Testicolo ritenuto (criptorchidismo ectopico e vero): diagnosi, terapia e complicazioni

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma TESTICOLO RITENUTO CRIPTORCHIDISMO TERAP Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgCon testicolo ritenuto o criptorchidismo (dal greco “cripto”, nascosto) ci si riferisce ad una malformazione urologica, caratterizzata dalla mancata discesa del testicolo nel sacco scrotale. Il criptorchidismo può associarsi ad altre anomalie del tratto genito-urinario (es: ipospadia) e nel 70% dei casi riguarda il testicolo destro. Il testicolo anomalo si può trovare in un punto qualsiasi del tragitto che normalmente compie durante la vita fetale dal polo inferiore del rene allo scroto attraversando il canale inguinale. L’interruzione di questo cammino fisiologico porta ad avere il testicolo in una posizione diversa da quella normale che è quella costituita dallo scroto.

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Sede del testicolo ritenuto: differenza tra criptorchidismo vero ed ectopico

Il più delle volte il testicolo lo troviamo nel sottocutaneo della regione inguinale od in sede sottofasciale in pieno canale inguinale (criptorchidismo vero). In tali casi nello scroto esiste un solo testicolo (quello disceso normalmente) e quindi l’altro è “nascosto”. Il testicolo nascosto (testicolo criptorchide) si può classificare in base alla sua posizione nel tragitto di discesa:

  • addominale alta,
  • addominale bassa,
  • inguinale,
  • soprascrotale,
  • scrotale alta.

Quando invece il testicolo si viene a trovare in un punto al di fuori del tragitto del percorso previsto per la sua “migrazione” dalla cavità addominale allo scroto, si parla di ectopia testicolare o criptorchidismo ectopico.

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Inoltre il testicolo può essere:

  1. testicolo ectopico: testicolo disceso oltre l’anello inguinale esterno ma è posizionato all’esterno al di fuori dello scroto;
  2. testicolo ritenuto: il testicolo è posto a monte dell’anello inguinale esterno lungo la via di migrazione dello stesso (fino al rene).

Nel bambino il criptorchidismo va anche distinto dal “testicolo retrattile” (testicolo normalmente disceso nello scroto, ma in grado di risalire nel canale inguinale per mezzo del riflesso cremasterico e da dove può essere manualmente riportato in sede) e dal “testicolo mobile” (testicolo normalmente disceso nello scroto, che si muove facilmente dentro e fuori dal sacco scrotale per effetto della contrazione del muscolo cremastere). Vi sono poi dei casi di criptorchidismo acquisito (testicolo normalmente disceso alla nascita, che successivamente risale nel canale inguinale ad es. a seguito di un’ernia e non è più riposizionabile in sede). Ancora diverso è il caso di completa assenza di entrambi i testicoli (anorchidia) o di uno soltanto (monorchidia).

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Quanto è diffuso?

Il criptorchidismo si realizza nel 3-5% dei nati a termine e nel 9-30% dei pre-termine. In Italia, secondo queste percentuali, annualmente possiamo avere dai 10.000 ai 90.000 casi. Il criptorchidismo ha una frequenza di circa 1 bambino su 100, la sua incidenza sembra essere aumentata negli ultimi 30 anni soprattutto a causa dell’aumentata esposizione a tossici ambientali (estrogeni, pesticidi, radiazioni).

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Criptorchidismo nel neonato

Il criptorchidismo è abbastanza frequente nel neonato, ma generalmente regredisce entro il primo anno di età, con una discesa spontanea del testicolo, attraverso il canale inguinale, nel sacco scrotale senza che vi siano interventi terapeutici.

Quando preoccuparsi?

La mancata discesa del testicolo è da considerarsi patologica se non avviene entro il termine del primo anno di vita.

