Differenza tra ferita ed abrasione

MEDICINA ONLINE FERITA LESIONE ABRASIONE CONTUSIONE PIAGA ESCORAZIONE DIFFERENZA RIPARAZIONE INTENZIONE ASETTICA MORSO SQUALO PIEDE DOLORE SANGUE VIOLENTA BISTURIFerita

Con ferita si intende un tipo particolare di lesione, caratterizzata dall’interruzione traumatica di uno o più tessuti esterni o interni del corpo, causata da agenti esterni di varia natura che agiscono con modalità diversa. In relazione al percorso e alla profondità le ferite possono essere distinte in ferite superficiali (quando interessano esclusivamente lo strato cutaneo e sottocutaneo) o profondepenetranti ed interne. In base al grado di contaminazione della ferita, quest’ultima può essere “pulita” o “contaminata”. Infine in base al meccanismo che l’ha determinata, una ferita può essere da taglio, da punta o di altro tipo (da arma da fuoco, lacero-contuse…).

Abrasione

L’abrasione è un tipo particolare di ferita caratterizzata da lesione superficiale della pelle o della mucosa, causata da un trauma di varia natura che colpisce di striscio la superficie del corpo, senza fuoriuscita di sangue (al contrario dell’escoriazione dove invece c’è fuoriuscita di sangue).

L’abrasione è quindi un tipo particolare di ferita, superficiale e senza fuoriuscita di sangue. Tutte le abrasioni sono quindi ferite, mentre non tutte le ferite sono necessariamente delle abrasioni.

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Differenza tra ferita e lesione

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Una ferita determinata dal morso di uno squalo

Lesione

Anche se nell’uso comune “lesione” viene usato come sinonimo di “ferita”, come ad esempio nel caso di una ferita da taglio tipica degli incidenti domestici, in realtà in medicina questo termine ha un significato diverso e ben più ampio. In ambito medico una “lesione”  corrisponde genericamente ad una qualsiasi alterazione a carico di un tessuto o di un organo che comporti un cambiamento della forma, della funzione o della morfologia degli stessi, come conseguenza di un insulto fisico, chimico o biologico. Può derivare quindi da:

  • un trauma: ad esempio la ferita da taglio prima citata oppure una ferita da colpo d’arma da fuoco, o ancora una lesione spinale causata da impatto traumatico causato tipicamente da incidente sportivo o stradale;
  • una pressione cronica e costante: la quale impedisce il corretto fluire del sangue col risultato di determinare necrosi e lesioni da decubito, cosa che si verifica spesso in pazienti costretti all’immobilità, come quelli in coma per lunghi periodi o tetraplegici;
  • una pressione acuta ed intensa: un colpo diretto ed intenso può provocare una contusione;
  • una patologia: ad esempio il tessuto tumorale prende spesso il nome di “lesione tumorale” oppure un infarto può determinare una “lesione al miocardio”, o ancora una lesione ulcerosa può essere determinata da diabete (tipicamente sul piede) o patologie gastroduodenali (in stomaco e duodeno).

Quelli elencati sono solo alcuni esempi di lesione: la lista è decisamente più lunga. Le lesioni possono essere definite focali o multifocali, qualora si tratti di singole o multiple alterazioni localizzate. Possono essere localmente estese o diffuse quando il danno è più ampio, tanto da invadere organi o tessuti situati in posizioni adiacenti o a distanza.

Ferita

Con ferita si intende un tipo particolare di lesione, caratterizzata dall’interruzione traumatica di uno o più tessuti esterni o interni del corpo, causata da agenti esterni di varia natura che agiscono con modalità diversa. In relazione al percorso e alla profondità le ferite possono essere distinte in ferite superficiali (quando interessano esclusivamente lo strato cutaneo e sottocutaneo) o profondepenetranti ed interne. In base al grado di contaminazione della ferita, quest’ultima può essere “pulita” o “contaminata”. Infine in base al meccanismo che l’ha determinata, una ferita può essere da taglio, da punta o di altro tipo (da arma da fuoco, lacero-contuse…).

