Nei sospetti, riconoscere quelli normali ed i tumori: la regola ABCDE

MEDICINA ONLINE NEO NEI NEVO NEVI NORMALI TUMORE PELLE CARATTERISTICHE FORMA DIMENSIONI COLORE.jpgI nei (o “nevi”, i due termini sono sinonimi) sospetti si riconoscono in genere abbastanza facilmente, perché sono diversi dagli altri e si presentano sotto forma di una macchia asimmetrica, con bordi irregolari o sfumati; non fanno male, ma il loro colore non è omogeneo. Devono essere oggetto di particolare attenzione, anche nel caso in cui compaia una nuova macchia scura che si evolve rapidamente, nell’arco di settimane o di mesi. La prevenzione si rivela la strategia più efficace, per contrastare con successo i tumori della pelle, come, per esempio, i melanomi, la cui incidenza è in crescita.

Caratteristiche dei nei sospetti: la regola ABCDE

Per riconoscere un neo o una macchia cutanea sospetta, una regola fondamentale è quella che si insegna ai futuri medici fin dall’esame di dermatologia all’università: la “regola ABCDE“. Tale regola è stata descritta per la prima volta nel 1985 da Robert Friedman della New York University School of Medicine. E’ un metodo clinico, basato sull’osservazione, che permette di identificare i cambiamenti nella morfologia del neo che sono più spesso associati con il melanoma. Ogni lettera corrisponde ad una caratteristica che devo evidenziare durante l’esame obiettivo: Asimmetria, Bordi, Colore, Dimensione, Evoluzione.

1) Asimmetria

I nei pericolosi sono spesso asimmetrici: significa che se li dividiamo virtualmente in due parti e le facciamo combaciare, queste non combaciano. Insomma hanno una forma “strana”, rispetto al tipico neo “sano”, in genere tondo/ovale e simmetrico e questo è il primo campanello di allarme da non sottovalutare.

2) Bordi

Quando un neo è sospetto, i suoi bordi sono frastagliati e sfumati e non netti e lineari come invece accade per i nei considerati comuni. La sensazione è quella di guardare una cartina geografica con linee irregolari.

3) Colore

Tra le caratteristiche sospette dei nei potenzialmente maligni anche il colore che è spesso molto particolare. Generalmente i nei hanno un colore omogeneo sulle tonalità del marrone, quelli pericolosi sono rossastri o neri, e manifestano, spesso, anche discromie, cioè hanno colori diversi al loro interno.

4) Dimensioni

Ai miei pazienti dico sempre di fare particolare attenzione anche alle dimensioni dei nei, che se sospetti sono spesso significative, soprattutto se il neo appare molto più grande di tutti gli altri nei presenti sul corpo. In generale, quando un neo supera i 6 millimetri di diametro va fatto controllare con costanza perché è di per sé potenzialmente a rischio: non significa che debba per forza sfociare in gravi patologie legate alla salute della pelle, ma è comunque più rischioso di tutti gli altri quindi è vivamente consigliato controllarlo. Ancora più indicativa della dimensione in sesno assoluto, tuttavia, è l’eventuale rapido aumento della dimensione del neo, come vedremo nel prossimo punto.

5) Evoluzione

Una caratteristica importante da osservare è l’evoluzione del neo in un dato arco temporale. Un neo probabilmente “sano”, in genere non cambia morfologia nel tempo o la cambia in modo molto lento. Quando è pericoloso, un neo, al contrario cambia morfologia e la cambia a volte anche in modo molto rapido ed evidente: ad esempio diventa più grande oppure assume un colore differente o ancora diventa frastagliato. L’evoluzione repentina di un neo è un campanello di allarme importante ed è per questo che il medico osserva il neo in un dato giorno e gli fa una foto, poi lo riosserva a distanza di tempo e gli scatta un’altra foto che poi metterà a paragone con la prima.