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Cause

Le cause di questa malformazione sono congenite per mancata formazione e/o attivazione di strutture e fattori che sovrintendono allo sviluppo del testicolo. Alla luce di recenti studi, volti alla ricerca della cause che contribuiscono alla manifestazione del criptorchidismo, è emerso che questo difetto genitale risulti notevolmente influenzato dagli ormoni. Più precisamente, si tratta di disfunzioni ormonali a livello ipotalamico ed ipofisario: l’insensibilità del testicolo alle gonadotropine (insieme di ormoni che stimolano le gonadi: FSH, LH, hCG) sembra essere la causa principale del criptorchidismo. Nonostante quanto affermato, il meccanismo che regola la responsività ormonale rimane tuttora oggetto di studio per molti autori, poiché non ci sono dimostrazioni inconfutabili. Sembra, comunque, che anche il testosterone vi sia implicato.
Inoltre il particolare peptide INSL3, fattore 3-insulino-simile(INSulin-Like factor 3,) sembra essere l’elemento imputabile alla discesa del testicolo, precisamente durante la fase embrionale: è chiaro come un’alterazione genetica di questo fattore possa considerarsi, a tutti gli effetti, una causa di criptorchidismo.
Oltre alla mutazione genetica di INSL3, anche altre patologie potrebbero considerarsi elementi causali di criptorchidismo, tra cui:

  • l’ipospadia, una anomalia congenita causata dall’incompleto sviluppo dell’uretra, viene spesse volte associata al criptorchidismo;
  • il micropene, la condizione in cui la lunghezza del membro risulta inferiore a 2,5 deviazioni standard rispetto alla norma. Il micropene sembra essere provocato da una carenza di gonadotropine durante lo stadio fetale;
  • la retrazione del gubernaculum testis, il legamento scrotale che collega il testicolo alla regione inguinale, responsabile sia della “spinta” della gonade verso la borsa scrotale, sia del suo mantenimento all’interno della sacca;
  • la sindrome della disgenesia testicolare (TDS) potrebbe causare criptorchidismo: la TDS sembra essere l’esito di anomalie embrionali e fetali, conseguenza, a sua volta, di fattori ambientali (ad esempio inquinamento).

I fattori causali responsabili del criptorchidismo acquisito sono spesso controversi; ad ogni modo, questi sembrano imputabili ad interventi chirurgici per l’ernia inguinale.

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Diagnosi

La diagnosi del criptorchidismo non risulta particolarmente complicata, tutt’alto: in particolare, nei casi di criptorchidismo monolaterale senza ipospadia (anomalo sviluppo dell’uretra), gli accertamenti di laboratorio non sono indispensabili, poiché già dal semplice esame obiettivo il medico evince il disturbo del paziente. Situazione differente si ha, invece, nelle forme bilaterali o monolaterali di criptorchidismo con ipospadia, in cui gli accertamenti diagnostici di laboratorio, considerando la possibilità di un’anorchia (assenza di entrambi i testicoli), sono pressoché imprescindibili: LH, FSH, cariogramma (rappresentazione del corredo cromosomico di una cellula/individuo) e valutazione del testosterone pre/post stimolazione con hCG (human chorionic gonadotropin).

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Complicanze

La mancata discesa del testicolo nella sacca scrotale porta ad una alterazione del funzionamento dell’organo, non solo in termini di produzione degli spermatozoi (riduzione) ma anche in termini di riproduzione cellulare con tendenza allo sviluppo di tumori maligni del testicolo. Sembra che ad influire negativamente sia la temperatura (il testicolo ritenuto ha una temperatura di 1 grado maggiore di quello in sede normale), quindi si rende necessario riposizionare il testicolo nello scroto prima della pubertà per evitare problemi di sterilità. Se invece l’intervento si effettua tardivamente le possibilità di ripresa sono minori od addirittura nulle. In tali casi si preferisce asportare il testicolo sia per evitare il rischio di neoplasie sia perché è dimostrato che il testicolo superstite talora funziona meglio in assenza di testicolo criptorchide.

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Terapie

Esistono terapie mediche (da effettuare entro il primo anno di età) e chirurgiche (se entro il primo anno di età il testicolo non è disceso nella sacca scrotale) da attuare in età pediatrica per prevenire i danni sulla fertilità e per migliorare le possibilità diagnostiche precoci di tumori testicolari.
L’iter terapeutico del criptorchidismo prevede che il testicolo venga riportato all’interno dello scroto precocemente (entro il biennio di vita) con un trattamento medico e/o chirurgico appropriato in modo da salvaguardarne la sua funzionalità e in modo da evitare che vada incontro ad una degenerazione neoplastica (circa il 12% dei tumori testicolari riscontrati in età adulta sono correlati a criptorchidia). Ogni decisione di trattamento è comunque rimandata al compimento del 12º mese di età quando è terminato il periodo in cui è ancora possibile assistere ad una discesa spontanea. La terapia medica (di tipo ormonale) deve essere eseguita entro i primi 18 mesi di vita e porta ad una risoluzione del problema nel 15-30% dei casi. Il trattamento chirurgico del criptorchidismo infantile mira a riportare il testicolo nella sacca scrotale, e viene definito con il termine Orchidopessi o Orchidopessia. Generalmente, si effettua una incisione sull’addome verso l’interno della piega inguinale. Si riposiziona il testicolo nello scroto e lo si fissa nella “borsa” tramite una seconda incisione dello scroto.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Sindrome del bambino scosso: i gravissimi danni della violenza sul neonato