La ferita è quindi un tipo di lesione. Tutte le ferite sono lesioni, mentre non tutte le lesioni sono necessariamente delle ferite.

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Betadine 10% soluzione cutanea antisettica: foglio illustrativo

MEDICINA ONLINE FARMACO FARMACIA PHARMACIST PHOTO PIC IMAGE PHOTO PICTURE HI RES COMPRESSE INIEZIONE SUPPOSTA PER OS SANGUE INTRAMUSCOLO CUORE PRESSIONE DIABETE CURA TERAPIA FARMACOLOGICBetadine 10% soluzione cutanea è un antisettico a largo spettro di azione per uso esterno, usato in ambito ospedaliero e casalingo per una efficace disinfezione e pulizia della cute lesa da ferite, piaghe ed altre lesioni di varia natura.

Composizione di Betadine 10% soluzione cutanea

1 ml contiene:

  • Principio attivo: Iodopovidone (al 10% di iodio) g 0,1, pari a g 100 per flacone da 1000 ml.
  • Eccipienti: alcool isopropilico, acido citrico, sodio fosfato bibasico, acqua depurata.

Il principio attivo Iodopovidone è contenuto in vari prodotti disinfettanti equivalenti al Betadine, come ad esempio questo: http://amzn.to/2FfgqhL

Controindicazioni: quando non dev’essere usato Betadine

Ipersensibilità verso i componenti o altre sostanze strettamente correlate dal punto di vista chimico. Bambini di età inferiore ai 6 mesi.

Precauzioni per l’uso: cosa serve sapere prima di prendere Betadine?

In età pediatrica usare solo in caso di effettiva necessità e sotto controllo medico. In caso di impiego per periodi prolungati su estese superfici corporee, su mucoseo sotto bendaggio occlusivo (bendaggio effettuato con materiale impermeabile), in particolare nei bambini e nei pazienti con disordini tiroidei, praticare test di funzionalità tiroidea. Interrompere il trattamento almeno 10 giorni prima di effettuare una scintigrafia con iodio marcato (test di funzionalità tiroidea). L’ingestione o l’inalazione accidentale di alcuni disinfettanti può avere conseguenze gravi, talora fatali. Evitare il contatto con gli occhi.

Interazioni: quali farmaci o alimenti possono modificare l’effetto di Betadine?

Evitare l’uso contemporaneo di altri antisettici e detergenti. Non impiegare contemporaneamente sulla parte trattata prodotti contenenti sali di mercurio o composti del benzoino. Può manifestarsi incompatibilità con i sali di mercurio, carbonati, acido tannico, alcali, acqua ossigenata. Se state usando altri medicinali chiedete consiglio al vostro medico o farmacista.

Avvertenze in gravidanza/allattamento e bambini

Usare in bambini, gravidanza ed allattamento solo in caso di effettiva necessità e solo dopo avere consultato il medico. Tenere Betadine fuori dalla portata e dalla vista dei bambini.

Dose, modo e tempo di somministrazione: posologia

  • Applicare 2 volte al giorno direttamente su piccole ferite ed infezioni cutanee. Si può coprire la parte con garze e bende adesive. Una quantità di 5 ml di soluzione (contenente 50 mg di iodio) è sufficiente a trattare un’area di circa 15 cm di lato. La soluzione di colore marrone, applicata sulla cute, crea una pellicola superficiale protettiva che non macchia.
  • Attenzione: non superare le dosi indicate senza il consiglio del medico.
  • Attenzione: usare solo per brevi periodi di trattamento; in assenza di risultati apprezzabili si consiglia di consultare il medico.

Sovradosaggio: cosa fare se avete preso una dose eccessiva di Betadine?