Alla regola ABCDE si possono associare altre quattro caratteristiche, che io ho denominato “regola IRPU”:

6) Insorgenza

Mentre i nei normali “nascono” più spesso entro l’eta di giovane adulto, al contrario quelli sospetti nella fascia di età adulta appaiono “dal nulla” dalla terza o quarta decade di vita in poi. I nei sospetti nella fascia di età pediatrica sono quelli congeniti, cioè quelli già presenti alla nascita o comparsi entro alcune settimane o mesi dalla nascita. Il melanoma in età pediatrica è comunque un tumore raro che costituisce circa il 2% dei melanomi al di sotto dei 20 anni.

7) Rilievo

I nei sani in genere sono “piatti” o lievemente sopraelevati rispetto al resto della pelle; al contrario un neo sospetto è in genere molto sopraelevato rispetto alla pelle circostante.

8) Posizione

Mentre i nei normali sono più spesso concentrati sulla pelle esposta al sole del viso, del tronco, delle braccia e delle gambe, al contrario quelli a rischio sono più spesso situati sulla pelle non esposta al sole.

9) Uniformità

I nei normali sono generalmente simili l’uno all’altro: ciò significa che – in uno stesso corpo – tutti i nei tenderanno mediamente ad avere caratteristiche anatomiche simili tra loro, quindi si “assomiglieranno” in termini ad esempio di colore, forma e dimensioni. I nei sospetti, al contrario, tendono ad essere macroscopicamente diversi da tutti gli altri.

IMPORTANTE: Ovviamente un neo che abbia tutte queste caratteristiche, non significa necessariamente cancro, come anche un neo che appaia del tutto normale, non significa necessariamente assenza di cancro. In caso di dubbio, recatevi da un dermatologo ed evitate sempre l’auto-diagnosi.

Leggi anche: Nei normali e displastici: quali sono le caratteristiche?

Controlli periodici

E’ bene fare controllare i nei sospetti ciciclamente, specie nel caso in cui compaia una macchia con aspetto rilevato nodulare o una lesione che somiglia ad una lentiggine e che presenta una porzione rilevata. Il medico procederà ad uno specifico esame, che consiste in una valutazione effettuata con il dermatoscopio. Si tratta di uno strumento ottico, attraverso il quale si osservano dei particolari che non sono visibili ad occhio nudo. In questo modo i nei anomali si possono riconoscere più facilmente. Per approfondire, leggi: Mappatura dei nei e dermatoscopia in epiluminescenza per la diagnosi di melanoma

Fattori di rischio

Ci sono dei fattori di rischio, che presuppongono un controllo più frequente e accurato:

  • l’avere molti nei;
  • l’avere cute molto chiara (fototipo chiaro);
  • l’avere capelli rossi e lentiggini;
  • il subire ripetuti traumi ad uno o più nei (banalmente anche indumenti troppo stretti possono lesionare un neo);
  • il far parte di una famiglia in cui c’è già stato uno o più casi di melanoma;
  • l’esporsi frequentemente a raggi solari e/o a lampade abbronzanti.

In caso di nei sospetti e famigliarità, è meglio toglierli attraverso l’asportazione chirurgica tempestiva. E’ importante però anche basarsi sulla diagnosi precoce, selezionando i soggetti a rischio, e non eccedere prendendo il sole, abituandosi ad una misura moderata fin da bambini ed usando creme con opportuni filtri solari ad ampio spettro anti UVA e UVB. I nei considerati a rischio, lo ripeto, sono quelli di grandi dimensioni, oltre i 20 centimetri, quelli che tendono a crescere velocemente, quelli molto scuri o con colori discordanti, quelli più grandi di 6 millimetri di diametro, quelli frastagliati, sfumati e sopraelevati, e quelli che sono localizzati in delle zone del corpo soggette a sfregamento.

Leggi anche: Vuoi abbronzarti in totale sicurezza? Scopri a quale fototipo appartieni

I tumori cutanei

I tumori della pelle sono classificati in base alle cellule da cui hanno origine. Si può trattare di carcinomi basocellulari, di carcinomi spinocellulari e di melanomi. I primi hanno origine dalle cellule basali, che si trovano nello strato più profondo dell’epidermide. I secondi si originano dalle cellule più superficiali, quelle che formano il cosiddetto strato spinoso. I melanomi possono manifestarsi a partire da una cute integra o a partire da nei preesistenti. I carcinomi, che sono anche i più diffusi, sono in genere più facili da curare. I melanomi sono più pericolosi, perché hanno la capacità di invadere i tessuti circostanti e inoltre, per mezzo della circolazione del sangue o linfatica, possono diffondere metastasi in differenti organi o tessuti.

