Sangue nel bianco dell’occhio: devo preoccuparmi? Quali i rimedi?

MEDICINA ONLINE MACCHIA PUNTINO SANGUE ROSSA ROSSO VIVO IN OCCHIO COSA FARE RIMEDI DEVO PREOCCUPARVI VADO MEDICO SCLERA BIANCO NON VEDO IFEMA EMORRAGIA SOTTOCONGIUNTIVALE IPOSFAGMAQuando si parla genericamente di “sangue nell’occhio”, il paziente può riferirsi a due condizioni diverse: Continua a leggere

Sclera blu, grigiastra, rossa, gialla, scura, arrossata o gonfia: cosa indica?

MEDICINA ONLINE SCLERA BLU ROSSA GIALLA NERA MARRONE GONFIA VISTA OCCHIO NERVO OTTICO 2 CRANICO CHIASMA OTTICO MIOPIA CECITA FUNZIONE PALLIDO GLAUCOMA RETINA PUCKER MACULARE RETINOBLASTOMA DISTACCO VITREO UMOR CATARATTA.jpgLa sclera è la parte dell’occhio comunemente chiamata “bianco dell’occhio” ed è una membrana fibrosa che riveste in gran Continua a leggere

Sclera: anatomia, funzioni e patologie in sintesi

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Cornea: anatomia, funzioni e patologie in sintesi

MEDICINA ONLINE OCCHIO OCCHI COLORE ETEROCROMIA OCCHI CON COLORE DIVERSO DIVERSITA CIGLIA PELI AZZURRI CASTANI CHIARI SCURI BIOTIPO FOTOTIPO SOLE PELLE SGUARDO VISTA VISIONE CIECO

I riflessi visibili sull’occhio sono dovuti alla cornea

La cornea è la membrana trasparente convessa anteriormente situata nella parte anteriore dell’occhio; costituisce la porzione Continua a leggere

Differenza tra cornea, sclera, congiuntiva, retina, iride, vitreo e cristallino

MEDICINA ONLINE OCCHIO EYE EYES ANATOMY RETINA FOVEA CORPO VITREO CORNEA VISTA VISION SCLERA COROIDE MACULA CRISTALLINO LIMBUS NEO MELANOMA NEVO MIOPIA DALTONISMO PRESBIOPIA STRABISMO OCL’occhio è una struttura apparentemente semplice, ma in realtà molto complessa. Cerchiamo oggi di fare un po’ di chiarezza, anche aiutandoci con l’immagine proposta qui in alto.

CORNEA

La cornea è la parte trasparente dell’occhio in diretto contatto col mondo esterno, ha uno spessore medio di 530/540 microns con una variabilità fisiologica piuttosto importante  ( dai 420 a oltre i 600 microns); non ha solo la funzione di permettere alle luce ( e quindi alle immagini ) di “arrivare” sulla retina, ma è anche la lente dell’occhio con il maggior potere diottrico. Per permettere e mantenere la sua trasparenza, è un tessuto avascolare, cioè non è direttamente raggiunta dai vasi sanguigni, nella sua quasi totalità ( fa eccezione il limbus cioè la sua la periferia ); ma dato che come tutti i tessuti viventi consuma energia e produce “sostanze di rifiuto”, a questo compito principale è deputata la lacrimazione, che non ha quindi il solo compito di lubrificare, ma anche di nutrire. La lacrimazione ha poi anche il compito di “difendere” la cornea dall’azione di batteri,  virus e funghi, e così al suo interno si trovano sostanze deputate a questo scopo.

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IRIDE

L’iride è quella parte dell’occhio che ne definisce il colore, visibile dietro la cornea data la trasparenza di quest’ultima; il suo compito è regolare la quantità di luce che deve entrare nell’occhio e funziona come il diaframma delle  macchine fotografiche ( o forse sarebbe meglio dire il contrario!) e questo diaframma in genere è indicato col nome di PUPILLA, cioè il foro centrale dell’iride che per l’appunto varia nel suo diametro in funzione della luce che deve entrare nell’occhio.

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SCLERA

La sclera è una sorta di guscio esterno dell’occhio, che ha la forma di una pallina da ping-pong, che nella sua parte anteriore si continua nella cornea, e nella parte posteriore ha un foro attraverso cui passa il nervo ottico; di colore bianco nell’età adulta, nei bambini ha spesso tendenza al bluastro perché più sottile ed in trasparenza si vede la sottostante coroide, mentre in età avanzata ha colore giallastro.

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CONGIUNTIVA

La congiuntiva è una sottile membrana che riveste la sclera nella sua parte esposta e le palpebre: ricca di vasi e ghiandole che concorrono alla produzione della lacrima, ha il compito di proteggere le parti esterne dell’occhio e di lubrificare i movimenti del bulbo.