Trattandosi di un impiego locale su cute e ferite, l’eventualità di un uso eccessivo di prodotto è improbabile. Tuttavia, in caso di impiego di dosi superiori a quelle consigliate, potrebbero manifestarsi gli effetti generali dello iodio: diminuzione o aumento della funzione della tiroide. Instaurare un trattamento dei sintomi o una terapia di supporto. In caso di uso di una dose eccessiva di Betadine® 10% soluzione cutanea avvertite immediatamente il medico o rivolgetevi al più vicino ospedale.

Effetti Indesiderati: quali sono gli effetti collaterali di Betadine?

In qualche caso l’uso di Betadine potrebbe dare origine a bruciore od irritazione. L’uso, specie se prolungato, può dare origine a fenomeni di sensibilizzazione. In tal caso interrompere il trattamento ed adottare idonee misure terapeutiche. La reazione dello iodio con i tessuti lesi può ritardarne la cicatrizzazione. Il rispetto delle istruzioni contenute nel foglio illustrativo riduce il rischio di effetti indesiderati. Questi effetti indesiderati sono generalmente transitori. Quando si presentano è tuttavia opportuno consultare il medico o il farmacista. È importante comunicare al medico o al farmacista la comparsa di effetti indesiderati non descritti nel foglio illustrativo.

Scadenza e conservazione

Attenzione: non utilizzare il medicinale dopo la data di scadenza indicata sulla confezione. Conservare al riparo dal calore, ben chiuso. È importante avere sempre a disposizione le informazioni sul medicinale: pertanto conservare il flacone.

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Differenza tra ferita, contusione e ferita lacero-contusa

MEDICINA ONLINE FERITA LESIONE ABRASIONE CONTUSIONE PIAGA ESCORAZIONE DIFFERENZA RIPARAZIONE INTENZIONE ASETTICA MORSO SQUALO PIEDE DOLORE SANGUE VIOLENTA BISTURIPer comprendere la differenza tra ferita, contusione e ferita lacero-contusa, dobbiamo necessariamente partire dalla definizione di “lesione.

Lesione

Anche se nell’uso comune “lesione” viene usato come sinonimo di “ferita”, come ad esempio nel caso di una ferita da taglio tipica degli incidenti domestici, in realtà in medicina questo termine ha un significato diverso e ben più ampio. In ambito medico una “lesione”  corrisponde genericamente ad una qualsiasi alterazione a carico di un tessuto o di un organo che comporti un cambiamento della forma, della funzione o della morfologia degli stessi, come conseguenza di un insulto fisico, chimico o biologico. Può derivare quindi da:

  • un trauma: ad esempio la ferita da taglio prima citata oppure una ferita da colpo d’arma da fuoco, o ancora una lesione spinale causata da impatto traumatico causato tipicamente da incidente sportivo o stradale;
  • una pressione cronica e costante: la quale impedisce il corretto fluire del sangue col risultato di determinare necrosi e lesioni da decubito, cosa che si verifica spesso in pazienti costretti all’immobilità, come quelli in coma per lunghi periodi o tetraplegici;
  • una pressione acuta ed intensa: un colpo diretto ed intenso può provocare una contusione;
  • una patologia: ad esempio il tessuto tumorale prende spesso il nome di “lesione tumorale” oppure un infarto può determinare una “lesione al miocardio”, o ancora una lesione ulcerosa può essere determinata da diabete (tipicamente sul piede) o patologie gastroduodenali (in stomaco e duodeno).

Ferita

Con ferita in medicina si intende un tipo particolare di lesione, caratterizzata dall’interruzione traumatica di uno o più tessuti esterni o interni del corpo, causata da agenti esterni di varia natura che agiscono con modalità diversa. In relazione al percorso e alla profondità le ferite possono essere distinte in ferite superficiali (quando interessano esclusivamente lo strato cutaneo e sottocutaneo) o profondepenetranti ed interne. In base al grado di contaminazione della ferita, quest’ultima può essere “pulita” o “contaminata”. Infine in base al meccanismo che l’ha determinata, una ferita può essere da taglio, da punta o di altro tipo (da arma da fuoco, lacero-contuse…).