Sindrome del nevo displastico

Alcune persone presentano nei normali e displastici in numero così elevato da essere classificati come affetti da “sindrome del nevo displastico”. Essi sono a particolare rischio di sviluppare un melanoma. Le persone con  una classica sindrome del nevo displastico presentano le tre caratteristiche seguenti:

  • 100 o più nevi;
  • uno o più nevi di diametro uguale o superiore a 8 mm;
  • uno o più nevi atipici.

Un rischio particolarmente alto di sviluppare un melanoma è presentato anche dalle persone affette da sindrome familiare con nevi atipici multipli e melanoma (FAMMM). Questi pazienti non solo hanno la sindrome del nevo displastico, ma hanno anche uno o più parenti di primo e secondo grado affetti da melanoma. Mentre i nei displastici compaiono spesso durante l’infanzia, nei pazienti affetti da FAMMM essi possono comparire a qualsiasi età. 

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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L’abbronzatura del viso va via prima?

MEDICINA ONLINE SOLE MARE ABBRONZATURA PELLE CUTE MELANINA SPIAGGIA MARE DONNA COSTUME SEA SAND GIRL BEACH SWIMMING WALLPAPER HI RES PICS PICTURE PHOTO BEAUTIFUL VETRO UVA UVB ULTRAVIOLEL’abbronzatura del viso va via prima? Certamente si, perché la durata della tintarella dipende dalle zone del corpo e dalla velocità del rinnovamento cellulare. Le cellule del viso si rinnovano ogni 3 giorni circa, per cui l’abbronzatura sparirà più in fretta una volta che si sospenda l’esposizione regolare al sole.

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Ho pelle e capelli scuri: ho bisogno della protezione solare?

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo PRIMO MARE SOLE CONSIGLI PROTEGGERE PELLE Dieta Chirurgia Medicina Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Linfodrenante Dietologo Cellulite Peso Pancia Sessuologia Pene Laser Filler Rughe BotulinoCertamente si, specie nelle ore più calde della giornata, sia al mare che in montagna, perché anche la pelle di chi ha carnagione scura ha bisogno di schermi protettiva dall’azione nociva dei raggi UV provenienti dal sole. Essi non fanno differenze tra pelle chiara e scura: penetrano profondamente nella pelle, procurando danni ai tessuti e determinando invecchiamento precoce della pelle. Per lo stesso motivo è importante utilizzare un’adeguata protezione solare anche quando si è già abbronzati.

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Prendere il sole: immersi in acqua ci si abbronza?

MEDICINA ONLINE ABBRONZATURA CLORO CHIMICA SOLE MARE MONTAGNA MELANINA PELLE CUTE SOLE MARE PISCINA RADIAZIONE SOLARE NUVOLE ALTITUDINE UVA UVB INFRAROSSIIl sole abbronza la nostra pelle anche quando siamo in acqua (in piscina o al mare)? Se nuotiamo rischiamo lo stesso di ustionarci?
Gli ultravioletti sono una delle componenti della luce solare e – pur non essendo visibili ad occhio nudo – sono estremamente potenti e responsabili non solo delle nostre abbronzature, ma anche di numerosi danni alla pelle. Essere immersi in acqua, non deve darci la falsa sicurezza di essere protetti: l’acqua assorbe infatti le radiazioni infrarosse (quelle calde), ma ha un minore effetto sulle radiazioni ultraviolette. Mediamente l’acqua blocca meno della metà delle radiazioni ultraviolette, il restante di esse può penetrare attraverso lo strato di acqua e giungere alla nostra pelle. Addirittura il riflesso dei raggi sulla superficie può aumentare l’esposizione alle radiazioni stesse, motivo per cui prendere il sole sul bagnasciuga, in prossimità dell’acqua, permette di abbronzarsi di più rispetto al prendere il sole lontani dalla riva.