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CRISTALLINO

Il cristallino, o lente, è posizionato subito dietro l’iride, è una lente di ingrandimento e in pazienti senza difetti visivi associando il suo potere diottrico con quello della cornea (l’altra lente presente nell’occhio) permette all’immagine percepita di andare perfettamente a fuoco sulla retina e quindi avere una visione nitida e a fuoco; fino a circa 45 anni è poi in grado di modificare la sua forma e permettere una visione limpida  anche per vicino, funzionando come uno zoom. Intorno a quell’età inizia una progressiva facosclerosi ( irrigidimento del cristallino) e un’azione meno potente del muscolo ciliare che su di esso agisce: la sinergia di questi due fattori fa si che sempre più si perde la capacità di “zoomare” per vicino, è la presbiopia che ci obbliga all’uso di occhialini per poter leggere.  Quando poi il cristallino si opacizza per “ossidazione” della sua struttura dovuta al processo di invecchiamento (ma può anche succedere in età giovanile per traumi, terapie mediche o per alcuni tipi di patologie o può anche essere congenita) abbiamo la cataratta che aumentando progressivamente fa sempre  più calare la vista fino a dover estrarre il cristallino opacizzato (= la cataratta) e sostituirlo con uno artificiale.

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VITREO

Il vitreo è una sostanza gelatinosa che riempie la maggior parte del volume interno dell’occhio ( circa i quattro quinti), in condizioni fisiologiche  è perfettamente trasparente e aderente alla retina  in alcuni punti elettivi ( ora serrata, papilla ottica,..) e al cristallino; i suoi compiti sono di tipo diottrico ( trasmissione della luce), di protezione della retina e del cristallino dai traumi bulbari e dai movimenti del bulbo stesso per la loro rapidità, ha funzioni metaboliche, ecc. Coll’avanzare dell’età ( ma anche in età giovanile nei miopi e in seguito a stati flogistici ) il vitreo va incontro a fluidificazione con l’alterazione delle fibre collagene che divengono “visibili” come puntini grigi o fili o capelli o “mosche volanti” e si dicono miodesopsie:possono essere molto fastidiose all’inizio soprattutto se si posizionano centralmente alla retina e in genere allarmano il paziente: in realtà raramente questa manifestazione sfocia in complicazioni retiniche, ma può succedere, soprattutto se alla miodesopsie si associano le fotopsie cioè la visione di luci come lampi interni all’occhio: le due cose associate sono spesso la manifestazione clinica del distacco posteriore di vitreo; in queste situazioni è consigliabile una visita presso il proprio  oculista di fiducia per escludere complicanze retiniche.

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RETINA

La retina è la struttura che permette la trasmissione dell’immagine giunta nell’occhio alle zone del cervello deputate alla visione, e questa trasmissione la effettua trasformando lo stimolo luminoso in stimolo elettrico e convogliando il tutto attraverso il nervo ottico; funzionalmente la zona di gran lunga più importante è il cosiddetto polo posteriore dove si concentrano la maggioranza delle cellule deputate alla percezione della luce e dei colori:  i coni e i bastoncelli : hanno una distribuzione differente avendo anche compiti differenti: i bastoncelli sono in numero molto superiore rispetto ai coni , ci permettono la visione scotopica (con bassa illuminazione) in bianco e nero e sono periferici al polo posteriore,  i coni sono numericamente inferiori, concentrati al centro del polo posteriore in una zona detta fovea e permettono la visione distinta delle immagini e dei colori e sono i responsabili dell’acuità visiva ( i famosi 10/10 ) del nostro occhio.

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Ittero emolitico, colestatico, ostruttivo, neonatale: significato, occhi, cura

MEDICINA ONLINE ITTERO BILIRUBINA EMOLITICO COLESTATICO OSTRUTTIVO NEONATALE SIGNIFICATO CISTIFELLEA SCLERA  COLECISTI BILE GRASSI DIGESTIONE DOTTO CISTICO COLEDOCO COMUNE FEGATO PANCREAS DUODENO DIGESTIONE DIGERENTE APPAR.jpgCon “ittero” in medicina si intende un segno caratterizzato da colorazione giallastra della pelle, delle sclere e delle mucose causata dall’eccessivo innalzamento dei livelli di bilirubinemia, cioè della bilirubina nel sangue. Affinché l’ittero sia visibile il livello di bilirubina deve superare 2,5 mg/dL. Un ittero lieve (sub-ittero), osservabile esaminando le sclere alla luce naturale, è di solito evidenziabile quando i valori della bilirubina sierica sono compresi tra 1,5 – 2,5 mg/dl. L’ittero è una condizione parafisiologica nel neonato, mentre è frequentemente segno di patologia nell’adulto. La bilirubina deriva dal catabolismo dell’eme (molecola contenuta nell’emoglobina), ed è presente nel corpo umano in due forme: forma indiretta, che si trova normalmente in circolo ed è veicolata dall’albumina plasmatica; forma diretta, in cui la bilirubina è coniugata con l’acido glucuronico, indice che è stata glucoronoconiugata dal fegato e resa idrofila, adatta ad essere eliminata con la bile. L’identificazione di quale delle due forme di bilirubina è presente in eccesso dà un’indicazione sulle cause dell’ittero.