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Contusione

Le contusioni sono lesioni conseguenza di un trauma diretto, la cui forza vulnerante non è sufficiente a provocare una discontinuità dei tessuti biologici. Nell’ambito delle contusioni si possono distinguere:

  • ecchimosi: lesioni caratterizzate dalla rottura di piccoli capillari, con modesto stravaso ematico, mentre lo strato superficiale rimane integro;
  • ematoma: lesione in cui si ha la rottura di vasi sanguigni più grandi con conseguente emorragia significativa. La raccolta di sangue può rimanere circoscritta o infiltrare i tessuti circostanti;
  • abrasione: caratterizzata da micro rotture degli strati più superficiali dell’epidermide (non fuoriesce sangue);
  • escoriazione: quando la discontinuità interessa gli strati più profondi e si accompagna a modeste lesioni vascolari (fuoriesce sangue);

Ferita lacero-contusa

Quando l’evento traumatico ha una intensità tanto elevata da provocare oltre al fatto contusivo anche una rottura dei tessuti, di solito non lineare e a margini sfrangiati, la contusione prende il nome di ferita lacero-contusa.

Ricapitolando:

Sia ferita, che contusione, che ferita lacero-contusa, sono “lesioni”. Con la differenza principale che:

  • “ferita” implica un trauma che ha generato una soluzione di continuità del tessuto (ad esempio un taglio che impedisce la continuità della cute);
  • “contusione” implica un trauma di impatto violento che generalmente determina la formazione di un ematoma ma NON genera una soluzione di continuità del tessuto (ad esempio un pugno);
  • “ferita lacero-contusa” implica un trauma di impatto violento che generalmente determina la formazione di un ematoma ed inoltre genera una soluzione di continuità del tessuto (ad esempio un pugno dato indossando un tirapugni con punte).

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Differenza tra ferita ed escoriazione

MEDICINA ONLINE FERITA LESIONE ABRASIONE CONTUSIONE PIAGA ESCORAZIONE DIFFERENZA RIPARAZIONE INTENZIONE ASETTICA MORSO SQUALO PIEDE DOLORE SANGUE VIOLENTA BISTURIFerita

Con ferita si intende un tipo particolare di lesione, caratterizzata dall’interruzione traumatica di uno o più tessuti esterni o interni del corpo, causata da agenti esterni di varia natura che agiscono con modalità diversa. In relazione al percorso e alla profondità le ferite possono essere distinte in ferite superficiali (quando interessano esclusivamente lo strato cutaneo e sottocutaneo) o profondepenetranti ed interne. In base al grado di contaminazione della ferita, quest’ultima può essere “pulita” o “contaminata”. Infine in base al meccanismo che l’ha determinata, una ferita può essere da taglio, da punta o di altro tipo (da arma da fuoco, lacero-contuse…).

Escoriazione

L’escoriazione è un tipo particolare di ferita caratterizzata da lesione superficiale della pelle o della mucosa, causata da un trauma di varia natura che colpisce di striscio la superficie del corpo, con fuoriuscita di sangue (al contrario dell’abrasione dove invece NON c’è fuoriuscita di sangue).

L’escoriazione è quindi un tipo particolare di ferita, superficiale e con fuoriuscita di sangue. Tutte le escoriazioni sono quindi ferite, mentre non tutte le ferite sono necessariamente delle escoriazioni.

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Differenza tra guarigione per prima, seconda e terza intenzione

MEDICINA ONLINE DUODENO PANCREAS DIGESTIONE GLICEMIA DIABETE ANALISI INSULINA ZUCCHERO CARBOIDRATI CIBO MANGIARE DIETA MELLITO TIPO 1 2 CURA ULCERA DECUBITO PIEDE DIABETICOQuando nel corpo si verifica una ferita, l’organismo se possibile mette in atto un complesso processo biologico finalizzato al riempimento della soluzione di continuo rappresentata dalla ferita, con una struttura definitiva di natura connettivale chiamata “cicatrice”. Pur se generalmente il tessuto cicatriziale, che sia di epidermide o di altro tipo, ricalchi il più possibile il tessuto originario, sicuramente non possiede le medesime caratteristiche sia nell’ambito delle funzioni che della elasticità. Il tessuto cicatriziale generalmente perde in parte o totalmente le funzionalità possedute dal tessuto originario e tende ad essere meno elastico di quest’ultimo, pur essendo generalmente molto robusto e resistente. Anche se di solito il termine “cicatrice” è riferito alle ferite cutanee, in realtà può essere riferito alle ferite di tutti i tessuti biologici.