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SINDROME BAMBINO SCOSSO SCUOTIMENTO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneLa sindrome del bambino scosso (anche chiamata con l’acronimo SBS, o Trauma cranico abusivo o ancora sindrome da scuotimento; in Continua a leggere

Coliche nei neonati: i migliori rimedi naturali

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO NEONATO PIANGE TRISTE NERVOSO DEPRESSIONE POST PARTO PARTUM GENITORI PANNOLINI BIBERON LATTEUn neonato con le coliche, che piange disperato ed inconsolabile per ore, è un banco di prova impegnativo per la pazienza e l’entusiasmo di mamma e papà, soprattutto se sono al primo figlio e rimangono svegli tutta la notte a causa di ciò.

Come riconoscere le coliche gassose neonatali?

Di solito il problema determina crisi improvvise di pianto, che non si interrompono in nessun modo e che sono molto forti. Possono durare molti minuti o addirittura ore. Il bambino urla a più non posso e stringe i pugni, porta le gambe al petto, tiene gli occhi chiusi e la punta della lingua verso l’alto, un tipico segnale del dolore. Il pianto si può accompagnare a sudore freddo. Il viso del neonato diventa rosso. Il bimbo può avere raucedine e crisi di apnea. Le coliche si manifestano a qualche settimana dalla nascita, spesso entro il primo mese di vita del bambino; sono più frequenti nelle ore serali e notturne ma possono presentarsi in qualunque momento della giornata.

Strategie

Nella maggioranza dei casi questo problema si risolve da solo nel giro di pochi mesi, senza conseguenze per il bambino, tuttavia una cura vera e propria per le coliche dei neonati non esiste. Esistono tuttavia alcuni accorgimenti per ridurre il rischio di coliche. Si può tentare di intervenire sull’alimentazione del bambino. Quelli allattati al seno dovrebbero, intanto, continuare a poppare, dal momento che il latte materno non è di norma la causa delle coliche. La mamma che allatta, però, può eliminare dalla propria dieta alcuni alimenti come latticini, legumi e verdure a foglia larga. Per i bambini nutriti col biberon, è possibile scegliere tra diversi tipi di latte formulato appositamente per ridurre la formazione di gas intestinali. Se il piccolo è particolarmente “avido” durante la poppata è inoltre più facile che ingerisca molta aria. In questi casi, allora, si può tentare di metterlo al seno prima che sia troppo affamato, oppure interrompere ogni tanto la poppata per fargli fare il ruttino. Se si usa il biberon, invece, è opportuno correggere la posizione del bimbo e l’inclinazione della bottiglia, sempre per scongiurare l’ingestione di fastidiose bolle d’aria e il conseguente mal di pancia.

Rimedi naturali

Possono essere utili le tisane a base di finocchio, anice o camomilla, facendo però in modo che il liquido non venga assunto dal neonato in quantità tali da interferire con l’allattamento. È preferibile, inoltre, che le tisane non contengano zucchero. Un altro sistema per alleviare le coliche è il massaggio, da effettuare in senso circolare sulla pancia del neonato. Un’altra tecnica consiste nello sdraiare il bambino sulla schiena e nel portargli le ginocchia al petto, oppure muovergli le gambe in modo da simulare una “pedalata”. Anche tenere il piccolo a pancia in giù, magari sul petto della madre o del padre, può aiutare. Utili anche lunghe passeggiate nel passeggino per distrarre il bambino e calmarlo.

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Febbre alta nei bambini e neonati: quali farmaci e cosa fare

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FEBBRE ALTA QUANDO MEDICO Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina GluteiIMPORTANTE: quelli che seguono sono solo consigli generali. Contattate sempre un pediatra prima di far assumere qualsiasi farmaco a vostro figlio.

Come misurare la febbre nei bambini?