L’ittero non deve essere confuso con una forma di colorazione giallastra della cute simile, denominata “carotenodermia” o “pseudo-ittero“. Per approfondire: Pelle gialla: differenza tra ittero e carotenodermia

Ittero emolitico (con iperbilirubinemia non coniugata o indiretta)

È dovuto a un’aumentata produzione di bilirubina e/o ad un’impossibilità da parte del fegato di effettuare il processo di coniugazione con acido glucuronico. La produzione di bilirubina aumenta in corso di emolisi, cioè a un’aumentata distruzione di globuli rossi. Questo avviene in alcune malattie del sangue:

  • aumentato stress ossidativo in concomitanza di deficit enzimatici dei globuli rossi (come il deficit di G6P-DH, glucosio-6-fosfato deidrogenasi, volgarmente noto come “favismo”);
  • trasfusione di sangue non compatibile;
  • anemia emolitica autoimmune;
  • Emolisi neonatale per immunizzazione nella prima gravidanza di madri Rh- che concepiscano nuovamente figli Rh+;
  • sindrome di Gilbert o sindrome di Crigler-Najjar.

Leggi anche: Bilirubina diretta e indiretta: ittero, significato, patologie collegate

Ittero colestatico (con iperbilirubinemia coniugata o diretta)

È dovuto a colestasi, una condizione in cui la bilirubina viene normalmente prodotta e va a costituire la bile, ma questa incontra un ostacolo e non può percorrere il normale tragitto che la porterebbe nell’intestino e quindi a essere eliminata con le feci.

Questo porta ad altri sintomi e segni che coesistono in questi tipi di ittero:

  • urine color marsala (o color coca-cola); questo è dovuto al fatto che la bilirubina diretta, essendo idrosolubile (a differenza di quella indiretta), una volta in circolo può essere eliminata con le urine, conferendogli il caratteristico colore
  • feci ipocoliche o acoliche. Dovute al fatto che il colore delle feci è normalmente dato proprio dai pigmenti biliari, che in questa situazione non raggiungono l’intestino
  • prurito. Infatti nella bile sono presenti anche i sali biliari, che quando vanno in circolo tendono a depositarsi a livello cutaneo, dando appunto un intenso prurito

La cause di ittero colestatico di gran lunga più frequente è la calcolosi della colecisti, quando un calcolo si incunea nel dotto biliare causa un ostacolo al deflusso della bile, e quindi ittero. Per quanto feci ipocoliche e bilirubinuria siano caratteristiche nell’ittero colestatico possono presentarsi anche in altre patologie intra-epatiche non ostruttive, non sono dunque segni bastevoli per una diagnosi.

Le principali cause di ittero ostruttivo sono:

  • neoplasie delle vie biliari e dell’intestino;
  • calcolosi;
  • papilliti;
  • odditi;
  • pancreatiti croniche;
  • cisti;
  • neoplasie via biliare extraepatica;
  • compressioni da masse anomale esterne, come il carcinoma testa del pancreas;
  • sindrome di Dubin-Johnson;
  • sindrome di Rotor.

Leggi anche: Tumore al pancreas: aspettativa di vita, sopravvivenza, guarigione

Ittero neonatale

L’ittero neonatale solitamente viene considerato fisiologico ed è causato da aumentata emocateresi, ovvero distruzione di emazie, tale da non essere supportato dalle capacità epatiche, essendo il fegato ancora immaturo. Si osserva in circa il 50% dei neonati a termine e nell’80% dei neonati pretermine. Si presenta in seconda/terza giornata e può durare fino a 8 giorni nei neonati a termine e fino a 14 nei pretermine. I livelli di bilirubina solitamente si assestano senza alcun intervento. I neonati con l’ittero neonatale vengono trattati con l’esposizione ad una intensa luce blu (fototerapia). L’ittero neonatale può provocare danni permanenti quando la sua concentrazione supera i 20–25 mg/dl, ovvero in caso di Kernicterus in quanto la bilirubina ha degli effetti tossici sul sistema nervoso centrale.