Modalità della guarigione per prima, seconda o terza intenzione

Le ferite possono andare incontro a guarigione con tre modalità differenti:

  • Per prima intenzione: è il caso delle ferite da taglio (delle quali rappresenta un esempio tipico la ferita chirurgica da bisturi) lineari o a grande curvatura, a margini netti e soprattutto suturate. Tale procedimento, infatti, riducendo al minimo la perdita di sostanza per accostamento dei lembi, ne favorisce il riempimento da parte del tessuto di granulazione con tempi di cicatrizzazione veloci e risultati estetici buoni.
  • Per seconda intenzione: riguarda le ferite non suturate e quindi lasciate aperte, per scelta o per necessità. In questi casi il tessuto di granulazione, che si forma sul fondo della lesione, per riempirla deve procedere dal basso in superficie con un processo che richiede tempi più lunghi e che può determinare inestetismi anche gravi. Appartengono a questo gruppo le:
    • Ferite lacero-contuse caratterizzate da margini frastagliati e poco vitali, da aree necrotiche e dalla presenza di ematomi, situazioni che predispongono all’infezione.
    • Ferite inquinate o infette quali sono quelle traumatiche particolarmente contaminate o quelle chirurgiche interessanti siti infetti come si verifica in presenza di ascessi o fistole o dermatopatie.
    • Ferite con perdita di sostanza rappresentate tipicamente dalle ustioni per la loro estensione in larghezza, per la irregolarità dei margini, per la presenza di aree necrotiche, per i fenomeni essudatizi.
  • Per terza intenzione: questo tipo di guarigione riguarda le ferite chirurgiche andate incontro, nel decorso post-operatorio, a una deiscenza parziale o totale. Il trattamento di questa complicazione prevede di norma la riapertura completa della ferita, la sua accurata detersione, l’asportazione delle aree mortificate, un adeguato zaffaggio. In un secondo momento, valutata la situazione locale e dopo aver escluso la presenza di focolai di infezione, si può procedere a una nuova sutura dei lembi. Ciò favorirà il processo di guarigione che, in questo caso, sarà detto per III intenzione.

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Processo di guarigione

Consiste in una serie di eventi finalizzati alla neo formazione di un tessuto di natura connettivale, quindi diverso da quello originario, la cicatrice, avente la funzione di riempire la perdita di sostanza rappresentata dalla ferita. Il processo avviene per fasi distinte, ma che in alcuni momenti possono sovrapporsi, precedute da una fase preliminare emostatica.