Percezione errata
I rischi dell’esporsi al sole in acqua sono essenzialmente legati al fatto che, essendo i raggi infrarossi bloccati in gran parte dall’acqua ed essendo la temperatura dell’acqua di solito più bassa, abbiamo una minore sensazione di calore sulla pelle e questo alimenta in noi la falsa percezione di non rischiare i danni dell’esposizione al sole diretto: in queste condizioni si tende ad esporsi per troppo tempo a raggi ultravioletti. Le ustioni sono tipiche, anche se passiamo tutto il giorno in acqua, specie durante i  mesi estivi e nelle ore comprese tra le 11 e le 14. Ovviamente la forza degli ultravioletti è massima in prossimità della superficie dell’acqua e diminuisce a mano che ci si sposta in profondità.

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Prendere il sole: perché in montagna ci si abbronza di più?

MEDICINA ONLINE ABBRONZATURA SOLE MARE MONTAGNA MELANINA PELLE CUTE SOLE MARE PISCINA RADIAZIONE SOLARE NUVOLE ALTITUDINE UVA UVB INFRAROSSI.jpgGli ultravioletti (UV) sono una delle componenti della luce solare e – pur non essendo visibili ad occhio nudo – sono estremamente potenti e responsabili non solo delle nostre abbronzature, ma anche di numerosi danni alla pelle. Gran parte della radiazione solare viene arrestata dall’atmosfera terrestre, ciò significa che un soggetto, più è posto in vicinanza del livello del mare, da meno radiazioni ultraviolette è raggiunto. Al contrario, tanto più si sale di quota, tanto più la quantità di atmosfera diminuisce e tanto maggiore è la quantità di radiazioni solari che investe il soggetto. Circa ogni 300 metri di dislivello l’intensità dei raggi UV aumenta di quasi il 5%, il che significa che a 1500 metri l’intensità è circa il 25% in più rispetto al livello del mare. Quindi il sole preso in montagna è certamente più forte rispetto a quello preso al mare ed abbronza più velocemente, ma è anche più rischioso, specie per chi ha carnagione chiara, ha molti nei e per chi ha casi in famiglia di tumore maligno della pelle (melanoma).

Ed in inverno?

In montagna il rischio di scottature solari aumenta, ma non solo d’estate, anche nei mesi più freddi, anzi in inverno questo rischio è addirittura maggiore, perché:

  • il freddo e le nuvole non ci fanno percepire il rischio legato all’esposizione al sole e ci fanno sottovalutare l’intensità dei raggi solari;
  • anche se il cielo è nuvoloso, al contrario degli infrarossi, i raggi ultravioletti penetrano ugualmente;
  • la neve riflette le radiazioni intensificandone la potenza (effetto specchio).

In montagna può bastare una sola applicazione di crema solare?

No, è sempre meglio rinnovare il prodotto più volte e metterlo PRIMA di esporsi al sole. L’effetto di una crema non è illimitato poiché la pelle – anche se non suda o viene esposta all’acqua come accade al mare – comunque traspira.

È vero che l’abbronzatura presa in montagna è più duratura di quella presa al mare?

No, anche se è pensiero comune, non è vero che l’abbronzatura di montagna sia maggiormente duratura di quella marina. E’ vero invece che, per i motivi sovraesposti, l’abbronzatura di montagna sia più rapida – e più pericolosa! – rispetto a quella marina, per questo motivo è bene limitare il tempo di esposizione specie le prime volte e se avete un fototipo chiaro.

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Prendere il sole: ci si abbronza o no sotto le nuvole?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO AMORE COPPIA SESSO FIDANZATI MARE SPIAGGIAIl sole abbronza la nostra pelle anche quando è ricoperto da nuvole?