Leggi anche: Parto prematuro: cause, fattori di rischio, prevenzione e psicologia dei genitori

Terapia dell’ittero

Se l’ittero neonatale viene considerato una forma pseudo-fisiologica e reversibile dopo pochi giorni dalla nascita, quindi non una condizione particolarmente pericolosa, al contrario l’ittero che si manifesta durante l’età adulta è invece più allarmante ed è in genere la spia di una patologia in atto che può essere più o meno grave e curabile. I neonati che manifestano ittero non vengono generalmente sottoposti ad alcun trattamento; solo in alcuni casi, i piccoli pazienti sono esposti alla fototerapia. Solo in rare circostanze, l’ittero neonatale viene considerato patologico; ad esempio, quando compare già dal primo giorno di vita, quando la concentrazione di bilirubina diretta supera il valore di 1,5-2 mg/dl o quando la condizione persiste per oltre due settimane. Nei casi problematici, è possibile somministrare per via endovenosa dosi di albumina, utili per impedire il deposito di bilirubina nei tessuti e, talvolta, fenobarbital.

L’ittero che si manifesta durante l’età adulta – come prima accennato – è più problematico. In caso di ittero si raccomanda di sottoporsi a tutti gli accertamenti utili per isolare la causa scatenante: dal momento che l’eziologia può essere molto varia, non esiste una cura unica per tutti gli itteri e solo dopo aver individuato la causa a monte è possibile procedere con una terapia specifica. Le terapie possono essere molto varie ed includere una attesa vigile, un cambio delle abitudini alimentari (in caso di calcoli biliari o in caso di pseudo-ittero), uno o più farmaci e la chirurgia (ad esempio in caso di tumore del pancreas).

Di seguito sono riportate le classi di farmaci maggiormente impiegate nella terapia contro l’ittero:

  • Fenobarbital (es. Luminale, Gardenale, Fenoba FN): il farmaco appartiene alla classe degli anticonvulsivanti e viene utilizzato anche per il trattamento dell’ittero patologico nei neonati e nei bambini di età inferiore ai 12 anni. Indicativamente, si consiglia di assumere una dose di farmaco pari a 3-8 mg/kg al giorno, possibilmente frazionati in 2-3 dosi. Non superare i 12 mg/kg al giorno. Consultare il medico.
  • Albumina (es. Album.Um.Immuno, Albutein, Albital): disponibile in soluzione da iniettare per via endovenosa, l’albumina è utilizzata in terapia per la cura dell’ittero, specie per quello neonatale. Il farmaco è indicato per ostacolare l’accumulo di bilirubina nei tessuti. Il dosaggio e la durata del trattamento sono di competenza esclusivamente medica.

Farmaci utilizzati in terapia per curare l’ittero dipendente da calcoli alla cistifellea:

  • Acido chenodesossicolico: è il più importante acido biliare prodotto dal fegato. Il principio attivo viene utilizzato in terapia per aiutare a sciogliere i calcoli della cistifellea, anche nel contesto dell’ittero; il trattamento con questo farmaco è in grado di dissolvere, parzialmente o totalmente, i calcoli della cistifellea (costituiti da colesterolo), risolvendo pertanto l’ittero dipendente da calcoli alla colecisti. Consultare il medico per la posologia e la modalità di somministrazione.
  • Acido ursodesossicolico o ursodiolo (es. Ursobil HT, Acido Ursodes AGE, Litursol): la somministrazione di questi farmaci si è rivelata particolarmente indicata per la dissoluzione dei calcoli di colesterolo della cistifellea, anche nel contesto dell’ittero. La posologia raccomandata è la seguente: 8-12 mg/kg per os al dì, in dose unica, la sera o in due dosi frazionate; prolungare la terapia fino a due anni (terapia di mantenimento: 250 mg al dì). Il rispetto della modalità d’assunzione del farmaco è indispensabile per la guarigione della malattia (calcoli) e per cancellare gli effetti secondari (in questo caso, ittero).

Leggi anche: Calcolosi colecisti: sintomi, dieta e terapie dei calcoli biliari

Farmaci utilizzati in terapia per la cura dell’ittero dipendente da mononucleosi:

  • Aciclovir (es. Aciclovir, Xerese, Zovirax): in alcuni casi di mononucleosi, eventualmente associata all’ittero, il medico prescrive questa sostanza, farmaco d’elezione per la cura dell’Herpes simplex.
  • Ibuprofene (es. Brufen, Moment, Subitene) il farmaco è un antinfiammatorio/analgesico (FANS): si raccomanda di assumere per os da 200 a 400 mg di principio attivo (compresse, bustine effervescenti) ogni 4-6 ore, al bisogno. In alcuni casi, l’analgesico può essere somministrato anche per via e.v. (da 400 a 800 mg ogni 6 ore, al bisogno).

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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