  • Fase emostatica: rappresenta la risposta locale all’emorragia, provocata dalla rottura dei vasi sanguigni, mediante l’azione dei trombociti e l’attivazione dei fattori tissutali della coagulazione. Questa fase è caratterizzata dalla formazione di un coagulo, struttura costituita da una rete di fibrina nella quale rimangono imprigionati gli elementi corpuscolati del sangue, che occupa la ferita. Questo coagulo è poco aderente alle pareti e può essere rimosso facilmente anche da piccoli traumi.
  • Fase infiammatoria: l’infiammazione, risposta tipica dell’organismo agli insulti patogeni, nel caso della ferita provvede alla circoscrizione e alla eliminazione dell’agente microbico, degli eventuali corpi estranei e delle cellule necrotiche, ma anche all’attivazione di quei fattori che sono alla base dei successivi processi proliferativi e quindi della riparazione o sostituzione del tessuto danneggiato. Comporta vasodilatazione ed essudazione plasmatica e la proliferazione dei macrofagi, cellule mononucleate dotate di capacità fagocitica, che insieme ai granulociti neutrofiliprovvedono alla detersione della ferita. La reazione infiammatoria inizia immediatamente dopo il trauma e dura qualche giorno, prolungandosi anche durante la fase successiva. In quest’epoca la ferita si presenta edematosa e fortemente arrossata.
  • Fase proliferativa: ha inizio già a qualche ora di distanza dall’evento lesivo e ha lo scopo di rimpiazzare il coagulo con una struttura solida, definitiva. È contraddistinta dalla proliferazione cellulare delle strutture epiteliali, endoteliali e connettivali presenti sui bordi della ferita, che dà origine a un tessuto detto di granulazione per il suo caratteristico aspetto granuloso.
    • Ai margini della ferita, dall’endotelio, prende avvio la produzione di abbozzi cellulari che, seguendo l’impalcatura formata dalla rete di fibrina, si portano verso la zona centrale dove si saldano con quelli provenienti dal lato opposto. Dopo il contatto inizia un processo di canalizzazione che trasforma i cordoni solidi in vasi sanguigni; si costituisce in tal modo una nuova rete vascolare.
    • A distanza di 24-72 ore dal trauma si ha un’importante proliferazione a partenza dal connettivo, quella dei fibroblasti, elementi cellulari che hanno la proprietà di secernere acido ialuronico. Questa sostanza rappresenta un componente attivo nella formazione delle fibre collagene, strutture robuste che progressivamente prenderanno il posto dei filamenti di fibrina. Dai fibroblasti originano inoltre le miofibrille, fibre dotate di elevata capacità contrattile attive nel ridurre il volume della ferita, inizialmente dilatata per la trazione esercitata sui bordi dalla tensione dei tessuti e dei muscoli vicini, di oltre 1/3. I fibroblasti già allo scadere della prima settimana rappresentano la quasi totalità delle cellule presenti nella ferita; la loro attività durerà ancora per il tempo necessario al collageno prodotto di riempire la ferita. A questo punto, esaurito il loro compito, intorno alla terza settimana, i fibroblasti scompariranno dando l’avvio all’ultima fase, quella della maturazione.
    • Contemporaneamente alle altre inizia anche la proliferazione delle cellule dello strato basale dell’epitelio. Questo tessuto ha l’importante funzione di copertura della ferita e la sua produzione è autoregolata, nel senso che cessa quando i gettoni cellulari prodotti sui margini vengono a contatto centralmente. Nei processi di guarigione per seconda intenzione, dove il tessuto di granulazione riempie la ferita dal basso e non offre il sostegno adeguato alla progressione di queste cellule, il meccanismo risulta inefficace e determina ipertrofie e inestetismi della cicatrice.
  • Fase della maturazione: corrisponde a quella fase in cui la ferita, inizialmente edematosa ed arrossata, viene stabilmente e definitivamente chiusa da una cicatrice con caratteristiche ben diverse: di colorito pallido, liscia, anelastica, priva di annessi cutanei con irrorazione e innervazione ridotte. Questa fase dura almeno tre settimane, ma a volte prosegue anche per mesi o per anni.

Il processo descritto è tipico delle guarigioni per prima intenzione. Nelle altre, quelle per seconda intenzione, le fasi, ben evidenti ad occhio nudo, sono analoghe ma i tempi risultano allungati e gli esiti, sotto l’aspetto estetico, spesso non soddisfacenti.

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Fattori che influenzano la guarigione delle ferite

Sul processo di guarigione delle ferite possono incidere negativamente alcuni fattori locali e altri generali.