Gli ultravioletti (raggi UV) sono una delle componenti della luce solare e – pur non essendo visibili ad occhio nudo – sono estremamente potenti e responsabili non solo delle nostre abbronzature, ma anche di numerosi danni alla pelle. La presenza di nuvole di medio spessore che ricoprono il Sole non deve trarci in inganno: le piccole particelle di acqua che le costituiscono, assorbono infatti le radiazioni infrarosse (quelle calde) ma hanno un minore effetto sulle radiazioni ultraviolette, che quindi passano lo stesso. Mediamente una nuvola blocca solo un quinto dei raggi ultravioletti mentre circa l’80% di essi può penetrare attraverso le nuvole e giungere alla nostra pelle. Addirittura la presenza di foschia può determinare un effetto specchio che aumenta l’esposizione alle radiazioni ultraviolette. Col cielo nuvoloso rischiamo quindi lo stesso di ustionarci? Si, il rischio c’è lo stesso e per certi versi è anche maggiore, dal momento che abbiamo una percezione errata della quantità di Sole che stiamo prendendo. Solo quando il cielo presenta nuvole molto spesse, la quantità di raggi UV diminuisce in quantità considerevole.

Percezione errata

I rischi dell’esporsi al Sole sotto le nuvole sono essenzialmente legati al fatto che, essendo i raggi infrarossi bloccati in gran parte dalle nuvole, abbiamo una minore sensazione di calore sulla pelle e questo alimenta in noi la falsa percezione di essere esposti ad un Sole “innocuo”: in queste condizioni si tende ad allentare la protezione solare e gli occhiali da Sole, esponendoci per troppo tempo a raggi ultravioletti che invece oltrepassano facilmente le nubi. Occhi rossi, pelle che tira ed ustioni sono tipici, anche nelle giornate apparentemente nuvolose, specie durante i  mesi estivi e nelle ore comprese tra le 11 e le 14. Per questo motivo è bene – anche in caso di giornata nuvolosa – usare creme protettive e limitare il tempo di esposizione al Sole, specie le prime volte e se avete un fototipo chiaro.

I migliori prodotti per una abbronzatura luminosa e duratura

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per la cura ed il benessere della tua pelle, che permettono di prendere il sole in sicurezza ed in grado di potenziare l’abbronzatura e farla durare a lungo:

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Differenza tra raggi infrarossi, ultravioletti e visibili

MEDICINA ONLINE SPETTRO ELETTROMAGNETICO LUCE VISIBILE RAGGI RADIAZIONE SOLARE INFRAROSSI ULTRAVIOLETTI COLORE SOLE LUNGHEZZA D'ONDA FREQUENZA ONDA OZONO NUVOLE ACQUA.jpgIn fisica lo spettro elettromagnetico indica l’insieme di tutte le possibili frequenze delle radiazioni elettromagnetiche. Pur essendo lo spettro continuo, è possibile una suddivisione puramente convenzionale ed indicativa in vari intervalli o bande di frequenza, dettata a partire dallo spettro ottico. L’intero spettro è suddiviso nella parte di spettro visibile che dà vita alla luce e le parti di spettro non visibile a lunghezza d’onda maggiori e minori dello spettro visibile. Le onde di maggiore lunghezza d’onda dal visibile alle onde radio hanno poca energia e risultano scarsamente dannose, le radiazioni comprese tra l’ultravioletto ed i raggi gamma invece hanno più energia, sono ionizzanti e quindi possono danneggiare gli esseri viventi. Dalla parte dello spettro, dove la luce ha lunghezza d’onda maggiore, cioè oltre il rosso, si trova la zona denominata infrarossa. Quest’ultima va da 0,7 µm a 0,4 mm. Quindi, viene la zona delle microonde, con lunghezze d’onda da 0,4 mm a 100 cm. Oltre a questa, vi sono tre campi di onde radio: onde corte da 1 m a 100 m; onde medie da 200 m a 600 m; onde lunghe superiori a 600 m. Le onde radio possono essere generate da scariche che producono onde elettromagnetiche.

