estrazione di calcoli, dilatazione di un restringimento con eventuale posizionamento di un’endoprotesi). Esiste poi un rischio potenziale, anch’esso piuttosto basso, di reazioni avverse alla somministrazione dei sedativi. Questi rischi vengono ovviamente soppesati con i benefici che ci si attende dalla procedura e comunque sono generalmente inferiori, quando si effettui l’ERCP a scopo terapeutico, ai rischi dell’intervento chirurgico.
La maggior parte di queste complicanze non richiedono un intervento chirurgico, a cui si ricorre raramente.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Differenza tra calcoli biliari e renali
Prima di trattare l’argomento dobbiamo capire che cosa si intenda in medicina con il termine “calcoli”.
Cos’è un “calcolo”?
In ambito medico il calcolo è una concrezione (cioè un aggregato) di sali minerali associati o meno a sostanze organiche che si forma nell’organismo, specialmente dentro condotti ghiandolari ed in alcuni organi cavi per precipitazione e successiva aggregazione di sostanze prima disciolte nei relativi secreti. Pur potendo esistere molti tipi di calcoli, in genere in medicina si fa riferimento a due tipologie specifiche di calcoli clinicamente rilevanti:
- calcoli renali: quelli che si formano nelle vie urinarie e determinano calcolosi renale;
- calcoli biliari: che si formano nella cistifellea e nei dotti biliari e determinano colelitiasi (calcolosi delle colecisti).
Calcoli renali
I calcoli renali possono variare da pochi millimetri ad alcuni centimetri. A seconda della loro composizione abbiamo quattro tipi di calcoli renali: ossalato e fosfato di calcio (80%), acido urico (15%), magnesio-ammonio-fosfato – detto anche struvite – (5%) e cistina (molto raramente). I calcoli renali si formano a causa di ipersaturazione delle urine da parte delle stesse sostanze che compongono i calcoli, che a loro volta precipitano dando luogo alla formazione di cristalli che pian piano si accumulano stratificandosi e dando luogo al calcolo.
- per esempio l’iperuricemia (dando luogo poi alla gotta),
- oppure problemi endocrini (l’iperparatiroidismo),
- la dieta errata (ricca in proteine ed ossalati),
- problematiche di tipo infettivo (infezioni urinarie da parte di germi gram-negativi che alcalinizzano le urine),
- oppure ancora in anomalie ereditarie (calcolosi cistinica).
Per approfondire, continua la lettura con i seguenti articoli:
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- Calcolo bloccato nell’uretere: sintomi, espulsione, operazione
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- Renella (sabbia renale): cause, cure e differenze con i calcoli renali
Calcoli biliari
Anche in questo caso i calcoli possono presentare una dimensione che va da pochi millimetri a qualche centimetro. Si presentano come formazioni dure simili a sassi. Colpisce circa il 10 – 15% della popolazione e sembra avere una preferenza per il sesso femminile (soprattutto dovuto a gravidanze multiple, obesità o dimagrimenti rapidi). I calcoli biliari sono essenzialmente di due tipi: i calcoli di colesterolo e i calcoli pigmentati, a loro volta distinti in bruni e neri. Le cause di formazione di questi calcoli sono differenti a seconda del tipo di calcolo.
I calcoli di colesterolo rappresentano il 70% circa dei calcoli nei paesi occidentali. In questi casi il fegato produce una bile satura in colesterolo (a causa del mancato equilibrio, per esempio, con i sali biliari e i fosfolipidi). Questo mancato equilibrio porterà ad un’emissione di bile satura in colesterolo che favorirà la formazione di calcoli.
Nei calcoli pigmentati troveremo invece della bilirubina non coniugata che si combinerà e precipiterà col calcio, in modo da formare bilirubinati di calcio. I calcoli pigmentati bruni si associano normalmente ad infezioni (si riscontrano più che altro in Asia), mentre quelli neri sono normalmente concomitanti a malattie del sangue o si riscontrano in pazienti cirrotici: si riscontrano solo nella colecisti.
Per approfondire, continua la lettura con i seguenti articoli:
- Calcolosi colecisti: sintomi, dieta e terapie dei calcoli biliari
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Differenza tra calcoli e polipi
Il calcolo è una concrezione (cioè un aggregato) di sali minerali associati o meno a sostanze organiche che si forma nell’organismo, specialmente dentro condotti ghiandolari ed in alcuni organi cavi per precipitazione e successiva aggregazione di sostanze prima disciolte nei relativi secreti. Normalmente facciamo riferimento a due tipologie di calcoli clinicamente rilevanti:
- calcoli renali: quelli che si formano nelle vie urinarie e determinano calcolosi renale;
- calcoli biliari: che si formano nella cistifellea e nei dotti biliari e determinano colelitiasi.
Con “polipo” in medicina si indica un’escrescenza patologica che si forma su una mucosa, una sierosa o all’interno del connettivo sinoviale, sporgente in una cavità del corpo o in un canale. Di solito si tratta di una neoformazione di carattere benigno, mentre per le neoformazioni di carattere maligno è più appropriata la definizione di carcinoma o adenocarcinoma. Se il polipo aderisce direttamente al tessuto, si parla di polipo sessile, mentre se aderisce mediante un peduncolo, il polipo si definisce peduncolato.
In particolare i “polipi della colecisti” sono rilevazioni della mucosa che riveste internamente la parete della colecisti. Queste formazioni sono molto comuni, inoltre la grande maggioranza di esse è del tutto benigna e rappresentata da polipi di colesterolo. Una piccola parte è rappresentata da adenomi o da papillomi della parete, che sono considerati veri e propri tumori benigni della parete della colecisti.
La maggior parte dei polipi della colecisti si forma a causa dei calcoli. La colesterolosi che è alla base della formazione dei polipi nella parete della colecisti è caratterizzata dall’accumulo di trigliceridi in particolari cellule (i macrofagi) della parte di parete che si chiama lamina propria. Questo accumulo è quello che dà origine all’aspetto ecografico di piccoli polipi. I polipi di colesterolo sono formati da queste cellule che contengono colestrerolo e che sono ricoperte da un singolo strato di cellule dell’epitelio. Il motivo della loro formazione tuttavia è sconosciuto. Alcuni scienziati pensano che queste lesioni possano derivare da depositi diretti di colesterolo che proviene dal colesterolo presente nel sangue, altri ritengono che steroli liberi possano essere trasferiti dalla bile alla mucosa che costituisce la parete della colecisti e che lo sviluppo dei polipi possa essere associato con un’alterata sintesi epatica del colesterolo stesso.
Sia calcoli biliari, che polipi biliari, pur essendo strutture diverse, possono dare origine a colica biliare, in quanto entrambi possono causare una ostruzione del flusso di bile all’interno dei condotti biliari.
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