Fattori locali

  • alterazione della irrorazione sanguigna: per deficit dell’apporto arterioso o dello scarico venoso dovuti a patologie vascolari concomitanti o alla sede della ferita, come accade per quelle localizzate nelle estremità distali degli arti.
  • malattie locali: come le affezioni dermatologiche, le ulcere e gli eczemi varicosi, le infezioni.
  • presenza di corpi estranei: rappresentati da terriccio, schegge, frustoli di tessuto ma spesso anche dagli stessi materiali di sutura che possono determinare un’azione di rigetto da parte dell’organismo.
  • localizzazione e direzione della ferita: le ferite cutanee guariscono meglio se seguono alcune linee virtuali (linee di tensione di Langer) e se non sono a contatto con salienze ossee.
  • presenza di grossi ematomi o raccolte sierose

Fattori generali

  • età del soggetto: la guarigione delle ferite è più lenta nei soggetti anziani;
  • stato nutrizionale e carenze vitaminiche: individui con gravi carenze nutrizionali, soprattutto proteiche, presentano un ritardo significativo del processo cicatriziale.
  • patologie sistemiche e terapie particolari: alcune malattie, e particolarmente il diabete, influiscono negativamente sulla guarigione delle ferite. Allo stesso modo alcune terapie, come quelle citostatiche e cortisoniche.

Anomalie del processo di guarigione

Cheloide

Dal punto di vista estetico ogni cicatrice, grazie alla fase di maturazione, migliora il proprio aspetto col passare del tempo fino a diventare quasi invisibile anche se spesso continua ad essere vissuta come un inestetismo più o meno grave. In alcune circostanze tuttavia gli esiti possono essere obiettivamente deturpanti. Ne sono responsabili soprattutto le ferite che guariscono per seconda intenzione, come quelle lacero contuse o le ustioni, ma anche le incisioni chirurgiche andate incontro a una deiscenza parziale o totale. Per queste ultime inevitabilmente viene chiamato in causa il chirurgo. Occorre precisare che indubbiamente alcuni errori di tecnica operatoria o l’utilizzo di materiali di sutura inadatti o impropri possono essere causa di anomalie nel processo di guarigione di una ferita, ma la responsabilità maggiore va ricercata in altre cause: un inquinamento del sito chirurgico, la natura della patologia operata (altra cosa è un intervento pulito per ernia, altra un intervento sporco per appendicite purulenta), le condizioni generali dell’organismo (diabete, disprotidemie, malattia neoplastica), terapie concomitanti a base di cortisone o antineoplastici, una predisposizione individuale.

Esiste poi una vera e propria patologia a carico delle cicatrici con quadri di:

  • ipertrofia, in cui la cicatrice si presenta come un cordone arrossato, duro, rilevato e dolente. Le cause sono riconducibili a fattori locali e a predisposizione individuale. Il quadro non si modifica nel tempo e richiede un trattamento chirurgico, risolutivo nella maggior parte dei casi, che consiste nella escissione completa della cicatrice e ricostruzione immediata mediante sutura con materiali inerti.
  • ipotrofica, quando la cicatrice si presenta depressa, di colore pallido, facilmente ulcerabile e sanguinante. In questo caso sembrano responsabili, più che i fattori locali e la predisposizione individuale, le condizioni generali dell’organismo. Per questo, a differenza che nel caso precedente, la terapia chirurgica non produce effetti positivi se prima non si correggono le carenze sistemiche.
  • cheloide, si distingue dalla cicatrice ipertrofica perché si presenta più esuberante e quindi dislocata rispetto alla ferita originaria e quindi molto più deturpante. Inoltre, a differenza dell’altra, recidiva abitualmente dopo l’asportazione ripresentandosi in forma addirittura più grave. L’eziologia è sconosciuta anche se sembrano avere un ruolo importante la predisposizione familiare o individuale, l’etnia (prevalenza nei neri), il sesso(femminile), l’età (giovanile). È più frequente in alcuni distretti corporei come la base del collo o in corrispondenza delle salienze ossee, ad esempio quella sternale e si osserva più spesso nelle guarigioni per seconda intenzione.