Le radiazioni visibili, ovvero la luce , occupano la piccolissima zona dello spettro elettromagnetico compresa tra la radiazione ultravioletta e la radiazione infrarossa. Le sue lunghezze d’onda variano tra 400 e 750 nm. Il nostro occhio percepisce le diverse lunghezze d’onda come differenti colori:

  • il rosso (con lunghezza d’onda tra 750 e 640 nm);
  • l’arancio (tra 640 e 580 nm);
  • il giallo (tra 580 e 570 nm);
  • il verde (tra 570 e 490 nm);
  • il blu (tra 490 e 450 nm);
  • l’indaco (tra 450 e 420 nm);
  • il violetto (tra 420 e 400 nm).

Al di fuori di queste lunghezze d’onda l’occhio umano è “cieco”: al di sotto del rosso (lunghezza d’onda maggiore) vi sono gli infrarossi, mentre sopra il violetto (lunghezza d’onda minore) vi sono gli ultravioletti.

Le radiazioni ultraviolette, o raggi ultravioletti (UV), fanno parte di quella regione dello spettro elettromagnetico che si estende dai raggi X alla radiazione visibile e che comprende lunghezze d’onda che vanno da circa 4 a 400 nm, quindi frequenze comprese tra circa 107 GHz e 7,5.105 GHz. Per rivelare i raggi UV si usano speciali lastre fotografiche. Le radiazioni ultraviolette sono emesse da corpi molto caldi, come le stelle, o prodotte artificialmente attraverso apposite lampade a incandescenza o tubi a scarica a bassa pressione. Sono radiazioni dal forte potere ionizzante e favoriscono le reazioni fotochimiche. Il sole emette radiazioni ultraviolette con lunghezze d’onda comprese tra 0,25 e 0,36 m; la banda compresa tra 0,25 e 0,31 m comprende le radiazioni più energetiche, e le più dannose per gli organismi viventi. Gran parte di queste radiazioni provenienti dal sole viene però assorbita dallo strato di ozono (una forma allotropica dell’ossigeno) presente nella nostra atmosfera a una quota compresa tra 25 e 40 km circa. Gli UV meno energetici, invece, le cui lunghezze d’onda sono comprese tra 0,31 e 0,36 m, sono responsabili dell’abbronzatura della pelle perché attivano la melanina.

Le radiazioni infrarosse (IR) coprono lunghezze d’onda comprese tra 0,75 m e 1 mm. Le radiazioni IR sono invisibili all’occhio umano, ma possono impressionare pellicole fotografiche opportunamente trattate. Vengono emesse da qualunque corpo caldo, anche dal corpo umano, e la loro emissione aumenta all’aumentare della temperatura. Quando un corpo assorbe radiazioni infrarosse si scalda, quindi a esse è associato il trasporto di calore. Per esempio, la maggior parte dell’energia emessa da una lampadina è rappresentata da radiazioni IR. Le radiazioni IR emesse dal Sole scaldano la Terra e costituiscono la principale fonte di energia dei processi biologici. Le radiazioni IR hanno numerosissime applicazioni. Poiché impressionano apposite pellicole fotografiche, vengono usate per realizzare particolari fotografie che forniscono una mappa dello stato termico del corpo fotografato. Molte immagini da satellite, per esempio, sono all’infrarosso e forniscono mappe che vengono usate nei più svariati campi: in campo militare per localizzare aerei, navi o depositi di armi, in campo agricolo per censire le colture e in campo meteorologico per determinare la temperatura delle masse d’aria. In ambito medico diagnostico le applicazioni della radiazione IR riguardano la misurazione a distanza della temperatura della pelle e della zona sottostante, per rivelare processi infiammatori, infettivi o tumorali.

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Se ho fatto le lampade, posso prendere il sole senza rischi?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologia Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare Pelle idratata, tonica e senza più rughe grazie alla foto-stimolazione del collageneFare le lampade non protegge la vostra pelle dai raggi solari. Le lampade donano una colorazione poco duratura ossidando solo la melanina superficiale, che non sarà in grado dunque di proteggere la pelle una volta che vi esporrete al sole, specie nei mesi e nelle ore più calde. Quindi, anche se apparentemente siete già abbronzati grazie a varie lampade, applicate sempre adeguati schermi solari prima di esporvi al sole, sia al mare che in montagna, per evitare danni anche gravi alla vostra cute.

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