Terrore notturno: cause, sintomi, diagnosi e terapia

MEDICINA ONLINE SHINING KID SCARED CERVELLO TELENCEFALO MEMORIA EMOZIONI CARATTERE ORMONI EPILESSIA STRESS RABBIA IRA PAURA FOBIA SONNAMBULO ATTACCHI PANICO ANSIA VERTIGINE LIPOTIMIA IPOCONDRIA PSICOLOGIADisturbo tipico dell’età pediatrica, il terrore notturno, (chiamato anche Pavor Nocturnus), si caratterizza per un parziale risveglio dal sonno profondo (fasi 3 e 4 Non REM), accompagnato, il più delle volte, da grida, agitazione intensa, pallore, sudorazione, tachicardia (cuore che batte molto veloce), tachipnea (respiro accelerato), aumento della pressione arteriosa e aumento del tono muscolare. Il bambino appare inconsolabile, poco responsivo agli stimoli ambientali e, se svegliato, è confuso, disorientato e non riconosce le persone vicine. A volte può scendere dal letto, camminare, e/o urlare per la casa terrorizzato. Infatti, spesso, le manifestazioni del terrore notturno si sovrappongono a quelle del sonnambulismo da cui si differenzia per l’attivazione del sistema nervoso autonomo (palpitazioni, sudorazione, tremore, rossore) e l’espressione di terrore. Una caratteristica fondamentale è la totale amnesia dell’episodio al mattino. Gli episodi, si verificano di solito nel primo terzo della notte, e la durata dell’episodio va dai 30 secondi ai 5 minuti. Il disturbo mostra una graduale e spontanea remissione nel tempo.

Quando esordisce e quanto è diffuso il disturbo?

L’età d’esordio oscilla tra i tre e i dieci anni senza differenze di sesso. La prevalenza è maggiore tra i 3 e i 10 anni (10-14%) mentre si riduce andando avanti con l’età (3% a 12 anni, 2% a 11 e 1% a 13 anni).

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Quali sono le cause?

Nell’esordio del disturbo si riconoscono alcuni fattori precipitanti come, asma notturna, reflusso gastroesofageo, apnee e deprivazione di sonno. La componente genetica nell’esordio di questo disturbo è molto elevata: c’è un rischio 10 volte maggiore di sviluppare terrori notturni se almeno uno dei parenti stretti ha sperimentato questo o altre parasonnie (es. sonnambulismo) nella propria vita.

Che rapporto c’è tra i terrori notturni e gli altri disturbi psicologici?

I bambini con terrori notturni in sonno non hanno una maggiore incidenza di disturbi mentali o di psicopatologia rispetto alla popolazione generale. Al contrario, in età adulta, è più elevata l’incidenza di problematiche psicopatologiche correlate quali il Disturbo Post-traumatico da Stress e soprattutto i Disturbi d’Ansia.

Come avviene la diagnosi?

L’esame strumentale (polisonnografia) è indicato nel caso in cui si renda necessaria una diagnosi differenziale con episodi di natura epilettica in sonno oppure si sospetti la presenza contemporanea di disturbi respiratori in sonno(che per definizione favoriscono l’insorgenza dei terrori notturni). Per il resto, la diagnosi sulla base della storia clinica può essere sufficiente. La diagnosi differenziale deve essere fatta anche con gli incubi, tipici della fase REM del sonno, da cui si differenziano per l’amnesia dell’episodio (gli incubi generalmente si ricordano) e anche per la fase del sonnointeressata (prima parte del sonno nel caso dei terrori notturni, fase centrale/ultima parte nel caso degli incubi). I terrori notturni, inoltre, devono essere distinti anche da episodi di attacchi di panico notturni che consistono in un risveglio associato a tachicardia, sudorazione e sensazione di soffocamento. Generalmente, a differenza dei terrori notturni, questi pazienti ricordano l’episodio al mattino e la durata dell’evento è compresa tra i 2 e gli 8 minuti.

In cosa consiste il trattamento?

Generalmente l’evoluzione del disturbo da terrore notturno ha un andamento benigno e tende ad andare incontro a remissione spontanea senza interventi mirati. Se i terrori notturni hanno una frequenza inferiore a 1 settimana e non mettono a rischio di incidenti il bambino, si possono adottare accorgimenti non farmacologici, tra cui:

  • Adottare misure di sicurezza in casa (es. bloccare porte e/o scale, rimuovere oggetti che possono costituire intralcio o possono essere dannosi se il bambino si alza)
  • Curare l’igiene del sonno (mantenere un regolare ritmo sonno veglia, evitare caffeina e coca-cola, ecc…)
  • Evitare di risvegliare il bambino durante l’episodio perché potrebbe aumentare l’agitazione e prolungare l’evento
  • Consigliare tecniche di rilassamento all’addormentamento
  • Minimizzare l’intervento dei genitori perché può portare ad aumentare l’agitazione e a prolungare gli episodi
  • Evitare di riferire al bambino il giorno seguente quanto avvenuto durante la notte poiché questo potrebbe causare disturbi d’ansia

Quando invece sono presenti le condizioni di seguito elencate, si rende necessario un intervento specialistico:

  • Diagnosi confermata attraverso uno studio del sonno completo del bambino
  • Presenza di parasonnia del sonno NREM caratterizzata da episodi di terrore notturno (pianto e grida, sintomi di iperattivazione, reazioni comportamentali di estrema paura)
  • Cronicità dei sintomi
  • Frequenza elevata degli episodi (ogni notte o più volte a settimana)
  • Gli episodi si manifestano in determinati periodi della notte

In questi casi, dopo una valutazione clinica approfondita (anamnesi dei disturbi del sonno, polisonnografia), un tipo di trattamento indicato consiste in un protocollo di risvegli notturni programmati per una o più settimane. I risvegli notturni, infatti, alterano i cicli del sonno del bambino, modificando il pattern elettrofisiologico che sottende al disturbo. Si tratta di una strategia comportamentale molto efficace, seppur faticosa, che consiste nel risvegliare il bambino prima dell’orario in cui di solito si verificano gli episodi e, in seguito, predisporlo nuovamente a dormire.

Il trattamento farmacologico, utilizzato soltanto in casi estremi (episodi frequenti o rischiosi per l’incolumità del bambino), prevede l’utilizzo di benzodiazepine o antidepressivi. Gli effetti collaterali, però, specialmente nei bambini, sono frequenti, e tra questi possono presentarsi: alterazioni comportamentali, disturbi dell’attenzione e della memoria, astenia e stadi allucinatori. Una valida scelta, utilizzata nei bambini (poiché ha ridottissimi effetti collaterali e non da assuefazione) è il L-5-idrossitriptofano, che determina una stabilizzazione del sonno, riducendo i fenomeni di terrori notturni.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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“Dottore, sono un sonnambulo del sesso!”

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Roma Cavitazione Pressoterapia  Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Dieta Sessuologia Sex Pene PSA Ecografie Senologia Dermatologia Sexomnia SONNAMBULO SESSOPochi la conoscono, forse solo chi ne è affetto e i più stretti famigliari, ma la sexomnia è dal 2005 considerato un vero e proprio disturbo del sonno, una patologia, seppur per certi aspetti piacevole.

Ma cos’è esattamente la sexomnia?

È, come si evince dall’analisi letterale del termine, la pratica del sesso durante il sonno. Proprio come accade con il sonnambulismo, al risveglio il paziente non ricorda nulla dell’accaduto. Sebbene la sexomnia colpisca sia maschi che femmine, sembra si stia diffondendo in misura maggiore tra gli uomini, come svela un articolo il New York Times.
Chi è affetto da sexomnia afferma di non accorgersi di aver fatto sesso con il partner, rimanendo spesso stupito dai dettagli di quest’ultimo riguardo a quanto accaduto la notte prima. Alcuni raccontano di svegliarsi solo al momento dell’orgasmo.

Si arriva addirittura all’incesto

La patologia stimola comportamenti a sfondo sessuale e induce l’organismo a necessitare il soddisfacimento del piacere senza però uscire dallo stato di torpore. Per questo non si ricorda nulla dell’accaduto.
La sexomnia sta facendo registrare una escalation di manifestazioni negli ultimi anni, con veri e propri eventi di adulterio inconscio (sarà sempre vero o qualcuno ne approfitta?) o addirittura con casi, fortunatamente rari, di incesto. Il tutto, almeno sembra dagli studi finora e dalle testimonianze, senza che resti la minima traccia nella memoria del paziente al risveglio.Sembra assurdo, ma se pensiamo che casi di sonnambulismo estremo portano persone a girovagare per la città e a rimettersi al letto senza mai svegliarsi in tale sequenza temporale, allora possiamo anche ritenere veritiere le vicende che riguardano i casi di sexomnia.

La ricerca che indaga il sonnambulismo sessuale

L’interesse scientifico sta quindi crescendo così tanto che l’University Health Network di Toronto, in Canada, ha deciso di intraprendere uno studio atto ad approfondire le cause che provocano la sexomnia.
Gli elementi di base non sono molti, si sa solo che gli individui sono spinti a fare sesso da comportamenti automatici, senza un’apparente ragione e che la sexomnia colpisce soprattutto le persone affette da altri disturbi del sonno e che fanno uso frequente di farmaci o sono dediti all’alcol.
La ricerca, condotta su un campione di 832 pazienti (divisi più o meno a metà tra maschi e femmine) già in cura in una clinica del sonno per altri motivi, ha rivelato che 63 di essi (per la maggior parte uomini) hanno praticato sesso con il partner durante la notte senza ricordarlo.
La disparità tra i generi nella diffusione della malattia potrebbe anche essere dovuta alla minore apertura mentale delle donne riguardo tematiche sessuali che possono portare imbarazzo e vergogna, soprattutto davanti al proprio medico.

Sexomnia omosessuale

Una situazione del genere può creare alcuni problemi di varia natura nella vita pratica, come il rischio di condividere la stanza o addirittura il letto con un amico o un’amica. Cosa succede se nella notte la sexomnia genera il bisogno di fare sesso ma, invece del partner, nel letto si trova una persona dello stesso sesso?

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