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Differenza tra ferita settica ed asettica

MEDICINA ONLINE Shark Attack PICS FERITA LESIONE ABRASIONE CONTUSIONE PIAGA ESCORAZIONE RIPARAZIONE INTENZIONE ASETTICA MORSO SQUALO PIEDE DOLORE SANGUE VIOLENTA BISTURIPartiamo dalle definizioni. Il termine “settico” indica sostanza, materiale o ambiente contaminato da microorganismi patogeni; al contrario l’alfa privativo greco usato come prefisso, indica che “asettico” si riferisce a sostanza, materiale o ambiente NON contaminato da microorganismi patogeni. Nell’uso medico il termine asettico può essere riferito a vari ambiti. Ad esempio un medicazione può essere denominata “asettica” se in essa vengono usati materiali asettici (o per meglio dire “il più possibile asettici) ed in grado di inibire la propagazione dei microorganismi. La stanza dove viene eseguita una operazione chirurgica è detta asettica, perché dotata di vari strumenti di filtrazione dell’aria che la rendono il più possibile asettica, il che evita il rischio di infezioni del campo operatorio.

Una ferita è quindi asettica quando in essa non sono penetrati microorganismi patogeni (batteri, virus…) ed è il tipico caso della ferita chirurgica, cioè quella praticata dal chirurgo nel corso di interventi di chirurgia “a cielo aperto” tramite un bisturi che è ovviamente asettico.

Una ferita tipica di un incidente domestico non potrà mai essere asettica, dal momento che qualsiasi ambiente in cui viviamo che non sia stato opportunamente trattato, come anche la nostra stessa pelle, è colmo di microorganismi che penetrano nella ferita appena essa si manifesta.

Classificazione in base al grado di contaminazione della ferita

Un sistema di classificazione importante delle ferite, è quello che si basa sul grado di contaminazione delle stesse. È opportuno tuttavia precisare che la presenza di germi patogeni nella ferita non determina necessariamente una infezione della stessa.

  • ferite pulite: sono definite tali le ferite di origine non traumatica e nel cui ambito non vi siano interruzioni di alcuni apparati: digestivo, respiratorio, uro-genitale;
  • ferite pulite-contaminate: sono le ferite in cui uno degli apparati è interrotto ma sotto controllo e non vi siano segni apparenti di contaminazione. A questo gruppo appartengono interventi molto frequenti quali la colecistectomia o l’appendicectomia;
  • ferite contaminate: gruppo nel quale vengono inserite le ferite traumatiche recenti e quelle aperte, le ferite con interruzione non controllata dell’apparato gastro-enterico, quelle in presenza di fenomeni infiammatori acuti ma non purulenti, le incisioni delle vie biliari e urinarie in presenza di bile e urine infette;
  • ferite sporche: sono le ferite traumatiche aperte non recenti o quelle dovute a fenomeni perforativi o in presenza di infiammazioni pregresse purulente.

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Differenza tra abrasione ed escoriazione

MEDICINA ONLINE FERITA LESIONE ABRASIONE CONTUSIONE PIAGA ESCORAZIONE DIFFERENZA RIPARAZIONE INTENZIONE ASETTICA MORSO SQUALO PIEDE DOLORE SANGUE VIOLENTA BISTURICon ferita in medicina si intende un tipo particolare di lesione, caratterizzata dall’interruzione traumatica di uno o più tessuti esterni o interni del corpo, causata da agenti esterni di varia natura che agiscono con modalità diversa. In relazione al percorso e alla profondità le ferite possono essere distinte in ferite superficiali (quando interessano esclusivamente lo strato cutaneo e sottocutaneo) o profondepenetranti ed interne. In base al grado di contaminazione della ferita, quest’ultima può essere “pulita” o “contaminata”. Infine in base al meccanismo che l’ha determinata, una ferita può essere da taglio, da punta o di altro tipo (da arma da fuoco, lacero-contuse…).

Sia una escoriazione che una abrasione sono un tipo specifico di ferita caratterizzata da lesione superficiale della pelle o della mucosa, causata da un trauma di varia natura che colpisce di striscio la superficie del corpo con la differenza che:

  • l’escoriazione determina fuoriuscita di sangue;
  • l’abrasione NON determina fuoriuscita di sangue.

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