L’apparecchio migliore è il termometro elettronico digitale, poiché facile da usare, economico e con elevata affidabilità.  Vanno bene anche i termometri a infrarossi, che si mettono a contatto con la pelle o sono dotati di un puntatore che permette l’uso a distanza, ma hanno un costo piuttosto elevato; sconsigliato in ogni caso il termometro a infrarossi auricolare, perché dà risultati poco affidabili se utilizzato da persone non esperte.

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Dove misurare la temperatura nei bambini?

Il posto migliore per misurare la temperatura con termometro è sotto l’ascella. Sconsigliata la misurazione sotto la lingua, perché può essere influenzata da numerosi fattori, come l’assunzione di cibi caldi o freddi, e perché richiede la collaborazione del bambino. Sconsigliata anche la misurazione rettale, perché è troppo invasiva e disagevole per il bambino, inoltre è potenzialmente dannosa perché può procurare lesioni e trasferire batteri da soggetto a soggetto se non viene pulita adeguatamente.

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Quando e come abbassare la febbre?

L’uso di farmaci antipiretici è previsto solo se la febbre si accompagna a segni di malessere generale. Dunque, le linee guida smontano la convinzione diffusa secondo la quale la febbre deve essere abbassata sempre e comunque se supera i 38,5°. E’ bene informare il pediatra e chiedere a lui consiglio se abbassare o no la febbre con farmaci. Una febbre alta non va abbassata troppo bruscamente con antipiretici, cortisonici ecc., poiché così facendo si potrebbe invece incorrere in complicazioni. Oltretutto bisogna sempre tener presente che noi o il nostro bambino possiamo essere allergici ai farmaci che si ritengono utili.

Quali farmaci usare per abbassare la febbre nei bambini?

Per i bambini, quando il malessere generale è evidente, usare paracetamolo (la famosa Tachipirina) ed ibuprofene (l’antinfiammatorio non steroideo meno gastrolesivo, commercializzato col nome di Brufen) ma non insieme e sempre facendo attenzione alla dose (pediatrica, non quella per adulti!). In caso di asma preferire sempre il paracetamolo. In caso di vomito meglio preferire l’assunzione rettale. L’Aspirina (nome commerciale dell’acido acetilsalicilico) nei pazienti pediatrici non va usato perché più gastrolesivo dell’ibuprofene e per il rischio di Sindrome di Reye (spesso associata alla somministrazione di acido acetilsalicilico).

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Meglio gocce, supposte o sciroppo?

Le Linee Guida raccomandano di somministrare sia paracetamolo sia ibuprofene in gocce o sciroppo, in quanto l’assorbimento è più costante ed è possibile maggiore precisione nel dosaggio, che deve essere sempre calcolato in base al peso corporeo e non in base all’età del bambino. Meglio evitare invece le supposte, sia perché sono sgradevoli per il bambino sia perché possono causare effetti collaterali, dal momento che si tende al sovradosaggio. Le supposte vanno utilizzate solo se, oltre alla febbre, è presente vomito o altre condizioni che impediscano l’impiego di farmaci per via orale.

Antibiotici nei bambini

Gli antibiotici non vanno mai somministrati di propria iniziativa, ma solo dietro prescrizione del pediatra, quando sospetta un’infezione batterica. Gli antibiotici infatti sono del tutto inutili nelle infezioni virali (rinite, rinofaringite, bronchite, bronchiolite), per di più usarli in modo errato può portare allo sviluppo di resistenze controproducenti.

Febbre nel neonato/lattante/bambino: cosa fare?

Se il bambino ha meno di 28 giorni di vita, il neonato febbrile deve essere portato subito in ospedale, per l’elevato rischio di patologia. Se invece si tratta di lattante, cioè bambino dalle 4 settimane compiute fino al compimento del dodicesimo mese di età, è necessario farlo visitare in giornata dal pediatra, poiché è una fascia d’età in cui il rischio di infezione batterica grave – come setticemia, polmonite, pielonefrite, meningite – è pari a circa il 10%. In ogni caso è bene rivolgersi rapidamente al pediatra se il lattante piange in maniera inconsolabile, rifiuta completamente il cibo o assume un comportamento che induce la mamma a pensare ‘non è lui’. Nelle età successive, è sempre opportuno informare il pediatra della condizione del bambino e seguire le sue istruzioni.

Sono utili spugnature e bagni tiepidi?

Le Linee Guida sconsigliano tutti i vari mezzi fisici per abbassare la febbre, come spugnature fredde, bagni tiepidi, borse del ghiaccio, esposizione a correnti fredde o frizione della cute con alcool.

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